Jan Fabre From the Feet to the Brain - Kunsthaus Bregenz
Jan Fabre From the Feet to the Brain - Kunsthaus Bregenz
Jan Fabre From the Feet to the Brain - Kunsthaus Bregenz
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La Biennale di Venezia<br />
53. Esposizione Internazionale d’Arte<br />
KUB 09<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong><br />
<strong>From</strong> <strong>the</strong> <strong>Feet</strong> <strong>to</strong> <strong>the</strong> <strong>Brain</strong><br />
06 | 06 | – 20 | 09 | 2009<br />
Italiano
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong><br />
Het <strong>to</strong>ekomstige hart van<br />
barmhartigheid voor mannen<br />
en vrouwen | 2008<br />
Il futuro cuore compassionevole<br />
per uomini e donne.<br />
Tutte le immagini delle installazioni:<br />
<strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
La nuova serie di opere di <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> “<strong>From</strong> <strong>the</strong> Cellar <strong>to</strong> <strong>the</strong> Attic –<br />
<strong>From</strong> <strong>the</strong> <strong>Feet</strong> <strong>to</strong> <strong>the</strong> <strong>Brain</strong>”, realizzata per il <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong> nel<br />
2008, ha rappresenta<strong>to</strong> un passo mol<strong>to</strong> importante nello sviluppo<br />
dell’artista. Con cinque tableaux sculturali, ciascuno dei quali<br />
riempie un’intera stanza, <strong>Fabre</strong> ha crea<strong>to</strong> un mitico mondo di orrore,<br />
bellezza e metamorfosi oscillante tra sogno e realtà che sarebbe<br />
inimmaginabile in termini artistici convenzionali. I cinque livelli<br />
dell’installazione, che ripetendo lo schema del corpo umano prendono<br />
in presti<strong>to</strong> i suoi ti<strong>to</strong>li metaforici da varie parti del corpo stesso –<br />
partendo dai piedi alla base per fi nire con il cervello al livello superiore<br />
– creano un Gesamtkunstwerk, ovvero un'opera d'arte <strong>to</strong>tale, di<br />
misteriosa complessità.<br />
Grazie alla cooperazione tra la Galleria d’Arte Moderna e Con-<br />
temporanea di Bergamo (GAMeC), lo Studio <strong>Fabre</strong> e il <strong>Kunsthaus</strong><br />
<strong>Bregenz</strong> (KUB), <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> sarà in grado di esibire i cinque tableaux<br />
sculturali alla 53. Biennale di Venezia, dando così ad un largo pubblico<br />
internazionale la possibilità di riscoprire questa sua opera d'arte <strong>to</strong>tale.
04 05<br />
Con la sua installazione “<strong>From</strong> <strong>the</strong> <strong>Feet</strong> <strong>to</strong> <strong>the</strong> <strong>Brain</strong>”, <strong>Fabre</strong> riflette<br />
sulle regole artistiche della sua opera e sui limiti della sua precedente<br />
attività, i cui principi di base possono essere così riassunti:<br />
1) la coscienza della forza delle immagini del reale scoperta nei pit<strong>to</strong>ri<br />
fiamminghi, successivamente elaborata tramite la forza visiva di<br />
performances e teatro e finalmente emersa sot<strong>to</strong> forma di tableaux<br />
sculturali; 2) l’estrema concentrazione sul corpo come pun<strong>to</strong> di cristallizzazione<br />
tra vita e morte, tra agonia ed appagamen<strong>to</strong>; 3) l’attrazione<br />
per l’inset<strong>to</strong> in quan<strong>to</strong> simbolo della metamorfosi, sogget<strong>to</strong> di intense<br />
ricerche e importante materiale per disegni, per oggetti e per<br />
installazioni grandi quan<strong>to</strong> un’intera parete o un’intera stanza; 4) la<br />
costante applicazione del principio meccanico, au<strong>to</strong>matico, in tutte<br />
le attività artistiche, un principio risalente alla scoperta del corpo e<br />
del comportamen<strong>to</strong> degli insetti; 5) la passione per immagini speculari<br />
e raddoppiate, pun<strong>to</strong> di partenza per numerose opere.<br />
“I piedi”, “Il sesso”, “La pancia”, “Il cuore” e “Il cervello”: questi<br />
i cinque elementi nuovamente rappresentati nei padiglioni dell’Arsenale,<br />
