padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. - Le Famiglie della ...

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Chi volesse, dopo di lui, continuare a leggere la Scrittura prescindendo da questo atto,somiglierebbe a uno che continuasse a leggere uno spartito musicale in chiave di “fa”, dopo che ilcompositore ha introdotto nel brano la chiave di “sol”: ogni singola nota darebbe, a quel punto, unsuono falso e stonato. Ora, il Nuovo Testamento chiama la chiave nuova “lo Spirito”, mentredefinisce la chiave vecchia “la lettera”, dicendo che la lettera uccide, ma lo Spirito dà la vita (2 Cor3, 6).Contrapporre tra di loro “lettera” e “Spirito” non significa contrapporre tra di loro Antico e NuovoTestamento, quasi che il primo rappresenti solo la lettera e il secondo solo lo Spirito. Significapiuttosto contrapporre tra di loro due modi diversi di leggere sia l'Antico che il Nuovo Testamento:il modo che prescinde da Cristo e il modo che giudica, invece, tutto alla luce di Cristo. Per questo,la Chiesa può valorizzare l'uno e l'altro Testamento, perché entrambi le parlano di Cristo.4. Ciò che lo Spirito dice alla ChiesaLa lettura spirituale non riguarda soltanto l'Antico Testamento; in un senso diverso riguarda anche ilNuovo Testamento; anch'esso dev'essere letto spiritualmente. Leggere spiritualmente il NuovoTestamento significa leggerlo alla luce dello Spirito Santo donato a Pentecoste alla Chiesa percondurla a tutta quanta la verità, cioè alla piena comprensione e attuazione del Vangelo.Gesù ha spiegato egli stesso, in anticipo, il rapporto tra la sua parola e lo Spirito che egli avrebbeinviato (anche se non dobbiamo pensare che lo abbia fatto necessariamente nei termini precisi cheusa, a questo riguardo, il vangelo di Giovanni). Lo Spirito - si legge in Giovanni - “insegnerà e faràricordare” tutto ciò che Gesù ha detto (cf. Gv 14, 25 s.), cioè lo farà comprendere a fondo, in tutte lesue implicazioni. Egli “non parlerà da se stesso”, cioè non dirà cose nuove rispetto a quelle dette daGesù, ma - come dice Gesù stesso - prenderà del mio e ve lo rivelerà (Gv 16, 13-15).In ciò è dato vedere come la lettura spirituale integra e oltrepassa la lettura scientifica. La letturascientifica conosce una sola direzione che è quella della storia; spiega infatti ciò che viene dopo,alla luce di ciò che viene prima; spiega il Nuovo Testamento alla luce dell'Antico che lo precede, espiega la Chiesa alla luce del Nuovo Testamento. Buona parte dello sforzo critico intorno allaScrittura consiste nell'illustrare le dottrine del Vangelo alla luce delle tradizioni veterotestamentarie,dell'esegesi rabbinica ecc.; consiste, insomma, nella ricerca delle fonti (Su questo principio è basatoil Kittel e tanti altri sussidi biblici).La lettura spirituale riconosce in pieno la validità di questa direzione di ricerca, ma ad essa neaggiunge un'altra inversa. Essa consiste nello spiegare ciò che viene prima alla luce di ciò che vienedopo, la profezia alla luce della realizzazione, l'Antico Testamento alla luce del Nuovo e il NuovoTestamento alla luce della Tradizione della Chiesa. In ciò la lettura spirituale della Bibbia trova unasingolare conferma nel principio ermeneutico di Gadamer della “storia deglieffetti” (Wirkungsgeschichte), secondo cui per capire un testo bisogna tener conto degli effetti cheesso ha prodotto nella storia, inserendosi in questa storia e dialogando con essa 5.Solo dopo che Dio ha realizzato il suo piano, si capisce pienamente il senso di ciò che lo hapreparato e prefigurato. Se ogni albero, come dice Gesù, si riconosce dai suoi frutti, anche la paroladi Dio non si può conoscere appieno, prima di aver visto i frutti che ha prodotto. Studiare laScrittura alla luce della Tradizione è un po' come conoscere l'albero dai suoi frutti. Per questoOrigene diceva che “il senso spirituale è quello che lo Spirito dà alla Chiesa”6. Esso si identificacon la lettura ecclesiale o addirittura con la Tradizione stessa, se intendiamo per Tradizione non solole dichiarazioni solenni del magistero (che riguardano, del resto, pochissimi testi biblici), ma anchel'esperienza di dottrina e di santità in cui la parola di Dio si è come nuovamente incarnata e“spiegata” nel corso dei secoli, per opera dello Spirito Santo.Quello che occorre non è dunque una lettura spirituale che prenda il posto dell'attuale esegesiscientifica, con un ritorno meccanico all'esegesi dei Padri; è piuttosto una nuova lettura spirituale22/24

