Summaries / Resúmenes - Studia Moralia
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PROBLEMI ETICI DEGLI XENOTRAPIANTI 265sarà ben tollerato se l’entità del danno ad esso associata è moltopiccola; al contrario, un rischio che preveda un’elevata entità didanno possibile, pur presentandosi piuttosto improbabile, destamolte più preoccupazioni e richiede maggiori cautele.I due criteri della probabilità e dell’entità del danno concorronoa configurare l’accettabilità del rischio, in base alla ponderazioneoggettiva del rapporto rischio/beneficio (risk/benefitratio). Soltanto quando un rischio è realmente quantificabile,sarà possibile applicare i criteri di valutazione della sua accettabilità.Va distinta dalla accettabilità, la accettazione del rischio ecioè la reazione del singolo o del pubblico in generale di fronteall’esistenza di un determinato rischio. L’accettazione del rischioha una notevole componente soggettiva, non sempre del tuttoriflessa, ed è influenzata da fattori quali la cultura, l’informazionedisponibile e la sua comprensibilità, i modi di comunicazionedell’informazione stessa, la sensibilità comune.Un ultimo aspetto da considerare è la distinzione tra la quantificabilitàdel rischio (risk assessment) e la sua gestibilità (riskmanagement): un rischio difficilmente quantificabile, ma gestibilecon una certa facilità può destare meno apprensioni di unrischio ben quantificabile e magari anche di bassa frequenza, mache si prevede di non poter affrontare e gestire in modo efficace.Per una valutazione del rischio sanitario connesso con lapratica degli xenotrapianti, bisognerà tenere presente questoquadro generale sul rischio perché – come si è espresso papaGiovanni Paolo II – per la liceità dello xenotrapianto si richiedecome condizione preliminare “che esista la provata possibilitàbiologica di effettuare con successo un tale trapianto, senzaesporre ad eccessivi rischi il ricevente” 66 .Vi sono, prima di tutto, fattori di rischio, come l’aumento diprobabilità d’infezioni e dell’insorgenza di tumori a causa delleterapie immunosoppressive a cui il ricevente deve sottoporsi,per i quali esistono già dati appurati nella fase sperimentale oderivanti dalla medicina dei trapianti tradizionali, anche se, peressi, risulta necessaria un’ulteriore fase di studio. I dati già in66GIOVANNI PAOLO II, Discorso al 18° Congresso Internazionale dellaSocietà dei trapianti, 29-8-2000, n. 7.
266 MAURIZIO FAGGIONIpossesso della comunità scientifica, insieme alle nuove acquisizioniche vengono accumulandosi, possono consentire di stabilirela soglia di rischio da non superare perché un intervento ditrapianto sia considerato moralmente accettabile.Più complessa ed incerta risulta invece la valutazione deirischi legati ad un aspetto specifico degli xenotrapianti da animalead uomo: la possibile trasmissione al ricevente di infezioni(zoonosi) attraverso lo xenotrapianto, ad opera di agenti patogeniconosciuti e non, non dannosi per l’animale ma con conseguenzedisastrose per l’uomo. Questi agenti infettivi potrebberoanche sfuggire ad un controllo previo, con la conseguente possibilitàdi diffusione dell’eventuale infezione a coloro che vivono astretto contatto (close-contacts) col trapiantato e, più oltre, all’interapopolazione 67 .“Dal momento che, a tutt’oggi, le esperienze cliniche (da animalead uomo) di xenotrapianto già effettuate sono numericamenteesigue e certamente insufficienti per poter elaborare unafondata statistica sulle reali probabilità d’insorgenza e di diffusionedi dette infezioni, ogni decisione in merito allo sviluppoclinico di questa nuova terapia, può basarsi soltanto su ipotesi;si impone, quindi, l’esigenza etica di procedere con la massimacautela” 68 .In assenza di dati che permettano una quantificazione affidabiledi un rischio, molti invocano – in questo, come in altriambiti – il cosiddetto principio di precauzione. In base a questoprincipio, originariamente elaborato in etica ambientale, non sidovrebbe correre un possibile pericolo grave in assenza di datiche escludano o permettano una quantificazione affidabile delrischio 69 . Così fa, per esempio, l’inglese Nuffield Council of67BACH F.H., FISHMAN J.A., DANIELS N. et al., Uncertainty inXenotransplantation: Individual Benefit versus Collective Risk, “NatureMedicine” 4 (1998), 141-144; CLARK M.A., This Little Piggy Went to Market:The Xenotransplantation and Xenozoonose Debate, “Journal of Law, Medicineand Ethics” 27 (1999), 137-152.68PONT. ACADEMIA PRO VITA, La prospettiva degli xenotrapianti, n. 42.69Cfr. FRANCESCATO G., PECORARO SCANIO A., Il principio di precauzione,Milano 2002; GIROLAMI P., Il principio di precauzione. Alcune considerazionialla luce dell’esperienza francese, “Rivista Italiana di Medicina Legale” 24(2002), 759-773.
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