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Strategie basate su indicatori fondamentali e di volatilità: un ...

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIAFacoltà <strong>di</strong> Economia “Marco Biagi”__________________________________________________________Corso <strong>di</strong> laurea specialistica in Analisi, Con<strong>su</strong>lenza e Gestione FinanziariaCurriculum Analisi Finanziaria<strong>Strategie</strong> <strong>basate</strong> <strong>su</strong> <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e<strong>di</strong> volatilità: <strong>un</strong>’applicazione al mercatoeuropeo degli ETF settorialiRelatore:Prof.ssa Sandra PaterliniTesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong>:Matteo PaoliniCorrelatore:Prof.ssa Costanza Torricelli____________________________________________________________Anno Accademico 2009-20101


3 Gli stili <strong>di</strong> investimento 473.1 Origine, definizione ed <strong>un</strong>a breve introduzione all‟analisi degli stili 473.2 Tipologie <strong>di</strong> stili 523.3 In<strong>di</strong>catori <strong>fondamentali</strong> 544 Investimento value e growth 624.1 Titoli value e growth 624.2 Efficienza dei mercati 714.3 Finanza comportamentale 755 Analisi empirica 825.1 Descrizione delle strategie <strong>di</strong> investimento 825.2 I dati 875.3 Analisi Rolling e statistiche utilizzate a fini comparativi 905.4 Ri<strong>su</strong>ltati empirici 95Conclusioni 117Bibliografia 120Simbologia adottata 126Appen<strong>di</strong>ce (co<strong>di</strong>ci Matlab) 1304


aspetti più importanti <strong>di</strong> questo strumento ed infine si circoscrive il mercato italiano degliETF, presentando statistiche relative al loro incre<strong>di</strong>bile sviluppo a partire dagli anni „90.Il capitolo 3 è de<strong>di</strong>cato agli stili <strong>di</strong> investimento, più precisamente si introducono, seppurbrevemente, l‟analisi degli stili e si descrivono le principali tipologie <strong>di</strong> stili <strong>di</strong>investimento. Nel capitolo 4 vengono trattati gli investimenti secondo lo stile value egrowth al fine <strong>di</strong> illustrare meglio gli stili <strong>di</strong> investimento oggetto della nostra analisi e larelativa letteratura <strong>su</strong>ll‟argomento. Nei due paragrafi <strong>su</strong>ccessivi si procede allapresentazione delle due teorie, dei mercati efficienti (paragrafo 4.2) e della finanzacomportamentale (paragrafo 4.3), che sono alla base delle motivazioni del value spread.L‟ultimo capitolo è invece de<strong>di</strong>cato all‟analisi empirica, nel paragrafo 5.1 si descrivononel dettaglio le strategie, nel 5.2 il dataset utilizzato, nel 5.3 viene illustrato ilmeccanismo <strong>di</strong> analisi rolling ma anche le varie mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong> valutazione delle performanceutili nel paragrafo <strong>su</strong>ccessivo in cui vengono presentati i principali ri<strong>su</strong>ltati empirici(paragrafo 5.4). Infine sono riportate le principali conclusioni del lavoro e eventualisp<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> ricerca futura.9


Come si può notare, la varianza è f<strong>un</strong>zione dei pesi dei titoli in portafoglio, delle varianzedei ren<strong>di</strong>menti degli stessi e delle covarianze tra i titoli (ij ).Quest‟ultimo elemento è dato da:ij1NNt 1( riti)( rjtj)(1.4)dove i termini in parentesi in<strong>di</strong>cano la <strong>di</strong>fferenza tra i tassi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento, nell‟istante t,dei titoli i e j ( r ite rjt) e i ren<strong>di</strong>menti attesi degli stessi titoli.Generalizzando, la varianza in forma matriciale può essere scritta come:2ww'(1.5)La covarianza in<strong>di</strong>ca quanto due titoli varino assieme, quin<strong>di</strong> fornisce <strong>un</strong>a mi<strong>su</strong>ra della<strong>di</strong>pendenza.Sia la covarianza che la deviazione standard intervengono per calcolare l‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>correlazione:ijiijj(1.6)Tale parametro permette <strong>di</strong> verificare la presenza <strong>di</strong> <strong>un</strong>a relazione lineare tra i ren<strong>di</strong>menti<strong>di</strong> due attività finanziarie attraverso il rapporto della covarianza ed il prodotto dellerispettive deviazioni standard.Dalla (1.4) si nota che, considerando il caso specifico <strong>di</strong> due titoli in portafoglio, ilrischio <strong>di</strong>pende anche dalla correlazione lineare esistente tra essi. Si riconosce che, se ènulla, la varianza del portafoglio è uguale alla me<strong>di</strong>a ponderata delle varianze dei singolititoli, pesate dalla percentuale <strong>di</strong> ricchezza in essi investita.In pratica se non c‟è alc<strong>un</strong>a correlazione tra i due titoli il rischio <strong>di</strong> as<strong>su</strong>nzione <strong>di</strong> <strong>un</strong>portafoglio è analogo a quello che caratterizza i singoli titoli. Se è positiva allora allacrescita del ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo corrisponde l‟aumento del ren<strong>di</strong>mento del secondotitolo, la variabilità del portafoglio, in questa situazione, è maggiore <strong>di</strong> quella checaratterizza ciasc<strong>un</strong> titolo. Se è negativa la varianza del portafoglio ri<strong>su</strong>lta minore <strong>di</strong>quella <strong>di</strong> ciasc<strong>un</strong> titolo. Si deduce che nel caso <strong>di</strong> andamenti contrapposti dei ren<strong>di</strong>mentidei titoli, il rischio <strong>di</strong> detenzione <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio si riduce. La <strong>di</strong>versificazione fariferimento proprio a tale concetto teorico. Il rischio che può essere potenzialmente13


eliminato attraverso la <strong>di</strong>versificazione è chiamato rischio specifico: deriva dal fatto chemolti dei “pericoli” che riguardano <strong>un</strong>a singola impresa sono peculiari dell‟impresastessa. Vi sono inoltre problemi e pericoli che interessano l‟intera economia, questicostituiscono il cosiddetto rischio sistematico. La presenza <strong>di</strong> tale rischio giustifica latendenza delle azioni a “muoversi insieme” e rappresenta la ragione per cui gli investitorisono esposti alle incertezze del mercato a prescindere dal numero <strong>di</strong> azioni detenute.Come si è de<strong>su</strong>nto da ciò che si è detto in precedenza, la <strong>di</strong>versificazione riduce il rischiosolo quando la correlazione è minore <strong>di</strong> <strong>un</strong>o. Il miglior ri<strong>su</strong>ltato che si può ottenere si haquando due azioni sono perfettamente correlate negativamente, cioè quandoij1.La soluzione al problema <strong>di</strong> ottimizzazione multiobiettivo del modello me<strong>di</strong>a-varianza <strong>di</strong>Markowitz consiste nella cosiddetta frontiera dei portafogli efficienti. Infatti, la soluzione<strong>di</strong> <strong>un</strong> problema <strong>di</strong> ottimizzazione a due obiettivi consiste nella frontiera <strong>di</strong> Pareto, cheviene com<strong>un</strong>emente in<strong>di</strong>cata come frontiera efficiente in ambito finanziario.Nel passaggio <strong>su</strong>ccessivo si determina il portafoglio ottimo per l‟investitore in base allapropria avversione/propensione al rischio. L‟analisi può essere arricchita <strong>di</strong> ulteriorielementi, quali ad esempio la possibilità <strong>di</strong> vendere allo scoperto e l‟opport<strong>un</strong>ità <strong>di</strong>prendere/dare a prestito al tasso privo <strong>di</strong> rischio. In particolare si possono <strong>di</strong>stinguerequattro tecniche <strong>di</strong> soluzione del problema <strong>di</strong> portafoglio:le ven<strong>di</strong>te allo scoperto sono permesse ed è possibile prendere a prestito einvestire al tasso risk-freele ven<strong>di</strong>te allo scoperto sono permesse ma non è possibile prendere a prestito einvestire al tasso risk-freele ven<strong>di</strong>te allo scoperto non sono permesse ma è possibile prendere a prestito einvestire al tasso risk-freele ven<strong>di</strong>te allo scoperto non sono permesse e non è possibile prendere a prestito altasso risk-free.Per <strong>un</strong>a <strong>di</strong>scussione dettagliata <strong>di</strong> tutte e quattro le tecniche <strong>di</strong> cui sopra si veda (Elton &Gruber, 2009). Di seguito approfon<strong>di</strong>amo i primi due casi, al fine <strong>di</strong> determinare ilportafoglio a varianza minima esclusivamente nel caso in cui sia possibile operare inpresenza <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>te allo scoperto (short selling) ma non prendere e dare a prestito al tassoprivo <strong>di</strong> rischio (caso b).14


Prima <strong>di</strong> definire formalmente la frontiera efficiente dei portafogli tramite le relazionimatematiche che la descrivono, è importante capire il reale significato della stessa alivello intuitivo. A tal fine basta pensare allo spazio definito dalle due variabili alla basedei modelli sopra descritti, ovvero il ren<strong>di</strong>mento atteso e la varianza. In tale contesto saràfacile immaginare che esisterà <strong>un</strong> insieme <strong>di</strong> portafogli che costituirà tutte le possibilità<strong>di</strong> investimento ipotizzabili, tale insieme è detto Portfolio Opport<strong>un</strong>ity Set (rappresentatonella figura 1.1). Dall‟opport<strong>un</strong>ity set è poi necessario eliminare i portafogli che nonri<strong>su</strong>ltano essere “efficienti”. Un portafoglio è <strong>su</strong>periore in efficienza ad <strong>un</strong> altro se:a parità <strong>di</strong> deviazione standard (rischio) presenta <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento atteso maggiore,oppurea parità <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento atteso presenta <strong>un</strong>a deviazione standard inferiore.Seguendo queste due semplici in<strong>di</strong>cazioni è, quin<strong>di</strong>, possibile, scartare tutti queiportafogli che non rappresenterebbero la scelta ottima per l‟investitore, fino a quandonon si delinea <strong>un</strong>a frontiera che riguarda i soli portafogli efficienti. L‟insieme cui si fariferimento è anche detto Frontiera Efficiente dei Portafogli. Tale scelta sarà effettuatada tutti gli operatori razionali. Nella figura sottostante è rappresentata la porzione <strong>di</strong>insieme che costituisce la frontiera efficiente (la parte <strong>di</strong> interesse è quella <strong>su</strong>periore alportafoglio <strong>di</strong> varianza minima o Global Minimum Variance Portfolio, GMVP).In particolare la figura 1.1 rappresenta il caso in cui non sia possibile prendere o investireal tasso privo <strong>di</strong> rischio e non siano ammesse ven<strong>di</strong>te allo scoperto (caso d). L‟<strong>un</strong>ica<strong>di</strong>fferenza, nel caso in cui sia possibile operare in short selling, è che la frontieraefficiente non ha <strong>un</strong> limite <strong>su</strong>periore (Merton, 1972).15


RENDIMENTO ATTESO0.16FRONTIERA EFFICIENTE0.15Portafoglio E0.14portafoglio A0.13GMVPX: 0.1584Y: 0.12750.12X: 0.1516Y: 0.1193FRONTIERA EFFICIENTEPORTAFOGLI0.11portafoglio BX: 0.1584Y: 0.11050.10.16 0.18 0.2 0.22 0.24 0.26DEVIAZIONE STANDARDFigura 1.1. La Frontiera EfficienteLa figura comprende anche due portafogli A e B, è facile comprendere la ragione per laquale mentre A appartiene alla frontiera efficiente, lo stesso non vale per B, che, a parità<strong>di</strong> deviazione standard (AB=0.1584), presenta <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento atteso inferiore. Lostesso processo logico può essere esteso alle porzioni dell‟opport<strong>un</strong>ity set non tracciate infigura. Appare, d<strong>un</strong>que, evidente il motivo per cui qualsiasi portafoglio appartenente altratto <strong>di</strong> curva compreso tra il GMVP ed E possa essere definito efficiente e come il trattostesso possa essere denominato come la Frontiera Efficiente dei Portafogli. Ogniinvestitore razionale sceglierà <strong>un</strong> portafoglio presente <strong>su</strong>lla <strong>su</strong>ddetta frontiera. Tuttavia lascelta del portafoglio ottimo per l‟investitore è f<strong>un</strong>zione dell‟avversione al rischio delsingolo investitore. Si può notare come il GMVP rappresenti il p<strong>un</strong>to in cui nes<strong>su</strong>n altroportafoglio può avere <strong>un</strong>a varianza minore, per tale motivo è detto “Portafoglio avarianza minima”. Tale strategia è com<strong>un</strong>emente considerata come benchmark. In questolavoro, è stata quin<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>ata e implementata. Si rimanda al capitolo 5 per ri<strong>su</strong>ltatiempirici relativi alla implementazione della strategia a varianza minima, mentre ilparagrafo <strong>su</strong>ccessivo riporta la descrizione matematica delle <strong>su</strong>e caratteristiche.16


1.1.1 La Frontiera efficienteCome anticipato, risolviamo il problema <strong>di</strong> minimo (fissando i ren<strong>di</strong>menti attesi) perdeterminare l‟insieme dei portafogli appartenenti alla frontiera dei portafogli efficienti inpresenza <strong>di</strong> soli titoli rischiosi e <strong>su</strong>pponendo <strong>di</strong> investire tutta la ricchezza <strong>di</strong>sponibile;quin<strong>di</strong>, in notazione matriciale:MINw2pw'w(1.7)tale che:w'pw '1in cui μ rappresenta il vettore dei ren<strong>di</strong>menti degli N titoli considerati ed<strong>un</strong> vettorecolonna Nx1,'1 ...... 1 . Variandopdetermineremo i <strong>di</strong>fferenti portafogli checostituiscono l‟intera frontiera efficiente.Il problema ammette la seguente soluzione analitica:wcpbab1 p1(1.8)dove:1a ' ;1b ' ;1c ' ;ac2b(1.9)per ognipsi ottiene <strong>un</strong> portafoglio ottimale, rappresentato dal vettore dei pesi w con<strong>un</strong> rischio minimo pari a:c2p p2b ap(1.10)si può notare che gli input del modello sono i ren<strong>di</strong>menti attesi dei titoli considerati, laloro matrice varianza-covarianza e il ren<strong>di</strong>mento atteso del portafoglio.L‟equazione 1.10 rappresenta la frontiera efficiente senza titolo risk-free o privo <strong>di</strong>rischio; si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>‟iperbole con vertici in1 bc ; ce asintotibcP P.c17


Dal Teorema <strong>di</strong> separazione <strong>di</strong> due fon<strong>di</strong> (Ingersoll 1987) possiamo scrivere <strong>un</strong> qualsiasiportafoglio efficiente come combinazione lineare convessa <strong>di</strong> due portafogli ottimali: E(che massimizza il rapporto rischio/ren<strong>di</strong>mento) e GMVP.Portafoglio EaERen<strong>di</strong>mento attesobPortafoglio GMVPGMVPbcaERischiobGMVP1cw E1bPesiw GMVP1cPonendowwp Esi ottieneEe quin<strong>di</strong> il portafoglio <strong>su</strong>lla frontiera efficiente con ilmiglior trade-off rischio/ren<strong>di</strong>mento:w'w'w(1.11)Effettuando <strong>un</strong>a combinazione lineare tra E e GMVP, utilizzandopossono ottenere tutti i portafogli <strong>su</strong>lla frontiera:wEewGMVP, siw w E1 w GMVP(1.12)conabP.La variabile può as<strong>su</strong>mere qualsiasi valore <strong>di</strong>pendendo dal vincolo arbitrarioP .18


