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Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio ... - Colle Don Bosco

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EmergenzaeducativaDIRITTI DI NataleS<strong>il</strong>via FalcioneSembra che a Gesù eai <strong>suo</strong>i genitorii principali dirittisiano stati negati.14Dalla Convenzione dei Diritti del Bambino(semplificata).Art. 3 Tutti quelli che coman<strong>da</strong>no devonoproteggere <strong>il</strong> bambino e assicurargli le cure necessarieper <strong>il</strong> <strong>suo</strong> benessere.Art. 7 Quando nasce un bambino <strong>ha</strong> dirittoa un nome, ad essere registrato e ad avere l’affettodei genitori.Art. 8 Il bambino <strong>ha</strong> diritto alla propriaidentità, alla propria nazionalità, e a rimaneresempre in relazione alla sua famiglia.Art. 25 Ogni bambino <strong>ha</strong> diritto a viverebene. La famiglia <strong>ha</strong> la responsab<strong>il</strong>ità di nutrirlo,vestirlo, <strong>da</strong>rgli una casa, e gli Stati devonoaiutare le famiglie in questo compito se ne <strong>ha</strong>nnobisogno.Siamo vicini al Natale e tutti ci confronteremocon <strong>il</strong> racconto della nascitadi Gesù, <strong>il</strong> censimento, la ricerca di unastanza in albergo che viene negata e lasua nascita in una stalla nelle condizionipiù misere. Poi la persecuzione di Erodee <strong>il</strong> rifugiarsi in un paese straniero.Sembra proprio che a Gesù e ai <strong>suo</strong>igenitori, i principali diritti siano statinegati. È come se <strong>il</strong> <strong>Figlio</strong> di <strong>Dio</strong> avessevoluto provare sin <strong>da</strong>lla nascita la precarietàdella condizione umana per lasciarciun’indicazione su ciò che noi umanitàdobbiamo correggere nelle nostre società.Oggi nel <strong>mondo</strong> le situazioni infant<strong>il</strong>isim<strong>il</strong>i a quella vissuta in prima persona<strong>da</strong> Gesù sono ancora troppe. Troppibambini in molti paesi del <strong>mondo</strong>, queipaesi che sono ancora in pre<strong>da</strong> al sottosv<strong>il</strong>uppo,ma anche paesi con un PILassai rispettab<strong>il</strong>e come <strong>il</strong> Bras<strong>il</strong>e, sonocostretti a vivere per stra<strong>da</strong>.Le stime variano a secon<strong>da</strong> dei parametriconsiderati e dei paesi di riferimento,ma una stima globale parla di 100-150 m<strong>il</strong>ioni di bambini che vivono solinelle strade del <strong>mondo</strong>, <strong>da</strong>ll’est Europa,all’Africa, all’Asia, all’America Latina.I bambini di stra<strong>da</strong>, i ragazzi di stra<strong>da</strong>sono bambini in grave stato di abbandono,la cui vita si svolge al di fuori dellafamiglia e di qualsiasi comunità o strutturaa<strong>da</strong>tta ad accudirli. Vengono cosìchiamati in quanto la loro vita si svolgepraticamente sulla stra<strong>da</strong>.Le ragioni per le quali i bambini abbandonanole loro case sono molteplici,come la povertà estrema, acuti conflittifam<strong>il</strong>iari, abusi e maltrattamenti, oppurela dipendenza dei genitori <strong>da</strong>ll’alcool e<strong>da</strong> sostanze stupefacenti.I fattori che li attraggono verso lastra<strong>da</strong> sono la percezione di relativa libertànelle strade, e un modo miglioreper provvedere a se stessi. In breve, <strong>il</strong>bambino sente di avere migliori opportunitàper la stra<strong>da</strong> che in casa.Un caso emblematico è quello delBras<strong>il</strong>e dove è appunto stato coniato <strong>il</strong>termine «meninos de rua», che traduciamoin «bambini di stra<strong>da</strong>».Almeno sette m<strong>il</strong>ioni di bambini eadolescenti vivono abbandonati per lestrade delle principali città bras<strong>il</strong>iane ein media quattro di essi sono assassinatiogni giorno <strong>da</strong> gruppi di sterminio o<strong>da</strong>lla polizia. Lo sostiene Mario Volpi,presidente del Movimento bras<strong>il</strong>iano dei«meninos de rua».In questa realtà la famiglia non cela fa, è distrutta <strong>da</strong>lla vita. Infatti, dietroun bambino abbandonato, c’è unafamiglia abbandonata e una società chel’abbandona.

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