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Jan Fabre From the Feet to the Brain - Kunsthaus Bregenz

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Da un balcone di legno ispira<strong>to</strong> a una tipica scala fiamminga <strong>Fabre</strong><br />

dirige lo sguardo del visita<strong>to</strong>re su un campo di battaglia fuori dal<br />

tempo, dove quattro trincee conducono a un grande cratere.<br />

In ques<strong>to</strong> cratere scopriamo la testa scorticata di un gigante. Su<br />

questa testa poggia il piede l’artista, che si presenta come un<br />

lillipuziano inten<strong>to</strong> a farsi strada scavando nel cervello del gigante.<br />

In ques<strong>to</strong> modo scopre sia la fisionomia strutturale della faccia<br />

che la terra incognita del cervello. Mentre il sesso rappresenta<br />

la forza creativa dell’artista, il cervello è il luogo dove questa<br />

avviene. Per ques<strong>to</strong> per lui il cervello è la parte più sexy del corpo.<br />

Mol<strong>to</strong> della mia opera ha a che<br />

fare con la guerra e la strategia,<br />

con la divisione e la violazione<br />

dello spazio, la penetrazione del<br />

paesaggio e del corpo(...) È quasi<br />

un riferimen<strong>to</strong> al teatro della<br />

guerra (...) Qualcosa che abbiamo<br />

perso viene riporta<strong>to</strong> alla luce,<br />

rivela<strong>to</strong> dalla guerra. Scavo nella<br />

morte per riscoprire il futuro e<br />

la vita.<br />

Vedo quest’opera nella tradizione<br />

dell’au<strong>to</strong>ritrat<strong>to</strong> dell’artista. Molte<br />

delle mie opere par<strong>to</strong>no dalla<br />

domanda: chi sono, che faccio, e<br />

in che modo sta cambiando il mio<br />

corpo? Se si vuole cambiare il<br />

mondo bisogna cominciare da se<br />

stessi. Se si vuole esplorare il<br />

mondo, bisogna cominciare esplorando<br />

se stessi. Per ques<strong>to</strong> spesso<br />

uso l’immagine del mio corpo.<br />

<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong>, in occasione di una visita guidata<br />

per il team del KUB, 2008

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