1.2 Modelli <strong>di</strong> prezzaggio delle attività finanziarie1.2.1 Il Capital Asset Pricing ModelIl CAPM viene costruito a partire dal Markowitz e per questo motivo adotta le stesseipotesi, a cui però se ne aggi<strong>un</strong>gono altre <strong>di</strong> seguito elencate:nes<strong>su</strong>na restrizione nel prendere e dare a prestito al tasso privo <strong>di</strong> rischio;gli investitori hanno aspettative omogenee <strong>su</strong>i valori attesi, le varianze e lecovarianze dei ren<strong>di</strong>menti dei titoli;non vi sono né imposte né costi <strong>di</strong> transazione.La formulazione standard <strong>di</strong> questo modello <strong>di</strong> equilibrio è stata proposta da Sharpe nel1964, nel 1965 il modello è stato sviluppato in maniera in<strong>di</strong>pendente da Lintner e<strong>su</strong>ccessivamente da Mossin (1966). La versione iniziale è quella che verrà <strong>di</strong> seguitoconsiderata. Esistono <strong>di</strong>verse varianti, a seconda della eliminazione o meno <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>edelle ipotesi restrittive considerate. Si veda (Merton 1973, Breeden 1979) per <strong>un</strong>a<strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> varianti <strong>su</strong>l CAPM, quali l‟I-CAPM e il C-CAPM.È opport<strong>un</strong>o descrivere, anche se brevemente, il CAPM perché, alc<strong>un</strong>i stu<strong>di</strong>osi in primisFama e French, ritengono che tale modello sia mal specificato. Infatti sembrano esservialtri fattori <strong>di</strong> rischio che contribuiscono a spiegare i ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo o <strong>di</strong> <strong>un</strong>portafoglio. La mancata considerazione <strong>di</strong> questi altri parametri <strong>di</strong> rischio, secondo Famae French, sarebbero alla base del cd value spread 1 .Probabilmente gli aspetti più importanti <strong>su</strong> cui si fonda il CAPM sono sia il processo <strong>di</strong>formazione delle preferenze degli agenti che deve avvenire <strong>su</strong>lla base <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a e varianzadella <strong>di</strong>stribuzione dei titoli rischiosi sia l‟esistenza del portafoglio <strong>di</strong> mercato. Per <strong>un</strong>arassegna <strong>su</strong>lla derivazione della CML e del portafoglio <strong>di</strong> mercato si veda (Fullen &Farrell 1993). Nella formulazione classica, il modello prevede che il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>un</strong>singolo titolo/portafoglio, <strong>di</strong>penda linearmente da <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico fattore <strong>di</strong> rischio, ilren<strong>di</strong>mento atteso del portafoglio <strong>di</strong> mercato. In<strong>di</strong>cando coni,m, rfrispettivamente iren<strong>di</strong>menti attesi per il titolo i, per il portafoglio <strong>di</strong> mercato e il ren<strong>di</strong>mento del titolorisk-free l‟equazione del modello è:1 Come vedremo in seguito, il value spread (definito anche value premium) rappresenta il <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong>ren<strong>di</strong>mento positivo ottenuto, in me<strong>di</strong>a, dai titoli value rispetto ai titoli growth.19


irfiimrf(1.13)Invece nel caso in cui si considerano i ren<strong>di</strong>menti ex-post si ha:rirfiirmrfi(1.14)in cuiirappresenta <strong>un</strong> termine <strong>di</strong> errore ca<strong>su</strong>ale con me<strong>di</strong>a zero e varianza2e ,i .Il fattore principale del modello è il coefficientei, il quale mi<strong>su</strong>ra l‟esposizione deltitolo i al rischio <strong>di</strong> mercato. È legato proporzionalmente alla covarianza tra il ren<strong>di</strong>mentodel titolo e del portafoglio <strong>di</strong> mercato (i, m) tramite la seguente relazione:ii,m2m(1.15)Un altro elemento importante è rappresentato dai. Tale parametro viene <strong>su</strong>pposto paria zero, infatti nella teoria si esclude la possibilità <strong>di</strong> ottenere ren<strong>di</strong>menti sistematicamente<strong>di</strong>versi dal mercato. Nella pratica il coefficiente alpha può essere anche maggiore(minore) <strong>di</strong> zero. Se positivo (negativo) in<strong>di</strong>ca che il titolo può portare guadagni (per<strong>di</strong>te)in<strong>di</strong>pendentemente dal movimento dell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riferimento. L‟evidenza empirica(Elton, Gruber, Das & Hlavka 1993) ha <strong>di</strong>mostrato la capacità da parte dei gestori <strong>di</strong>fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i <strong>di</strong> generare alpha, non <strong>su</strong>fficiente però per compensare le commissioniaddebitate agli investitori. Inoltre altri stu<strong>di</strong> (Brown & Goetzmann 1995, Malkiel 1995)hanno confermato la mancata persistenza dell‟alpha quando si considerano <strong>di</strong>fferentiperio<strong>di</strong> temporali.20


Figura 1.2.La retta del CAPM. Fonte: Analisi Finanziaria e Gestione <strong>di</strong> Portafoglio; Linguantirappresenta l‟or<strong>di</strong>nata del p<strong>un</strong>to in cui la retta taglia l‟asse verticale (come dettoprecedentemente si <strong>su</strong>ppone nulla) e si interpreta come il ren<strong>di</strong>mento del titolo aprescindere dall‟andamento del mercato (cioè quando il ren<strong>di</strong>mento del mercato è nullo).invece rappresenta l‟inclinazione della retta e mostra quanto il titolo reagisce per <strong>un</strong>adata variazione del ren<strong>di</strong>mento del mercato. Ad esempio se la retta è inclinata a 45°(quin<strong>di</strong> il titolo ha beta 1) ad <strong>un</strong> aumento (<strong>di</strong>minuzione) <strong>di</strong> <strong>un</strong> 1% <strong>di</strong>mcorrisponde <strong>un</strong>aumento (<strong>di</strong>minuzione) analogo <strong>di</strong>i. Poiché il coefficiente riflette la sensibilità <strong>di</strong><strong>un</strong>'attività finanziaria rispetto ad <strong>un</strong> rischio, non <strong>di</strong>versificabile, <strong>di</strong> mercato, il mercatostesso sarà caratterizzato da <strong>un</strong> pari a 1. Spesso in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> mercato caratterizzati da <strong>un</strong>aampia composizione sono utilizzati come proxy per l'intero mercato; in tal caso, perdefinizione il loro sarà uguale a 1. Ciò non significa, da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista teorico, che<strong>un</strong> in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercato sia in effetti il portafoglio <strong>di</strong> mercato stesso, in particolare questoaspetto è stato usato per contestare la vali<strong>di</strong>tà del CAPM da Roll nel 1977. Piùprecisamente Roll ha osservato che il portafoglio <strong>di</strong> mercato contiene tutte le attivitàrischiose (azioni, obbligazioni ma anche ad esempio gli immobili), dato che queste nonsono osservabili si utilizza <strong>un</strong> in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercato come proxy e, conclude Roll, il CAPMnon può essere testato empiricamente. Infatti il test si tradurrebbe in <strong>un</strong>a verificadell‟appartenenza dell‟in<strong>di</strong>ce in questione alla frontiera efficiente.Com<strong>un</strong>que, è pur vero che, <strong>un</strong> investitore che detiene <strong>un</strong>a posizione in <strong>un</strong> portafoglioampio, <strong>di</strong>versificato, pre<strong>su</strong>mibilmente otterrà <strong>un</strong>a performance in linea con quella delmercato. Invece dei beta minori <strong>di</strong> <strong>un</strong>o in<strong>di</strong>cano che il titolo si “muove meno” delmercato (si <strong>di</strong>ce che il titolo è “<strong>di</strong>fensivo”), ciò implica <strong>un</strong>a minore rischiosità. Il21


agionamento opposto vale per i beta maggiori <strong>di</strong> <strong>un</strong>o, in qual caso il titolo è detto“aggressivo”.Come già specificato nel paragrafo precedente, il rischio <strong>di</strong> portafoglio si compone <strong>di</strong><strong>di</strong> <strong>un</strong>a componente sistematica e <strong>di</strong> <strong>un</strong>a specifica, o i<strong>di</strong>osincratica. Nella prospettiva delCAPM, il rischio sistematico, è riferito al rischio com<strong>un</strong>e a tutte le attività finanziariescambiate <strong>su</strong>l mercato; si tratta, app<strong>un</strong>to, del rischio <strong>di</strong> mercato. È mi<strong>su</strong>rato dalcoefficiente ed è l‟<strong>un</strong>ico ad essere rem<strong>un</strong>erato. Il rischio specifico è invece associatoalle caratteristiche delle singole attività finanziarie; per <strong>su</strong>a natura, tale rischio può essereridotto tramite la <strong>di</strong>versificazione, ossia compensando la rischiosità associata afluttuazioni nel valore <strong>di</strong> <strong>un</strong>a data attività finanziaria con quella derivante da movimenti<strong>di</strong> segno opposto nel valore <strong>di</strong> attività finanziarie alternative.Questo ultimo concetto è ben evidenziato dalla seguente equazione:Var(r )i2iVar(rm)Var(i)(1.16)La (1.16) deriva dall‟equazione (1.14) e mette in evidenza come la varianza <strong>di</strong> <strong>un</strong>2portafoglio può essere separata nelle due componenti: sistematica ( Var ( ) ) especifica ( Var ( i) ).ir m1.2.2 L’Arbitrage Pricing TheoryRoss (1976, 1977) ha proposto <strong>un</strong> approccio <strong>di</strong>fferente per spiegare la formazione deiprezzi delle attività finanziarie; tale modello è denominato APT (Arbitrage PricingTheory). L‟APT è <strong>un</strong> modello più generale del CAPM, perché ammette che i prezzipossano essere influenzati da fattori aggi<strong>un</strong>tivi oltre al ren<strong>di</strong>mento atteso e alla varianzadel portafoglio <strong>di</strong> mercato. L‟APT si fonda <strong>su</strong>l pre<strong>su</strong>pposto che gli investitoriapprofittino <strong>di</strong> ogni opport<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> arbitraggio: se due attività finanziarie (o dueportafogli) presentano la stessa esposizione al rischio, ma <strong>di</strong>versi ren<strong>di</strong>menti attesi, gliinvestitori acquistano l'attività con maggiore ren<strong>di</strong>mento atteso, facendone aumentare ilprezzo (quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>minuire il ren<strong>di</strong>mento atteso) e ripristinando l'equilibrio.Il modello APT richiede che il ren<strong>di</strong>mento effettivo dei titoli sia linearmente <strong>di</strong>pendenteda <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci; si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong> modello multifattoriale che in generale è definitodalla seguente equazione:22


iaiJj 1bijIji(1.17)dove J rappresenta il numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci e:ai= ren<strong>di</strong>mento atteso del titolo i se tutti gli in<strong>di</strong>ci as<strong>su</strong>mono <strong>un</strong> valore pari a zero;Ij= valore del j-esimo fattore che influenza il ren<strong>di</strong>mento del titolo i (conme<strong>di</strong>o dello stesso j-esimo fattore);bij= sensitività del ren<strong>di</strong>mento del titolo i al fattore j;Ij valorei= termine <strong>di</strong> errore ca<strong>su</strong>ale con me<strong>di</strong>a zero e varianzaInoltre si ipotizza che:E 0 per ogni i e j tali che i jij2eiEiIjI j per tutti i titoli e gli in<strong>di</strong>ciSi può notare dalla (1.17) che ogni titolo i ha <strong>un</strong>a sensibilità <strong>un</strong>ica rispetto ad ogni fattoreIj, ma che il valore <strong>di</strong>Ijè lo stesso per tutti i titoli. OgniIjinfluisce <strong>su</strong>l ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><strong>di</strong>versi titoli, se non fosse cosi il j -esimo in<strong>di</strong>ce sarebbe da considerare all‟interno dellacomponente specifica del rischio del titolo. Nella letteratura dell‟APT gliIjsono statigeneralmente definiti fattori; come specificato sopra, tali fattori influenzano ilren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi titoli e, quin<strong>di</strong>, sono fonte <strong>di</strong> covarianza tra i loro ren<strong>di</strong>menti. Sipuò quin<strong>di</strong> affermare che il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo azionario è f<strong>un</strong>zione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong>fattori <strong>di</strong> rischio.Modelli che spiegano tali fattori sono <strong>di</strong>versi, vi è quello a tre fattori <strong>di</strong> Fama e French(1993), <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>scuteremo nel capitolo 4, e quello <strong>di</strong> Carhart (1997). Vi sono inoltreanche stu<strong>di</strong>osi (Elton, Gruber & Mei 1996) che utilizzano come fattori <strong>di</strong> rischio dellevariabili macroeconomiche come ad esempio inflazione, PIL reale, tasso <strong>di</strong> cambio etasso <strong>di</strong> interesse. Ri<strong>su</strong>lta evidente che non vi è <strong>un</strong>animità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio circa le variabili daconsiderare come fattori <strong>di</strong> rischio. Ibijsono invece <strong>di</strong>versi da titolo a titolo, <strong>di</strong> solitorappresentano la sensibilità del ren<strong>di</strong>mento ad <strong>un</strong> certo fattore però potrebbero essereanche <strong>un</strong>a caratteristica della società che ha emesso il titolo, come ad esempio il <strong>su</strong>o<strong>di</strong>vidend yield.Il modello APT, che deriva dalla (1.17), può essere scritto come:23


irfJj 1bijj(1.18)dove:j= ren<strong>di</strong>mento atteso generato dalla sensibilità del ren<strong>di</strong>mento del titolo i-esimo alfattore j .Com<strong>un</strong>que, da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista pratico, l‟APT richiede <strong>di</strong> stimare sia le bijche il premio<strong>di</strong> rischio per ciasc<strong>un</strong> fattore. Questo è effettuato in genere applicando la cosiddettaanalisi fattoriale (Fabbris 1997) ai dati storici relativi ai ren<strong>di</strong>menti degli investimenti, alfine <strong>di</strong> ottenere:- la definizione del numero <strong>di</strong> fattori che hanno inciso <strong>su</strong>i dati esaminati;- la mi<strong>su</strong>ra del beta <strong>di</strong> ciasc<strong>un</strong>a attività, rispetto a ciasc<strong>un</strong> fattore com<strong>un</strong>e;- <strong>un</strong>a stima del premio al rischio ottenuto da ciasc<strong>un</strong> fattore.L‟uso <strong>di</strong> modelli multifattoriali (e modelli <strong>di</strong> equilibrio multifattoriali, come l‟APT) nelprocesso <strong>di</strong> selezione titoli e nella valutazione delle performance sta crescendorapidamente. Molte istituzioni finanziarie e società <strong>di</strong> con<strong>su</strong>lenza hanno sviluppato deimodelli multifattoriali proprietari al fine <strong>di</strong> migliorare il processo <strong>di</strong> investimento. Nonsolo, infatti tali modelli permettono <strong>di</strong> controllare/scommettere <strong>su</strong> determinate fonti <strong>di</strong>rischio.1.3 L’attività <strong>di</strong> allocazione del capitaleL‟asset allocation o allocazione del capitale è generalmente definita come la proceduraattraverso la quale l‟investitore ripartisce il proprio capitale tra varie classi <strong>di</strong> attività(tipicamente liqui<strong>di</strong>tà, obbligazioni e azioni). È <strong>un</strong> processo il cui fine è quello <strong>di</strong>raggi<strong>un</strong>gere la <strong>di</strong>versificazione nei propri investimenti in relazione al grado <strong>di</strong> rischio chesi intende sopportare. Vi sono degli elementi <strong>di</strong> fondamentale importanza nell‟ambito delprocesso <strong>di</strong> asset allocation. Essi riguardano:le classi <strong>di</strong> attività da considerare nella composizione del portafoglio;i pesi da assegnare ad ogni singola classe <strong>di</strong> attività in portafoglio;24


i titoli che vanno a rappresentare ogni singola classe <strong>di</strong> attività.Quin<strong>di</strong>, complessivamente, il processo <strong>di</strong> asset allocation consiste nella composizionedel portafoglio utilizzando le attività che presentano le migliori/desiderate combinazioni<strong>di</strong> rischio-ren<strong>di</strong>mento sfruttando, anche, i benefici della <strong>di</strong>versificazione. Dopo<strong>un</strong>‟accurata selezione vanno definiti i titoli, all‟interno <strong>di</strong> ogni classe <strong>di</strong> attività, dainserire in portafoglio. Per poter svolgere l‟attività <strong>di</strong> asset allocation in modo idoneo èfondamentale la conoscenza da parte del gestore <strong>di</strong> portafoglio delle esigenzedell‟investitore; in modo tale da poter determinare la propensione al rischio e l‟orizzonte<strong>di</strong> investimento. Tale fase è <strong>di</strong> notevole importanza perché non necessariamentel‟investitore vorrà considerare la totalità dei mercati mon<strong>di</strong>ali. Potrebbe voler limitare leproprie scelte ad <strong>un</strong> sottoinsieme, come il mercato nazionale o anche <strong>un</strong> particolaresegmento o settore. Un altro fattore <strong>di</strong> notevole rilevanza nella fase preliminare dellacostruzione <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio <strong>di</strong> attività finanziarie è la conoscenza della cosiddettatolleranza al rischio del cliente. Quest‟ultima è intesa come la capacità dell‟investitore <strong>di</strong>sopportare il rischio <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta o <strong>di</strong> variabilità dei ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio.Come specificato precedentemente, tra<strong>di</strong>zionalmente l‟attenzione degli investitori si èconcentrata <strong>su</strong> portafogli composti da tre classi <strong>di</strong> attività primari: liqui<strong>di</strong>tà, obbligazionie azioni. Questa ripartizione permette <strong>di</strong> rendere più intuitiva la composizione <strong>di</strong>portafoglio, dato che ogni categoria rappresenta <strong>un</strong> potenziale tipo <strong>di</strong> investimentocaratterizzato da <strong>un</strong> profilo rischio-ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>verso. Le combinazioni degli assetpresenti nelle tre categorie permettono la creazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a pluralità <strong>di</strong> portafogli, tra cuil‟investitore sceglierà quello più adeguato al proprio profilo <strong>di</strong> rischio ed ai propriobiettivi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento.La teoria finanziaria, in genere, <strong>su</strong>d<strong>di</strong>vide l‟attività <strong>di</strong> asset allocation in tre momentiprincipali:- allocazione <strong>di</strong> capitale strategica (strategic asset allocation);- allocazione <strong>di</strong> capitale tattica (tactical asset allocation);- selezione titoli (f<strong>un</strong>d selection/stock picking ).L‟asset allocation strategica è la fase in cui si determinano le scelte <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong>me<strong>di</strong>o – l<strong>un</strong>go periodo. Viene attribuita massima importanza alle esigenzedell‟investitore a prescindere dalle in<strong>di</strong>cazioni che derivano da <strong>un</strong>a situazione economica<strong>di</strong> breve periodo. A seconda dei bisogni, dei vincoli e dell‟obiettivo, si p<strong>un</strong>terà:25


