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IL CANE DA GARA di Cesare Bonasegale - Giornaledellacinofilia.it

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www.continentalidaferma.<strong>it</strong>www.giornaledellacinofilia.<strong>it</strong> (Pagina 1 <strong>di</strong> 2)N° 34 - Marzo 2010<strong>IL</strong> <strong>CANE</strong> <strong>DA</strong> <strong>GARA</strong><strong>di</strong> <strong>Cesare</strong> <strong>Bonasegale</strong>Le caratteristiche <strong>di</strong> cui deve essere dotato il “cane da gara”per sopportare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a che gli vengono imposte.Lo chiamano “cane da gara” perin<strong>di</strong>care il soggetto che fornisce prestazioni<strong>di</strong> efficienza e <strong>di</strong> stile, graziealle quali ottiene qualifiche <strong>di</strong>rilievo nelle prove dei cani da ferma.È quasi sempre affidato ad unaddestratore professionista che loscarrozza in lungo e in largo perl’Europa alternando allenamenti efrequenti competizioni, il cui es<strong>it</strong>oviene annotato sul libretto <strong>di</strong> lavoroa lui intestato. E nell’arido susseguirsidelle pagine, resta solo la sintesiespressa da una sigla: M.B.,Ecc., CAC, CACIT, alternate dallefrustranti N.Q. o Eliminato. Nientepremi, né ricompense; anche le lo<strong>di</strong>convenzionali son solo verbali e sene vanno nel vento della campagnain cui il giu<strong>di</strong>ce le ha pronunciate.La falsa final<strong>it</strong>à dovrebbe essere lavalutazione zootecnica da cui <strong>di</strong>pendela consacrazione del Campione,cioè il cane al quale sono riconosciutequal<strong>it</strong>à tali da incarnare l’essenzadella razza, relativamente alledoti <strong>di</strong> lavoro.E ripeto: questa è la falsa final<strong>it</strong>à.Quella vera invece è <strong>di</strong> appagarel’inestinguibile sete <strong>di</strong> gloria del suopadrone. Infatti, anche dopo averottenuto quelle poche “massimequalifiche” richieste per il Campionato,la carriera del “cane da gara”prosegue indefessa con l’unico obbiettivo<strong>di</strong> collezionare CAC eCACIT a più non posso, all’infin<strong>it</strong>o,senza più lim<strong>it</strong>i, inframmezzatida Eccellenti <strong>di</strong> cui quasi quasi i loroproprietari si vergognano (… e seviene un M.B. è un vero e proprioinsulto!). Il tutto oggetto <strong>di</strong> conc<strong>it</strong>atecomunicazioni telefoniche deldresseur che dalle lontane lande,palcoscenico delle gesta degli eroia quattro zampe, decanta al suocliente i risultati ottenuti o denigrail giu<strong>di</strong>ce allorché la qualifica non èil r<strong>it</strong>uale CACIT.E mentre a fronte <strong>di</strong> ciò il proprietariopaga i salati conti, il “cane dagara” vive i suoi monotoni giorni su<strong>di</strong> un furgone dal quale scende per ibisogni corporali due o tre volte algiorno e per una corsa <strong>di</strong> 15 minuti,cioè tanto quanto dura il turno <strong>di</strong>prova o l’allenamento.E la caccia ? – qualcuno si chiede.La caccia è praticamente inesistentee – quando va bene – sarà praticataforse al termine della carriera<strong>di</strong> gare, in età da baggina dopo ilr<strong>it</strong>iro dalle competizioni. Dico e sottolineoforse, perché il più dellevolte, dopo la gloria, c’è solo il<strong>di</strong>menticatoio in un box ad attenderela triste fine <strong>di</strong> una triste v<strong>it</strong>a.Ma tralasciando (colpevolmente)l’aspetto morale della questione,vorrei soffermarmi sulle caratteristicheche il “cane da gara” deve avereper sopportare un simile supplizio.Il “cane da gara” deve essere motivatoda un fortissimo “istinto predatorio”(geneticamente dominante),che è il motore <strong>di</strong> una cerca spaziosaed impegnatissima.Ma la cerca non è fine a sé stessa,bensì