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I salmi dell'ascensione - Decanato

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Alzo gli occhi verso i monti Salmi delle Ascensioni<br />

mia destra e custodisca tutta la mia vita.<br />

4.2 Il custode di Israele<br />

Il salmo insiste molto su questo aspetto, con immagini belle e con un modo di procedere poetico,<br />

evocativo, nello stesso tempo molto concreto. Si parla di un aiuto che viene domandato e che viene<br />

anche donato dal Signore, ma in cosa consiste questo aiuto? Appunto, non consiste in altro se<br />

non nella prossimità stessa del Signore. Soprattutto sulla sua custodia. Il vero aiuto da invocare e<br />

da riconoscere nella propria vita è questo e non altro: la prossimità del Signore, la sua custodia, il<br />

suo vegliare su di me e su di noi.<br />

Che egli sia davvero il mio custode. Questo è tutto ciò di cui ho bisogno. Il salmo lo ripete con insistenza:<br />

pur essendo molto breve, per sei volte in pochi versetti ritorna il sostantivo custode o il<br />

verbo custodire. La nostra traduzione preferisce il verbo “proteggere”, 2 volte al v. 7, o il verbo<br />

“vegliare” al v. 8. In ebraico risuona sempre lo stesso verbo (šmr) da cui deriva anche il termine custode.<br />

Quindi potremmo tradurre più fedelmente utilizzando sempre il verbo “custodire”.<br />

Non solo il salmo afferma questa custodia premurosa da parte di Dio, ma ne mette in luce alcune<br />

caratteristiche. Innanzitutto si presenta come una custodia personalissima: è il tuo custode, proprio<br />

il tuo. Continuamente in ebraico ricorre il suffisso –kā, che significa «tuo». A volte nella traduzione<br />

italiana si perde, ma nel testo ebraico ritorna dieci volte in otto versetti.<br />

Quindi è molto presente: è il tuo custode, che non lascia vacillare il tuo piede, che copre te e sta<br />

alla tua destra, che custodisce la tua vita e veglia su di te. Questo “tuo” così insistentemente ripetuto<br />

esprime un rapporto e un’attenzione personale. Anche se, occorre subito aggiungere, questa<br />

esperienza di Dio così personale e intima non si chiude su di sé, ma si apre alla comunità<br />

all’esperienza di un popolo intero. Infatti afferma il v. 4<br />

Non si addormenterà, non prenderà sonno<br />

il custode di Israele.<br />

«Colui che è custode di un singolo è custode di un popolo. Il pellegrino riscopre l’appartenenza a<br />

un popolo,alla sua storia»11. Dio è il custode di tutti e di ciascuno. La sua vicinanza riesce a coniugare<br />

insieme l’universalità della cura di un popolo intero e la prossimità personale a ciascuno.<br />

Questo significa anche, dal nostro punto di vista, che quanto più diviene personale, intimo e segreto,<br />

il mio rapporto con Dio, tanto più esso mi consegna a un popolo, a una comunità, alla chiesa.<br />

Senza separazioni e senza contraddizioni.<br />

Quanto più scopro la presenza di Dio nella mia vita tanto più riesco a riconoscerla e a ritrovarla<br />

nella vita di tutti. Allora la storia degli uomini e il cosmo tutto diventano sacramento della presenza<br />

di Dio.<br />

Un secondo tratto: questa custodia di Dio abbraccia tutta la vita dell’uomo. Innanzitutto tutta la<br />

sua corporeità. A questo riguardo è interessante osservare che ognuna delle quattro strofe del<br />

salmo inizia nominando un membro del corpo umano, anche se, ancora una volta, la traduzione<br />

italiana ci inganna un poco. Infatti, nella prima strofa abbiamo gli occhi, nella seconda il piede; nella<br />

terza c’è la mano (traduciamo sta alla “tua destra” ma in ebraico si dice più precisamente sta<br />

dalla parte della tua mano destra); infine nella quarta strofa, laddove leggiamo “il Signore proteg-<br />

11 P. Stancari, I passi di un pellegrino. I Canti delle ascensioni (Salmi 120-134), Ancora, Milano 1992, p. 33.<br />

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