- <strong>su</strong>ll‟investimento azionario, il cui ren<strong>di</strong>mento deriva principalmente dall‟incrementodei prezzi nel l<strong>un</strong>go periodo,- e /o <strong>su</strong>lla combinazione liqui<strong>di</strong>tà-obbligazioni, il cui ren<strong>di</strong>mento deriva dal perio<strong>di</strong>copagamento <strong>di</strong> interessi e dalla stabilità del loro valore.Il portafoglio ideale peserà maggiormente le azioni quanto maggiore sarà la tolleranza alrischio e l‟orizzonte temporale dell‟investimento. Il processo <strong>di</strong> asset allocationstrategica, in genere, può seguire due <strong>di</strong>versi approcci:- Top-down- Bottom-upL‟approccio top-down prevede che il processo <strong>di</strong> allocazione degli investimenti abbiacome p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> partenza la scelta dei mercati e dei paesi nei quali ripartire il portafoglio e,solo <strong>su</strong>ccessivamente, la scelta dei settori e titoli. Alla base <strong>di</strong> tale approccio vi è laconvinzione che il rischio <strong>di</strong> portafoglio <strong>di</strong>penda prevalentemente dal mercato e dal paesein cui si investe. L‟in<strong>di</strong>viduazione del mix ottimale <strong>di</strong> mercati e aree geografiche avviene,in modo del tutto generale e senza entrare nello specifico, considerando il cicloeconomico in cui si trovano <strong>un</strong>o o più paesi (o aree geografiche/economiche) al fine <strong>di</strong>rilevare la fase del ciclo che l‟economia sta attraversando. Sostanzialmente si tratta <strong>di</strong>analizzare l‟andamento delle variabili reali e finanziarie dei paesi presi in considerazione,ad esempio l‟evoluzione del Pil, i prezzi al con<strong>su</strong>mo, l‟occupazione, il costo del lavoroed altro ancora. A tal p<strong>un</strong>to si gi<strong>un</strong>ge alla determinazione della convenienza a investire omeno in <strong>un</strong> determinato paese/settore, basata <strong>su</strong>lle aspettative <strong>di</strong> crescita dell‟economia.L‟ultimo tassello è rappresentato dalla scelta dei titoli con maggior potenziale <strong>di</strong> crescita.L‟approccio bottom-up, invece, pre<strong>su</strong>ppone la scelta dei migliori titoli a livello nazionalee internazionale, senza tener conto del mercato o del paese cui appartengono. Diconseguenza i titoli più “attraenti” vengono selezionati per la costruzione <strong>di</strong> <strong>un</strong>portafoglio a prescindere dalla congi<strong>un</strong>tura economica/politica. Rispetto al primoapproccio si considera più importante la selezione dei singoli titoli rispetto a quella deimercati/paesi e <strong>di</strong> conseguenza si ritiene che il rischio <strong>di</strong> portafoglio sia sostanzialmentein<strong>di</strong>viduato nei settori del mercato e dei singoli titoli. Mentre nell‟approccio top-down ilrischio <strong>di</strong> portafoglio <strong>di</strong>pende prevalentemente dal mercato o dal paese considerato.26


attenzione degli operatori e delle autorità pubbliche alla completezza e trasparenza dellareportistica rilasciata all‟investitore privato. Non ci si intende focalizzare solo <strong>su</strong>llaperformance relativa, ma è opport<strong>un</strong>o ricercare le cause delle deviazioni, in termini <strong>di</strong><strong>di</strong>rezione e/o <strong>di</strong>mensione della performance, del portafoglio gestito dal benchmark.1.4 L’attribuzione della performanceLa performance attribution analysis intende far luce <strong>su</strong>lle scelte gestionali che hannogenerato l‟incongruenza tra il ri<strong>su</strong>ltato complessivo del portafoglio e quello delbenchmark attraverso la scomposizione della performance relativa in varie partiattribuibili a fattori esplicativi <strong>di</strong>stinti. Più precisamente la performance attribution è <strong>un</strong>ametodologia <strong>di</strong> scomposizione del ren<strong>di</strong>mento complessivo <strong>di</strong> <strong>un</strong> fondo/portafoglio nellesingole componenti riconducibili all‟asset allocation strategica, all‟asset allocationtattica e all‟attività <strong>di</strong> selezione titoli. La performance attribution è <strong>un</strong>o strumentoparticolarmente utile per il monitoraggio, il controllo e la valutazione delle attività <strong>di</strong>gestione <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio per finalità sia interne che esterne. A fini interni, lascomposizione dei ren<strong>di</strong>menti consente <strong>di</strong> delineare le aree <strong>di</strong> responsabilità dei soggetticoinvolti nella gestione <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio e facilita l‟adozione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> rem<strong>un</strong>erazionecorrelate all‟effettivo contributo apportato da ciasc<strong>un</strong>o al ren<strong>di</strong>mento complessivo delportafoglio gestito. Per finalità esterne, la performance attribution può essere utilizzataper selezionare e/o valutare fon<strong>di</strong> alternativi nelle gestioni patrimoniali plurimarcaoppure per valutare l‟attività dei gestori <strong>di</strong> patrimoni <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> pensione.Per implementare tale metodologia empirica è necessario delineare <strong>un</strong> modello <strong>di</strong>scomposizione del ren<strong>di</strong>mento complessivo in ren<strong>di</strong>menti parziali. Di seguito si descrivequello utilizzato da Brinson et al nel 1986 e <strong>su</strong>ccessivamente ripreso anche da Ibbotson eKaplan nel 2000. La figura sottostante presenta <strong>un</strong>a matrice che illustra quattroconfigurazioni <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>menti parziali, identificate in relazione alle attività <strong>di</strong> assetallocation tattica e selezione titoli.28


ASSETALLOCATIONTATTICAStandardEffettivaStandardRENDIMENTOSTANDARDSELEZIONE TITOLIRENDIMENTOSTANDARD A PESIEFFETTIVIEffettivaRENDIMENTOEFFETTIVO A PESISTANDARDRENDIMENTOEFFETTIVOFigura: 1.3. Matrice dei Ren<strong>di</strong>menti.L‟asset allocation tattica as<strong>su</strong>me la configurazione “standard” se i pesi in ogni classe <strong>di</strong>attività (azioni,obbligazioni,liqui<strong>di</strong>tà) coincidono con quelli definiti dall‟asset allocationstrategica. Invece quella “effettiva” se si considerano i pesi ricavati dalla composizionereale del portafoglio. L‟attività <strong>di</strong> selezione titoli, a <strong>su</strong>a volta, può essere per ciasc<strong>un</strong>aclasse <strong>di</strong> attività: “standard” se i titoli in portafoglio rispecchiano fedelmente i pesidell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riferimento della classe <strong>di</strong> attività considerata o “effettiva” quando siconsiderano le percentuali effettivamente incluse nel portafoglio.Ciasc<strong>un</strong> quadrante della matrice dei ren<strong>di</strong>menti descrive <strong>un</strong>a configurazione <strong>di</strong>ren<strong>di</strong>mento:Ren<strong>di</strong>mento standard:RstdNi 1wrstd st<strong>di</strong> i(1.19)Ren<strong>di</strong>mento standard a pesi effettivi:RtaaNi 1wract st<strong>di</strong> i(1.20)Ren<strong>di</strong>mento effettivo a pesi standard:RssNi 1wrstd acti i(1.21)Ren<strong>di</strong>mento effettivo:RactNi 1wract acti i(1.22)dove w in<strong>di</strong>ca il peso <strong>di</strong> <strong>un</strong>a classe <strong>di</strong> attività, N il numero totale <strong>di</strong> classi <strong>di</strong> attività, r ilren<strong>di</strong>mento, i la classe <strong>di</strong> attività, l‟apice std in<strong>di</strong>ca <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento o <strong>un</strong> peso standard e<strong>di</strong>nfine l‟apice act <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento o <strong>un</strong> peso effettivo. Nel lavoro <strong>di</strong> Brinson et al. (1986)il contributo dell‟asset allocation strategica è dato dal ren<strong>di</strong>mento standard, ottenutoreplicando <strong>un</strong> determinato in<strong>di</strong>ce (gestione passiva). Il contributo dell‟asset allocationtattica deriva dalla decisione <strong>di</strong> sovrappesare o sotto pesare alc<strong>un</strong>e classi <strong>di</strong> attività equin<strong>di</strong> è dato dal confronto tra il ren<strong>di</strong>mento a pesi effettivi e il ren<strong>di</strong>mento standard.29


Infine, il valore aggi<strong>un</strong>to dell‟attività <strong>di</strong> selezione titoli si ottiene dalla <strong>di</strong>fferenza tra ilren<strong>di</strong>mento normale <strong>di</strong> <strong>un</strong>a certa classe <strong>di</strong> attività e il ren<strong>di</strong>mento effettivo del portafoglioin riferimento alla medesima classe <strong>di</strong> attività. Tale analisi <strong>di</strong> <strong>di</strong>saggregazione delren<strong>di</strong>mento totale <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio non deve essere confuso con <strong>un</strong>o stu<strong>di</strong>o condottosempre dagli stessi autori (Brinson et al. 1986) circa la possibilità <strong>di</strong> spiegare lavariabilità nel tempo dei ren<strong>di</strong>menti. In questo caso si procede alla stima, per ogniportafoglio, <strong>di</strong> <strong>un</strong>a regressione dei ren<strong>di</strong>menti effettivi in serie storica verso i rispettiviren<strong>di</strong>menti standard:actstdRk, t k kRk,t t(1.23)dove k in<strong>di</strong>ca il portafoglio (<strong>di</strong> <strong>un</strong> determinato fondo), la costante, il coefficiente <strong>di</strong>regressione e il termine <strong>di</strong> errore.L‟analisi <strong>di</strong> Brinson et al. (1986) è stata compiuta <strong>su</strong> <strong>un</strong> campione <strong>di</strong> 91 fon<strong>di</strong> pensioneamericani nel periodo 1974-1983. Il ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o effettivo confrontato con ilren<strong>di</strong>mento standard, quin<strong>di</strong> il ren<strong>di</strong>mento “attivo” è me<strong>di</strong>amente negativo (110 p<strong>un</strong>tibase). I ri<strong>su</strong>ltati vengono aggiornati dagli stessi autori nel 1991, ottenendo però ri<strong>su</strong>ltatisimili anche se meno pesanti in termini <strong>di</strong> gestione attiva. È opport<strong>un</strong>o fare <strong>un</strong>aprecisazione, questi ri<strong>su</strong>ltati permettono <strong>di</strong> capire le determinanti della variabilità deiren<strong>di</strong>menti tra <strong>di</strong>versi fon<strong>di</strong> (cross-section). Questo chiarimento è stato effettuato daIbbotson e Kaplan (2000) e nel loro lavoro analizzano fon<strong>di</strong> bilanciati stat<strong>un</strong>itensi nelperiodo 1988-1998. I ri<strong>su</strong>ltati confermano quelli <strong>di</strong> Brinson et al. effettuato con i fon<strong>di</strong>pensione, cioè la componente <strong>di</strong> gestione attiva dei fon<strong>di</strong> bilanciati stat<strong>un</strong>itensi non haconsentito <strong>di</strong> ottenere dei ren<strong>di</strong>menti <strong>su</strong>periori a quelli del benchmark <strong>di</strong> l<strong>un</strong>go periodo.Invece le determinanti della variabilità dei ren<strong>di</strong>menti nel tempo (time series) sonospiegate dalla stima della regressione (1.23), in particolare dall‟R 2 . Brinson et al. (1986,1991) ottengono sempre dei valori <strong>su</strong>periori al 90%. Gli autori concludono che l‟assetallocation strategica contribuisce in mi<strong>su</strong>ra preponderante al ren<strong>di</strong>mento complessivo,mentre il valore aggi<strong>un</strong>to della gestione è limitato. Anche le regressioni in serie storica <strong>di</strong>Ibbotson e Kaplan (2000) confermano i ri<strong>su</strong>ltati <strong>di</strong> cui sopra ottenendo però <strong>un</strong> R 2<strong>su</strong>periore all‟80%.30


CAPITOLO 2Gli Exchange Traded F<strong>un</strong>dLo strumento che maggiormente si integra con i ri<strong>su</strong>ltati ottenuti da Brinson et al. (1986,1991) e Ibbotson e Kaplan (2000) è l‟Exchange Traded F<strong>un</strong>d.Se l‟asset allocation strategica rappresenta la fase <strong>di</strong> maggior rilievo, l‟ETF permette <strong>di</strong>“spostare in alto il problema”, eliminando i rischi <strong>di</strong> selezione titoli e creando le basiaffinché l‟investitore de<strong>di</strong>chi maggior tempo alla ricerca del proprio profilo <strong>di</strong> rischio; iltutto a costi estremamente competitivi. Di seguito riporto la definizione e classificazione<strong>di</strong> tali prodotti, in quanto <strong>su</strong> <strong>di</strong> essi si concentrerà l‟implementazione <strong>di</strong> tutte le strategiedescritte nel capitolo 5.2.1 DefinizioneLa traduzione letterale dall‟inglese è “fondo quotato <strong>su</strong>l mercato”. Questo termine derivadal fatto che gli ETF sono sostanzialmente dei fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> investimento le cui azionipossono essere <strong>di</strong>rettamente acquistate e vendute <strong>su</strong>l mercato azionario.Più precisamente, l'ETF è <strong>un</strong>a particolare tipologia <strong>di</strong> fondo d‟investimento o Sicav condue principali caratteristiche:è negoziato in Borsa come <strong>un</strong>‟azione;ha come <strong>un</strong>ico obiettivo d‟investimento quello <strong>di</strong> replicare l‟in<strong>di</strong>ce al quale siriferisce (benchmark) attraverso <strong>un</strong>a gestione totalmente passiva.Durante l‟orario <strong>di</strong> apertura della Borsa è possibile comprare o vendere ETF al prezzocorrente <strong>di</strong> mercato, come qualsiasi azione. Rispetto ad <strong>un</strong> fondo com<strong>un</strong>e <strong>di</strong>investimento, tale strumento permette <strong>di</strong> monitorare costantemente l‟andamento delproprio investimento offrendo così livelli maggiori <strong>di</strong> flessibilità e trasparenza. Lapossibilità <strong>di</strong> operare <strong>di</strong>rettamente <strong>su</strong>l mercato target permette <strong>di</strong> ridurre al minimo iltempo che intercorre tra la decisione <strong>di</strong> investimento e l‟effettiva realizzazione dellastessa. L‟importanza <strong>di</strong> questa caratteristica aumenta, ovviamente, in situazioni estreme<strong>di</strong> mercato. Gli ETF, come i normali fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i <strong>di</strong> investimento, permettonoall‟investitore <strong>di</strong> detenere <strong>un</strong> portafoglio ben <strong>di</strong>versificato, l‟aspetto fondamentale è che32


