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Mostre - Villa Cambiaso

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2 MuseiNel 1991 il Consiglio d’Europaha promosso ufficialmente gliEuropean Heritage Days - GiornateEuropee del Patrimonio (GEP) - conl’appoggio della CommissioneEuropea. Dal 1999 le GEP sonoun’iniziativa congiunta dei due organismidell’Unione. In tutta Europa,in un fine settimana di settembre, siaprono così le porte di numerosi sitie monumenti, molti dei quali abitualmentechiusi al pubblico, per permettereai cittadini europei di conosceree apprezzare la loro comuneeredità culturale, incoraggiandoli aessere attivamente coinvolti nellasalvaguardia e nella valorizzazionedi tale eredità per le generazioni presentie future.Il palazzo Colonna-<strong>Cambiaso</strong>,dimora storica, di famiglie nobili,è di origine quattrocentesca. Neltempo diversi personaggi sono statiospiti: Napoleone Bonaparte lo fu altempo delle battaglie di Montenottee Millesimo; Pio VII, durante la suaprigionia a Savona, soleva sostarenella Cappella dedicataall’Immacolata mentre in pellegrinaggiosi recava al Santuario. Altriospiti si susseguirono come BenitoMussolini e Paolo Boselli. Al centrodella sala d’ingresso è sistemata unabellissima fontana in marmo, donodi Urbano VIII alla famigliaColonna, attribuita al Bernini.Annessa al palazzo è rimasta intattala meravigliosa Cappella gentiliziaancora consacrata; sull’altare èGIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIOOggi, le Giornate Europee delPatrimonio possono essereconsiderate uno strumentoessenziale per promuovereun’esperienza tangibiledella cultura e della storiaeuropea, oltre adaccrescere la consapevolezzadel pubblico suimolteplici valori dellanostra eredità comune esul suo continuo bisognodì protezione.Tutti i 49 stati membridelle ConvenzioneCulturale Europea prendonoattivamente parteall'iniziativa e il numerodi visitatori annuali è oggi stimato inAnno X n°50 - Settembre 2008circa 20 milioni, con oltre30.000 siti e monumenti partecipanti.Le GiornateEuropee del Patrimoniosono riuscite a stimolarela partecipazione dellasocietà civile, a coinvolgerein modo specifico lagioventù, l’impegnovolontario e la cooperazionetransfrontaliera,promuovendo in talmodo i principi chiavedel dialogo interculturale,del partenaria to e delsenso civico. 149 StatiMembri dellaConvenzione CulturaleEuropea (firmata a Parigi il 19APERTE LE PORTE A VILLA CAMBIASOnelle giornate del 27 e 28 settembre 2008posata la reliquia della BeataMargherita di Savoia. Nelle techedell’adiacente sacrestia sono espostii paramenti sacri indossati da PioVII e numerosi pagliotti.<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> si trova al centrodella città, si affaccia con lasplendida trifora settecentesca su ungrande parco da cui svettano ultrasecolari cedri del Libano. Un grandespazio è stato ristrutturato ricavandol’Anfiteatro ed un Padiglionepolivalente per convegni, meetings,concerti, mostre di antiquariato,pittura e scultura. Su via dei<strong>Cambiaso</strong> si sviluppa il muretto di<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> su cui sonoapplicate preziose ceramicheeseguite da artisti, poeti, scrittori edediche di personaggi famosi.