132in una delle sue canzoni più belle 29 . Francesco Guerra 30 rimase ucciso nell’estate del1868 in un conflitto a fuoco con le truppe piemontesi. Alessandro Pace 31 fu catturato,grazie anche al tradimento della sua amante, nei pressi di Morcone nell’agosto del 1869.Mancava all’appello, tra i capi, soltanto Domenico Fuoco. Anche la sua ora, però, si avvicinavarapidamente: fu massacrato nel sonno, insieme a Francesco Cocchiara, detto‘Caronte’ e a Benedetto Ventre, nella notte del 16 agosto del 1870 in una grotta delleMainarde, nei pressi di Picinisco, da alcuni possidenti che aveva sequestrato. E così anchenel Lazio meridionale sul brigantaggio calò il sipario.La ‘questione meridionale’Ma, se i briganti erano stati sconfitti, debellati, ridotti all’impotenza, le motivazionidi natura sociale, politica, economica e culturale che avevano determinato il fuoco dellarivolta nelle province meridionali, restavano ancora lì, incombenti, pesanti come macigni,ben al di là dall’essere adeguatamente considerate dal nuovo governo piemonteseche in quel drammatico decennio si limitò soltanto ad armare eserciti, imporre tasseinique, promulgare leggi durissime e spesso inadeguate, ordinare esecuzioni sommarie,piuttosto che prestare ascolto ai lamenti accorati di chi viveva una situazione di graveViene arrestato e condotto in carcere prima a Caserta e poi a Cassino. Sottoposto a processo laCorte di Assise di Santa Maria lo condanna prima a 10 e poi ad altri 12 anni di reclusione. Nel1869 la Corte di Assise di Campobasso lo condanna alla pena di morte per i reati commessi nellasua circoscrizione territoriale, pena poi confermata nel 1872 dalla Corte di Assise di Napoli. Ilricorso prodotto in Cassazione viene accolto e la definitiva sentenza condanna Bernardo Colamatteial carcere a vita. Non si conosce la data esatta della sua morte: è certo però che non uscìpiù vivo dal carcere di Cassino” (Riccardi F.: “Piccole storie di briganti”, op. cit., p. 41, nota 42).Su Colamattei cfr. Nicosia A.: “Brigantaggio postunitario: le bande Colamattei e Fuoco”, op. cit.29 La canzone dal titolo “Il brigante Colamattei” (testo e musica di Benedetto Vecchio) è inserita nelcd “Danza d’estate” realizzato nel 2003 dal gruppo musicale “Progetto MBL”.30 Francesco Guerra era un ex sergente dell’esercito borbonico che aveva partecipato alla battaglia delVolturno contro i garibaldini. Tornato nella natia Mignano, ai primi del 1861 venne tratto in arrestoper le sue simpatie per il vecchio regime. Rimesso in libertà si diede subito alla macchia sullemontagne tra Mignano, Galluccio e Roccamonfina, mettendo insieme una combriccola di una trentinadi persone. Rimasto sempre all’ombra della grande banda di Domenico Fuoco, il tagliapietredi San Pietro Infine, nelle cui fila, spesso e volentieri, confluiva con i suoi uomini per organizzareazioni comuni, la sua ‘carriera’ si concluse la notte del 30 agosto del 1868. Sorpreso da un drappellodi Guardie Nazionali di Mignano e da reparti del 27° fanteria sui monti sovrastanti il paese,nei pressi di una masseria abbandonata, restò ucciso nel corso di un violento conflitto a fuoco assiemead altri tre compagni. Venne catturata anche la sua compagna Michelina De Cesare che morìpoco dopo in seguito alle torture alle quali fu sottoposta. I corpi dei tre briganti e della ‘druda’ furonotrasportati a Mignano e rimasero esposti per più giorni nella pubblica piazza. Sulla vicendacfr. Petteruti B.: “Brigantaggio e briganti nel sessano 1860-1870”, Sessa Aurunca 1986.31 Alessandro Pace era un contadino nativo di Caspoli, frazione del comune di Mignano. Anch’egli,come tanti altri, subito dopo l’arrivo dei piemontesi nel meridione d’Italia, aveva preso la via dellamontagna e costituito una sua banda. Il campo di azione era più o meno quello del compaesanoFrancesco Guerra (Mignano, Roccamonfina, Galluccio), anzi, spesso e volentieri, le due bande siCDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>
