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Anno VIII n° 2 aprile - giugno 2008 - Studi Cassinati

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118Una storia tutta da scrivereBrigantaggio post-unitario *diFernando RiccardiNelle regioni del sud Italia il brigantaggio è esistito praticamente da sempre. “I malfattoria Roma, chiamati ‘sicari’ e ‘latrones’, erano così numerosi e pericolosi che Sillaintrodusse la ‘lex Cornelia de sicariis’ per combatterli con pene severissime” 1 . I brigantivenivano inchiodati sulla croce oppure dati in pasto alle belve negli spettacoli circensi.Un fenomeno antico, quindi, che affonda le sue radici assai indietro nel tempo.Fu, però, soprattutto nel decennio post-unitario (1860-1870) che il brigantaggio assunseproporzioni eclatanti che mai si erano registrate in precedenza. La rivolta infiammòtutte le regioni meridionali con la sola esclusione della Sicilia. Italiani del nord si trovaronoa combattere una lotta aspra e fratricida contro italiani del sud. Le perdite furononotevolissime. Quelle subite dall’esercito piemontese impiegato in misura massiccianell’attività di repressione, oltre 120.000 soldati, superarono, e di gran lunga, quelle fatteregistrare in tutte le guerre di indipendenza messe assieme. Manca, invece, una stimaattendibile delle perdite subite dai briganti o insorgenti che dir si voglia. Carlo Alianellocosì scrive: “Secondo la stampa estera, dal gennaio all’ottobre del 1861, si contavanonell’ex Regno delle Due Sicilie, 9.860 fucilati, 10.604 feriti, 918 case arse, 6 paesibruciati, 12 chiese predate, 40 donne e 60 ragazzi uccisi, 13.629 imprigionati, 1.428 insortiin armi” 2 . E tutto questo, si badi bene, nel corso di soli dieci mesi! Che non si siatrattato, dunque, di roba di poco conto, pare ormai assodato. E viene ammesso anche daquelli che continuano a mostrare scetticismo o a minimizzare scientemente l’argomento.D’altro canto i documenti di archivio, che sempre più numerosi vengono portati allaluce, appaiono così evidenti da spazzar via qualsiasi dubbio. I briganti imperversaronoa lungo nelle desolate lande del meridione, mettendo a dura prova la resistenza dell’esercitosabaudo impreparato a fronteggiare una situazione di perenne guerriglia. Nonscontri a viso aperto, sul campo di battaglia, ma estenuanti inseguimenti, continue perlustrazioni,conflitti a fuoco tanto rapidi quanto improvvisi, agguati micidiali. Tutte situazioniche mettevano i soldati piemontesi e i loro ufficiali, abituati ad una rigida disciplinamilitare, in una situazione di evidente difficoltà, specialmente nei primissimimesi che seguirono l’unificazione della Penisola.La tipologia del briganteMa chi furono i briganti? Difficile delineare una precisa tipologia considerata la com-* Dalla relazione tenuta in occasione dell’Assemblea dei Soci CDSC del 5 marzo <strong>2008</strong>.1 De Matteo G.:“Brigantaggio e Risorgimento. Legittimisti e briganti tra i Borbone e i Savoia”, AlfredoGuida Editore, Napoli 2000, p. 13.2 Alianello C.: “La conquista del Sud”, Rusconi libri, Milano 1994, p. 133.CDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>

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