ciò avviene con <strong>un</strong>‟<strong>un</strong>ica transazione. Si potrebbe ottenere lo stesso ri<strong>su</strong>ltato, in termini<strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione ma non <strong>di</strong> costi, se l‟investitore acquistasse <strong>di</strong>rettamente i titolisottostanti l‟in<strong>di</strong>ce. Anche se non bisogna <strong>di</strong>menticare il maggior tempo che ilrisparmiatore dovrebbe de<strong>di</strong>care ad <strong>un</strong> investimento <strong>di</strong> questo tipo, oltre pre<strong>su</strong>mibilmentemaggiori costi <strong>di</strong> transazione. Le due peculiarità degli ETF che sono state sottolineatefino ad ora fanno riferimento al fatto che in questo <strong>un</strong>ico strumento finanziario siracchiudono non solo la trasparenza e la flessibilità <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo azionario ma anchel‟elevata <strong>di</strong>versificazione ottenibile attraverso <strong>un</strong> investimento in <strong>un</strong> fondo com<strong>un</strong>e.L‟ulteriore elemento che lo caratterizza e che è già stato citato, è il particolare obiettivo<strong>di</strong> investimento che esso si prefigge: replicare il benchmark attraverso <strong>un</strong>a gestionetotalmente passiva. Formalmente gli ETF rientrano nella categoria dei “fon<strong>di</strong> <strong>di</strong>investimento in<strong>di</strong>cizzati” ed il loro scopo viene raggi<strong>un</strong>to semplicemente detenendo lestesse azioni, con uguale peso, che fanno parte dell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riferimento. Ad esempio,non considerando costi <strong>di</strong> qualsiasi genere (ad esempio <strong>di</strong> gestione, <strong>di</strong> ricerca),otterremmo <strong>un</strong>a performance molto simile dall‟acquisto <strong>di</strong> <strong>un</strong> ETF <strong>su</strong>l FTSE MIB odall‟acquisto <strong>di</strong> quote corrispondenti ai rispettivi pesi dei 40 titoli azionari che locompongono.L‟ETF ha attuato <strong>un</strong>a vera e propria rivoluzione, soprattutto se consideriamo tutti quegliinvestitori che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> <strong>un</strong> “minimo” <strong>di</strong> cultura finanziaria e <strong>un</strong> interesse per ipropri risparmi. La possibilità <strong>di</strong> investimento per gli investitori in<strong>di</strong>viduali sonoaumentate notevolmente grazie al <strong>su</strong>ddetto strumento. Ad esempio se <strong>un</strong> investitore èconvinto che il settore dell‟industria chimica nei prossimi 5-10 anni sia destinato ad <strong>un</strong>forte sviluppo potrebbe acquistare <strong>un</strong>a o più azioni del <strong>su</strong>ddetto comparto. Procedereall‟acquisto <strong>di</strong> azioni della Bayer o della Solvay senza però sapere quale azienda brilleràmaggiormente o affonderà a causa dell‟elevata concorrenza è però rischioso.Diversificare, cioè procedere all‟acquisto <strong>di</strong> <strong>un</strong>a decina <strong>di</strong> società del ramo potrebbeessere <strong>un</strong>a buona decisione se non vi fossero i costi <strong>di</strong> transazione. Come specificatoprima, tra i costi bisognerebbe anche considerare il tempo che bisognerebbe de<strong>di</strong>care ad<strong>un</strong> tale investimento; tenere costantemente sotto controllo le informazioni riguardanti le10 società per non incappare nell‟investimento sbagliato è <strong>un</strong> lavoro <strong>di</strong> <strong>un</strong>a molenotevole.Sarebbe preferibile allora, in base alla <strong>su</strong>ddetta convinzione dell‟investitore, acquistarel‟ETF iShares STOXX Europe 600 Chemicals. In tale ETF sono presenti le 22 societàeuropee del settore chimico a maggiore liqui<strong>di</strong>tà e capitalizzazione.33


Un‟alternativa all‟ETF è l‟investimento in <strong>un</strong> fondo com<strong>un</strong>e, il cui obiettivo <strong>di</strong>investimento è simile a quello dell‟investitore. Vi sono però due fattori che ci allontanoda questa scelta, quali ad esempio: maggiori costi <strong>di</strong> gestione e transazione e il rischio daparte del gestore <strong>di</strong> sottoperformare il benchmark. Ovviamente vi è anche la possibilitàche il gestore ottenga sistematicamente <strong>un</strong>‟alpha positivo ma l‟evidenza empirica sembramostrare il contrario (Elton et al. 1996). Inoltre <strong>un</strong> rischio che spesso non vieneconsiderato ma ritenuto spesso fondamentale risiede nel fatto che stiamo delegando ad <strong>un</strong>terzo (gestore) la gestione del patrimonio. Nonostante l‟obiettivo <strong>di</strong> investimentocoincida, il gestore può adottare strategie <strong>di</strong> investimento errate compromettendol‟intuizione dell‟investitore, il quale si può ritrovare con <strong>un</strong> profilo <strong>di</strong> rischio-ren<strong>di</strong>mento<strong>di</strong>verso da quello atteso. Il gestore, nel tentativo <strong>di</strong> battere il benchmark, potrebbemo<strong>di</strong>ficare, ed in modo rilevante, l‟asset allocation definita a monte o adottare anchestrategie <strong>di</strong> window dressing. Inoltre vi è <strong>un</strong> ulteriore aspetto collegato al precedente,altrettanto importante, che va tenuto in considerazione dal risparmiatore che intende fare<strong>un</strong> investimento. Ad esempio ipotizziamo che quest‟ultimo intende allocare il 50% delpatrimonio in titoli a red<strong>di</strong>to fisso e il 50% in <strong>un</strong> fondo azionario. Bisogna tener presenteche, in base alla classificazione <strong>di</strong> Assogestioni, <strong>un</strong> fondo italiano (definito) azionariopuò detenere fino al 30% del proprio capitale investito in liqui<strong>di</strong>tà. Di conseguenza, se ilfondo in cui si è investito detiene solo il 70% del proprio patrimonio in titoli azionari,l‟investitore si ritrova con <strong>un</strong> investimento <strong>di</strong> 50% in obbligazioni, 35% in azioni ed il15% in liqui<strong>di</strong>tà; <strong>di</strong>versamente dalla composizione iniziale. Il “rischio gestore” non<strong>di</strong>pende soltanto dalla percentuale effettivamente investita ma anche dalla tipologia <strong>di</strong>titoli presenti nel portafoglio. Se, ad esempio, il gestore decide <strong>di</strong> sovrappesare titoli abeta minore <strong>di</strong> <strong>un</strong>o, senza effettuare gli opport<strong>un</strong>i aggiustamenti attraverso l‟utilizzo <strong>di</strong>futures, il portafoglio può caratterizzarsi anche per <strong>un</strong>‟esposizione inferiore al 70%.Ovviamente è il gestore, attraverso la capacità <strong>di</strong> market timing, che deve mo<strong>di</strong>ficare inmodo profittevole l‟esposizione al mercato. Però si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong> problema <strong>di</strong> trasparenzadato che <strong>un</strong> investitore non conosce (perfettamente) come saranno gestiti i capitaliinvestiti. Lo stesso <strong>di</strong>scorso vale per i fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i <strong>di</strong> investimento che utilizzanodeterminati stili gestionali (value, growth, small o large cap). È possibile che <strong>un</strong>‟analisisvolta <strong>su</strong> questi ultimi potrebbe rivelare la <strong>di</strong>versità, nel tempo, del grado <strong>di</strong> esposizioneai <strong>su</strong>ddetti fattori <strong>di</strong> rischio. Si è detto precedentemente che per replicare il FTSE MIB sipotrebbe acquistare <strong>un</strong> ETF oppure acquistare i 40 titoli che compongono l‟in<strong>di</strong>ce, nellagiusta quantità. Per giusta quantità si fa riferimento al peso che i singoli titoli hanno34


ispetto al benchmark in questione. Per creare il portafoglio ETF vengono acquistate<strong>di</strong>rettamente <strong>su</strong>l mercato le azioni nella stessa proporzione in cui queste rientranonell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercato che si vuole replicare. Una volta creato tale portafoglio, vienecollocato presso <strong>un</strong>a banca depositaria, la cui f<strong>un</strong>zione principale è quella <strong>di</strong> garantirel'effettiva esistenza del paniere <strong>di</strong> titoli che ovviamente rappresenta l'<strong>un</strong>ico asset da cuideriva il valore delle azioni <strong>di</strong> <strong>un</strong> ETF. Affinché sia giustificato il medesimo andamentodel valore del portafoglio e del prezzo <strong>di</strong> mercato dell‟ETF bisogna <strong>di</strong>stinguere traquest‟ultimo e il Net Asset Value (NAV). Mentre il prezzo <strong>di</strong> mercato è, ovviamente,determinato dalla domanda e dall‟offerta dello strumento, il NAV rappresenta il valoredel portafoglio sottostante che è oggettivamente determinato dal valore dell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>mercato. La convergenza tra il prezzo <strong>di</strong> mercato e il NAV è assicurato dal marketmaker.Gli investitori istituzionali autorizzati, definiti Authorized Partecipant, possono agirecome arbitraggisti e operare simultaneamente sia <strong>su</strong>ll‟ETF che <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce sottostante,sfruttando le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> valutazione per trarre profitti privi <strong>di</strong> rischio. Questaoperazione ha l‟effetto <strong>di</strong> andare a ridurre gli scostamenti tra prezzo dell‟ETF e il <strong>su</strong>o fairprice, rendendo questa <strong>di</strong>fferenza minimale e poco rilevante, specialmentenell‟investimento <strong>di</strong> l<strong>un</strong>go periodo. Nel caso in cui il prezzo <strong>di</strong> mercato fosse inferiore alNAV <strong>un</strong> arbitraggista potrebbe comprare azioni dell‟ETF, cederle (quin<strong>di</strong> eliminarle)presso la banca depositaria in cambio dei titoli sottostanti e rivendere tali azioni <strong>su</strong>lmercato cosi da guadagnare <strong>su</strong>lla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> prezzo. La conseguenza è che il prezzodell‟ETF tenderà ad aumentare spingendosi verso il NAV. Nel caso opposto, cioè se ilprezzo <strong>di</strong> mercato fosse <strong>su</strong>periore al NAV, si potrebbe ottenere <strong>un</strong> guadagno certocomprando i titoli che costituiscono il portafoglio sottostante collocandoli sempre pressola banca depositaria in cambio <strong>di</strong> azioni dell‟ETF (cosi da aumentarne il numero) e<strong>di</strong>nfine rivendendo tali azioni <strong>su</strong>l mercato. Successivamente il prezzo <strong>di</strong> mercato dell‟ETFtenderà a <strong>di</strong>minuire convergendo verso il NAV. È questo meccanismo <strong>di</strong> arbitraggio chepermette <strong>di</strong> rendere equivalente il valore dell‟ETF all‟in<strong>di</strong>ce sottostante. Talemeccanismo è definito in kind creation-redempion (sottoscrizione-rimborso in natura) eper compiere tali operazioni è necessario essere riconosciuti come AuthorizedPartecipant, pagare <strong>un</strong>a commissione fissa per la sottoscrizione-rimborso <strong>di</strong> quote erispettare lotti minimi (creation <strong>un</strong>it). Una conseguenza <strong>di</strong> tale opport<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> arbitraggioè legata alla struttura commissionale degli ETF. In particolare il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>arbitraggio consente <strong>di</strong> migliorare l‟efficienza gestionale (se confrontato ad <strong>un</strong> fondo35


com<strong>un</strong>e) permettendo <strong>di</strong> mantenere <strong>un</strong>a struttura commissionale bassa. Se infatti siconfronta il f<strong>un</strong>zionamento <strong>di</strong> <strong>un</strong> ETF con quello <strong>di</strong> <strong>un</strong> normale fondo com<strong>un</strong>e in tema <strong>di</strong>gestione del flusso derivante da nuove sottoscrizioni/rimborsi delle quote, si scopre chequesti ultimi sono soggetti a maggiori costi <strong>di</strong> transazione e <strong>un</strong>a minore efficienza fiscale.È <strong>su</strong>fficiente notare che nell‟ETF lo scambio <strong>di</strong> titoli con quote del fondo non obbligaquest‟ultimo a smobilizzare i <strong>su</strong>oi titoli per andare incontro alle richieste <strong>di</strong> riscatto daparte degli investitori (a <strong>di</strong>fferenza dei fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i la redemption è in natura non incash). Per fare fronte agli smobilizzi, i gestori dei fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i classici devono invecemantenere <strong>un</strong>a componente del portafoglio in liqui<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> per sé poco rem<strong>un</strong>erativaoppure possono trovarsi <strong>di</strong> fronte all‟obbligo <strong>di</strong> vendere anticipatamente titoli in per<strong>di</strong>ta.Il meccanismo che è stato illustrato senza essere entrati nello specifico e che troviamorappresentato in figura 2.1, fa sì che la domanda (privata o istituzionale) si scarichisemplicemente <strong>su</strong>l numero <strong>di</strong> azioni dell‟ETF <strong>di</strong>sponibili <strong>su</strong>l mercato, senza comportarela necessità continua <strong>di</strong> vendere o acquistare le azioni dei titoli sottostanti ed evitando,così, <strong>di</strong> incorrere in ulteriori costi <strong>di</strong> transazione.CREATIONAuthorizedPartecipantsETFREDEMPTIONAuthorizedPartecipantsETFFigura 2.1: Il f<strong>un</strong>zionamento degli ETF: Gli Authorised Partecipant possono creare nuove azioni <strong>di</strong> <strong>un</strong>ETF consegnando i titoli che compongono l‟in<strong>di</strong>ce oppure possono eliminarle ottenendo in cambio i titolisottostanti. Fonte: The Benchmark Index ETF Performance Problem, Gastineau (2004).36


2.2 Alc<strong>un</strong>i cenni storici relativi agli ETFLa storia della nascita degli ETF deve essere collegata a quella dei fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i <strong>di</strong>investimento, dei mercati azionari, delle commo<strong>di</strong>ty, al <strong>di</strong>scorso <strong>su</strong>lla performanceattribution ma soprattutto alla teoria dei mercati efficienti <strong>di</strong>scussa nel capitolo 5.Infatti molti investitori furono influenzati da tali tesi e sentirono l‟esigenza <strong>di</strong> crearestrumenti finanziari che consentissero <strong>di</strong> mettere in pratica quanto proposto a livelloteorico.La prima risposta a queste esigenze, venne nel 1971 da John McQuown, James Vertin eWilliam Fouse, presso la banca Wells Fargo. Usando <strong>un</strong>a strategie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione,venne da loro creato per la “Samsonite Corporation” <strong>un</strong> in<strong>di</strong>ce basato <strong>su</strong>i 1500 titoliquotati al New York Stock Exchange. Due anni più tar<strong>di</strong>, nel 1973, lo stesso JohnMcQuown, assieme a Rex Singuefield dell‟American National Bank <strong>di</strong> Chicago,sviluppò il primo in<strong>di</strong>ce basato <strong>su</strong>lla performance dell‟in<strong>di</strong>ce S&P 500. L‟accesso a talistrumenti era precluso agli investitori retail, almeno fino al 1976. In quell‟anno infattiJohn Bogle fondatore <strong>di</strong> Vanguard creò il primo index mutual f<strong>un</strong>d denominato Vanguard500 Index F<strong>un</strong>d, il cui benchmark era l‟in<strong>di</strong>ce Standard & Poor‟s 500. L‟accesso aipiccoli investitori è stato facilitato anche dai cosiddetti “Index Participation Shares”(IPS). Questi prodotti cominciarono ad essere negoziati nel 1989 presso il PhiladelphiaStock Exchange, sotto il nome <strong>di</strong> “Cash Index Participations” (CIPs), e pressoL‟American Stock Exchange sotto il nome <strong>di</strong> “Index Participation Shares” (IPS). Il loroscopo principale era quello <strong>di</strong> replicare l‟andamento <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>i in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> riferimento, comead esempio l‟in<strong>di</strong>ce S&P 500. Questi strumenti, che <strong>di</strong>vennero in breve tempo moltopopolari, sebbene fossero trattati come azioni possedevano anche alc<strong>un</strong>e caratteristicheche li accom<strong>un</strong>avano ai futures. Proprio per tale motivo, <strong>di</strong>etro den<strong>un</strong>cia del ChicagoMercantile Exchange (CME) a dalla Commo<strong>di</strong>ty Futures Tra<strong>di</strong>ng Commission (CFTC),l‟Amex e la Borsa <strong>di</strong> Philadelphia furono costrette a sospendere la negoziazione <strong>di</strong> taliprodotti.Nello stesso anno, il 1989, simili prodotti sorsero presso la borsa <strong>di</strong> Toronto, in Canada.Si trattava dei Toronto Stock Exchange Index Participations (TIPS), strumenti basati <strong>su</strong>ricevute <strong>di</strong> deposito, ed ebbero inizialmente l‟obiettivo <strong>di</strong> replicare l‟andamentodell‟in<strong>di</strong>ce TSE-35. Più tar<strong>di</strong>, venne introdotto anche il Toronto 100 Index ParticipationUnits (HIPs), replicanti l‟andamento delle 100 azioni contenute nell‟in<strong>di</strong>ce TSE-100.Entrambi gli strumenti si caratterizzavano per bassissimi costi <strong>di</strong> gestione, soprattutto se37