133disagio e di disperazione. Il generale Govone era stato molto chiaro con la Commissioned’Inchiesta Massari incaricata dalla Camera dei Deputati, nel dicembre del 1862, di“studiare le cagioni e lo stato del brigantaggio nelle province meridionali e di additaregli opportuni rimedi” 32 . Egli, da buon militare che non ama perdersi in fronzoli, avevadetto “che i cafoni vedono nel brigante il vindice dei torti che la società loro infligge”33 . Ecco perché i briganti furono così duri a morire. Ecco perché il brigantaggio infiammòla parte meridionale della Penisola per dieci lunghi anni. Né la spietata attivitàdi repressione messa in campo dal governo sabaudo ebbe vita facile. Anzi, il più dellevolte, il rimedio si dimostrò di gran lunga peggiore del male. L’on. Miceli, non a caso,così ebbe ad osservare: “Quando si sorpassano i limiti della repressione con eccessi inescusabili,anziché raggiungere lo scopo ce ne dilunghiamo, anziché distruggere il brigantaggiolo rendiamo perenne e più feroce” 34 . Sulla stessa lunghezza d’onda il deputatoMarzio Francesco Proto, duca di Maddaloni, il quale, nella ‘tornata’ del 20 novembredel 1861, denunciava pubblicamente le atrocità della repressione piemontese:“Gli uomini di stato del Piemonte e i partigiani loro hanno corrotto nel Regno di Napoliquanto vi rimaneva di morale. Hanno spogliato il popolo delle sue leggi, del suopane, del suo onore. Hanno dato l’unità del paese, è vero, ma lo hanno reso misero, cortigiano,vile. Ma terribile ed inumana è stata la reazione di chi voleva far credere diavervi portato la libertà. Pensavano di poter vincere con il terrorismo l’insurrezione,ma con il terrorismo si crebbe l’insurrezione e la guerra civile spinge ad incrudelire ead abbandonarsi a saccheggi e ad opere di vendetta… I più feroci briganti non furonocerto da meno di Pinelli e di Cialdini… Questa è invasione non annessione! Questo èvoler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le provincemeridionali come il Cortez ed il Pizarro nel Perù e nel Messico, come gli Inglesinel regno del Bengala” 35 . Proto, al termine del suo vibrante intervento, chiedeva a granvoce la costituzione di una apposita commissione d’inchiesta. La cosa, però, non ebbeseguito in quanto il Presidente della Camera dei Deputati, Urbano Rattazzi, non consentìdi portare la mozione in discussione. Deluso e amareggiato il notabile partenopeo,nella seduta del 29 novembre 1861, rassegnava le sue dimissioni da parlamentare delRegno d’Italia. Su ciò che stava accadendo nelle province del meridione fu molto duroanche Nino Bixio, uno dei migliori ufficiali di Garibaldi, il quale, eletto deputato, nelunivanoper concertare azioni comuni. Pace, comunque, fu più fortunato di Guerra (i due formavanouna singolare coppia quanto a cognomi): fu catturato, infatti, sembra per il tradimento della compagnaGiocondina Marino, il 27 agosto del 1869 in una grotta nei pressi di Morcone, nel beneventano.Sull’argomento cfr. Petteruti B.: “Brigantaggio e briganti nel sessano 1860-1870”, op. cit.32 “Il palazzo e i briganti. Il brigantaggio nelle province napoletane. Relazione della Commissioned’Inchiesta Parlamentare letta alla Camera dei Deputati da Giuseppe Massari il 3 e 4 maggio1863”, Pianeta Libro 2000, Lavello 2001, p. 23.33 De Matteo G., op. cit., p. 263.34 De Matteo G., op. cit., p. 263.35 Archivio Camera Deputati, seduta 20 novembre 1861, atto n. 234.CDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>
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