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el caballero de la orden de santiago salvatore ... - Página de inicio

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204 Il cavaliere di Santiago Salvatore Aymerich e Pietro Cavaro ...Alessandra Pasoliniintorno al venerato simu<strong>la</strong>cro ligneo d<strong>el</strong> Crocifisso <strong>de</strong>tto di Nico<strong>de</strong>mo 57 .Messo da parte il tradizionale fondo oro,Pietro utilizza <strong>la</strong>rghe aperture paesistiche; n<strong>el</strong>l’aureo<strong>la</strong> d<strong>el</strong> Santo invece in un’esuberanza ornamentale si succedonoben dieci diverse cornici con motivi, a punzone o incisi, a cane corrente, a p<strong>el</strong>te stilizzate, a on<strong>de</strong> e volutecon foglie d’acanto, a c<strong>la</strong>ssicistici girali con pampini d’uva, a triangolino e archetti (Figs. 16-17).Unanimamente gli studiosi hanno sempre rilevato <strong>la</strong> compresenza di Pietro e Mich<strong>el</strong>e n<strong>el</strong><strong>la</strong> fase d’impiantodisegnativo e di stesura cromatica d<strong>el</strong> Retablo di Su<strong>el</strong>li (1533-35 ca) (Fig. 18), insieme al<strong>la</strong> partecipazione di altriaiuti di bottega. I dati emersi dalle indagini diagnostiche hanno evi<strong>de</strong>nziato che il disegno preparatorio non è diun’unica mano. Pietro avrebbe disegnato <strong>la</strong> maggior parte d<strong>el</strong>le tavole, in partico<strong>la</strong>re il S. Pietro papa ed il serventeal<strong>la</strong> sua <strong>de</strong>stra che regge il libro, <strong>la</strong> figura di S. Paolo, gli scomparti con il Quo Vadis? e <strong>la</strong> Liberazione di S.Pietro: il disegno, sempre molto preciso e <strong>de</strong>ttagliato, marca a penn<strong>el</strong>lo i contorni d<strong>el</strong>le vesti mentre segna a tratteggioparall<strong>el</strong>o o incrociato le ombre e le sfumature <strong>de</strong>gli incarnati; <strong>la</strong> stesura pittorica segue fed<strong>el</strong>mente il disegno,tranne qualche rara eccezione. E’ interessante notare che a distanza di quindici anni, tanto intercorre dalRetablo di Vil<strong>la</strong>mar, le caratteristiche d<strong>el</strong> disegno di Pietro rimangono invariate.In questo retablo Pietro utilizza <strong>la</strong> foglia d’oro ma anche i drappi d’onore tesi dietro le figure <strong>de</strong>i santi: damascobianco per S. Paolo, ver<strong>de</strong> per S. Giorgio di Su<strong>el</strong>li, dove riappare il motivo “al<strong>la</strong> m<strong>el</strong>agrana” entro maglie ogivali,per S. Pietro in cattedra, invece, un tessuto scuro su cui spiccano in oro losanghe racchiu<strong>de</strong>nti fioriquadripetali, motivo riproposto nei fondi aurei <strong>de</strong>gli scomparti <strong>la</strong>terali in basso, simili a qu<strong>el</strong>li d<strong>el</strong> S. Agostino incattedra.Recentemente è stato reso noto il documento di commissione n<strong>el</strong> 1535 di un retablo scultoreo in a<strong>la</strong>bastroe legno per <strong>la</strong> cattedrale di Oristano da parte d<strong>el</strong>l’arcivescovo e <strong>de</strong>i canonici, d<strong>el</strong> po<strong>de</strong>stà e <strong>de</strong>i consiglieri civici 58 ;l’opera doveva rappresentare <strong>la</strong> Vergine e gli Apostoli. Un <strong>el</strong>emento di gran<strong>de</strong> interesse è <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione diPietro Cavaro con lo scultore barc<strong>el</strong>lonese Jaume Rigalt (esperto n<strong>el</strong>l’intaglio d<strong>el</strong><strong>la</strong> pietra e d<strong>el</strong> legno, noto peraver <strong>la</strong>vorato in Catalogna e in Aragona, dove è documentato tra il 1537 ed il 1574, anno d<strong>el</strong><strong>la</strong> morte): il rapportotra i due artisti non solo dà concretezza all’ipotesi che Pietro abbia ospitato n<strong>el</strong><strong>la</strong> sua bottega stampacinaaltri artisti, iberici e italiani, ma ci fa capire anche come i suoi legami con l’ambiente artistico barc<strong>el</strong>lonese fosserosempre forti. Non è dato sapere se il progetto sia mai