paragonati ai costi dei fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i trattati <strong>su</strong>l mercato canadese. Data la fortesomiglianza tra questi prodotti e gli attuali ETF, il Canada è considerato come il veroluogo <strong>di</strong> nascita <strong>di</strong> questi strumenti. (Meziani, 2005). Il crollo borsistico del 1987, lanecessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> ulteriori strumenti <strong>di</strong> copertura ma soprattutto le crescenti<strong>di</strong>fficoltà dell‟Amex favorirono la nascita del primo ETF: “Standard & Poor‟s DepositaryReceipts” (SPDR), in seguito denominato “Spider”. L‟Amex in quegli anni era soggettoad <strong>un</strong>a concorrenza molto forte da parte del Nasdaq e per <strong>su</strong>perarla, dato che i progettiper realizzare nuove quotazioni avevano avuto ri<strong>su</strong>ltati insod<strong>di</strong>sfacenti, si pensò <strong>di</strong>quotare nuovi strumenti finanziari. Nathan Most, <strong>un</strong>o dei fondatori del primo ETFaffermò: “non conosco nes<strong>su</strong>no strumento finanziario, se non gli Exchange TradedF<strong>un</strong>ds, la cui genesi debba essere ricondotta principalmente alla necessità <strong>di</strong> <strong>un</strong>a borsavalori <strong>di</strong> trovare qualcosa da scambiare <strong>su</strong>l mercato” (Wiandt & McClatchy 2005). Fuproprio Most che, utilizzando le competenze apprese nel campo delle commo<strong>di</strong>ties, ideòquesta nuova tipologia <strong>di</strong> prodotti. Nel mercato delle materie prime infatti è con<strong>su</strong>etu<strong>di</strong>nedepositare merci presso società depositarie in cambio <strong>di</strong> ricevute <strong>di</strong> deposito. Questericevute, che rappresentano i <strong>di</strong>ritti proprietari delle merci depositate, possono essereacquistate e vendute comodamente <strong>su</strong>l mercato senza quin<strong>di</strong> la necessità <strong>di</strong> doverspostare i beni fisici sottostanti. Grazie a Most, questa logica venne applicata anche agliETF. Si pensò infatti <strong>di</strong> creare <strong>un</strong> portafoglio <strong>di</strong> titoli azionari replicanti <strong>un</strong> in<strong>di</strong>ce e <strong>di</strong>collocarli presso <strong>un</strong>a banca depositaria in cambio <strong>di</strong> ricevute <strong>di</strong> deposito rappresentativedei titoli depositati. Tali ricevute sarebbero poi state <strong>di</strong>vise in <strong>un</strong> numero elevato <strong>di</strong> titolie scambiate <strong>su</strong>l mercato come avviene per qualsiasi titolo azionario (Mazzola & Fuso2007). Dopo alc<strong>un</strong>i ostacoli regolamentari che ne rallentarono l‟approvazione da partedella SEC (Securities and Exchange Commission), il primo ETF gi<strong>un</strong>se finalmente <strong>su</strong>lmercato nel gennaio 1993; si trattava dello Standard & Poor‟s Depositary Receipts(SPDRs), basato <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce S&P500. Questo ETF venne istituito con <strong>un</strong>a struttura UnitInvestment Trusts (UIT). Anche se nei primi anni questi nuovi strumenti non hannoriscosso <strong>un</strong> grosso <strong>su</strong>ccesso, verso la seconda metà degli anni „90, le ottime performancedel mercato e la <strong>di</strong>ffusione delle teorie <strong>su</strong>lla <strong>su</strong>periorità della gestione passiva, hannocontribuito a farne aumentare enormemente la richiesta. Da allora il numero e le tipologie<strong>di</strong> ETF proposti con le rispettive quote <strong>di</strong> mercato sono aumentate enormemente. Nel1996 La Barclays Global Investor ha introdotto <strong>su</strong>l mercato <strong>un</strong>a nuova tipologia <strong>di</strong> ETFin grado <strong>di</strong> replicare la performance degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> mercato nazionali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi paesi. Si èpresentato quin<strong>di</strong> per gli investitori la possibilità <strong>di</strong> investire <strong>di</strong>rettamente <strong>su</strong>l mercato <strong>di</strong>38


loro interesse attraverso <strong>un</strong>o strumento flessibile e relativamente facile. Questi strumenti,denominati WEBS (World Equity Benchmark Shares) si caratterizzavano inoltre perl‟avere <strong>un</strong>a struttura simile a quella <strong>di</strong> <strong>un</strong> normale fondo com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> investimento, <strong>un</strong>astruttura <strong>di</strong> tipo Management Investment Company, le cui <strong>di</strong>fferenze con le UIT sonostate elencate precedentemente. Nel 1998 vennero poi introdotti ETF in grado <strong>di</strong> replicarel‟andamento <strong>di</strong> specifici settori industriali <strong>di</strong> mercato, i cosiddetti Sector ETF. Grazie aquesti, <strong>di</strong>venne possibile investire nei settori considerati più promettenti e ad altopotenziale <strong>di</strong> crescita. La strategia principale, basata <strong>su</strong>lla rotazione <strong>di</strong> settore o “sectorrotation”, consiste nell‟investire in quei settori più promettenti <strong>su</strong>lla base dei cicli <strong>di</strong>mercato, uscendo al contrario da quei settori ormai a basso ren<strong>di</strong>mento. Il 2000 è statopoi <strong>un</strong> anno importante in quanto ha visto lo sbarco in Europa degli Exchange-tradedf<strong>un</strong>ds. Alla Xetra, viene infatti quotato <strong>un</strong> ETF basato <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce Dow Jones Eurostoxx50; a Londra, nascerà poco dopo <strong>un</strong> ETF basato <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce nazionale FTSE 100.Il loro arrivo in Italia è avvenuto nel settembre 2002 con l‟emissione del DJ Euro Stoxx50 Master Unit, da parte della Lyxor Asset Management. Anche negli anni <strong>su</strong>ccessivi, sisono continuamente registrate innovazioni e sviluppi. Tra i principali prodotti sorti,ricor<strong>di</strong>amo gli ETC e gli ETF strutturati <strong>di</strong> cui abbiamo parlato in precedenza.Nel 2003. a Milano, è nato l‟ETF <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce italiano, mentre a New York venivanoquotati i primi ETF che replicano strategie attive. Questi cd ETF “attivi” vanno areplicare l‟andamento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci costruiti appositamente dai gestori; in<strong>di</strong>ci che in base alcriterio <strong>di</strong> selezione dei titoli si <strong>di</strong>stinguono in <strong>fondamentali</strong> e quantitativi. I primi, allabase degli ETF <strong>di</strong> seconda generazione, selezionano i titoli in base ad <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>di</strong>bilancio quali il patrimonio netto, il fatturato, il cash flow e i <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>, cercando <strong>di</strong>ottenere extraprofitti rilevando segnali <strong>di</strong> sopravvalutazione o sottovalutazione. Gli ETFquantitativi invece, alla base degli ETF <strong>di</strong> terza generazione, selezionano le società inbase a modelli deterministici, in base ai quali si stabilisce <strong>un</strong>a classifica <strong>di</strong> appetibilità. Inbase a tale classifica, solo le società migliori verranno incluse nel paniere <strong>di</strong> riferimento(Can<strong>di</strong>ta 2008).39


2.3 Tipologie <strong>di</strong> ETFLa classificazione principale tra ETF che viene effettuata, soprattutto nel mondoanglosassone, fa riferimento al tipo <strong>di</strong> struttura adottata ed è la seguente:Management Investment TrustUnit Investment TrustGrantor TrustLa struttura organizzativa che caratterizza molti ETF (esempio degli iShares 3 e dei SectorSPDRs), è la prima: ovvero la Management Investment Trust. Nella <strong>su</strong>ddetta categoria,come in <strong>un</strong> normale fondo com<strong>un</strong>e <strong>di</strong> investimento, vi è <strong>un</strong> gestore che coor<strong>di</strong>na leattività del fondo sottostante l‟ETF. Si occupa, ad esempio, delle strategie <strong>di</strong>investimento da attuare per replicare l‟andamento dell‟in<strong>di</strong>ce e delle politiche <strong>di</strong><strong>di</strong>stribuzione degli eventuali <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>. La caratteristica principale <strong>di</strong> tale struttura èquella <strong>di</strong> non detenere (obbligatoriamente) in portafoglio tutte le azioni che compongonol‟in<strong>di</strong>ce sottostante, ma <strong>di</strong> possedere solo <strong>un</strong> campione rappresentativo che permettecom<strong>un</strong>que <strong>di</strong> replicare (in modo approssimativo) l‟andamento dell‟in<strong>di</strong>ce. Inoltre, se ilregolamento lo prevede, è possibile fare uso <strong>di</strong> titoli derivati, dare a prestito le azionidetenute al fine <strong>di</strong> guadagnare <strong>un</strong> extra-profitto e reinvestire i <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> percepiti.Dalla peculiarità <strong>di</strong> tale tipologia <strong>di</strong> ETF descritta precedentemente deriva la logicaconclusione che <strong>un</strong>o dei vantaggi principali risiede nella riduzione dei costi <strong>di</strong>transazione. Di conseguenza <strong>un</strong> utilizzo ottimale dei Management Investment Trustpotrebbe essere quello <strong>di</strong> replicare in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> mercato a bassa liqui<strong>di</strong>tà ed elevato turnover(ad esempio in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> società a bassa capitalizzazione o <strong>su</strong> mercati emergenti).Inoltre, attraverso la possibilità <strong>di</strong> reinvestire i <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> e la riduzione al minimodell‟attività <strong>di</strong> acquisto-ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> titoli, (come specificato prima non si detengono tuttititoli che compongono l‟in<strong>di</strong>ce) si raggi<strong>un</strong>ge <strong>un</strong> elevato livello <strong>di</strong> efficienza fiscale.Flessibilità ed efficienza hanno <strong>un</strong> costo per l‟investitore; infatti i ManagementInvestment Trust presentano commissione <strong>di</strong> gestione leggermente più elevate.3 iShares è il principale gestore <strong>di</strong> exchange-traded f<strong>un</strong>d (ETF) a livello mon<strong>di</strong>ale, con oltre 470 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong>dollari investiti in più <strong>di</strong> 430 fon<strong>di</strong>. Oltre il 47% del totale del patrimonio <strong>di</strong> ETF gestito a livello mon<strong>di</strong>aleè investito in fon<strong>di</strong> iShares.I Sector SPDRs sono ETF settoriali, “<strong>su</strong>d<strong>di</strong>vidono” lo S&P 500 in 9 settori.40


Una Unit Investment Trust agisce sostanzialmente come <strong>un</strong>a Management InvestmentTrust, con due <strong>di</strong>fferenze. La prima è rappresentata da <strong>un</strong> minor grado <strong>di</strong> flessibilità.Infatti il gestore non può utilizzare derivati e i <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> vengono <strong>di</strong>stribuiti (nonreinvestiti); in compenso le commissioni <strong>di</strong> gestione sono più basse. La seconda<strong>di</strong>fferenza è che vi è <strong>un</strong>a minore <strong>di</strong>screzionalità gestionale, infatti l‟in<strong>di</strong>ce deve essererigidamente replicato. Ciò avviene per definizione: <strong>un</strong>a Unit Investment Trust si definiscecome <strong>un</strong> portafoglio composto da <strong>un</strong>a moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> titoli (gli stessi e nelle stesseproporzioni del benchmark) che vengono “fusi” insieme per essere ceduti agli investitoricome <strong>un</strong>a singola e non <strong>di</strong>visibile <strong>un</strong>ità, ciasc<strong>un</strong>a delle quali rappresenta <strong>un</strong>a frazionedell‟intero portafoglio. Attraverso <strong>un</strong>a Unit Investment Trust è preferibile, grazie allecaratteristiche elencate precedentemente, replicare in<strong>di</strong>ci azionari basati <strong>su</strong> titoli ad altaliqui<strong>di</strong>tà e capitalizzazione <strong>di</strong> mercato. Gli ETF da noi utilizzati nell‟analisi e chedescriveremo ampiamente nel capitolo 5 rientrano in questa tipologia.L‟ultima tipologia è la più atipica. Infatti gli investitori possiedono i titoli sottostanti emantengono <strong>su</strong> <strong>di</strong> essi la proprietà legale. Gli stessi investitori possono creare e re<strong>di</strong>mereazioni dell‟ETF in blocchi (è presente <strong>un</strong> certo lotto minimo <strong>di</strong> negoziazione) pagandodelle commissioni fisse. Inoltre questa tipologia <strong>di</strong> ETF non replica <strong>un</strong> in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercatoma rappresenta solo il valore <strong>di</strong> <strong>un</strong> paniere statico <strong>di</strong> titoli, <strong>di</strong> conseguenza non sonopresenti i Authorised Partecipant. Infatti non è necessaria la loro attività <strong>di</strong> arbitraggioche assicura la convergenza tra prezzo e NAV. Nei Grantor Trust il numero <strong>di</strong> titolicompreso nel portafoglio non viene mo<strong>di</strong>ficato, per questo motivo il peso <strong>di</strong> ciasc<strong>un</strong>aazione all‟interno del portafoglio può aumentare e <strong>di</strong>minuire a seconda dell‟andamentorelativo del <strong>su</strong>o prezzo rispetto a quello degli altri titoli. Dato che l‟operazione <strong>di</strong>ribilanciamento non avviene i costi <strong>di</strong> transazione sono minimi. Il problema principalerappresentato da questo tipo <strong>di</strong> ETF è rappresentato dal fatto che il paniere <strong>di</strong> titoli può,nel tempo, cessare <strong>di</strong> essere rappresentativo <strong>di</strong> <strong>un</strong> mercato e <strong>di</strong>ventare <strong>un</strong> portafogliomolto concentrato. Per questo motivo i Grantor Trust potrebbero essere più efficienti in<strong>un</strong>‟ottica <strong>di</strong> breve-me<strong>di</strong>o periodo che <strong>di</strong> l<strong>un</strong>go periodo, <strong>un</strong>a tale strategia comporterebbeperò la riduzione <strong>di</strong> molti dei vantaggi propri <strong>di</strong> <strong>un</strong> ETF; probabilmente è talecaratteristica che ne spiega la scarsa <strong>di</strong>ffusione. In questa categoria <strong>di</strong> ETF rientrano gliHoldrs <strong>di</strong> Merrill Lynch, non quotati <strong>su</strong>l mercato italiano.41


2.4 Il mercato italiano degli ETF: ETFplusIn Borsa Italiana esiste <strong>un</strong> mercato regolamentato telematico interamente de<strong>di</strong>cato allanegoziazione in tempo reale degli strumenti che replicano l‟andamento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci e <strong>di</strong>singole materie prime, tale mercato è denominato ETFplus. Su tale mercato sononegoziati strumenti che, anche se con<strong>di</strong>vidono gli stessi meccanismi <strong>di</strong> f<strong>un</strong>zionamento,presentano caratteristiche e peculiarità proprie. Per facilitare il risparmiatore nell‟attività<strong>di</strong> selezione degli strumenti che più si adattano al proprio profilo <strong>di</strong> rischio-ren<strong>di</strong>mento ealle proprie aspettative, sono previsti tre segmenti, a loro volta <strong>su</strong>d<strong>di</strong>visi in classi, chepresentano le stesse modalità <strong>di</strong> negoziazione:Segmento OICR aperti in<strong>di</strong>cizzati (ETF), ripartito nelle seguenti classi:classe 1: ETF il cui in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riferimento è <strong>di</strong> tipo obbligazionarioclasse 2: ETF il cui in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riferimento è <strong>di</strong> tipo azionarioSegmento ETF strutturati, ripartito nelle seguenti classi:classe 1: ETF strutturati senza effetto levaclasse 2: ETF strutturati con effetto levaSegmento ETC, ripartito nelle seguenti classi:classe 1: ETC senza effetto levaclasse 2: ETC con effetto levaGli ETF sono stati quotati <strong>su</strong> Borsa Italiana dal settembre 2002 ed hanno ricevuto <strong>un</strong><strong>su</strong>ccesso notevole, sia da parte degli investitori istituzionali che dai privati, cometestimoniato dall‟incremento dei volumi scambiati (figura 2.2) e il crescente numero <strong>di</strong>strumenti in negoziazione (figura 2.3).42