<strong>Villa</strong><strong>Cambiaso</strong>dicembre 1954) sono: Albania,Andorra, Armenia, Austria,Azerbaijan, Bielorussia, Belgio,Bosnia-Herzegovina, Bulgaria,Croazia, Cipro, Repubblica Ceca,Danimarca, Estonia, Finlandia,Francia, Georgia, Germania,Grecia, Santa Sede, Ungheria,Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia,Liechtenstein, Lituania,Lussemburgo, Malta, Moldavia,Principato di Monaco, Montenegro,Norvegia, Paesi Bassi, Polonia,Portogallo, Regno Unito, Romania,Federazione Russa, San Marino,Serbia, Slovacchia, Slovenia,Spagna, Svezia, Svizzera, “RepubblicaIugoslava di Macedonia”,Turchia, Ucraina.CALICE LIGURE - MUSEO CASA DEL CONSOLELa Casa del Console venneedificata agli inizi del XIXsecolo su commissione di NicolòMassa (1842-1930) già console inUruguay, rientrato al suo paese diorigine per trascorrere l’ultimoperiodo della sua vita in ricchezza eserenità.Attualmente l’edificio è statoinserito fra i “tesori” da salvare dellaProvincia di Savona.Il progetto di restauro prevedeinterventi sulle parti esterne e sullecoperture, oggi fortementedanneggiati.Il Palazzo ospita nelle sale del pianonobile una raccolta di opere d’artecontemporanea che, iniziata neglianni ’80, si è andata arricchendograzie a diverse donazioni.E’ un piccolo gioiello nascosto in unangolo di Liguria non ancoraraggiunto dal grande flussoturistico.La raccolta comprende opere dei piùgrandi artisti che operarono neglianni ’70 e ’80 fra Albisola e CaliceLigure, dove si traferì nel 1964Emilio Scanavino e da quelmomento venne a formarsi unacolonia di pittori, scultori, galleristie critici d’arte.Fa parte del patrimonio una raccoltadi 100 pezzi formato cartolinarealizzati a partire dal 1980.Uno spazio del museo è destinato amostre temporanee che sisusseguono con una scadenza di tremesi circa ed ospitano proposte direspiro nazionale ed internazionale.


<strong>Villa</strong><strong>Cambiaso</strong> Anno X n°50 - Settembre 2008Musei3MUSEO DI ESO PELUZZIApertura sotto le stelle la notte del 28 giugno al Santuario di SavonaDentro quel magico spazio che èla piazza del Santuario, la seradel 28 giugno i savonesi hanno vissutoun mix di emozioni che resterànell’anima e negli occhi, arricchendotutti.Il saluto cordiale, gentile dellaSignora Donatella Ramello,Presidente dell’Ente promotore A.S. P. Opere sociali di N. S. diMisericordia, apre l’appuntamentocon la pittura di Eso Peluzzi e tracciabrevemente l’itertormentato dei trentanoveanni dellastoria infinita delladonazione, iniziatain data 10 marzo1969, delle ventiopere destinate aessere per sempre“nella sede dove ènata la mia ispirazione”,come precisavail pittore nelsuo testamento.Ringrazia quindi ifamiliari, le numeroseautorità presentie tutti gli attoridell’evento, felicementetradotto stasera,qui, sotto lestelle.FerdinandoMolteni, l’assessorealla cultura dellanostra città (che definisce“città paradossale”),ci ricordal’avvenimento dellaPinacoteca (realizzato), e gli altridue in fase di compimento:l’ampliamento della sezione dellanostra ceramica antica (tutta) e ilMuseo diocesano.Carlo Ruggeri, assessoreall’Urbanistica della RegioneLiguria, pone l’accentosull’intreccio storia-devozionearte;i due poli: il Duomo con il suonuovo museo e il Santuario con ilsuo rinnovato tesoro, un tutt’unocon la nuova sala Eso, che in questanotte d’incanto i savonesi sono quiper inaugurare: di Peluzzi, il pittoredell’umanità.L’ensemble cameristicodell’Orchestra sinfonica di Savona,con alle spalle la Fontanadell’Angelo del Ponsonelli... Noi,immersi nelle luci colorate (rosa,azzurro, verde) che la magia diCastagna Revelli proietta sullearchitetture della corte-teatro e lequinte d’alberi, regala un programmacon voci giovanidell’Accademia di perfezionamentodi canto lirico: direttore PaoloVaglieri. Si alternano OlgaBalashova, Arabella Cortese, AmyMcIntire, Myryam Newborn.Ascoltiamo un allegro di Vivaldi,L’aria agitata da due venti; Aria ditempesta di Händel; l’aria da cameraSe tu m’ami di Pergolesi; edall’opera “La serva padrona”,Stizzoso mio stizzoso. Torna Vivaldicon Vedrò l’alma dell’alma mia,dall’opera “Il Giustino”; tornaHändel con un’aria di invocazione eun’aria sacra, con violino concertatoFlammen de rose; e per finire,ancora Vivaldi, con un pezzo “rustico”,tra gli applausi della piazza straripante.Un