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padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. - Le Famiglie della ...

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senso, non ci sono più parole di Dio. Ed ecco che scopriamo un'altra affinità tra Parola ed Eucaristia.L'Eucaristia è presente in tutta la storia <strong>della</strong> salvezza: nell'Antico Testamento, come figura(l’agnello pasquale, il sacrificio di Melchisedec, la manna), nel Nuovo Testamento, come evento (lamorte e risurrezione di Cristo), nella Chiesa, come sacramento (la Messa).Il sacrificio di Cristo è finito e concluso sulla croce; in un certo senso, dunque, non ci sono piùsacrifici di Cristo; eppure sappiamo che c'è ancora un sacrificio ed è l'unico sacrificio <strong>della</strong> Croceche si fa presente e operante nel sacrificio eucaristico; l'evento continua nel sacramento, la storianella liturgia. Una cosa analoga avviene per la parola di Cristo: essa ha cessato di esistere comeevento, ma esiste ancora come sacramento.Nella Bibbia, la parola di Dio (dabar), specie nella forma particolare che assume nei profeti,costituisce sempre un evento; è una parola-evento, cioè una parola che crea una situazione, cheattua sempre qualcosa di nuovo nella storia. L'espressione ricorrente: “la parola di Jahvè vennea ...”, potrebbe essere tradotta con: “la parola di Jahvè assunse forma concreta in ...” (in Ezechiele,in Aggeo, in- Zaccaria, ecc.).Tale tipo di parola-evento si protrae fino a Giovanni Battista; in Luca leggiamo infatti: “Nell'annodecimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare..., la parola di Dio scese su (factum est verbum Dominisuper) Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Lc 3, 1 ss.). Dopo questo momento, tale formulascompare del tutto dalla Bibbia e al suo posto ne compare un'altra; non più: “Factum est verbumDomini», ma: “Verbum caro factum est»: la Parola si è fatta carne (Gv 1, 14). L’evento adesso è unapersona! Mai si incontra la frase: “la parola di Dio venne su Gesú”, perché egli è la Parola. Allerealizzazioni provvisorie <strong>della</strong> parola di Dio nei profeti, succede ora la realizzazione piena edefinitiva.Donandoci il Figlio - scrive S. Giovanni <strong>della</strong> Croce - Dio ci ha detto tutto in una sola volta e nonha più nulla da rivelare. Dio è diventato, in un certo senso, muto, non avendo più nulla da dire 5.Ma bisogna intendersi bene: Dio è diventato muto nel senso che non dice cose nuove rispetto aquello che ha detto in Gesù, ma non nel senso che non parla più; egli dice sempre nuovamente ciòche ha detto una volta in Gesù!3. La parola sacramento che si odeNon ci sono più parole-evento nella Chiesa, ci sono però parole-sacramento. <strong>Le</strong> parole-sacramentosono le parole di Dio “avvenute” una volta per sempre e raccolte nella Bibbia, che tornano ad essere“realtà attiva” ogni volta che la Chiesa le proclama con autorità e lo Spirito che le ha ispirate tornaad accenderle nel cuore di chi le ascolta. “Egli prenderà del mio e ve lo annuncerà”, dice Gesú delloSpirito Santo (Gv 16,14).Quando si parla <strong>della</strong> Parola come “sacramento”, si prende questo termine non nel senso tecnico eristretto dei “sette sacramenti”, ma nel senso più ampio per cui si parla di Cristo come del“primordiale sacramento del Padre” e <strong>della</strong> Chiesa come dell'“universale sacramento di salvezza” 6.Tenendo presente la definizione che sant’Agostino da del sacramento come “una parola che si vede”(verbum visibile)7, si è soliti definire, per contrasto, la parola “un sacramento che siode” (sacramentum audibile).In ogni sacramento si distingue un segno visibile e la realtà invisibile che è la grazia. La parola cheleggiamo nella Bibbia, in se stessa, non è che un segno materiale (come l'acqua e il pane), uninsieme di sillabe morte, o, al massimo, una parola del vocabolario umano come le altre; maintervenendo la fede e l'illuminazione dello Spirito Santo, attraverso tale segno noi entriamomisteriosamente in contatto con la vivente verità e volontà di Dio e ascoltiamo la voce stessa diCristo.“Il corpo di Cristo, scrive Bossuet, non è più realmente presente nel sacramento adorabile, di quanto3/24

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