Figura 2.2. ETF PLUS, EVOLUZIONE DEGLI SCAMBI Fonte: Borsa ItalianaFigura 2.3 ETC, ETF, ETF strutturati ammessi a quotazione. Fonte: Borsa Italiana.Come si può notare dalla figura 2.3 <strong>su</strong>l mercato ETFplus sono inoltre negoziati OICRinnovativi (ETF strutturati), che non si limitano a replicare il mercato a cui si riferisconoma permettono agli investitori <strong>di</strong> accedere a particolari strategie <strong>di</strong> investimento come lapossibilità prendere posizione <strong>su</strong> <strong>un</strong> mercato con effetto leva (leveraged ETF) oppure <strong>di</strong>proteggersi da eccessivi ribassi del mercato <strong>di</strong> riferimento (ETF protective put) nonché <strong>di</strong>43


scommettere con o senza leva <strong>su</strong>i ribassi (ETF short). L‟ultimo segmento è caratterizzatoda ETC ( Exchange Traded Commo<strong>di</strong>ties ). Si tratta <strong>di</strong> strumenti finanziari emessi afronte dell'investimento <strong>di</strong>retto dell'emittente o in materie prime fisiche (ad esempiol‟oro) o in contratti derivati <strong>su</strong>lle materie prime. Il prezzo <strong>di</strong> <strong>un</strong> ETC è quin<strong>di</strong> legato<strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente all'andamento del sottostante, esattamente come il prezzo<strong>di</strong> <strong>un</strong> ETF è legato al valore dell‟in<strong>di</strong>ce a cui fa riferimento. Con gli ETC l‟investitorepotrà infatti prendere posizione <strong>su</strong> <strong>un</strong>a singola materia prima, tale possibilità è preclusaagli ETF per ragioni <strong>di</strong> natura regolamentare 4 .2.5 Ulteriori aspetti degli ETFCome si è accennato nei paragrafi precedenti gli ETF presentano <strong>di</strong>versi vantaggi:Flessibilità: Gli ETF non hanno scadenza e contemporaneamente sono quotati inBorsa in tempo reale; l‟investitore può quin<strong>di</strong> scegliere, in f<strong>un</strong>zione dei propriobiettivi, l‟orizzonte temporale dell‟investimento ( ad esempio: tra<strong>di</strong>ng intraday ome<strong>di</strong>o/l<strong>un</strong>go termine nel caso <strong>di</strong> investimenti effettuati a fini previdenziali).Infine considerando che il lotto minimo <strong>di</strong> negoziazione è pari ad <strong>un</strong>a sola quotaazione,è possibile prendere posizione <strong>su</strong>gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> tutto il mondo anche perimporti ridotti.Trasparenza: Coloro che investono in ETF sono perfettamente consapevoli sia delprofilo rischio-ren<strong>di</strong>mento dell‟investimento sia dei titoli presenti in portafoglio.Inoltre, grazie alla pubblicazione giornaliera del NAV, l‟investitore è sempre aconoscenza del valore del proprio investimento.Bassa struttura commissionale: Di tale aspetto si è già <strong>di</strong>scusso, ma non si èprecisato che quando si decide <strong>di</strong> investire in ETF oltre ai costi <strong>di</strong> gestione visono anche i costi <strong>di</strong> transazione, lo spread denaro-lettera e il <strong>di</strong>vidend drag.Assenza rischio emittente: Il patrimonio degli ETF è, per legge, <strong>di</strong> esclusivaproprietà dei possessori delle quote/azione dell‟ETF. Quin<strong>di</strong> anche nell‟ipotesi <strong>di</strong>insolvenza delle società che si occupano della gestione, amministrazione epromozione del fondo, il patrimonio dell‟ETF non verrebbe intaccato.4 Direttiva <strong>su</strong>gli Organismi d‟Investimento Collettivi del Risparmio, UCITS III.44


Com<strong>un</strong>que, nonostante gli innumerevoli vantaggi, si tratta sempre <strong>di</strong> strumentiabbastanza sofisticati e in continua evoluzione. È opport<strong>un</strong>o ricordare che, anche se lostrumento è flessibile e trasparente, si tratta sempre <strong>di</strong> investimenti effettuati in mercatiper definizione altamente complessi e rischiosi. Il processo logico <strong>di</strong> investimento in <strong>un</strong>ETF dovrebbe prevedere innanzitutto la definizione dell‟asset allocation strategica, dacui <strong>di</strong>pende buona parte della performance futura e che abbiamo descritto nel primocapitolo. La fase <strong>su</strong>ccessiva fa riferimento alla scelta dell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercato sottostante. Èopport<strong>un</strong>o analizzare i titoli che costituiscono l‟in<strong>di</strong>ce così da capire il <strong>su</strong>o grado <strong>di</strong>concentrazione, il peso dei vari settori, la ripartizione geografica (se si tratta <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ciinternazionali). Inoltre sarebbe preferibile orientarsi verso in<strong>di</strong>ci con <strong>un</strong> basso livello <strong>di</strong>rotazione, composti da <strong>un</strong> numero minore <strong>di</strong> titoli e che siano anche liqui<strong>di</strong> e <strong>di</strong>spongano<strong>di</strong> <strong>un</strong> mercato <strong>di</strong> prodotti derivati sviluppato. Dopo aver deciso l‟asset allocationstrategica e scelto anche gli in<strong>di</strong>ci attraverso quali implementarla bisognerebbe sceglierel‟ETF. Spesso si può osservare che esistono <strong>di</strong>versi in<strong>di</strong>ci basati <strong>su</strong>llo stesso in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>mercato. Ad esempio <strong>su</strong>l FTSE MIB vi sono attualmente 3 ETF (considerando solo ilong) gestiti da tre <strong>di</strong>verse società: Lyxor, iShares e la Deutsche Bank. Il passo<strong>su</strong>ccessivo dovrebbe portare a privilegiare ETF armonizzati dato che godono <strong>di</strong> beneficifiscali. Successivamente si possono considerare i costi, ed in particolare i costi <strong>di</strong>gestione e il <strong>di</strong>fferenziale denaro-lettera. Il peso <strong>di</strong> questi costi è f<strong>un</strong>zione dell‟orizzontetemporale dell‟investitore. Infatti mentre in <strong>un</strong>a strategia <strong>di</strong> l<strong>un</strong>go periodo bisogna daremaggior risalto alle commissioni annuali <strong>di</strong> gestione, in <strong>un</strong>a <strong>di</strong> breve bisogna consideraresia lo spread denaro-lettera (in quanto tale orizzonte temporale comporta <strong>un</strong>aentrata/uscita dal mercato piuttosto frequente) sia il <strong>di</strong>fferenziale me<strong>di</strong>o tra prezzo eNAV.45


CAPITOLO 3GLI STILI DI INVESTIMENTOIl capitolo è <strong>su</strong>d<strong>di</strong>viso in tre paragrafi, nei primi due si approfon<strong>di</strong>sce l‟analisi <strong>di</strong> stile.Dopo averla definita si descrivono le origini e se ne evidenzia l‟importanza semprecrescente, testimoniata dall‟aumento degli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> stile offerti da primarie società qualiMorningstar, Frank Russell Company e BARRA. Per la creazione <strong>di</strong> style index mutualf<strong>un</strong>d tali società fanno ricorso a <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> che saranno descritti nelparagrafo 3.3. I multipli saranno utilizzati anche come criterio <strong>di</strong> selezione <strong>di</strong> ETFnell‟ambito della seconda e terza categoria <strong>di</strong> strategie.3.1 Origine, definizione ed <strong>un</strong>a breve introduzione all’analisi degli stiliIl concetto <strong>di</strong> stile <strong>di</strong> investimento è relativamente nuovo nell‟ambito della com<strong>un</strong>itàfinanziaria. Ha fatto il <strong>su</strong>o ingresso negli USA all‟inizio degli anni settanta, conparticolare riguardo al mercato azionario (equity style). Ciò è accaduto quando gestori eanalisti hanno incominciato a notare cluster <strong>di</strong> portafogli con simili caratteristiche eperformance. Infatti, si osservò come i portafogli <strong>di</strong> cluster <strong>di</strong>versi rispondevano a<strong>di</strong>verse logiche <strong>di</strong> investimento espressamente adottate dai relativi gestori. Il fenomeno,che si continua a osservare ancora oggi, è stato formalizzato da Sharpe (1992).Filosofie <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong>verse adottate dagli investitori possono portare a privilegiarestatistiche e <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>di</strong>versi; in tal modo si possono arrivare a conclusioni ancheopposte riguardo alla medesima azione. È opport<strong>un</strong>o sottolineare che non <strong>un</strong>a qualsiasistrategia <strong>di</strong> investimento costituisce <strong>un</strong>o stile. Affinché si possa definitivamente parlare<strong>di</strong> stile <strong>di</strong> investimento, <strong>un</strong> gran numero <strong>di</strong> investitori deve non solo con<strong>di</strong>videre talestrategia ma anche concordare <strong>su</strong>lle principali cause <strong>di</strong> oscillazione <strong>di</strong> prezzo dei titoliazionari.Si può quin<strong>di</strong> affermare che <strong>un</strong>a modalità <strong>di</strong> investimento può essere denominata stile sevi è <strong>un</strong>a <strong>su</strong>fficiente analogia tra la logica <strong>di</strong> investimento del gestore, le caratteristiche delportafoglio e l‟andamento delle performance dello stesso. L‟esistenza dello stile <strong>di</strong>investimento sarà confermata se il legame tra le caratteristiche del portafoglio ed i relativiren<strong>di</strong>menti persiste nel tempo. Le implicazioni dell‟equity style sono <strong>di</strong>verse e fannoriferimento a più campi, dalla ricerca accademica alla gestione <strong>di</strong> portafoglio. Adesempio lo stile permette <strong>di</strong> segmentare il mercato azionario, eccessivamente grande per47


poter essere considerato <strong>un</strong>‟<strong>un</strong>ica asset class, facilitando il risparmiatore nella scelta <strong>di</strong>investimento.Legando i criteri <strong>di</strong> identificazione degli stili alla sensibilità dei titoli ai fattori <strong>di</strong> rischio èinoltre possibile stabilire <strong>un</strong>a relazione tra gli stili ed il rischio sistematico. I lavori <strong>di</strong>Fama e French degli anni ‟90 <strong>su</strong>ggeriscono <strong>di</strong> interpretare <strong>di</strong>rettamente gli stessi stilicome fattori <strong>di</strong> rischio accanto al rischio <strong>di</strong> mercato, in <strong>un</strong> modello a 3 fattori (si veda ilcapitolo 4 per <strong>un</strong>a descrizione più approfon<strong>di</strong>ta). Alla base della nozione <strong>di</strong> stileazionario vi è <strong>un</strong>a relazione cruciale tra ren<strong>di</strong>menti passati, caratteristiche del portafoglioe ren<strong>di</strong>menti futuri. È proprio questa connessione che rende cosi importanti gli stili <strong>di</strong>investimento, o meglio è la possibilità <strong>di</strong> “prevedere” i ren<strong>di</strong>menti futuri. SecondoChristopherson (1995): “style is of interest not because we are concerned with observedpast returns, but because we want to anticipate future returns”.Da quest‟ultimo p<strong>un</strong>to e dalle implicazioni dell‟equity style elencate precedentementederiva l‟importanza della style analysis. L‟analisi dello stile <strong>di</strong> investimento può essere<strong>di</strong>stinta prevalentemente secondo i due approcci <strong>su</strong> cui essa si fonda:l‟approccio analitico che si basa <strong>su</strong> <strong>un</strong>o stu<strong>di</strong>o p<strong>un</strong>tuale della composizione delportafoglio;l‟analisi deduttivo dove l‟analisi si fonda <strong>su</strong>llo stu<strong>di</strong>o dei ren<strong>di</strong>menti dello stessoportafoglio e l‟utilizzo <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> statistici.Nel primo caso l‟assegnazione dello stile avviene analizzando la composizione delportafoglio e la procedura <strong>di</strong> selezione dei titoli da parte del gestore.L‟analisi deduttiva si basa invece <strong>su</strong>llo stu<strong>di</strong>o dei ren<strong>di</strong>menti (da cui deriva l‟appellativoreturn-based) del portafoglio gestito in <strong>un</strong> certo arco temporale. Uno dei modelli <strong>di</strong>analisi deduttiva più noti in questa categoria <strong>di</strong> analisi è quello <strong>di</strong> Sharpe (1992), il qualeafferma che lo stile <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong> <strong>un</strong> gestore può essere determinato confrontando iren<strong>di</strong>menti ottenuti dallo stesso coi ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>un</strong> numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci selezionato. Inpratica i portafogli del gestore vengono classificati tra i <strong>di</strong>versi stili azionari in base algrado <strong>di</strong> correlazione con il set degli in<strong>di</strong>ci precedentemente definiti. Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>metodo semplice, accurato e veloce, basato <strong>su</strong>ll‟analisi <strong>di</strong> regressione multivariatavincolata.Non è necessario analizzare attentamente i titoli in portafoglio, le informazioni <strong>di</strong>interesse si possono dedurre analizzando i ren<strong>di</strong>menti (in genere mensili o trimestrali) delgestore.48


Analiticamente, vengono innanzitutto definiti i ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio come me<strong>di</strong>aponderata <strong>di</strong> determinati fattori:R F ....iFi1 1in n i(3.1)doveRiè <strong>un</strong>a variabile ca<strong>su</strong>ale che rappresenta il ren<strong>di</strong>mento della i -esima attività, glin fattoriF1....Fnrappresentano il ren<strong>di</strong>mento delle n attività,i 1...inrappresentanola sensibilità <strong>di</strong>Riagli n fattori. Per i coefficienti si richiede che siano tutti positivi e chela loro somma sia pari all‟<strong>un</strong>ità (strong style analysis) 5 . Infineirappresenta ilren<strong>di</strong>mento non attribuibile ai <strong>di</strong>versi fattori. L‟as<strong>su</strong>nzione principale <strong>di</strong> questo modello an fattori è che non vi deve essere correlazione tra i residui delle <strong>di</strong>verse attività, cioèl‟<strong>un</strong>ica fonte <strong>di</strong> correlazione tra i ren<strong>di</strong>menti è rappresentata dai fattori.Da questo modello si de<strong>su</strong>me, in pratica, che il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>un</strong>a i -esima attività ècostituito:dal ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio investito nelle n asset class. Tale portafoglio èchiamato da Sharpe effective mix e il ren<strong>di</strong>mento generato da questo rappresentala parte da attribuire allo stile;più <strong>un</strong>a componente residua (i). La porzione <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento generato da questacomponente è da attribuire invece alla selezione.L‟aspetto <strong>di</strong> <strong>su</strong>d<strong>di</strong>visione del ren<strong>di</strong>mento in questi due componenti (stile e selezione), èimportante perché permette <strong>di</strong> capire qual è l‟obiettivo, cioè quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare l‟assetallocation (utilizzando la terminologia precedente, asset allocation strategica) <strong>di</strong> <strong>un</strong>portafoglio, che avviene attraverso l‟in<strong>di</strong>viduazione dell‟esposizione del portafoglio alle<strong>di</strong>verse classi <strong>di</strong> attività. Da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista analitico ciò avviene rielaborando laprecedente equazione, in modo tale da ricavare la componente i<strong>di</strong>osincratica, come <strong>di</strong>seguito riportato:iR F ...iFi1 1in n(3.2)5 La strong style analysis fa riferimento alla metodologia inizialmente proposta da Sharpe (1992). Si<strong>di</strong>stinguono anche <strong>un</strong>a semi-strong style analysis nel caso in cui viene eliminato il secondo vincolo (sommadei coefficienti pari a <strong>un</strong>o) ed <strong>un</strong>a weak style analysis quando non vi sono vincoli (De Roon,Nijman,Ter &Horst 2003).49