po’ dopo le previste ore 23, ilI due ciechi (1924)olio su tela (102 x 109)taglio del nastro della sala EsoPeluzzi: è il momento atteso da tantianni che si fa realtà: qui, accanto alleventi opere donate, sono alcune altreacquisizioni, proprietà dell’AziendaOpere Sociali e del Comune, e altretratte da collezioni private in depositotemporaneo: in tutto trentaduepezzi preziosi.Il San Martino, la grande tela a olio(m 3 x 2) datata 1965, apre il percorso,che Pasquale e Luisa GabbariaMistrangelo Architetti associatihanno progettato, su una parte delgrande salone centrale al primo piano:spazio di centottanta metri quadridestinato a dormitorio prima, epoi alla ricreazione degli ospiti diieri (e tale resterà per gli ospiti di unlungo domani). Un allestimentomeditato, austero, di una grandesobrietà di volumi e di proporzioni;e di rapporti classicamente rigorosi,limpidi... Perfetta l’acustica, tuttol’arredo quasi claustrale, e perl’illuminazione il “tappeto volante”a quattro metri dall’ardesia del pavimento.Strutture in alluminio, binariper i faretti. Quattro pareti parallele(a tagliare e insieme a unire la lunghezzadel vano), cave, a nasconderetutte le necessarie apparecchiature,sono i supporti delle tele e deidisegni: più un piccolo vano per ivideo e una postazione multimedialeinterattiva, e due bellissime nicchie-gioiello.Il San Martino, la grande tela chericordo nella sala d’ingresso delpadiglione Noceti, ecco, dopo tantee tristi peripezie, salvato, restaurato,è qui! E il ritratto di sè nella figuradel povero che aiuta il santo a tagliareil mantello, ci accoglie; laggiù lesue amate Langhe; in primo piano lanetta natura morta del pane spezzato,le monete, le uova.Ordinatamente, cominciamo con ivecchi dell’ospizio, le bimbedell’orfanotrofio e le suore di sanVincenzo (i madunnin, e figgette, ecappellun-ne): carboncini, sanguigne,matite, anni 1923 e 1924. I dueciechi, 1924. Con commozione particolareecco il pittore Brilla inredingote rossa da re, 1941, e IlFiorito, in giallo acceso, 1930: li hoconosciuti, li ricordo sulla piazza;sono, con Leonin e gli altri, dentro lamia inquieta fanciullezza... Nelsecondo pannello: bozzetto, olio sutela, 1959, de I naufraghi, due internidell’ospizio su cartone, 1957 e1963, che Peluzzi dipinge nei suoiripetuti ritorni qui, al Santuario,dopo che dal 1948 si era trasferito aMontechiaro. Al centro della paretecampeggia il disegno in grande formato,a seppia, per il quadro omonimodei Cinque madunnin in conversazione,1959. Vicino è il pastello,1921, Il Rosario, studio per il quadroche diventerà, ed è, uno dei piùamati, con quella linea dei contornimarcata, tremula di sofferenza, dipartecipazione..., e due oli tra i piùpreziosi: Attorno alla stufa, 1920(prescelto per il manifesto e gli inviti)e La preghiera, datato 1963. Diseguito ecco Il ritorno dal cimitero,1923, il pastello-capolavoro, ritrattodella altera Vidua Feru (la santuarieseche ha fatto da modella) e i duestudi che saranno tradotti in affreschiper la Cassa di risparmio. Laminestra dei poveri, 1927 (il disegnoa matita e ilpastello a toni freddi)e i quattro piccolipaesaggi: oli sutavoletta: Case aVarigotti, La viaAurelia versoFinale, Paesaggiodelle Langhe, 1968....E mi tornano allamente i tanti altriscorci della terra,delle strade, dellecase, della costa edell’interno, inangolature, prospettive,luci, cromie:sempre diverse emozioni,testimoni direaltà perdute... E Ilcolle del Gigante,1923. L’itinerario siconclude con la celebrataimmaginedella nostra piazza,datata 1965:l’ultima delle suetante interpretazionidi questo temaprediletto, la più famosa tra tuttequelle disegnate, dipinte nel tempoda generazioni di savonesi e non, colsuo fascinoso silenzio o piene di pellegrini...Accanto c’è La nevicata,1947, alla quale lego le