è in funzione della predazione,solo parzialmente appagata dalla“ferma” e che necess<strong>it</strong>a del successivoconforto dello sparo e delriporto. Se quin<strong>di</strong> vien meno lo stimolodella caccia, è plausibile chela motivazione della cerca non siapiù il genuino istinto predatorio, mache subenti l’impulso <strong>di</strong> correre finea sé stesso (la cui origine geneticanon mi è nota ma che, presumibilmente,è espressione <strong>di</strong> un carattererecessivo, frutto <strong>di</strong> selezione) cheun rigoroso addestramento trasformain percorso <strong>di</strong> cerca incrociata.A sostegno <strong>di</strong> questa tesi, assistiamosempre più frequentemente all’esibizione<strong>di</strong> “cani da gara” che –anziché cercare – corrono e che soloaccidentalmente fermano un selvaticocasualmente trovato sul loroartefatto percorso, cosa che immancabilmentedetermina l’assurdoCACIT, assegnato ad un robot cheviaggia a tutta veloc<strong>it</strong>à secondo traiettoriea lui rigorosamente e meccanicamenteinsegnate.Questa concezione del “cane dagara” corrisponde allo stereotipo <strong>di</strong>cani <strong>di</strong> alta addestrabil<strong>it</strong>à, in quantodotati <strong>di</strong> elevata “tempra”, intesacome capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> sopportare stimoliesterni negativi; in parole povere,cani-tamburo, <strong>di</strong>sposti ad accettare


www.continentalidaferma.<strong>it</strong>www.giornaledellacinofilia.<strong>it</strong>pesanti interventi <strong>di</strong> addestramento.Questa qual<strong>it</strong>à però <strong>di</strong>fficilmentecoesiste con la spiccata facil<strong>it</strong>à <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento, funzione invecedell’intelligenza perché … col cavoloche un cane intelligente sopportale frequenti punizioni su cuisono generalmente basati i sistemi<strong>di</strong> addestramento del “cane dagara”.L’ideale sarebbe un’equilibratacoesistenza <strong>di</strong> “tempra” e <strong>di</strong> intelligenza,equilibrio che viene compromessoallorché vi è la smaccata prevalenzadell’una sull’altra.La principale conseguenza <strong>di</strong> questosquilibrio è che alla progenie <strong>di</strong>questo tipo <strong>di</strong> “cani da gara” nonviene trasmessa la “cerca incrociata”,ma solo la tempra per sopportareil rigoroso addestramento necessarioalla sua esecuzione.Se invece le prestazioni del “caneda gara” sono l’espressione <strong>di</strong> intelligente<strong>di</strong>screzional<strong>it</strong>à che ispirala cerca in funzione del terreno daesplorare, i suoi figli saranno capaci<strong>di</strong> ricalcare autonomamente leorme del padre (e della madre) senzal’ausilio <strong>di</strong> un addestramento severoe spersonalizzante.Quin<strong>di</strong>, ben venga la cerca incrociata,ma solo quando la configurazionedel terreno è tale da rendere ilacet il modo più funzionale <strong>di</strong>esplorazione: se il cane è intelligente,state certi che a vento buono esu terreni aperti, farà la cerca incrociatasenza che nessuno glie la insegni.Un tempo il problema era meno sent<strong>it</strong>operché il “cane da gara” era sistematicamenteutilizzato da settembrea <strong>di</strong>cembre a caccia e veniva trasfer<strong>it</strong>opresso il dresseur solo daFebbraio a fine Maggio. Quin<strong>di</strong> lasua v<strong>it</strong>a era ben <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> quellaimposta agli attuali trialler.Malgrado ciò, ricordo che già allora– dopo alcune settimane <strong>di</strong> allenamentiin Istria – dovevo intervenireammazzando un paio <strong>di</strong> capianche ai miei migliori cani affidatial dresseur per ridar loro lo smaltoche altrimenti si affievoliva.Altra componente da non trascurareè l’effetto del “cambio <strong>di</strong> mano”,perché un conto è il feeling che siinstaura col padrone-cacciatore <strong>di</strong>cui <strong>di</strong>vide la v<strong>it</strong>a quoti<strong>di</strong>ana daquando era cucciolo, ed altro è accettareun nuovo capo-branco le cuiuniche manifestazioni sono miratea con<strong>di</strong>zionare i suoi comportamenti.Sta <strong>di</strong> fatto che spessissimo affiancavoil mio dresseur nel lavorodei miei cani più importanti, permantenere in tal modo vivo il rapportocol capobranco che il miocane pre<strong>di</strong>ligeva. E questi fattoriincidono particolarmente sui canipiù sensibili ed intelligenti che – inquanto tali – non si lasciano robotizzare.Ho avuto soggetti “gran<strong>di</strong>ssimi”in mano mia, e che rifiutavanoassolutamente <strong>di</strong> lavorare conchiunque altro!.In questo senso il Bracco <strong>it</strong>aliano èun cane in cui simili problemi sonopiù frequenti in quanto tendenzialmentecani-ragionatori, il cui equilibrioè regolato da un complessosistema <strong>di</strong> rapporti emotivi.È proprio <strong>di</strong> questi giorni un casoemblematico che racconto volentieri.Un amico braccofilo ha un soggettoottimo beccaccinista. Chi lo havisto se n’è innamorato. Portato dalsuo padrone in Dalmazia a starne,dopo il comprensibile perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>adattamento ad un ambiente profondamente<strong>di</strong>verso da quello a cui eraab<strong>it</strong>uato, ha anche lì <strong>di</strong>mostratogran<strong>di</strong> qual<strong>it</strong>à.Dopo <strong>di</strong> che è stato affidato ad unrinomato professionista.Inizialmente tutto è andato bene, madopo un paio <strong>di</strong> mesi <strong>di</strong> lavoro nellemani del dresseur il cane è stato daquesti scartato per scarso impegnoe “malavoglia”.Tornato dal suo padrone – e rimessoin risaia a beccaccini – è imme<strong>di</strong>atamentetornato il gran cane <strong>di</strong>Il cane da gara (Pagina 2 <strong>di</strong> 2)prima.In questi casi viene spontaneo darla colpa al dresseur che “non l’hacap<strong>it</strong>o”… ed infatti è stato affidatoad un altro professionista.Stessa storia: inizialmente un grancane … poi si è spento ed è <strong>di</strong>ventatoabulico.Ed una volta ancora – tornato dalpadrone che lo ha usato tutta la stagionea beccaccini – ha fatto vederemirabilia.“Vuoi vedere che questo cane nonha sufficiente versatil<strong>it</strong>à per fare altrose non la caccia ai beccaccini?”– si è questa volta chiesto il suo caparbiopadrone.Ed allora lo ha affidato ad un terzoprofessionista, che però si de<strong>di</strong>caproprio ai beccaccinisti.E per la terza volta si è ripetuta lastessa storia: inizialmente il professionistane è stato entusiasta … peròdopo un po’ anche con lui il canetende a spegnersi … salvo rianimarsimiracolosamente se accantoa lui c’è anche il suo padrone!Ora io mi chiedo: questo comportamentoè un lim<strong>it</strong>e o un pregio <strong>di</strong> quelcane?È un lim<strong>it</strong>e nell’ottica della cinofiliaconsumistica del giorno d’oggi,in cui il “cane da gara” deve collezionareCAC e CACIT.È un pregio <strong>di</strong> chi vede nel cane ilsuo vero compagno, con il qualeinstaurare un’intesa che va oltre icomportamenti stereotipati per invaderela sfera dei sentimenti piùprofon<strong>di</strong>.Perché il grande cane da caccia prima<strong>di</strong> tutto è il nostro miglior amico!.Il vero problema è che ormai pertrovare le starne (vere) bisogna faremigliaia <strong>di</strong> chilometri ed è oggettivamente<strong>di</strong>fficile per chi non faccial’addestratore <strong>di</strong> professione affrontaresimili trasferte per il tempo necessarioall’addestramento <strong>di</strong> un“cane da gara”.

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