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Alzo gli occhi verso i monti Salmi delle Ascensioni<br />
popolo che ritrova la sua concordia e la sua unità perché più che perseguire le proprie vie spesso<br />
tortuose e illusorie, si abbandona confidente all’abbraccio di Dio che lo circonda, così come i monti<br />
circondano Gerusalemme. Potremmo a questo punto domandarci con don Bruno Maggioni:<br />
«Pace su Israele» è la formula che conclude il salmo. Chi la pronuncia? Il <strong>salmi</strong>sta che invoca<br />
la pace, o Dio che assicura che la sta donando?33<br />
Probabilmente entrambi gli aspetti sono veri, perché il mistero della preghiera è anche questo: il<br />
mistero di una parola umana che diventa luogo in cui riposa e si rivela la parola stessa di Dio.<br />
Quando prego con cuore retto e confidente nel Signore, la sua saldezza e stabilità diventano la mia<br />
saldezza e stabilità – chi confida nel Signore non vacilla ma è stabile per sempre come solo Dio è<br />
stabile per sempre – e anche la sua parola diventa la mia parola, la mia invocazione diventa la sua<br />
promessa. “Pace su Israele”: nella preghiera autentica questa espressione è nello stesso tempo la<br />
supplica dell’uomo e la promessa di Dio! Tale è la bellezza e la profondità della preghiera biblica.<br />
9 Il Salmo 126<br />
9.1 L’esperienza della gioia<br />
Nel Salmo 126 dall’esperienza della fiducia e della confidenza in Dio passiamo all’esperienza della<br />
gioia. Questo termine attraversa tutto il salmo e ne costituisce l’elemento coagulante. Se osserviamo<br />
più attentamente ci accorgiamo che ricorre all’inizio del salmo, nei vv. 2 e 3: «Allora la nostra<br />
bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia»; e poi: «Grandi cose ha fatto<br />
il Signore per noi, ci ha colmati di gioia».<br />
Il tema della gioia ritorna poi alla fine del salmo, nei vv. 5 e 6, anche se con un termine diverso,<br />
“giubilo”. Al v. 5: «chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo», nella seconda parte del v. 6: «ma<br />
nel tornare, viene con giubilo, portando i suoi covoni». Al centro di questi versetti, attraversati dal<br />
prorompere di questa gioia e di questo giubilo, abbiamo il v. 4, in cui invece risuona la richiesta esplicita<br />
della preghiera: «Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Negheb». Qui<br />
notiamo una dinamica simile a quella incontrata nel salmo precedente. Questo è l’unico versetto<br />
del salmo in cui ci si rivolge a Dio in seconda persona singolare, con il “tu” del dialogo interpersonale.<br />
Ecco allora il dinamismo che attraversa il salmo: la domanda esplicita della preghiera risuona<br />
al centro, nel v. 4, incorniciata dal tema della gioia. Se nel salmo 125 era la confidenza in Dio a<br />
fondare la supplica, ora è la gioia che si sperimenta a motivo del suo agire nei nostri confronti:<br />
«Grandi cose ha fatto il Signore per noi», afferma il <strong>salmi</strong>sta, con un linguaggio del tutto simile a<br />
quello che nel Nuovo Testamento userà la vergine Maria per affermare la sua esultanza nel Signore:<br />
L’anima mia magnifica il Signore<br />
e il mio Spirito esulta in Dio mio salvatore,<br />
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.<br />
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.<br />
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente (Lc 1, 46-49).<br />
Grandi cose ha fatto in me, grandi cose ha fatto per noi il Signore: qui c’è tutto il motivo della gioia<br />
e dell’esultanza che magnificano l’agire di Dio nella storia. E fondano motivandola anche la nostra<br />
preghiera e la nostra richiesta.<br />
33 B. MAGGIONI, Davanti a Dio, p. 220.<br />
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