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Alzo gli occhi verso i monti Salmi delle Ascensioni<br />
salmo non è la stabilità del talento sepolto sotto terra per paura, ben piantato nel terreno ma senza<br />
frutti; è piuttosto la stabilità di chi, proprio perché radicato nella speranza, cammina, ricerca,<br />
lotta, apre vie nuove, fa fruttificare i propri doni per il bene di tutti e per la gloria di Dio. È la stabilità<br />
della fantasia e della creatività.<br />
8.3 Lo sguardo del <strong>salmi</strong>sta<br />
Potremmo anche dire che questa stabilità si fonda su uno sguardo diverso del <strong>salmi</strong>sta. Abbiamo<br />
avuto modo in questi incontri di notare quante volte questi <strong>salmi</strong> ci hanno fatto sostare sugli occhi,<br />
sullo sguardo di chi prega. Uno sguardo che si leva in alto in cerca di aiuto, che contempla Gerusalemme,<br />
che si fissa sulla mano di Dio, come un servo verso il suo signore, in attesa del suo dono e<br />
della sua benedizione. Anche se non ritorna esplicitamente il termine “occhi”, il Salmo 125 ci fa<br />
comunque indugiare su questo sguardo che osserva la stabilità del monte Sion e di Gerusalemme,<br />
circondata da altri monti. Più che levarsi in alto, in questo salmo lo sguardo si allarga orizzontalmente,<br />
«oltre i monti, superando mura e montagne, e giungendo fino alla presenza misteriosa,<br />
trascendente e avvolgente di Dio»28. Tutto ciò che il <strong>salmi</strong>sta vede diventa un richiamo29,<br />
un’evocazione di Dio stesso. È uno sguardo molto bello e ricco di fede; per il credente, per colui<br />
che confida in Dio, la realtà tutta, non solo la storia di cui fa memoria, ma la natura stessa, il cosmo,<br />
divengono sacramento di Dio, segno della sua presenza, promessa della sua cura provvidente.<br />
Uno sguardo molto simile a quello di Gesù narratoci dai Vangeli Sinottici: Gesù che vede un giglio<br />
del campo o un passero del cielo e vi riconosce l’agire misterioso e provvidente del Padre.<br />
Solo chi ha una fede genuina, al tempo steso semplice e ricca, e solo a chi ha molta dimestichezza<br />
con la Parola è dato di vedere un simile incanto. Si trasforma il panorama del mondo<br />
e della vita30.<br />
Perché maturi in noi questo sguardo è necessario che il cuore sia abitato da un grande amore e da<br />
un desiderio vivace, che illuminano in modo diverso gli occhi consentendo loro di andare oltre ciò<br />
che immediatamente appare, per contemplare il volto stesso di Dio. La preghiera dovrebbe sempre<br />
condurci alla contemplazione, così come l’ascolto della Parola nell’itinerario tipico della lectio,<br />
perché cambia il nostro modo di vedere la realtà. Non ci conduce fuori, astraendoci dalla storia,<br />
ma ci fa rimanere in essa con un diverso modo di vedere. Padre Timothy Radcliff suole dire che i<br />
veri amici di Dio non sono tanto quelli che guardano a Dio, ma quelli che guardano con Dio. Questo<br />
è lo sguardo tipico della preghiera, in particolare quello di chi ascolta e medita la Parola di Dio.<br />
Nella relazione con Dio deve cambiare anche il nostro modo di guardare alla realtà. Lo sguardo<br />
viene trasfigurato.<br />
8.4 La supplica<br />
La confidenza in Dio, di cui ci parla questa strofa, fonda poi la supplica, che si esprime nella seconda<br />
strofa del salmo. La richiesta stessa si manifesta anzitutto come una professione certa di fede,<br />
che risuona nel v. 3: «Egli non lascerà pesare lo scettro degli empi sul possesso dei giusti». La traduzione<br />
italiana lascia cadere una piccola particella che risuona invece nell’originario testo ebraico:<br />
il versetto si apre infatti con un -kî, che significa “davvero”. Varrebbe la pena mantenerlo anche<br />
in italiano: «davvero il Signore non lascerà pesare lo scettro degli empi!» (e qui verrebbe voglia<br />
di mettere un punto esclamativo). Davvero: la stabilità di cui parlava la prima strofa si precisa<br />
ora sempre più come stabilità nella fede: il <strong>salmi</strong>sta non vacilla in questa certezza, il Signore difenderà<br />
il diritto dei giusti contro la prepotenza e l’arroganza degli empi. Il versetto usa l’immagine<br />
28 P. ROTA SCALABRINI, Salmi di pellegrinaggio, in G. FACCHINETTI – P. PEZZOLI – P. ROTA SCALABRINI, Scuola della parola.<br />
Diocesi di Bergamo, Seminario Vescovile, Bergamo 2000, p. 119.<br />
29 B. MAGGIONI, Davanti a Dio. I <strong>salmi</strong> 76-50, Vita e Pensiero, Milano 2002 (= Sestante, 18), p 220.<br />
30 Ibidem, p. 220.<br />
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