dove il termine al primo membro può essere interpretato come la <strong>di</strong>fferenza, al secondomembro, tra il ren<strong>di</strong>mento del fondo e quello <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio a strategia passiva 6 con lostesso stile. In letteratura tale <strong>di</strong>fferenza è chiamata tracking error.Viene effettuata <strong>un</strong>‟analisi <strong>di</strong> regressione vincolata (il vincolo è quello precedentementedefinito) al fine <strong>di</strong> ottenere dei pesi impliciti <strong>di</strong> allocazione, quin<strong>di</strong> dei1 incheminimizzano la varianza della componente residuale “ ” (chiamata tracking variance).i...Un esempio pratico della scelta dei fattori, che rappresenta <strong>un</strong>a procedura obbligata inquesta tipo <strong>di</strong> analisi, è rappresentato dalla tecnica utilizzata da BARRA 7 . In talemetodologia vengono considerati tre<strong>di</strong>ci fattori <strong>di</strong> rischio, tra cui: P/BV, P/Cash Flow,P/Sales, P/Dividend, P/E.Il metodo della return-based style analysis pone sostanzialmente due problemi. Il primoriguarda il caso in cui vi è <strong>un</strong> cambiamento <strong>di</strong> stile, il secondo invece il pericolo <strong>di</strong>confusione tra stile e rischio specifico. In caso <strong>di</strong> cambiamento <strong>di</strong> stile da parte delgestore, questo si riflette solo nell‟osservazione più recente. Infatti le correlazioni deiren<strong>di</strong>menti, sono calcolate <strong>su</strong> <strong>di</strong> <strong>un</strong> certo arco temporale (3-5 anni) e le osservazionihanno la stessa importanza. Di conseguenza vi è <strong>un</strong> ritardo nel riconoscere la variazionedello stile, ovviamente l‟errore sarà maggiore per cambiamenti più importanti.Il secondo problema fa riferimento al fatto che il rischio specifico può portare ilren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> titoli con <strong>un</strong> determinato stile ad avere <strong>un</strong>a forte correlazione con ilren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> titoli <strong>di</strong> <strong>un</strong> <strong>di</strong>verso stile, ad<strong>di</strong>rittura opposto. La <strong>di</strong>retta conseguenza inquesto caso è l‟errata specificazione dei fattori <strong>di</strong> rischio.Uno dei principali utilizzi dello stile nel campo del calcolo dei ren<strong>di</strong>menti attraverso lastyle analysis è l‟assegnazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>o stile (o mix <strong>di</strong> stili) ad <strong>un</strong> gestore. Nel l<strong>un</strong>goperiodo il gestore dovrebbe, in<strong>di</strong>pendentemente dallo stile seguito, ottenere <strong>un</strong>ren<strong>di</strong>mento <strong>su</strong>periore a quello del mercato a causa delle commissioni richieste; però,spesso gli investitori hanno <strong>un</strong> orizzonte temporale inferiore.La style analysis permette <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare e scorporare i ri<strong>su</strong>ltati <strong>di</strong> gestione dovuti allostile seguito, ammesso che il gestore ne abbia adottato <strong>un</strong>o, e <strong>di</strong> utilizzarli come6 Praticamente si può infatti as<strong>su</strong>mere che ciasc<strong>un</strong>a classe <strong>di</strong> attività rappresenta <strong>un</strong>a strategia passiva chepuò essere implementata con degli ETFs.7 BARRA è <strong>un</strong>a delle società leader nella fornitura <strong>di</strong> strumenti a <strong>su</strong>pporto <strong>di</strong> decisioni <strong>di</strong> investimento enella con<strong>su</strong>lenza a hedge f<strong>un</strong>ds, fon<strong>di</strong> pensione e banche. Per la specificazione dell‟intero modello <strong>di</strong>BARRA si può far riferimento a Frank e Fabozzi (1995).50


enchmark per mettere in luce il contributo della gestione attiva all‟interno <strong>di</strong> quellostile. Questo ci permette <strong>di</strong> considerare nel processo <strong>di</strong> investimento azionario <strong>un</strong> nuovolivello <strong>di</strong> scelta interme<strong>di</strong>o tra l‟asset allocation strategica e la stock selection/f<strong>un</strong>dselection: la style allocation. Il fatto che gli style portfolio abbiano anche <strong>un</strong>'esposizioneal rischio significativamente <strong>di</strong>versa dal mercato rende lo stile interpretabile come<strong>un</strong>'estensione del concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione all'interno del mercato. Si definisce, cioè,<strong>un</strong>a ulteriore fase nel processo <strong>di</strong> asset management (come detto prima, la styleallocation), che costituisce <strong>un</strong>a fonte <strong>di</strong> rischio interme<strong>di</strong>a del processo d'investimento, lacui gestione non può che rendere più efficace la pianificazione del rischio complessivo.Il crescente interesse 8 , non solo degli investitori istituzionali ma anche da parte deipiccoli risparmiatori, per i <strong>di</strong>versi stili azionari si può de<strong>su</strong>mere da <strong>di</strong>versi fattori, tra cuiil proliferare degli style index mutual f<strong>un</strong>d e l‟enorme numero, specialmente in America,<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i espressamente specializzati per stile. Fra le principali società che offronoin<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> stile value e growth vi sono: MSCI, Russell, S&P/BARRA, Morningstar.Il criterio <strong>di</strong> identificazione <strong>di</strong> azioni value e growth è <strong>di</strong>verso, in genere viene <strong>su</strong>d<strong>di</strong>visoil campione in base alla me<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> <strong>un</strong>o o più <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> (es. P/E o P/BV). La parte<strong>su</strong>periore del campione è considerato growth, la parte inferiore value come descritto nellafigura presente nel capitolo 5 (figura 5.1). Di solito viene preso <strong>un</strong> in<strong>di</strong>ce al cui interno visono società con capitalizzazione simile e si <strong>di</strong>vide il campione in due o più parti (adesempio vi sono in<strong>di</strong>ci S&P/BARRA “pure value”, “value”, “growth” e “pure growth”).La creazione <strong>di</strong> altri in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> stile, come ad esempio in<strong>di</strong>ci small cap, mid cap e largecap avviene ovviamente in base alla capitalizzazione <strong>di</strong> mercato. Le soglie per definire<strong>un</strong>a società <strong>di</strong> piccola o grande capitalizzazione <strong>di</strong>pende dal mercato, ad esempio in Italiaesiste anche il “FTSE Italia micro cap”, data la vasta prevalenza <strong>su</strong>l nostro territorio <strong>di</strong>piccole e piccolissime imprese. Com<strong>un</strong>que in<strong>di</strong>ci <strong>su</strong>d<strong>di</strong>visi in base alla capitalizzazionesono offerti in tutte le principali piazze finanziarie mon<strong>di</strong>ali.8 Gli Equity Style Index furono introdotti nel 1987 dalla Frank Russell Company e da Wilshire Associates.Successivamente da Barra nel 1992, i criteri <strong>di</strong> classificazione sono però <strong>di</strong>versi tra loro.51


3.2 Tipologie <strong>di</strong> stiliLa Frank Russell Company 9 in<strong>di</strong>vidua quattro principali stili azionari:Small-capitalizationMarket-OrientedValueGrowthla cui descrizione è riportata <strong>di</strong> seguito.Small ver<strong>su</strong>s Large CapitalizationUno dei primi lavori che ha documentato l‟effetto <strong>di</strong>mensione è <strong>di</strong> Banz (1981) il qualeha mostrato i ren<strong>di</strong>menti in eccesso conseguiti dalle imprese minori nel periodo 1936-1977. L‟alfa generato è <strong>di</strong> notevole rilevanza, non solo per il <strong>di</strong>fferenziale generato (pocomeno del 20%), ma anche dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> significatività statistica.Com<strong>un</strong>que, anche se il ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>amente prodotto dalle azioni delle impreseminori è elevato e statisticamente significativo, si registrano dei perio<strong>di</strong> in cui le aziende<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni registrano performance <strong>su</strong>periori alle piccole.In seguito allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Banz vengono effettuati molti altri lavori. Ad esempio Keim(1983) <strong>di</strong>mostra che <strong>un</strong>a rilevante parte dell‟effetto <strong>di</strong>mensione si verifica a gennaio. Inparticolare viene rilevato che la <strong>di</strong>fferenza registrata nei ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> gennaio dovuta alfattore size è circa la metà <strong>di</strong> quella annuale. Questo stu<strong>di</strong>o è <strong>un</strong>a prova del legame tral‟effetto <strong>di</strong>mensione e il January effect. La letteratura ha elaborato <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> possibilispiegazioni, <strong>di</strong> cui in seguito ne riportiamo alc<strong>un</strong>e. Secondo alc<strong>un</strong>i il CAPM (modellocon cui sono stati prodotti gli stu<strong>di</strong>) che produce ren<strong>di</strong>menti in eccesso, è <strong>un</strong>a mi<strong>su</strong>raimpropria. In particolare il beta relativo alle aziende minori ri<strong>su</strong>lterebbe troppo basso,con la conseguenza che anche la stima dei ren<strong>di</strong>menti attesi fornita dal CAPM<strong>di</strong>venterebbe anch‟essa troppo esigua e che la <strong>di</strong>fferenza tra ren<strong>di</strong>mento effettivo e attesosarebbe positiva (se il ren<strong>di</strong>mento atteso fosse stimato in modo corretto la <strong>di</strong>fferenzadovrebbe essere nulla). Roll (1970) e Reinganum (1981) mostrano che il valore del betaper tale tipo <strong>di</strong> imprese presenta <strong>un</strong>a <strong>di</strong>storsione al ribasso, determinato dalla scarsafrequenza delle contrattazioni. Questa rappresenta la principale motivazione alla base9 Società leader nell‟offerta <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong> investimento e servizi a banche e fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> investimento. Gliin<strong>di</strong>ci Russell value e growth sono considerati i principali benchmark, in America, per i <strong>su</strong>ddetti stili <strong>di</strong>investimento.52


della sottostima dei beta. Vi è però anche <strong>un</strong> altro stu<strong>di</strong>o (Chan, Chen & Hsiesh 1985)che, utilizzando l‟APT <strong>di</strong> Chen, Roll e Ross, <strong>di</strong>mostra che l‟effetto <strong>di</strong>mensione spariscequando viene utilizzato <strong>un</strong> modello <strong>di</strong> stima dei ren<strong>di</strong>menti attesi più adatto. Inparticolare nell‟APT la variabile che spiegherebbe la maggior parte della variazione delren<strong>di</strong>mento tra portafogli <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>mensioni è rappresentata dalla <strong>di</strong>fferenza tra leobbligazioni corporate ad alto rischio e i bond governativi. Altri lavori (Chan & Chen1991) sostengono che la maggiore variabilità associata alle imprese minori deriva dallabassa efficienza e dall‟elevato valore del rapporto <strong>di</strong> indebitamento.Infine vi sono stu<strong>di</strong> (Blume & Stambaugh 1983) che fanno riferimento ai maggiori costi<strong>di</strong> transazione delle small cap; com<strong>un</strong>que ciò che è sicuramente vero è che le imprese <strong>di</strong>piccola <strong>di</strong>mensione sono meno seguite dagli investitori istituzionali e, per questo motivo,vi possono essere maggiori opport<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> profitto in questo segmento <strong>di</strong> mercato.Market-OrientedNel portafoglio dei gestori market-oriented, in genere, non sono presenti in mi<strong>su</strong>raimportante azioni <strong>di</strong> <strong>un</strong> particolare stile. In termini <strong>di</strong> rischio-ren<strong>di</strong>mento il portafogliopuò essere equiparato ad <strong>un</strong> benchmark <strong>di</strong> riferimento (mercato). All‟interno <strong>di</strong> questacategoria sono presenti però <strong>di</strong>verse filosofie <strong>di</strong> investimento, <strong>di</strong> conseguenza è possibileoperare anche in questo caso <strong>un</strong>a classificazione:Value biasGrowth biasMarket-normalGrowth at a priceLa <strong>su</strong>ddetta ripartizione deriva dalla presenza nel portafoglio del gestore <strong>di</strong> <strong>un</strong> particolaretipologia <strong>di</strong> azioni. Nella prima (seconda) vi sarà <strong>un</strong>a prevalenza <strong>di</strong> azioni value(growth). La terza categoria fa riferimento ad <strong>un</strong>a gestione puramente passiva delportafoglio. I gestori growth at a price cercano aziende che abbiano prospettive <strong>di</strong>crescita importanti con anche valutazioni interessanti. Il gestore che rappresentaquest‟ultima tipologia <strong>di</strong> stile, <strong>su</strong>ccessivamente ridenominata Growth at a ReasonablePrice, è sicuramente Peter Lynch, <strong>un</strong>o dei più importanti personaggi nel mondo dellafinanza. Lynch è nato nel 1944 a Newton, Massachusetts. È cresciuto a Boston, all‟età <strong>di</strong>10 anni il padre morì e Lynch dovette guadagnarsi da vivere lavorando come caddy al53


co<strong>un</strong>try club della città (Reese & Forehand 2009). Successivamente, grazie ad <strong>un</strong>a borsa<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o messa a <strong>di</strong>sposizione dal co<strong>un</strong>try club riuscì a frequentare il college e fare <strong>un</strong>MBA alla Wharton University. Dopo aver terminato gli stu<strong>di</strong> iniziò come analista alFidelity F<strong>un</strong>d. All‟età <strong>di</strong> trent‟anni <strong>di</strong>venne <strong>di</strong>rettore della <strong>di</strong>visione della ricerca e treanni più tar<strong>di</strong> iniziò la <strong>su</strong>a carriera come gestore del Fondo Magellano. Lynch ha gestitotale fondo per tre<strong>di</strong>ci anni. Quando entrò il valore del fondo era poco meno <strong>di</strong> ventimilioni <strong>di</strong> dollari, quando lo lasciò valeva tre<strong>di</strong>ci miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dollari ed era stato<strong>di</strong>versificato in più <strong>di</strong> mille aziende. Lynch investiva <strong>un</strong>icamente in settori e aziende checonosceva, era solito visitare le aziende e mantenere <strong>un</strong> certo contatto con i <strong>di</strong>rigenti.Secondo Lynch ogni scelta doveva essere preceduta da <strong>un</strong>‟analisi attenta, non arrivare inseguito ad <strong>un</strong>a sensazione o consiglio. Gli investitori retail possono applicare talefilosofia <strong>di</strong> investimento meglio dei trader dato che i primi sono meno sotto pressione esoprattutto sono meno legati ai profitti a breve termine. Secondo Peter Lynch i p<strong>un</strong>ti<strong>fondamentali</strong> da valutare quando si analizza <strong>un</strong>a società sono gli utili anno per anno, cosida capire il trend, e il tasso <strong>di</strong> crescita degli stessi utili. Uno degli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> più utilizzatida Lynch è il PEG, che si ottiene dal P/E <strong>di</strong>viso la crescita degli utili. Tale in<strong>di</strong>catorecome vedremo nel paragrafo <strong>su</strong>ccessivo permette <strong>di</strong> capire se <strong>un</strong>‟azienda è sottovalutatao meno rispetto al mercato.3.3 In<strong>di</strong>catori <strong>fondamentali</strong>Per molti anni gli approcci presentati da Graham e Dodd nel testo Security Analysis(1934) hanno dominato nel campo dell‟analisi finanziaria. Il primo metodo, noto come“metodo dell‟anticipazione”, è focalizzato <strong>su</strong> <strong>un</strong>‟anticipazione, da parte dell‟analista,della futura performance della borsa. Il compito dell‟analista consiste nell‟anticipare estimare la nuova situazione. Si parte dal pre<strong>su</strong>pposto che la proiezione effettuatadall‟analista sarà sicuramente migliore <strong>di</strong> quella rispecchiata dal prezzo (attuale) deltitolo. Il secondo e terzo metodo si basano sostanzialmente <strong>su</strong>lla valutazione,rispettivamente, <strong>su</strong>l valore intrinseco, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>scuteremo dopo, e <strong>su</strong> quello relativo.Secondo Graham e Dodd: “il metodo del valore intrinseco si <strong>di</strong>stingue notevolmente daquello anticipativo e cerca <strong>di</strong> valutare <strong>un</strong>‟azione in<strong>di</strong>pendentemente dal <strong>su</strong>o attualeprezzo. Se il valore calcolato ri<strong>su</strong>lta nettamente <strong>su</strong>periore o inferiore alla quotazione <strong>di</strong>Borsa attuale, l‟analista conclude che l‟azione deve essere acquistata o venduta. Questo54