altre nevicate,nelle collezioni delle famiglieamiche: neve a Gressoney, neve aBardonecchia. Questa, 1947, che luicoglie dalla finestra del suo studio alpiano nobile del palazzoPallavicino, ha imbiancato la piazzetta,quella a semicerchio con laFilanda, il basso caseggiato officine,gli ippocastani che non esistonopiù...Ancora lui, come ci ha accoltoall’ingresso nella figura del poverocon San Martino, ci congeda col suoAutoritratto a Montechiaro (pastello,cm 93 x 64, anno 1924): sullosfondo il cimitero e la chiesa rilucenticontro il cielo fosco e le porzionidel paesaggio deserto, striati inallungate distese di tristi grigi e “negliocchi accesi c’è il grido della vitacontro le tenebre della morte”: dallostudio critico di Franco Dante Tiglioper il catalogo (adw.Editori,Savona, 2008), su cui tornerò conparticolare e personale coinvolgimento.Flavia Folco


4 Attualità - <strong>Mostre</strong> Anno X n°50 - Settembre 2008UN ESTREMO APPELLO DI BENEDETTO XVIRubrica di Ugo Piacentini con la collaborazione della scultrice Serena PiacentiniNel luglio scorso non si è forseprestata l’assoluta attenzioneche merita alle parole rivolte daBenedetto XVI ai membri del G8 riunitia Hokkhaido. Egli ha chiestoche “si adottino coraggiosamentetutte le misure necessarie per vincerei flagelli della povertà estrema,della fame, delle malattie,dell’analfabetismo che colpisconoancora tanta parte dell’umanità”.Sono 8,7 milioni i morti anno dopoanno per malnutrizione, 854 milionile persone che soffrono la fame, 16quelle che, ogni minuto nel mondo,muoiono di fame. Per non parlare dianalfabetismo, malattie ecc. Nonsolo ogni singolo cristiano nelmondo ma qualsiasi persona cheprende sul serio i valori della umanasolidarietà non dovrebbe dimenticarequel passo degli Atti degliApostoli 4,32-37; 5,l-ll –protagonistal’Apostolo Pietro– cui certamentesi è ispirato Benedetto XVI: “Lamoltitudine di coloro che eran venutialla fede aveva un cuore solo eun’anima sola e nessuno diceva suaproprietà quello che gli apparteneva,ma ogni cosa era fra loro comune.Con grande forza gli apostoli rendevanotestimonianza della resurrezionedel Signore Gesù e tutti essigodevano di grande stima. Nessunoinfatti era tra loro bisognoso perchéquanti possedevano campi o case livendevano, portavano l’importo diciò che era stato venduto e lo deponevanoai piedi degli apostoli; e poiveniva distribuito a ciascuno secondoil bisogno. Così Giuseppe,soprannominato dagli apostoliBarnaba, che significa figliodell’esortazione, un levita originariodi Cipro, che era padrone di uncampo, lo vendette e ne consegnòl’importo deponendolo ai piedidegli apostoli. Un uomo di nomeAnania con la moglie Saffira vendetteun suo podere e, tenuta per séuna parte dell’importo d’accordocon la moglie, consegnò l’altra partedeponendola ai piedi degli apostoli.Ma Pietro gli disse: «Anania, perchémai satana si è così impossessato deltuo cuore che tu hai mentito alloSpirito Santo e ti sei trattenuto partedel prezzo del terreno? Prima di venderlo,non era forse tua proprietà e,anche venduto, il ricavato non erasempre a tua disposizione? Tu nonhai mentito agli uomini ma a Dio».All’udire queste parole, Ananiacadde a terra e spirò. E un timoregrande prese tutti quelli che ascoltavano.Si alzarono allora i più giovanie, avvoltolo in un lenzuolo, lo portaronofuori e lo seppellirono.Avvenne poi che, circa tre ore più tardi,entrò anche sua moglie, ignaradell’accaduto. Pietro le chiese:«Dimmi: avete venduto il campo atal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto».Allora Pietro le disse: «Perché visiete accordati per tentare lo Spiritodel Signore? Ecco qui alla porta ipassi di coloro che hanno seppellitotuo marito e porteranno via anchete». D’improvviso cadde ai piedi diPietro e spirò. Quando i giovanientrarono, la trovarono morta e, portatalafuori, la seppellirono accantoa suo marito. E un grande timore sidiffuse in tutta la Chiesa e in quantivenivano a sapere queste cose”. (LASACRA BIBBIA, Versione ufficialeCEI, Roma 1999).