ognuno dei quali ha una sua particolare, travolgente esperienza<br />
visiva. Mai prima d’ora <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> aveva elet<strong>to</strong> con tale radicalità il<br />
corpo a motivo principale sia della composizione complessiva che<br />
delle singole parti di un’opera. Nel <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong> le sculture<br />
sono state arrangiate verticalmente; qui saranno disposte in senso<br />
orizzontale. Con l’interpretazione pit<strong>to</strong>rica del tema, <strong>Fabre</strong> esaurisce<br />
tutte le possibilità artistiche intrinseche alla sua opera e si concentra<br />
sul tema forse predominante nella sua produzione: il proprio corpo.<br />
“<strong>From</strong> <strong>the</strong> <strong>Feet</strong> <strong>to</strong> <strong>the</strong> <strong>Brain</strong>” ci mostra la visione ideale della vita<br />
elaborata dall’artista e rivela in modo più chiaro che mai quell’anacronismo<br />
artistico volutamente scel<strong>to</strong> che determina la sua particolarità<br />
artistica, che a volte è stata anche mal interpretata.<br />
Nel 1978 <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> (na<strong>to</strong> nel 1958 ad Antwerpen, Belgio) eresse nel<br />
giardino della sua casa paterna una tenda, che per lungo tempo gli<br />
servì da stanza da let<strong>to</strong>, labora<strong>to</strong>rio, studio, luogo di ritiro ed universo<br />
priva<strong>to</strong>. Quest’opera inti<strong>to</strong>lata “De Neus/Neuslabora<strong>to</strong>rium” (Il naso/<br />
Il labora<strong>to</strong>rio del naso) può essere considerata il nucleo originario<br />
della sua produzione artistica. Il labora<strong>to</strong>rio si compone di tre aste, di<br />
un lenzuolo getta<strong>to</strong>vi sopra, di una scrivania bassa, di una cartella<br />
di cuoio blu, di un assortimen<strong>to</strong> di bottiglie contenenti tinture ed<br />
insetti e di un microscopio. All’interno c’è appena spazio per una<br />
persona. Ispira<strong>to</strong> dalla passione del bisnonno, il famoso en<strong>to</strong>mologo<br />
Jean-Henri <strong>Fabre</strong>, qui tut<strong>to</strong> a prima vista sembra girare in<strong>to</strong>rno al<br />
me<strong>to</strong>do sistematico della ricerca sugli insetti, al modo di ucciderli,<br />
puntarli con spilli, conservarli e catalogarli.<br />
La Biennale di Venezia | KUB 09 <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong>
La tenda si trasformò pres<strong>to</strong> in un piccolo studio. Da allora in poi, il<br />
terri<strong>to</strong>rio in cui <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> si è sempre mosso è l’area nera popolata<br />
dalle creature estinte: un’astrazione che permette agli istinti di vivere<br />
liberamente le loro ossessioni. La tenda rappresenta non solo uno<br />
spazio protettivo, ma è anche un archetipo di rischio, di minaccia e di<br />
perdita che incarna la solitudine dell’artista. Se lo sguardo verso<br />
l’esterno non riesce ad intensificare la propria percezione delle cose<br />
del mondo, c’è però sempre quel sentiero parallelo che conduce<br />
verso l’imperscrutabile pozzo interno, fat<strong>to</strong> di sogni e di visioni, in<br />
cui rifugiarsi.<br />
In questi anni <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> ha completa<strong>to</strong> una serie di disegni,<br />
pubblicati nel suo “Libro degli Insetti” del 1990. Uno di questi disegni<br />
indica la direzione che l’opera di <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> avrebbe preso. Il foglio di<br />
carta di forma<strong>to</strong> DIN A5 è nero, con soltan<strong>to</strong> una piccola sezione<br />
bianca, nella quale si può leggere la parola “L’instinct”. Sul margine<br />
in al<strong>to</strong> è sta<strong>to</strong> scrit<strong>to</strong> a mano „zwarte neon in nachtelijk grondgebied“<br />
(luce al neon nera in terri<strong>to</strong>rio notturno). Nel terzo inferiore del foglio<br />
campeggiano due nasi che formano una sorta di tenda, “tentje von<br />
neuzen door nchtelijk grondgebied” (piccola tenda di nasi in terri<strong>to</strong>rio<br />