corrispondente all'enorme progresso registrato dallo studio della “lettera”. Una lettura, insomma,che abbia l'afflato e la fede dei Padri e, nello stesso tempo, la consistenza e la serietà dell'attualescienza biblica.5. Lo Spirito che soffia dai quattro ventiDavanti alla distesa di ossa aride, il profeta Ezechiele udì la domanda: “Potranno queste ossarivivere?” (Ez 37, 3). La stessa domanda ci poniamo noi oggi: potrà 1'esegesi, inaridita dal lungoeccesso di filologismo, ritrovare lo slancio e la vita che ebbe in altri momenti della storia dellaChiesa? Il Padre de Lubac, dopo aver studiato la lunga storia dell'esegesi cristiana, concludepiuttosto mestamente, dicendo che mancano a noi moderni le condizioni per poter risuscitare unalettura spirituale come quella dei Padri; ci manca quella fede piena di slancio, quel senso dellapienezza e dell'unità che avevano essi, per cui voler imitare oggi la loro audacia sarebbe un esporsiquasi alla profanazione, mancandoci lo spirito da cui procedevano quelle cose 7.Tuttavia, egli non chiude del tutto la porta alla speranza e dice che “se si vuole ritrovare qualcosa diquel che fu nei primi secoli della Chiesa l'interpretazione spirituale delle Scritture, bisognariprodurre anzitutto un movimento spirituale”8. A distanza di qualche decennio, e con il ConcilioVaticano II di mezzo, a me sembra di riscontrare, in queste ultime parole, una profezia. Quel“movimento spirituale” e quello “slancio” hanno cominciato a riprodursi, ma non perché degliuomini l'avessero programmato o previsto, ma perché lo Spirito si è messo a soffiare di nuovo,inaspettatamente, dai quattro venti sulle ossa aride. Contemporaneamente alla ricomparsa deicarismi, si assiste al ricomparire anche della lettura spirituale della Bibbia ed è, anche questo, unfrutto, dei più squisiti, dello Spirito.Partecipando a incontri biblici e di preghiera, resto stupito nell'ascoltare, a volte, riflessioni sullaparola di Dio del tutto analoghe a quelle che facevano a loro tempo Origene, Agostino o GregorioMagno, anche se in un linguaggio più semplice. Le parole sul tempio, sulla “tenda di David”, suGerusalemme distrutta e riedificata dopo l'esilio, vengono applicate, con tutta semplicità epertinenza, alla Chiesa, a Maria, alla propria comunità o alla propria vita personale. Ciò che si narradei personaggi dell'Antico Testamento induce a pensare, per analogia o per antitesi, a Gesù e ciò chesi narra di Gesù viene applicato e attualizzato in riferimento alla Chiesa e al singolo credente.Molte perplessità nei confronti della lettura spirituale della Bibbia nascono dal non tener conto delladistinzione tra spiegazione e applicazione. Nella lettura spirituale, più che pretendere di spiegare iltesto, attribuendogli un senso estraneo all’intenzione dell’autore sacro, si tratta, in genere, diapplicare o attualizzare il testo. È ciò che vediamo in atto già nel Nuovo Testamento nei confrontidelle parole di Gesú. A volte si nota che, di una stessa parabola di Cristo, vengono fatte applicazionidiverse nei sinottici, a seconda dei bisogni e dei problemi della comunità per cui ognuno scrive.Le applicazioni dei Padri e quelle di oggi non hanno evidentemente il carattere canonico di questeapplicazioni originarie, ma il processo che porta ad esse è lo stesso e si basa sul fatto che le paroledi Dio non sono parole morte, “da conservare sott’olio”, direbbe Péguy; sono parole “vive” e“attive”, capaci di sprigionare sensi e virtualità nascosti, in risposta a domande e situazioni nuove. Èuna conseguenza di quella che ho chiamato la “ispirazione attiva” della Scrittura, cioè del fatto cheessa non è solo “ispirata dallo Spirito”, ma “spira” anche lo Spirito e lo spira in continuazione, seletta con fede. “La Scrittura, ha detto san Gregorio Magno, cum legentibus crescit, cresce concoloro che la leggono”9. Cresce, rimanendo intatta.Termino con una preghiera che ho sentito fare una volta da una donna, dopo che era stato lettol'episodio di Elia che, salendo al cielo, lascia a Eliseo due terzi del suo spirito. È un esempio dilettura spirituale nel senso che ho appena spiegato: “Grazie, Gesù, che salendo al cielo non ci hailasciato soltanto due terzi del tuo Spirito, ma tutto il tuo Spirito! Grazie che non l'hai lasciato a ununico discepolo, ma a tutti gli uomini! “.23/24