“C’è da restare veramente impressionatidinanzi alla descrizione checi fanno gli Atti degli Apostoli circala vita comunitaria della Chiesa primitiva.«Tutti i credenti stavanoinsieme e tenevano ogni cosa in<strong>Villa</strong><strong>Cambiaso</strong>Busto di Benedetto esposto negliuffici della curia savonese eseguitodalla scultrice italo-tedesca SerenaPiacentini che vive e lavora a Savona.Si tratta di un busto in terracotta realizzatotra febbraio e marzo 2008 in occasionedella visita papale nella città ligure.comune» (Atti. 2,44). Non si trattavadi una trovata strumentale, escogitataper cementare la coesionedella giovane comunità diGerusalemme; piuttosto eral’espressione del «solo cuore» (Ibidem.4,32) che ispirava tutti i gestidei credenti, unificandoli nel cuorestesso di Gesù”. (Paolo VI,Messaggio di Quaresima del 1978).Jivan Camoirano si ripresenta a<strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> dopo due annidall’11 al 18 ottobre 2008; è passatopoco tempo e ha già sviluppato unatecnica sorprendente da potersi confrontarecon i grandi mestri, la suastrada è già segnata. Sta raggiungendoil suo sogno di potersi dedicaretotalmente alla pittura con la ricercadella sublime bellezza. L’esordiomusicale che lo aveva iniziato si èrinnovato con l’arte figurativa, linfavitale che lo porta a coesprimere sensazionitalvolta mistiche e surreali.Madonna PaganaJIVAN CAMOIRANOSecondo incontro artistico a <strong>Villa</strong> <strong>Cambiaso</strong> dall’11 al 18 ottobrePio VinteraOLD HouseGemelliJivan Camoirano dipinge il propriocammino, rendendo visibilitàall’itinerario di una ricerca chenon intende restare esclusivamenteimpressa sulla tela, ma da segnofarsi ethos, cioè etica ed estetica,categorie attraverso le quali l’autorevede realizzarsi l’unione tra i popoliche abitano le due parti in cui si dividel’intero pianeta: l’Oriente el’Occidente.L’amore per la propria terra di originee per quella di elezione si manifestaaltresì nel connubio di genti, diciviltà e di epoche delle quali sicoglie lo spirito nelle sue opere, lapittura si fa spettacolo di mondi inapparenza reali, ma reinventati inuna dimensione surreale. Spettacolodove la contaminazione tra etnie etra periodi storici diversi, ricca disuggestive cromie e di rimandi allegorici,sollecita in modo più suasivoe accattivante di quanto non sappianofare le parole, le pacifiche relazionitra i popoli. E quindi a farli rinascere,crescere, e progredire con unasola anima, pur mantenendo saldele differenze somatiche, caratteriali,di costume, e di fede che li contraddistinguono.Immagini di salvezza per i Cristianie di contemplazione per i Buddisti egli Induisti, sono inserite dal pittorenel contesto di paesaggi immersi inun’aura serena, dove i simboli religiosipiù emblematici, restano sfumatinel sottofondo, poiché ciò checonta e a cui perciò è dato rilievo, èla luce proveniente dall’alto, lasoprannaturale luce di Dio, con qualsiasinome Lo si voglia chiamare.È merito di questa appassionata edappassionante ricerca intellettuale,se ogni atto del dipingere di Jivanproduce emozioni di completezza,di benessere spirituale, di memoria,e se l’insieme delle emozioni chescaturiscono dalle sue opere, rivelala positiva proiezione del suo pensiero.Il pensiero di colui che, nellacompenetrazione di Oriente eOccidente, vede il raggiungimentodi quella stessa armonia già presente,e in costante sviluppo, nella suapropria personalità. Armonia intesacome fusione di bellezza e di verità,con cui celebrare in ogni quadro leidee di pace, di accordo, e gioia divita. Per Jivan Camoirano questafusione, oltre una regola d’arte, rappresentaun punto di riferimento danon perdere mai di vista per daresempre nuovi impulsi direzionalial proprio percorso pittorico di notevoleartista.Un imprescindibile punto di riferimento,come la Stella Polare lo è peri naviganti.Franca Maria Ferraris