notturno). Il nero estingue tut<strong>to</strong> ciò che è sta<strong>to</strong>, apre lo spazio<br />
all’istin<strong>to</strong> ed ai sogni. Non è un caso che la tenda sia composta da<br />
due nasi – se non ci si può più fidare dei propri occhi, si farà affidamen<strong>to</strong><br />
sul naso.<br />
Due anni prima di erigere la sua tenda, <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> era anda<strong>to</strong> a<br />
Bruges, dove aveva scoper<strong>to</strong> i pit<strong>to</strong>ri fiamminghi. Per <strong>Fabre</strong> però il<br />
pun<strong>to</strong> non era guardare a lungo le loro opere per poi essere in grado<br />
di comprenderne tutti i misteri. Anzi, capovolse la relazione tradizionale<br />
tra spetta<strong>to</strong>re e opera: non è solo lui che guarda l’opera, ma è<br />
anche l’opera a guardare lui. <strong>Fabre</strong> fu così travol<strong>to</strong> dal modo diret<strong>to</strong><br />
con cui i pit<strong>to</strong>ri fiamminghi rappresentavano il corpo, cioè il corpo<br />
sofferente e <strong>to</strong>rtura<strong>to</strong>, che – come afferma lui stesso – da allora in poi<br />
la body art e la performance sono diventati gli elementi principali del<br />
suo lavoro.<br />
Ques<strong>to</strong> concet<strong>to</strong> del corpo, su cui pesa l’idea della sot<strong>to</strong>missione<br />
al pericolo e infine anche alla morte, soprattut<strong>to</strong> nel teatro di<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> è affianca<strong>to</strong> dall’immagine di un corpo fat<strong>to</strong> di muscoli,<br />
di sforzo e concentrazione e controlla<strong>to</strong> dalla volontà. Come insetti<br />
che non cessano di muoversi verso una fonte di luce fino a stancarsi<br />
e a morire, i danza<strong>to</strong>ri del suo teatro si muovono nello spazio ermetico<br />
simile a una sca<strong>to</strong>la del palcoscenico, lo riempiono dello stacca<strong>to</strong><br />
regolare dei loro movimenti.<br />
Eckhard Schneider, General Direc<strong>to</strong>r of <strong>the</strong> PinchukArtCentre, Kiev
La pancia
La pancia<br />
Ik heb een stuk van het plafond van<br />
het koninklijk paleis moeten uitbreken<br />
omdat er iets uitgroeide | 2008<br />
Ho butta<strong>to</strong> giù una parte del soffit<strong>to</strong><br />
del Palazzo Reale perché vi è spunta<strong>to</strong><br />
qualcosa<br />
<strong>Fabre</strong> ha copia<strong>to</strong> una parte dell’installazione permanente fatta per<br />
la Sala degli Specchi del Palazzo Reale di Bruxelles. Per quella<br />
installazione <strong>Fabre</strong> aveva coper<strong>to</strong> il soffit<strong>to</strong> della stanza con più<br />
di un milione di ali di coleottero buprestide. Prima dell’interven<strong>to</strong> di<br />
<strong>Fabre</strong>, la decorazione della stanza era dedicata a Leopoldo II e alle<br />
sue imprese nel Congo, una ex-colonia belga. Per dare un nuovo<br />
impulso a questa installazione permanente realizzata nel 2001,<br />
<strong>Fabre</strong> “rompe” una parte del soffit<strong>to</strong>, perché qualcosa – la S<strong>to</strong>ria,<br />
rappresentata da un uomo nero (congolese) – cerca di uscirne.<br />
Capovolgendo questa parte del soffit<strong>to</strong>, ha crea<strong>to</strong> una monumentale<br />
installazione di 10 metri per 10.<br />
Colleziono degli insetti, li conservo<br />
in sca<strong>to</strong>lette d’argen<strong>to</strong>, ogni<br />
tan<strong>to</strong> li cambio, perché possano<br />
assumere nuove funzioni:<br />
l’inset<strong>to</strong> come qualcosa che<br />
sopravvive, l’inset<strong>to</strong> come<br />
camaleonte. L’inset<strong>to</strong> come il più<br />
antico ma anche più moderno<br />
computer (...) Forse la bellezza<br />
non è altro che l’effimera eternità<br />
di tutte le diffi coltà e di tutti i dolori.<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> intervista<strong>to</strong> da <strong>Jan</strong> Hoet e<br />
Hugo de Greef, Ostfildern 1994;<br />
“Kritisches Lexikon der Gegenwartskunst”<br />
Se qualcuno mi chiede se per me<br />
sia più importante l’arte figurativa<br />
