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Alzo gli occhi verso i monti Salmi delle Ascensioni<br />
tentico a Dio che non implichi l’esercizio della giustizia, come ricordano con forza alcune pagine<br />
della letteratura profetica. Tra i tanti possibili cito un testo del profeta Amos:<br />
Io detesto, respingo le vostre feste<br />
e non gradisco le vostre riunioni;<br />
anche se mi offrite olocausti,<br />
io non gradisco i vostri doni<br />
e le vittime grasse come pacificazione<br />
io non le guardo.<br />
Lontano da me il frastuono dei tuoi canti:<br />
il suono delle tue arpe non posso sentirlo!<br />
Piuttosto scorra come acqua il diritto<br />
e la giustizia come un torrente perenne (Am 5,21-24).<br />
L’assenza di giustizia rende il nostro culto solo esteriore e detestabile da Dio, che invece desidera<br />
essere cercato, invocato, celebrato da chi insieme al suo volto cerca anche il volto della giustizia da<br />
rendere al proprio fratello.<br />
5.5 Una vocazione<br />
Ecco la condizione perché Gerusalemme sia città di pace. Questa tuttavia rimane una vocazione,<br />
vale a dire un cammino verso cui tendere in risposta alla chiamata del Signore. Gerusalemme è città<br />
di pace perché deve diventare città di pace. Deve sempre diventare ciò che il suo nome dice. Per<br />
questo motivo il pellegrino che sale a Gerusalemme non solo cerca pace, ma anche invoca pace<br />
sulla città, e la invoca dall’alto, dal dono di Dio, come ci ricorda l’ultima strofa del salmo.<br />
Domandate pace per Gerusalemme. La pace non è una sicurezza raggiunta una volta per<br />
sempre: è sempre fragile, sempre a rischio, sempre nelle mani della libertà degli uomini,<br />
che spesso la pretendono senza però volerne pagare il prezzo. Ma non c’è pace senza prezzo:<br />
il prezzo della giustizia, per esempio, il prezzo della conversione del cuore per guardare<br />
il mondo e gli altri in modo nuovo. La pace richiede sempre il prezzo di una novità di vita18.<br />
Tutto quello che si è detto sopra è molto bello, ma… non è vero! O meglio, deve ancora inverarsi.<br />
Gerusalemme è città di pace più come progetto che come realtà. È la sua destinazione, per la<br />
quale occorre pregare. Quelli che “amano” Gerusalemme sono proprio coloro che vogliono il suo<br />
bene e pregano per la sua pace, anche quando questo bene e questa pace non si vedono ancora.<br />
Pertanto, il pellegrino che sale a Gerusalemme non ci va soltanto in ricerca della pace, ci<br />
va anche per portarvi la pace, per pregare per la sua pace19.<br />
Una pace ampia, una pace per tutti. Prega infatti il salmo: «per i miei fratelli e i miei amici io dirò<br />
su di te sia pace». Probabilmente qui possiamo riconoscere un augurio e una preghiera di pace per<br />
coloro che abitano in Gerusalemme, che il pellegrino considera suoi fratelli e suoi amici, con il linguaggio<br />
di una comunione di vita che genera pace. Ma subito prima, al v. 6, aveva anche pregato<br />
«sia pace a coloro che ti amano». Possiamo intendere: tutti coloro che pur non abitando in te, comunque<br />
ti amano, ti pensano, ti cercano nel loro desiderio e nel loro pellegrinaggio. Su tutti, dunque,<br />
sia pace.<br />
Il pellegrino, che nel suo cammino – ancora il Salmo 120 – ha pacificato il suo cuore, ha imparato a<br />
18 B. MAGGIONI, Davanti a Dio. I <strong>salmi</strong> 76-50, Vita e Pensiero, Milano 2002 (= Sestante, 18), p. 214.<br />
19 A. MELLO, L’arpa a dieci corde. Introduzione al salterio, Qiqajon, Magnano 1998, pp. 147-148.<br />
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