<strong>Villa</strong><strong>Cambiaso</strong> Anno X n°50 - Settembre 2008<strong>Mostre</strong>5Beppe Rosso nasce a Torino 55anni fa, il 22 giugno 1953.Dopo un percorso di studio, prima alliceo artistico di Torino e poi allaFacoltà di Architettura del capoluogopiemontese, viene chiamato alservizio militare. Congedato dopopochi mesi per motivi di salute,torna in famiglia che nel frattemposi è trasferita prima a Monforte e poia Sanpeyre in Val Varaita. Nel 1996la abbandona per una vita di vagabondaggioche lo ha portato adapprodare nel 2000 a Finale Ligure,dove vive senza fissa dimora. Haesposto a Torino, Saluzzo equest’anno al Museo della Casa delConsole di Calice Ligure. Le sueopere partono da una solida figurazione,come a ricercare una basesicura per alleviare le incertezze e leprecarietà del vivere. La figurazioneè il punto di partenza da cui si apronouna molteplicità di strade, sperimentazioni,talvolta citazioni.Frequenti i richiami a Lucien Freud,Francis Bacon e Piero Manzoni.Dagli autoritratti allo specchio, allenature morte (e in questo caso sonomorte davvero!), fino ad una riproposizione“rustica” on the road dellapop-art, e a forme concettuali. Sonoi casi delle bottiglie di birra e dei giocatoridi calcio inglesi nel ‘36, alleOlimpiadi di Berlino. I supportidelle sue opere sono spesso di recupero:cartoni, ante di armadio, partidi mobili abbandonati che, oltre atestimoniare della sua continuaricerca di materiali a volte degradati,sono anche un segno di quella precarietàche solo la certezza della figurapotrà fermare almeno per un certoperiodo di tempo. Beppe Rosso èossessionato dalle trasformazioni edalle metamorfosi della materia, neosserva i processi degenerativi,anche quelli più sconvolgenti. E’ ilcaso della Gatta morta e della seriedelle nature morte, di agrumi e cavoliputrefatti che, lui stesso, ha chiamato“vegetal cerebral”. Le tecnichepittoriche sono miste e piuttostocomplesse; talvolta le opere –peraccentuarne il rapporto con il tempoBEPPE ROSSO A VILLA CAMBIASOMostra itinerante da Calice Ligure a Savona. Alda Fontana è lapromotrice della rassegna artistica, un’autentica mecenate della culturache tutto trasforma e degenera– vengonomesse a stagionare all’aperto,alla pioggia e alle intemperie; altrevolte vengono lavorate con le freccetteperché usate come bersaglio,col fine di smorzare la brillantezzadegli smalti. Beppe Rosso usa ilsegno della grafite, le matite coloratee gli smalti (la sua preferenza vacocciutamente alla marca Brignola)che qualche volta miscela con i coloriad olio. Frequente l’uso di una particolareforma di collage chel’artista definisce papin, ovvero quegliimpiastri che un tempo servivanoa lenire le affezione respiratorie.Carte leggere, fogli sottili di polietileneper alimenti usati con la tecnicadello “stencil” per specchiare e trasferiremacchie ombre o tratti da unluogo all’altro del suo spazio pittorico.Talvolta da un’opera all’altra. Lasua solida base figurativa, in molticasi (e sono le esperienze più profondee sofferte), viene deformata,si trasforma in altro. Alloral’autoritratto allo specchio assumele sembianze di un compagno di strada,di un incontro casuale; altrevolte la metamorfosi porta alla citazionedi opere di artisti amati.L’opera di Beppe Rosso è complessa,ricca di vari elementi. La parola,deformata nel suo particolare “gramelot”piemontese-anglo-occitanonon è sempre direttamente finalizzataad una sorta di titolazione ocommento dell’opera ma segue inveceil filo dei pensieri di quel momentocreativo e diventa una fatto poeticoautonomo. Le macchie, una sortadi tavolozza che resta dentro il quadro,quale spunto per opere successiveinformali che entrano ancorapiù nel profondo del sentire e rappresentanol’immagine dei pensieridell’artista. Ombre e spettri che vengonofissati e trasferiti con la tecnicadel “papin”. Infine, nonostante laprecarietà della sua esistenza,l’opera di Beppe Rosso non è certonaif ed è tutt’altro che sprovveduta.