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Alzo gli occhi verso i monti Salmi delle Ascensioni<br />
l’esperienza personale e segreta di Dio, più essa edifica davvero relazioni autentiche con gli altri.<br />
La possibilità di convivere insieme e in modo fraterno in una città di pace non dipende semplicemente<br />
dal nostro sforzo o dal nostro impegno, perché su questo spesso rischiamo di faticare invano,<br />
ma dal fatto che i nostri occhi convergono insieme verso il Signore, si fissano sulla sua mano<br />
dalla quale attendiamo la benedizione e il dono di una vita concorde e riconciliata.<br />
6.2 A te, Signore<br />
Possiamo aggiungere un’altra considerazione sempre a proposito di questi occhi rivolti al Signore.<br />
Nel Salmo 121 gli occhi si alzano in alto, «verso i monti»; nel salmo 122 contemplano la bellezza di<br />
Gerusalemme, «costruita come città salda e compatta». Ora, nel nostro salmo, si alzano «a te, Signore».<br />
C’è dunque un progresso: dai monti a Gerusalemme, da Gerusalemme al Signore. Stiamo<br />
leggendo i <strong>salmi</strong> delle ascensioni, e la salita che essi ci fanno compiere non è solo geografica, ma<br />
spirituale: si sale ma per arrivare a incontrare il Signore. Gerusalemme stessa è importante, va<br />
contemplata, pregata, amata, benedetta, non in se stessa, però, o per se stessa, ma perché è una<br />
mediazione necessaria per giungere a incontrare il Signore. Quando i piedi si fermano alle porte di<br />
Gerusalemme, il cammino non è ancora finito; quella porta infatti non deve introdurre solo nella<br />
città, ma all’incontro con Colui che la abita. Come abbiamo visto, la mediazione di Gerusalemme è<br />
duplice: consente l’incontro con Dio perché è la città del tempio e della preghiera, ma anche perché<br />
è la città dei seggi e della giustizia. La gioia del pellegrino che giunge a Gerusalemme deve diventare<br />
la gioia dell’orante che incontra il Signore sui sentieri della preghiera e della giustizia.<br />
Proprio in questo incontro con colui che abita in alto, nei cieli, come ci ricorda il primo versetto di<br />
questo salmo, il pellegrino può invocare e ricevere giustizia. Egli vive una situazione di umiliazione,<br />
perché sazio degli scherni dei gaudenti e del disprezzo dei superbi. Chi sono questi gaudenti e questi<br />
superbi? Probabilmente ciascuno di noi potrebbe rispondere a partire dalle esperienze che personalmente<br />
vive. In sintesi potremmo dire che sono proprio coloro che si innalzano nella superbia<br />
della vita e in questo modo finiscono per disprezzare, opprimere, umiliare altri. Sono anche tutti<br />
coloro che pongono delle differenze o delle distinzioni tra sé e gli altri, per i motivi più svariati: di<br />
razza, di cultura, di potere, di ricchezza, di osservanza morale. Ma nel momento in cui si vive<br />
l’incontro con colui che è il solo ad abitare in alto, si scopre che tutte queste differenze si svuotano<br />
e diventano insensate e inconsistenti.<br />
Gli arroganti, che si credono in alto e disprezzano coloro che ritengono inferiori, in realtà<br />
sono in basso come tutti. Se guardi dall’alto di Dio, le differenze scompaiono23.<br />
L’orante, non potendo più sopportare l’umiliazione, leva gli occhi a Dio. D’un balzo trascende<br />
tutte le minuscole e meschine differenze e categorie di cui si compiacciono gli uomini<br />
e risale al trono che restituisce la loro autentica dimensione ai mortali. […]<br />
Dall’altezza «celeste», quale poca differenza passa tra un uomo all’altro; e, se Dio deve<br />
scegliere, si china verso il più umile, come insegna il Sal 11324.<br />
Dio è colui che fa pietà, come ci insegna a pregare questo salmo: «pietà di noi, Signore, pietà di<br />
noi», si ripete con grande insistenza, tre volte. In ebraico si dice Honnë o nû, hanan, con una espressione<br />
tipica dei <strong>salmi</strong>, che nel Salterio ricorre più di venti volte; in greco diviene il Kyrie eleison della<br />
tradizione evangelica e poi liturgica. L’immagine che c’è dietro il verbo ebraico è quella di colui<br />
che si china, si curva su di noi, per fare grazia e per rialzarci.<br />
23 B. Maggioni, Davanti a Dio, p. 216.<br />
24 L. Alonso Schökel - C. Carniti, I <strong>salmi</strong>, p. 653.<br />
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