o l’arte drammatica, è come se<br />
mi chiedesse se sia più importante<br />
per me il cuore o il cervello.<br />
Come artista ho sempre scel<strong>to</strong> il<br />
medium più adat<strong>to</strong> a esprimere<br />
ciò che va espresso“.<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> nell’edizione online del giornale<br />
“Salzburger Nachrichten”, 26 luglio 2007
I piedi<br />
Schuilkelder-atelier voor<br />
de kustenaar-krijger | 2009<br />
Studio/rifugio per gli<br />
artisti-guerrieri<br />
Nello scantina<strong>to</strong> si trovava il<br />
mio labora<strong>to</strong>rio, un terri<strong>to</strong>rio<br />
dove a nessuno era permesso<br />
entrare, e dove ho fat<strong>to</strong> cose<br />
che non potevo fare altrove.<br />
Era una situazione di ricerca.<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong>, in occasione di una visita<br />
guidata per il team del KUB, 2008<br />
<strong>Fabre</strong> ha crea<strong>to</strong> uno studio/rifugio basa<strong>to</strong> su diversi modelli di<br />
pensiero da lui ideati negli anni 90.Lo studio/rifugio (un cubo di<br />
cemen<strong>to</strong>) è costitui<strong>to</strong> da un ingresso, da una stanza aperta al<br />
pubblico e dallo studio segre<strong>to</strong> dell’artista. Nell’ingresso, cioè nel<br />
corridoio che conduce verso la stanza aperta al pubblico, <strong>Fabre</strong><br />
presenta tre lampade che pendono dal soffit<strong>to</strong> e che si riferiscono<br />
al battesimo, il lavacro spirituale di Cris<strong>to</strong>. Nella stanza aperta al<br />
pubblico l’artista ha messo sette vasche da bagno fatte di latta di
colore blu e due “gambe di cervello” che pendono dal soffit<strong>to</strong>. Le<br />
vasche da bagno rappresentano un luogo rituale di purificazione,<br />
ma sono anche un riferimen<strong>to</strong> all’insonnia dell’artista, che le utilizza<br />
come una specie di sarcofago, dove si rilassa per poi poter disegnare<br />
e lavorare. “Le gambe di cervello” invece rappresentano la memoria<br />
dei piedi, i piedi come cervello. Lo spazio segre<strong>to</strong> è uno studio<br />
riempi<strong>to</strong> di munizioni e di materiale organico sperimentale. Ques<strong>to</strong><br />
è il labora<strong>to</strong>rio dell’artista, un luogo in cui nascondersi a lavorare.
Il sesso<br />
Fontein van de wereld<br />
(als jonge kunstenaar) | 2008<br />
Fontana del mondo<br />
(come giovane artista)
Le mie opere hanno il proposi<strong>to</strong><br />
di eccitare il visita<strong>to</strong>re. L’opera<br />
intende stimolare, sedurre lo<br />
spetta<strong>to</strong>re per trasportarlo a<br />
un altro livello. Gli può far sentire<br />
la sua solitudine, ma anche<br />
commuoverlo. (...) Sono un<br />
servi<strong>to</strong>re della bellezza.<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong>,in occasione di una visita<br />
guidata per il team del KUB, 2008<br />
Per <strong>Fabre</strong> quest’installazione rappresenta il sesso e quindi la forza<br />
della sua potenzialità creativa. L’artista presenta se stesso come<br />
giovane uomo che giace su un let<strong>to</strong> fat<strong>to</strong> di 150 lapidi e fa mostra<br />
d’una erezione permanente. Qui l’uomo simboleggia una fontana<br />
che eiacula permanentemente un liquido simile a sperma. Le scritte<br />
sulle lapidi su cui giace corrispondono a nomi di insetti, che però<br />
ricordano i nomi di artisti, di filosofi e di scrit<strong>to</strong>ri che secondo <strong>Fabre</strong><br />
sono o saranno parte della s<strong>to</strong>ria del mondo. In un cer<strong>to</strong> qual modo<br />
l’artista si circonda di amici che lo sostengono e lo influenzano in<br />
senso spirituale ed artistico. L’installazione fa parte di una serie di<br />
au<strong>to</strong>ritratti, nei quali <strong>Fabre</strong> scopre ed esplora i liquidi del corpo,<br />
come ha già fat<strong>to</strong> nei disegni realizzati con sangue, sperma, lacrime<br />
e urina. In<strong>to</strong>rno a quest’installazione sono appesi i disegni giovanili<br />
“La fontana del mondo”, i quali sono valsi da modello di pensiero<br />
per quest’opera.
