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Anno VIII n° 2 aprile - giugno 2008 - Studi Cassinati

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131compagni sui monti di Sora nel <strong>giugno</strong> del 1862. Luigi Andreozzi di Pastena, del qualeva ricordato l’ottimo lavoro di Costantino Jadecola 27 , era stato ucciso dai CacciatoriPontifici in una locanda di Prossedi nel luglio del 1867. Bernardo Colamattei 28 di ColleSan Magno, invece, andò incontro ad una sorte meno tragica: si consegnò nell’<strong>aprile</strong>del 1868 ai Reali Carabinieri di Sant’Elia Fiumerapido e morì nel carcere di Cassino“senza rivedere le verdi montagne del suo paese natio” come canta Benedetto Vecchiotino era stato uno dei più fedeli luogotenenti del famigerato Gaetano Mammone che tanto negativamentesi era distinto nel 1799. Dopo l’avvento dei piemontesi e la fuga dei regnanti borboniciprima a Gaeta e poi a Roma, divenne uno dei più audaci sostenitori del deposto re Francesco II,nel sorano e nei paesi limitrofi. Messosi alla testa di un folto stuolo di ‘selvaroli’, iniziò a contrastarecon le armi le iniziative del nuovo governo, rendendosi protagonista di numerose azioni cheriscossero l’apprezzamento della centrale borbonica che, dall’esilio romano, dirigeva le operazionilegittimistiche nei territori dell’ex Regno. Proprio in virtù delle sue azioni ricevette titoli altisonantiquale quello di ‘Generale’ e, persino, di ‘Comandante in capo delle truppe del Re delle DueSicilie’, orpelli al quale Chiavone dimostrò di essere sempre molto sensibile. Ben presto però lasua vanagloria entrò in netto contrasto con la visione più militare e pragmatica degli altri capi legittimisti,specie stranieri, che erano giunti sulle montagne di Sora proprio per controllare da vicinole iniziative sempre più velleitarie e prive di riscontri concreti, di Chiavone. Nell’estate del1862 i dissidi diventarono insanabili e culminarono con l’arresto dell’Alonzi. Un tribunale di guerrapresieduto dal Tristany, condannò Chiavone alla pena di morte. E così il 28 <strong>giugno</strong>, alle primeluci dell’alba, in una radura della valle dell’Inferno, un plotone di esecuzione eseguì mediante fucilazione,la sentenza. Assieme a Chiavone fu giustiziato anche il fido segretario Lombardi. Qualchetempo dopo i loro corpi furono bruciati e del ‘Generale’ Chiavone non rimase che uno sparutomucchietto di cenere” (Riccardi F.: “Piccole storie di briganti”, op. cit., p. 12. nota 6). “Il corpodi Chiavone fu sotterrato nei pressi di Trisutti (sic!) e sopra il tumulo furono sparse ossa di montoneabbruciate per far credere che quivi fosse stata uccisa una pecora. Così le ricerche dei soldatiitaliani riuscirono infruttuose e il terrore della sorte ignota del bandito continuò a manifestarsifra le popolazioni e fra le truppe per parecchio tempo ancora” (Cesari C.: “Il brigantaggio e l’operadell’Esercito Italiano dal 1860 al 1870”, II edizione, Ausonia, Roma MCMXX<strong>VIII</strong>, pp.102/103). Sulla vita e sulle ‘gesta’ di Luigi Alonzi cfr. Ferri M.: “Il Brigante Chiavone. Avventure,amori e debolezze di un grande guerrigliero nella Ciociaria di Pio IX e Franceschiello”, CentroSorano di Ricerca Culturale, Cassino 2001.27 Jadecola C.: “Altro che brigante! Andreozzi Luigi di Pastena in Regno”, Associazione Culturale “LeTre Torri”, Tipolitografia Pontone, Cassino 2001.28 “Bernardo Colamattei nasce a Colle San Magno nel 1842. Oppresso dalla leva obbligatoria impostadal governo italiano, ben presto diserta: era infatti cannoniere di II classe presso Capua. Dopoessersi dato alla macchia sulle montagne che circondano il suo paese natio, forma una combriccolacomposta da una decina di briganti. Alla fine del 1864 si unisce alla banda di DomenicoFuoco, accogliendo presso di sé anche il fratello Antonio. Ha frequenti contatti con le altre bandeche infestano l’alta Terra di Lavoro. La sua area di azione è sempre la stessa: le Mainarde, il Matese,la valle di Comino. Sequestri di persona, omicidi, estorsioni, furti, grassazioni, vendette, questele ‘imprese’ più eclatanti di Colamattei e dei suoi accoliti, condite di ripetuti scontri a fuococon le truppe governative. Nel 1867, non condividendone l’eccessiva politicizzazione, Colamatteisi separa da Domenico Fuoco. Nel 1868, in un periodo particolarmente travagliato per le bandebrigantesche, il ‘bovaro’ di Colle San Magno si consegna ai carabinieri di S. Elia Fiumerapido.CDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>

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