È un’opera ricca e intensa che vuoleancora misurarsi con il dipingere,con i segni, i colori e la parola.Claudio BuscagliaAlda Fontana


6 Astronomia Anno X n°50 - Settembre 2008<strong>Villa</strong><strong>Cambiaso</strong>LA DATA DELLA VISIONE DANTESCASeconda lezione di astronomia del professor Ideale Capasso, ex preside dell’Istituto Nautico di Savona3. - Posizione della Luna.La posizione della Luna è così indicata da Dante (Inf.XX, 124-129):Ma vienne ornai, che già tiene il confineD’amendue gli emisperi, e tocca Tonda,Sotto Sibilia, Caino e le spine.E già, iernotte, fu la Luna tonda:Ben ten dee ricordar, che non ti nocqueAlcuna volta per la selva fonda.La Luna in quel momento si trovava all’orizzontecomune a Gerusalemme ed al Purgatorio; quindi, mentretramontava per Gerusalemme, sorgeva per ilPurgatorio. Era, inoltre, trascorso più di un giorno dallaLuna piena, essendosi il plenilunio verificato nella notte cheDante aveva trascorso errando nella selva.L’ultima terzina indica dunque chiaramente che il viaggio dantescocomincia con un plenilunio. Lo stesso fatto è confermato in altro luogo(Purg. XXIII, 118-121), ove il Poeta, parlando con Forese, dopo unaccenno alla mala vita passata, dice, additando Virgilio:Di quella vita mi tolse costuiChe mi va innanzi, l’altr’ier, quando tondaVi si mostrò la suora di colui(E’1 Sol mostrai)...Il Moore ha creduto di interpretare il plenilunio in senso ecclesiastico enon astronomico. Ora, mentre quest’ultimo si addice bene alla naturalezzaed alla vivacità della descrizione poetica del fenomeno, il plenilunioecclesiastico o fittizio, invece, trova la sua giustificazione soltantonella convenienza di regole semplici nel computo della Pasqua, evitandoil ricorso a tavole astronomiche.Il Moore, in appoggio alla sua tesi, fornisce una giustificazione che,per il contenuto e la forma, è poco convincente : «Non dimentichiamo— egli dice — che Dante non intese compilare un trattato scientificoper specialisti di Astronomia, ma un poema destinato alla generalitàdei lettori di media cultura. Quindi io oso affermare che tutti 1 calcoliminuziosi di gradi e di minuti, fatti con tanta accuratezza dal DellaValle, dall’Antonelli e da altri per determinare le posizioni del Sole edella Luna sono stati inutilmente sprecati».D’accordo, col Moore, che Dante non intendesse compilare un trattatodi Astronomia, e d’accordo forse anche con l’ipotesi che le posizionidescritte non furono osservate, dal Poeta, all’epoca del viaggio; manulla esclude che tali posizioni siano state dedotte, anche anni dopo,dalle migliori tavole astronomiche.Le Tavole Alfornine erano allora assai in voga, e vi è pure chi sostieneche il Poeta si servisse dell’Almanacco di Profazio Giudeo.Del resto l’inconsistenza dell’ipotesi del plenilunio ecclesiastico sipuò arguire da un altro passo (Purg. X, 14-16) nel quale è detto che laLuna tramontò mentre per una fessura scavata nella pietra i Poeti salivanoal primo girone... pria lo scemo della LunaRigiunse al letto suo per ricorcarsi,Che noi fossimo fuor di quella cruna.L’istante qui indicato cade nella mattinata del quinto giorno del viaggio,più di due ore dopo il sorgere del Sole (Purg. IX, 44):E il Sole er’alto già più che due oree prima del mezzodì (XII, 80-81):...vedi che tornaDal servizio del dì l’ancella sesta.Ora, quattro o cinque giorni dopo il plenilunio astronomico, ossia neigiorni che precedono l’ultimo quarto, la Luna tramonta proprio nellamattinata, mentre se il plenilunio, col quale ha inizio il viaggio, fossequello ecclesiastico, che nel 1300 seguiva di circa 3 giorni il plenilunioastronomico, da quest’ultimo al quarto e quinto giorno del viaggiosarebbero trascorsi circa sette od otto giorni, e la Luna, trovandosidopo l’ultimo quarto, sarebbe tramontata in quel giorno dopo il mezzodì.Una conferma della fase nella quale era la Luna si trova in (Purg.XVIII, 78):Fatta come un secchion che tutto arda,immagine che ben si adatta alla forma che ha la Luna fra il plenilunioe l’ultimo quarto. E’ vero che alcuni codici inluogo di « secchion » leggono « scheggion », maquest’ultima lezione è meno accreditata.Nei versi successivi (79-81) è anclhe indicata la posizioneche la Luna aveva nello Zodiaco:E correa contra’l ciel, per quelle strade,Che il Sole infiamma allor che quel da RomaTra’ Sardi e’ Corsi il vede quando cade.La Luna «correa contra’l ciel», ossia in senso oppostoa quello del moto diurno della sfera, trovandosi in quellaparte dello Zodiaco nella quale si trova il Sole quandoda Roma è visto tramontare fra la Sardegna e la Corsica.Ciò avveniva, ai tempi di Dante, in ottobre, col Sole fra laBilancia e lo Scorpione. Dunque, anche la Luna, nel suo rapidomoto verso levante, attraversava quelle costellazioni.4.- Posizione di Venere.Passiamo ora a descrivere la posizione di Venere che, come vedremo,ha importanza fondamentale nella determinazione scientificadell’anno della Visione dantesca.Dante (Purg. I, 19-21) indica, in modo inequivocabile, la posizionedell’astro nei bellissimi versi:Lo bel pianeta che ad amar conforta,Faceva tutto rider l’oriente,Velando i Pesci ch’erano in sua scorta.Venere era, dunque, brillante astro del mattino, era il Lucifero degli antichiGreci, che sorge qualche ora prima del Sole; e si trovava nellacostellazione dei Pesci, le cui piccole stelle erano velate dalla sua intensaluce.In un altro passo (Purg. XXVII, 94-99), Dante, volendo indicare l’orain cui gli apparve Lia, scrive:Nell’ora, credo, che dall’orientePrima raggiò nel monte Citerea,Che di foco d’amor par sempre ardente,Giovane e bella in sogno mi pareaDonna vedere andar per una landa,Cogliendo fiori;...Citerea è Venere, da Citerà, l’isola presso la quale, secondo laMitologia, la dea nacque dalla spuma del mare. Non possono, perciò,esservi dubbi sul fatto che Venere era visibile ad oriente, al mattino.5.- Posizioni di Saturno e Marte.Beatrice (Par. XXI, 13-15) annunzia a Dante:Noi sem levati al settimo splendore, Che,sotto’l petto del Leone ardente Raggia momisto giù del suo valore.Saturno, il settimo pianeta dell’antico sistema di Tolomeo, appariva,visto dalla Terra, nel Leone.Una indicazione della posizione di Marte potrebbe forse trovarsi nelParadiso (XVI, 37-39), ove Cacciaguida dice che dall’epocadell’Incarnazione sino al dì della sua nascita :Al suo Leon, cinquecento cinquantaEtrenta fiate venne questo foco,A rinfiammarsi sotto la sua pianta.L’uso del verbo «venne» induce a ritenere che, anche all’epoca del viaggio,Marte si trovasse nel Leone.Nella Divina Commedia non si trova alcun accenno alle posizioni diMercurio’ e di Giove.Rammentate le posizioni descritte da Dante, passiamo ora ad esaminarele posizioni calcolate dall’Angelitti. La esattezza di queste ci vienegarantita dalla ben nota competenza dell illustre astronomo e dalle indicazioniche egli stesso ci dà sulle tavole astronomiche e sui metodi dicalcolo che ha usato.E’ disponibile su richiesta la versione integrale del testo


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