Da un balcone di legno ispira<strong>to</strong> a una tipica scala fiamminga <strong>Fabre</strong><br />
dirige lo sguardo del visita<strong>to</strong>re su un campo di battaglia fuori dal<br />
tempo, dove quattro trincee conducono a un grande cratere.<br />
In ques<strong>to</strong> cratere scopriamo la testa scorticata di un gigante. Su<br />
questa testa poggia il piede l’artista, che si presenta come un<br />
lillipuziano inten<strong>to</strong> a farsi strada scavando nel cervello del gigante.<br />
In ques<strong>to</strong> modo scopre sia la fisionomia strutturale della faccia<br />
che la terra incognita del cervello. Mentre il sesso rappresenta<br />
la forza creativa dell’artista, il cervello è il luogo dove questa<br />
avviene. Per ques<strong>to</strong> per lui il cervello è la parte più sexy del corpo.<br />
Mol<strong>to</strong> della mia opera ha a che<br />
fare con la guerra e la strategia,<br />
con la divisione e la violazione<br />
dello spazio, la penetrazione del<br />
paesaggio e del corpo(...) È quasi<br />
un riferimen<strong>to</strong> al teatro della<br />
guerra (...) Qualcosa che abbiamo<br />
perso viene riporta<strong>to</strong> alla luce,<br />
rivela<strong>to</strong> dalla guerra. Scavo nella<br />
morte per riscoprire il futuro e<br />
la vita.<br />
Vedo quest’opera nella tradizione<br />
dell’au<strong>to</strong>ritrat<strong>to</strong> dell’artista. Molte<br />
delle mie opere par<strong>to</strong>no dalla<br />
domanda: chi sono, che faccio, e<br />
in che modo sta cambiando il mio<br />
corpo? Se si vuole cambiare il<br />
mondo bisogna cominciare da se<br />
stessi. Se si vuole esplorare il<br />
mondo, bisogna cominciare esplorando<br />
se stessi. Per ques<strong>to</strong> spesso<br />
uso l’immagine del mio corpo.<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong>, in occasione di una visita guidata<br />
per il team del KUB, 2008
Il cervello<br />
In de loopgraven van het brein<br />
als kunstenaar-lilliputter | 2008<br />
Nelle trincee del cervello come<br />
artista-lillipuziano
Il cuore<br />
Het <strong>to</strong>ekomstige hart van<br />
barmhartigheid voor mannen<br />
en vrouwen | 2008<br />
Il futuro cuore compassionevole<br />
per uomini e donne<br />
Credo nell’immaginario. Credo in<br />
ciò che non esiste ancora. Forse<br />
la bellezza e l’arte possono guarire<br />
le ferite nei nostri cuori, causate<br />
dalle guerre nelle nostre teste.<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> intervista<strong>to</strong> da <strong>Jan</strong> Hoet e<br />
Hugo de Greef, 1994;<br />
“Kritisches Lexikon der Gegenwartskunst”<br />
Per questa installazione poetica <strong>Fabre</strong> ha usa<strong>to</strong> 3000 ossa umane e<br />
dieci teschi realizzati in vetro di Murano per creare due altari situati<br />
uno davanti all’altro. Alcune di queste ossa e di questi teschi sono<br />
dipinti con inchiostro da biro di colore blu – un riferimen<strong>to</strong> diret<strong>to</strong><br />
alle vasche da bagno nello studio/rifugio. Il colore blu rappresenta<br />
l’ora blu, il momen<strong>to</strong> mistico in cui gli animali notturni si met<strong>to</strong>no a<br />
dormire e gli animali diurni si svegliano. Su uno di questi due altari/<br />
sarcofagi <strong>Fabre</strong> presenta un cuore maschile chiuso. Sull’altro si<br />
trova un cuore femminile mol<strong>to</strong> più piccolo ed elegante, aper<strong>to</strong>. Questi<br />
cuori sono composti da un mosaico di ossa umane e rappresentano<br />
un modello per il cuore futuro dell’umanità: un cuore compassionevole,<br />
che non può sanguinare.
<strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
Sponsor e sosteni<strong>to</strong>ri<br />
KUB – <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
Il <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong>, situa<strong>to</strong> in Vorarlberg, è una forte realtà austriaca<br />
nel campo dell’arte. In quan<strong>to</strong> piattaforma aperta sia per<br />
gli artisti che per il pubblico, grazie alla sua concezione elementare<br />
e lungimirante, concentrata sull’essenza dell’arte, il <strong>Kunsthaus</strong><br />
<strong>Bregenz</strong> ha acquisi<strong>to</strong> un profilo singolare ed è diventa<strong>to</strong> uno degli<br />
spazi espositivi più importanti d’Europa. Il mix di architettura, lavoro<br />
programmatico e cura<strong>to</strong>riale, servizi comunicativi e educativi e di<br />
pubblicazioni che si fecondano reciprocamente l’ha fat<strong>to</strong> diventare<br />
un modello senza paragoni nel mondo dell’arte. Questa piattaforma,<br />
ideata con grande cura, essendo un modello dinamico continua<br />
a mantenere alte le sue pretese, ad essere una sfida costante ed a<br />
definire nuovi standard.<br />
Il <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong> ringrazia tutti gli sponsor e i sosteni<strong>to</strong>ri<br />
per i loro importanti contributi in fat<strong>to</strong> di promozione, in particolare<br />
la regione del Vorarlberg per i suoi generosi sussidi e Montfort Werbung,<br />
sosteni<strong>to</strong>re di vecchia data.<br />
Presenting<br />
Sponsor<br />
Sponsor principali<br />
di <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
Con il gentile<br />
contribu<strong>to</strong> di<br />
Soci del<br />
<strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
18 19<br />
La Biennale di Venezia | KUB 09 <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong><br />
Sponsor<br />
di KUB Arena<br />
La regione del
GAMeC Bergamo<br />
Sponsor e sosteni<strong>to</strong>ri<br />
GAMeC- Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo<br />
La GAM, Galleria d’Arte Moderna di Bergamo, è stata fondata nel<br />
1991 dalla Città di Bergamo. Nel 2000, per volontà del Comune di<br />
Bergamo e TenarisDalmine, ha cambia<strong>to</strong> il suo nome in Galleria<br />
d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, divenendo uno spazio<br />
di ricerca e innovazione anche nel campo dell’arte contemporanea.<br />
Un luogo in cui l’arte contemporanea può essere esibita,<br />
studiata e discussa, coniugando esposizioni temporanee, una<br />
collezione permanente, una project room, un importante premio<br />
per giovani cura<strong>to</strong>ri e un convegno internazionale, arricchiti da un<br />
ampio programma di eventi collaterali che spazia dalla musica al<br />
cinema, da conferenze a dibattiti.<br />
Tutte queste aree sono sostenute dall’intenso lavoro del<br />
Dipartimen<strong>to</strong> dei Servizi Educativi del museo, che promuove corsi<br />
di formazione permanente e labora<strong>to</strong>ri rivolti al pubblico delle<br />
scuole, degli adulti e degli insegnanti.<br />
Soci fonda<strong>to</strong>ri Soci benemeriti
La Biennale di Venezia<br />
53. Internazionale Esposizione d’Arte<br />
KUB 09<br />
<strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
Karl-Tizian-Platz<br />
6900 <strong>Bregenz</strong>, Austria<br />
Tel (+43-55 74) 4 85 94-0<br />
Fax (+43-55 74) 4 85 94-408<br />
kub@kunsthaus-bregenz.at<br />
www.kunsthaus-bregenz.at<br />
Consulente artistico<br />
Eckhard Schneider<br />
Diret<strong>to</strong>re esecutivo<br />
Artur Vonblon<br />
Cura<strong>to</strong>re<br />
Rudolf Sagmeister<br />
Comunicazione<br />
Birgit Albers, interno -413<br />
b.albers@kunsthaus-bregenz.at<br />
Assistente: Melanie Büchel<br />
Servizi educativi<br />
Winfried Nußbaummüller, interno -417<br />
w.nussbaummueller@<br />
kunsthaus-bregenz.at<br />
