20.11.2012 Views

I salmi dell'ascensione - Decanato

I salmi dell'ascensione - Decanato

I salmi dell'ascensione - Decanato

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Alzo gli occhi verso i monti Salmi delle Ascensioni<br />

dello “scettro”, che indica autorità e potere, ma in questo caso si tratta di un potere oppressivo,<br />

che grava, schiaccia, usurpa in modo ingiusto il diritto dei retti di cuore. Più precisamente il salmo<br />

parla del “possesso dei giusti”: in ebraico c’è il termine gôrāl, che indica il pezzo di terreno assegnato<br />

per sorteggio in eredità a ogni famiglia di Israele, e che veniva trasmesso da padre a figlio, di<br />

generazione in generazione. Avere la terra significava non solo possedere un bene, un raccolto, ma<br />

anche essere liberi. L’uomo libero era infatti colui che coltivava la propria terra e viveva dei suoi<br />

frutti; lo schiavo coltivava la terra di altri. Nella fede di Israele la terra assume però un significato<br />

più profondo, religioso, inerente la relazione stessa con Dio. Infatti non si tratta di una terra qualsiasi,<br />

ma di quella avuta in sorte e dai padri e ricevuta da loro in eredità. Qui si manifesta la convinzione<br />

che la terra appartiene a Dio; lui è il vero proprietario della terra, che è stata donata ai figli<br />

di Israele come bene da custodire e da trasmettere in eredità, di generazione in generazione.<br />

Quindi, usurpare il diritto dei giusti togliendo loro la terra avuta in eredità significava usurpare il<br />

diritto stesso di Dio, perché è lui il vero proprietario della terra ed è sempre lui a donarla in modo<br />

equo ai figli di Israele. Il confronto e il contrasto non è allora semplicemente tra empi e giusti, ma<br />

ultimamente tra empi e Dio. Anche per questo motivo questi uomini ingiusti vengono definiti<br />

“empi”, con un termine religioso prima che giuridico o sociale: l’empio è infatti non solo colui che<br />

trasgredisce la giustizia o il diritto degli uomini, ma colui che si pone contro Dio stesso. Il salmo ce<br />

lo fa intuire anche attraverso un altro dettaglio, che può sfuggire nella nostra traduzione, ma che<br />

rimane molto chiaro nel testo ebraico. «Non lascerà pesare lo scettro degli empi»: “pesare” traduce<br />

un verbo ebraico che più precisamente significa “riposare”. Non lascerà riposare lo scettro degli<br />

empi sul possesso dei giusti. Un verbo importante, perché in molti testi ha come soggetto Dio<br />

stesso. Dio è colui che «riposa» nella terra e nel tempio. Il tempio è il “luogo del mio riposo”, afferma<br />

il Signore nel Salmo 95,11; o, rimanendo nel contesto di questi <strong>salmi</strong> di pellegrinaggio, nel<br />

Salmo 132 è sempre Dio ad affermare in prima persona: «questo è il mio riposo per sempre, qui<br />

abiterò, perché l’ho desiderato» (v14; cfr. anche v. 8).<br />

Ciò che è «riposo» o dimora del Signore non deve essere «riposo» dello scettro del malvagio31.<br />

8.5 La vigilanza del cuore<br />

La richiesta dell’orante non si ferma tuttavia qui, limitandosi a chiedere che Dio difenda il diritto<br />

dei giusti; aggiunge nella seconda parte del v. 3: «perché i giusti non stendano le mani a compiere<br />

il male». Dio deve difendere il loro diritto affinché essi non siano tentati di farlo in modo autonomo,<br />

ricorrendo magari a loro volta a metodi ingiusti e violenti.<br />

Per il giusto, questa [la vera minaccia] si manifesta invece come il grave rischio di abituarsi<br />

al male, di assuefarsi alla cattiveria, perché in questo conformismo egli stesso potrebbe finire<br />

poi per ritenere opportuno l’agire male, assumendo quindi la logica, gli strumenti ed i<br />

comportamenti di quelle persone che detesta. […] Anche il credente, nel suo cuore, può restare<br />

affascinato dal potere, dallo scettro, e può lasciarsi traviare da questo modo di comprendere<br />

la vita. Ebbene, quel Signore che veglia sulla città e sul credente, veglia proprio<br />

non permettendo che questi, esasperato dalle oppressioni, diventi a sua volta un oppressore;<br />

che, inasprito, ritenga vana fatica operare il bene e si associ lui stesso a coloro che<br />

compiono il male. Da questa tentazione lo libera il Signore. Lo libera dall’esasperazione,<br />

dalla delusione, e da tutti i loro effetti. […] il grande pericolo che il Signore scongiura, vegliando<br />

sul credente, è l’assuefazione al male e la tentazione della prepotenza32.<br />

31 L. Alonso Schökel - C. Carniti, I <strong>salmi</strong>, p. 669<br />

32 P. ROTA SCALABRINI, Salmi di pellegrinaggio, p. 120.<br />

30

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!