Chi volesse, dopo di lui, continuare a leggere la Scrittura prescindendo da questo atto,somiglierebbe a uno che continuasse a leggere uno spartito musicale in chiave di “fa”, dopo che ilcompositore ha introdotto nel brano la chiave di “sol”: ogni singola nota darebbe, a quel punto, unsuono falso e stonato. Ora, il Nuovo Testamento chiama la chiave nuova “lo Spirito”, mentredefinisce la chiave vecchia “la lettera”, dicendo che la lettera uccide, ma lo Spirito dà la vita (2 Cor3, 6).Contrapporre tra di loro “lettera” e “Spirito” non significa contrapporre tra di loro Antico e NuovoTestamento, quasi che il primo rappresenti solo la lettera e il secondo solo lo Spirito. Significapiuttosto contrapporre tra di loro due modi diversi di leggere sia l'Antico che il Nuovo Testamento:il modo che prescinde da Cristo e il modo che giudica, invece, tutto alla luce di Cristo. Per questo,la Chiesa può valorizzare l'uno e l'altro Testamento, perché entrambi le parlano di Cristo.4. Ciò che lo Spirito dice alla ChiesaLa lettura spirituale non riguarda soltanto l'Antico Testamento; in un senso diverso riguarda anche ilNuovo Testamento; anch'esso dev'essere letto spiritualmente. <strong>Le</strong>ggere spiritualmente il NuovoTestamento significa leggerlo alla luce dello Spirito Santo donato a Pentecoste alla Chiesa percondurla a tutta quanta la verità, cioè alla piena comprensione e attuazione del Vangelo.Gesù ha spiegato egli stesso, in anticipo, il rapporto tra la sua parola e lo Spirito che egli avrebbeinviato (anche se non dobbiamo pensare che lo abbia fatto necessariamente nei termini precisi cheusa, a questo riguardo, il vangelo di Giovanni). Lo Spirito - si legge in Giovanni - “insegnerà e faràricordare” tutto ciò che Gesù ha detto (cf. Gv 14, 25 s.), cioè lo farà comprendere a fondo, in tutte lesue implicazioni. Egli “non parlerà da se stesso”, cioè non dirà cose nuove rispetto a quelle dette daGesù, ma - come dice Gesù stesso - prenderà del mio e ve lo rivelerà (Gv 16, 13-15).In ciò è dato vedere come la lettura spirituale integra e oltrepassa la lettura scientifica. La letturascientifica conosce una sola direzione che è quella <strong>della</strong> storia; spiega infatti ciò che viene dopo,alla luce di ciò che viene prima; spiega il Nuovo Testamento alla luce dell'Antico che lo precede, espiega la Chiesa alla luce del Nuovo Testamento. Buona parte dello sforzo critico intorno allaScrittura consiste nell'illustrare le dottrine del Vangelo alla luce delle tradizioni veterotestamentarie,dell'esegesi rabbinica ecc.; consiste, insomma, nella ricerca delle fonti (Su questo principio è basatoil Kittel e tanti altri sussidi biblici).La lettura spirituale riconosce in pieno la validità di questa direzione di ricerca, ma ad essa neaggiunge un'altra inversa. Essa consiste nello spiegare ciò che viene prima alla luce di ciò che vienedopo, la profezia alla luce <strong>della</strong> realizzazione, l'Antico Testamento alla luce del Nuovo e il NuovoTestamento alla luce <strong>della</strong> Tradizione <strong>della</strong> Chiesa. In ciò la lettura spirituale <strong>della</strong> Bibbia trova unasingolare conferma nel principio ermeneutico di Gadamer <strong>della</strong> “storia deglieffetti” (Wirkungsgeschichte), secondo cui per capire un testo bisogna tener conto degli effetti cheesso ha prodotto nella storia, inserendosi in questa storia e dialogando con essa 5.Solo dopo che Dio ha realizzato il suo piano, si capisce pienamente il senso di ciò che lo hapreparato e prefigurato. Se ogni albero, come dice Gesù, si riconosce dai suoi frutti, anche la paroladi Dio non si può conoscere appieno, prima di aver visto i frutti che ha prodotto. Studiare laScrittura alla luce <strong>della</strong> Tradizione è un po' come conoscere l'albero dai suoi frutti. Per questoOrigene diceva che “il senso spirituale è quello che lo Spirito dà alla Chiesa”6. Esso si identificacon la lettura ecclesiale o addirittura con la Tradizione stessa, se intendiamo per Tradizione non solole dichiarazioni solenni del magistero (che riguardano, del resto, pochissimi testi biblici), ma anchel'esperienza di dottrina e di santità in cui la parola di Dio si è come nuovamente incarnata e“spiegata” nel corso dei secoli, per opera dello Spirito Santo.Quello che occorre non è dunque una lettura spirituale che prenda il posto dell'attuale esegesiscientifica, con un ritorno meccanico all'esegesi dei Padri; è piuttosto una nuova lettura spirituale22/24

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