Assistente: Kirsten Helfrich<br />
Responsabile pubblicazioni<br />
Katrin Wie<strong>the</strong>ge, interno -416<br />
k.wie<strong>the</strong>ge@kunsthaus-bregenz.at<br />
Assistente: Antje Roth<br />
Responsabile edizioni<br />
Caroline Schneider, interno -444<br />
c.schneider@kunsthaus-bregenz.at<br />
Assistente alla direzione<br />
Beatrice Nussbichler, interno -418<br />
b.nussbichler@kunsthaus-bregenz.at<br />
Personale tecnico<br />
Stephan Moosmann | Markus Tembl |<br />
Markus Unterkircher | Stefan Vonier |<br />
Helmut Voppichler<br />
Uffi cio<br />
Margit Müller-Schwab, interno -409<br />
m.mueller-schwab@<br />
kunsthaus-bregenz.at<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong><br />
<strong>From</strong> <strong>the</strong> <strong>Feet</strong> <strong>to</strong> <strong>the</strong> <strong>Brain</strong><br />
06 | 06 | – 20 | 09 | 2009<br />
GAMeC<br />
Galleria d’Arte Moderna<br />
e Contemporanea di Bergamo<br />
Via San Tomaso, 53<br />
24121 Bergamo, Italia<br />
Tel (+39 035) 270272<br />
Fax (+39 035) 236962<br />
www.gamec.it<br />
Diret<strong>to</strong>re<br />
Giacin<strong>to</strong> Di Pietran<strong>to</strong>nio<br />
Diret<strong>to</strong>re d’Istitu<strong>to</strong><br />
M. Cristina Rodeschini<br />
Capo cura<strong>to</strong>re<br />
Alessandro Rabottini<br />
Cura<strong>to</strong>ri associati<br />
Sara Fumagalli | Bruna Roccasalva<br />
Cura<strong>to</strong>re per il cinema<br />
Sara Mazzocchi<br />
Consulente di direzione e responsabile<br />
archivi eventi e artisti<br />
Angela Fabrizia Previtali<br />
Presidente onorario della collezione<br />
di medaglie contemporanee<br />
Vit<strong>to</strong>rio Lorioli<br />
Affari generali<br />
Roberta Garibaldi con Valentina Rapelli<br />
Responsabile amministrativo<br />
Marco Beolchi<br />
Consulenza legale<br />
Elisabetta Racca<br />
Comunicazione<br />
Paolo Boselli con Manuela Blasi<br />
e Anna Desiderio<br />
Relazioni esterne<br />
Beatrice Ferrara<br />
Servizi educativi<br />
Giovanna Brambilla Ranise con<br />
Clara Manella<br />
Segreteria<br />
Claudio Gamba | Lorella Grammatico |<br />
Ilaria Trussardi<br />
Esposizione Biennale di Venezia 2009<br />
<strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> | Eckhard Schneider<br />
Cura<strong>to</strong>re invitante<br />
Giacin<strong>to</strong> Di Pietran<strong>to</strong>nio<br />
Organizzazione<br />
Björn Geldhof<br />
Assistente<br />
Joke De Vos<br />
Assistenza tecnica all’artista<br />
Sven Tassaert<br />
Assistenza tecnica ed impian<strong>to</strong><br />
Helix, art & technics<br />
Consulenza e suppor<strong>to</strong> tecnico<br />
STUDIO 3089 Venezia<br />
Esposizione realizzata in<br />
cooperazione con Linda e Guy Pieters<br />
Copyright<br />
© 2009 by <strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
Ideazione<br />
<strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong><br />
Tes<strong>to</strong><br />
Eckhard Schneider | Björn Geldhof<br />
Lavoro edi<strong>to</strong>riale<br />
Birgit Albers | Melanie Büchel<br />
Coordinazione per <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong><br />
Joke De Vos<br />
Traduzione<br />
Karin Fleischanderl<br />
Correzione bozze<br />
Manuela Blasi<br />
Illustrazioni<br />
Courtesy of Angelos / <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong><br />
Referenze fo<strong>to</strong>grafi che<br />
© <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong>, VBK, Vienna, 2009 e<br />
<strong>Kunsthaus</strong> <strong>Bregenz</strong> / Markus Tretter<br />
Concezione grafi ca<br />
Clemens Theobert Schedler<br />
Büro für konkrete Gestaltung<br />
Design grafi co<br />
Bernd Altenried | Stefan Gassner<br />
Stampa<strong>to</strong> da<br />
Druckerei Thurnher<br />
Uno speciale rigraziamen<strong>to</strong> a<br />
Angelos / <strong>Jan</strong> <strong>Fabre</strong> |<br />
Linda e Guy Pieters