stato realizzato perchè l’antica cattedrale fu ammo<strong>de</strong>rnatan<strong>el</strong> corso d<strong>el</strong> Settecento, in partico<strong>la</strong>re il presbiterio 59 , e due anni dopo il contratto erano già scomparsi siamons. Pujacons che il pittore sardo. Presso il duomo oristanese si conservano alcune statue in legno intagliato epolicromato, residui <strong>el</strong>ementi di un gruppo d<strong>el</strong> XVI secolo, raffigurano otto Apostoli di piccole dimensioni: seduti,in attitudini diverse, hanno volti estatici o atteggiati a stupore. Non vi è certezza se queste statuette appartenesseroal retablo progettato da Pietro e scolpito da Rigalt ma a favore di questa ipotesi va l’espressività <strong>de</strong>i volti<strong>de</strong>gli otto santi, raffigurati con le bocche socchiuse in cui si vedono i <strong>de</strong>nti, caratteristica che ritroviamo in molti<strong>la</strong>vori di Pietro Cavaro 60 .Ancora sostanzialmente inedito il “restauro” compiuto da Pietro, in col<strong>la</strong>borazione forse con Mich<strong>el</strong>e, sul<strong>la</strong>Madonna col Bambino (Cagliari, Museo d<strong>el</strong><strong>la</strong> Chiesa di S. Eu<strong>la</strong>lia) (Fig. 19) 61 . L’immagine <strong>de</strong>vozionale, opera diun ignoto seguace di Duccio attivo ai primi d<strong>el</strong> Trecento 62 , fu ridipinta ai primi d<strong>el</strong> ‘500 n<strong>el</strong><strong>la</strong> Bottega di Stampace,dove fu aggiornata iconograficamente: in partico<strong>la</strong>re furono modificati il v<strong>el</strong>o e <strong>la</strong> manica d<strong>el</strong><strong>la</strong> Vergine, ilvolto e <strong>la</strong> veste d<strong>el</strong> Bambino, <strong>la</strong> posizione d<strong>el</strong>le mani di madre e figlio, ornando il fondo oro con maglie a losangaracchiu<strong>de</strong>nti fiori quadripetali cruciformi di gusto tardogotico, analoghi a qu<strong>el</strong>li presenti n<strong>el</strong> S. Agostino incattedra. Come si è <strong>de</strong>tto, è possibile riscontrare questa ornamentazione sulle aste di croci, pastorali e bordoniprocessionali in argento di produzione cagliaritana d<strong>el</strong> XVI secolo.Le ultime notizie documentarie su Pietro lo ricordano n<strong>el</strong> 1536 possessore di un terreno a Cagliari, in localitàMuntò d<strong>el</strong>s ju<strong>de</strong>us, che verrà rivenduto dopo <strong>la</strong> sua morte. Per quanto concerne <strong>la</strong> sua attività <strong>la</strong>vorativa, il4 maggio 1537 Pietro riceve il saldo per un retablo per <strong>la</strong> chiesa di Nurri (perduto) e l’incarico per <strong>la</strong> pa<strong>la</strong> d’altared<strong>el</strong><strong>la</strong> cattedrale di Iglesias, che aveva cominciato ad enguixar ma che, rimasta incompiuta, viene riaffidata l’annodopo al figlio Mich<strong>el</strong>e e ad Antioco Mainas 63 . Anche se non conosciamo <strong>la</strong> data di morte di Pietro Cavaro,possiamo circoscriver<strong>la</strong> tra il 4 ed il 7 d<strong>el</strong> mese di maggio 1537. Curatori testamentari sono il canonico AntonioCavaro Pintor, suo frat<strong>el</strong>lo, poi vescovo di Bosa, e il mercante Andrea Orrù, suo cognato.Stupisce che n<strong>el</strong>le ricognizioni archivistiche non siano finora emersi nomi di battiloro e doratori, attivi in Sar<strong>de</strong>gnan<strong>el</strong> XV e XVI secolo; al momento è un’eccezione il battiloro Gero<strong>la</strong>mo d<strong>el</strong><strong>la</strong> Porta, che n<strong>el</strong> 1544 ven<strong>de</strong> unterreno a Mich<strong>el</strong>e Cavaro 64 .Sorge quindi il dubbio che gli anonimi e abili doratori che hanno col<strong>la</strong>borato con Pietro e <strong>la</strong> sua bottegavadano ricercati tra gli argentieri e gli orefici, riuniti insieme agli altri <strong>la</strong>voratori <strong>de</strong>i metalli n<strong>el</strong><strong>la</strong> Confraternita diS. Eligio (S. Aloy) sia a Cagliari, come ad Alghero e a Sassari. Per il Quattrocento giunge ad analoghe conclusio-QUINTANA Nº8 2009. ISSN 1579-7414. pp. 173-211

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