valore può essere chiamato valore intrinseco. L‟investitore che utilizza il metodo relativonon crede nella completa in<strong>di</strong>pendenza del valore intrinseco dal prezzo del momento e,prendendo come p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> partenza l‟attuale livello generale della Borsa, cerca <strong>di</strong>determinare il valore relativo <strong>di</strong> <strong>un</strong>‟azione rispetto a questo livello. Questo approcciotrova <strong>un</strong>a <strong>su</strong>a giustificazione in situazioni nelle quali il capitale deve essere investitocostantemente e interamente in azioni”. Quest‟ultima con<strong>di</strong>zione è attualmente valida permolti fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> investimento. L‟obiettivo <strong>di</strong> <strong>un</strong>a valutazione relativa è stimare il valore <strong>di</strong><strong>un</strong>‟attività <strong>su</strong>lla base dei prezzi correnti assegnati dal mercato ad attività simili. Ilprocesso richiede innanzitutto la standar<strong>di</strong>zzazione dei prezzi, ciò viene effettuatoconvertendo questi ultimi in multipli <strong>di</strong> qualche dato contabile (ad esempio utili, valorecontabile del capitale netto). La seconda fase consiste nell‟in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> impresesimili. Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong> compito arduo perché non esistono due imprese identiche. Ancheall‟interno dello stesso settore le imprese possono <strong>di</strong>fferire in termini <strong>di</strong> rischio, flussi <strong>di</strong>cassa e potenziale <strong>di</strong> crescita. Dopo aver in<strong>di</strong>viduato <strong>un</strong> campione <strong>di</strong> impresecomparabili, calcolato il multiplo per ogn<strong>un</strong>a <strong>di</strong> esse, se ne calcola la me<strong>di</strong>a e siconfronta con il multiplo dell‟impresa in esame. Se vi è <strong>un</strong>a forte <strong>di</strong>fferenza tra i due sicerca <strong>di</strong> stabilire se essa è dovuta a caratteristiche specifiche (es. rischio) oppure perchésemplicemente è sottovalutata (o sopravvalutata) rispetto al campione in questione. Sitratta com<strong>un</strong>que <strong>di</strong> <strong>un</strong> metodo molto <strong>di</strong>ffuso perché può essere effettuato piùvelocemente della “classica valutazione” eseguita attualizzando i flussi <strong>di</strong> cassa e tende arappresentare maggiormente il sentiment del mercato dato che ha per obiettivo la stimadel valore relativo piuttosto che <strong>di</strong> <strong>un</strong> valore intrinseco. In genere, quin<strong>di</strong>, la valutazionerelativa ri<strong>su</strong>lterà in stime più vicine al prezzo corrente <strong>di</strong> mercato. Questo è <strong>di</strong> particolareimportanza per chi deve esprimere giu<strong>di</strong>zi in termini <strong>di</strong> valutazione relativa ed è essostesso giu<strong>di</strong>cato in termini relativi. Ad esempio, il gestore <strong>di</strong> <strong>un</strong> fondo com<strong>un</strong>e cheinveste solo in <strong>un</strong> determinato settore viene giu<strong>di</strong>cato <strong>su</strong>lla base dell‟andamento delfondo rispetto a tutti gli altri fon<strong>di</strong> investiti nel medesimo settore. Perciò per ottenereperformance maggiori dovrà in<strong>di</strong>viduare i titoli sottovalutati, anche se l‟intero settore èsopravvalutato. Tale metodo presenta però anche dei limiti. Infatti le variabili chiave, operlomeno cosi considerate nell‟ambito <strong>di</strong> <strong>un</strong> qualsiasi processo <strong>di</strong> valutazione, qualirischio, potenziale <strong>di</strong> crescita e flussi <strong>di</strong> cassa non vengono prese in considerazione.Inoltre il fatto che i multipli riflettano il sentiment del mercato implica che il valorestimato <strong>su</strong>lla base del multiplo ri<strong>su</strong>lterà <strong>un</strong>a sottostima (sovrastima) quando il mercato stasottovalutando (sopravvalutando). L‟ultimo limite che può presentare tale metodo fa55


iferimento alla maggiore possibilità <strong>di</strong> manipolazioni rispetto ad <strong>un</strong> metodo più“oggettivo”, come quello assoluto. Ovviamente tale rischio è insito in tutti i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>valutazione, anche se effettivamente tale metodo è probabilmente meno trasparente circale ipotesi sottostanti. Ad esempio, non esiste <strong>un</strong> in<strong>di</strong>catore preferibile ad <strong>un</strong> altro, ciòpotrebbe portare alla scelta del multiplo che più si adatta alle esigenze delgestore/analista. La ricerca <strong>su</strong>ll‟argomento mi ha portato ad <strong>un</strong> bivio. Da <strong>un</strong> lato vi eranoi testi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> corporate finance (ad esempio Damodoran 2002) che sottolineavanoil problema fondamentale dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> valutazione relativa: riuscire a tener conto delle<strong>di</strong>fferenze tra imprese quando se ne confrontano i multipli.Dall‟altro i numerosi papers presenti in letteratura (Fama, French, Lakonishok, Shleifer,Vishny, Chan et al.) che, come criterio <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione tra azioni value e growth,utilizzano <strong>un</strong>o o più <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>. Come vedremo <strong>su</strong>ccessivamente, per lanostra analisi si utilizzerà quest‟ultimo criterio.Com<strong>un</strong>que è opport<strong>un</strong>o procedere alla descrizione del metodo “classico” <strong>di</strong> valutazionerelativa che prevede innanzitutto la standar<strong>di</strong>zzazione dei prezzi. Il prezzo <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo<strong>di</strong>pende sia dal valore del capitale netto dell‟impresa che dal numero <strong>di</strong> azioni. Diconseguenza non si possono confrontare i prezzi <strong>di</strong> imprese, anche se ritenute “simili”,ma è necessario standar<strong>di</strong>zzarli. Ciò può essere fatto mettendoli in relazione, ad esempio,agli utili o al valore contabile dell‟impresa. Per l‟utilizzo corretto dei multipli èopport<strong>un</strong>o seguire tre passaggi <strong>fondamentali</strong>:Definizione del multiplo coerente e mi<strong>su</strong>rato in modo omogeneo tra tutte leimprese del campione.Analizzare la <strong>di</strong>stribuzione del multiplo.In<strong>di</strong>viduare le imprese “comparabili”.La definizione <strong>di</strong> <strong>un</strong> multiplo è la prima, fondamentale, fase per <strong>un</strong> utilizzo non <strong>di</strong>storto<strong>di</strong> tali <strong>in<strong>di</strong>catori</strong>, infatti anche il più semplice può essere definito in modo <strong>di</strong>fferente daanalisti <strong>di</strong>versi. Consideriamo ad esempio il price/earning, in<strong>di</strong>cato <strong>di</strong> seguito con P/E, <strong>di</strong>cui esistono <strong>di</strong>verse varianti. A numeratore, in genere, si pone il prezzo corrente <strong>di</strong> borsaanche se non sono rari i casi in cui certi analisti utilizzano il prezzo me<strong>di</strong>o degli ultimi seimesi o dell‟ultimo anno. Gli utili per azione al denominatore possono essere quellidell‟esercizio contabile più recente (P/E current ), degli ultimi quattro trimestri (P/Etrailing), o quelli attesi per l‟esercizio contabile <strong>su</strong>ccessivo ( P/E forward ). Inoltre gli56


utili per azione possono essere determinati in base alle azioni or<strong>di</strong>narie in circolazioneoppure in base alle azioni fully <strong>di</strong>luted (quin<strong>di</strong> <strong>su</strong>lla base del numero <strong>di</strong> azioni chesarebbero in circolazione se altri titoli come lo stock option fossero convertiti in azioni ).È facile intuire quanto <strong>di</strong>verse definizioni <strong>di</strong> multipli possono portare a stime <strong>di</strong>verse, atale aspetto fa riferimento <strong>un</strong>o dei limiti elencati precedentemente. Anche il rapportoprezzo-libro contabile (d‟ora in poi P/BV), come tutti gli altri multipli, può essereoggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse definizioni e quin<strong>di</strong> oggetto <strong>di</strong> attenta analisi; potrebbero infatti essereconfrontate imprese con <strong>di</strong>versi principi contabili. Si richiede inoltre coerenza franumeratore e denominatore del rapporto, infatti se il numeratore fa riferimento al capitalenetto (prezzo azionario o valore <strong>di</strong> mercato del capitale netto) il denominatore deveobbligatoriamente essere riferito al capitale netto e non all‟impresa ( es. enteprise value ).Un esempio <strong>di</strong> multiplo da confrontare (Damodoran 2002) secondo lo stu<strong>di</strong>oso è ilP/EBITDA 10 a causa dell‟incoerenza tra numeratore e denominatore.Ricapitolando possiamo concludere che il multiplo, oltre a essere coerente, deve esseredefinito in modo omogeneo per tutte le imprese analizzate. Per in<strong>di</strong>viduare all‟interno <strong>di</strong><strong>un</strong> settore delle imprese sottovalutate o sopravvalutate bisognerebbe conoscere lecaratteristiche della <strong>di</strong>stribuzione del multiplo. Le caratteristiche cui si fa riferimentosono la deviazione standard, la me<strong>di</strong>a, la me<strong>di</strong>ana e l‟asimmetria. Il fatto che multiplicome il P/E non possano per definizione essere negativi e non abbiano <strong>un</strong> limite<strong>su</strong>periore fa sì che la loro <strong>di</strong>stribuzione sarà sempre asimmetrica verso valori positivi.Quin<strong>di</strong> la me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tali multipli sarà più elevata della me<strong>di</strong>ana che sarà piùrappresentativa della tipica impresa del settore. Nella nostra analisi il multiplo del settorerappresenta la me<strong>di</strong>a ponderata dei multipli delle singole imprese presenti nel settore,questa affermazione è valida per tutti e 18 i settori considerati. Il problema <strong>di</strong> utili perazione negativi e quin<strong>di</strong> quello <strong>di</strong> eventuali <strong>di</strong>storsioni non si pone nel nostro caso datoche si tratta <strong>di</strong> valori aggregati.I multipli utilizzati nella nostra analisi sono:P/E ( Price/Earnings )P/BV ( Price/Book Value )PEG (Price/Earnings to growth )EPSgrowth ( Earnings per share growth )10 utile prima degli interessi passivi, imposte e ammortamenti <strong>su</strong> beni materiali e immateriali.57


PEGY (Price/Earnings to growth and <strong>di</strong>vidend Yield )Il rapporto prezzo-utili è generalmente definito come:P/E = Prezzo corrente per azione / EPS (3.3)Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a mi<strong>su</strong>ra coerente, infatti il numeratore rappresenta il valore del capitalenetto per azione e il denominatore rappresenta gli utili per azione stimati (per i <strong>su</strong>ccessivi12 mesi) cioè <strong>un</strong>a mi<strong>su</strong>ra <strong>di</strong> red<strong>di</strong>tività dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista del capitale netto. È <strong>un</strong>a mi<strong>su</strong>raomogenea in quanto si fa riferimento al P/E forward, per tutto il campione.L‟EPS è dato dal rapporto tra l‟utile netto atteso nei <strong>su</strong>ccessivi 12 mesi e il numero <strong>di</strong>azioni or<strong>di</strong>narie. Se per la singola società l‟EPS viene calcolato come il rapporto tral‟utile netto atteso nei <strong>su</strong>ccessivi 12 mesi e il numero <strong>di</strong> azioni or<strong>di</strong>narie, per l‟in<strong>di</strong>ce sifarà la me<strong>di</strong>a ponderata (il peso della società nel particolare settore è noto) <strong>di</strong> tutti gliEPS appartenenti allo stesso in<strong>di</strong>ce. Il tasso <strong>di</strong> EPSgrowth è calcolato come variazionepercentuale rispetto alla stima del valore dell‟in<strong>di</strong>ce nel periodo precedente.Il P/E dell‟in<strong>di</strong>ce sarà dato dalla me<strong>di</strong>a ponderata dei singoli P/E, quin<strong>di</strong>:Nj 1P / Ej w j(3.4)dove N è il numero <strong>di</strong> società partecipanti <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>ce e j è la particolare società che faparte del settore in questione. Il peso della stessa nel settore è dato daIl rapporto price-book value:P/BV = prezzo (stimato a 12 mesi) per azione / valore <strong>di</strong> libro del capitale netto perazione. (3.5)Si tratta <strong>di</strong> mi<strong>su</strong>re coerenti ed omogenee, i principi contabili <strong>di</strong> tutte le imprese nelcampione sono gli stessi <strong>di</strong> conseguenza non vi dovrebbero essere <strong>di</strong>storsioni derivanti daquesto p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista.Il price-earnings to growth:58wj.PEG = (P/E) / EPSgrowth (3.6)Bisogna fare molta attenzione nell‟utilizzo <strong>di</strong> tale in<strong>di</strong>catore, in particolare nella sceltadella “versione” <strong>di</strong> P/E da utilizzare. La scelta <strong>di</strong>pende da come è stato calcolato l‟EPS


atteso. Se il tasso <strong>di</strong> crescita atteso degli utili per azione si riferisce agli utilidell‟esercizio più recente bisognerebbe utilizzare il P/E current. Se invece si riferisce agliutili trailing bisognerebbe utilizzare il P/E trailing. Il P/E forward non dovrebbe maiessere usato in questo calcolo perché significherebbe considerare due volte la crescita.Nei nostri dati il PEG è stato calcolato attraverso il P/E trailing.Il PEG si interpreta in questo modo:- <strong>un</strong> valore negativo segnala prospettive <strong>di</strong> crescita negativa ed è quin<strong>di</strong> da evitare;- <strong>un</strong> valore inferiore a 1 segnala che il titolo potrebbe essere sottovalutato;- <strong>un</strong> valore pari a 1 segnala che il titolo quota, più o meno, il <strong>su</strong>o giusto prezzo;- <strong>un</strong> valore <strong>su</strong>periore a 1 segnala che il titolo potrebbe essere sopravvalutato;Una variante del PEG è rappresentata dal PEGY. Esso è dato da:PEGY = (P/E) / (EPSgrowth + <strong>di</strong>vidend yield) (3.7)Anche in questo caso valgono le considerazioni circa l‟utilizzo del P/E. Inoltre il PEGY èconsiderato <strong>un</strong> in<strong>di</strong>catore più affidabile del PEG in presenza <strong>di</strong> società che pagano alti<strong>di</strong>viden<strong>di</strong>.Infine si può considerare l‟EPS growth rate che viene espresso in termini percentuali erappresenta il tasso <strong>di</strong> crescita atteso degli utili per azione (stima a 12 mesi).Bisogna ricordare che si tratta sempre <strong>di</strong> stime, per definizione non accurate al 100%.Si tratta sostanzialmente <strong>di</strong> stime <strong>su</strong>gli utili, vi sono molti stu<strong>di</strong> a riguardo (ad esempio,Brealey 1969) che affermano come la crescita passata non sia <strong>un</strong> buon in<strong>di</strong>catore dellacrescita degli utili futuri ed il problema principale riguarda il fatto che gli analisti sonopesantemente influenzati dai dati storici. Più recentemente sono stati pubblicati stu<strong>di</strong>circa la possibilità <strong>di</strong> stimare gli utili con altre tipologie <strong>di</strong> dati storici, ad esempiovariazione negli investimenti o in spese <strong>di</strong> ricerca e sviluppo, ed il ri<strong>su</strong>ltato è altreinformazioni oltre gli utili passati possono essere d‟aiuto per prevedere gli utili futuri(Elton & Gruber 1972).Nella nostra analisi, come specificato sopra, è stato impiegato il secondo criterio, quelloutilizzato in letteratura, perché, a mio avviso, dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista pratico è il più utile.Partendo da questo pre<strong>su</strong>pposto, a questo p<strong>un</strong>to possiamo chiederci: se è possibileclassificare titoli value/growth attraverso <strong>un</strong>o o più <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>, è altrettantofattibile in<strong>di</strong>viduare settori value/growth con lo stesso metodo?59


L‟interrogativo nasce dalla considerazione che vi è <strong>un</strong>a relazione sempre più <strong>di</strong>retta tra i<strong>di</strong>versi mercati finanziari, cioè vi è <strong>un</strong> rischio <strong>di</strong> correlazione degli stessi che, nel tempo eal concretizzarsi della cosiddetta globalizzazione, si è fatto sempre più evidente. Lanascita dell‟euro, le politiche monetarie delle maggiori banche centrali sempre piùcon<strong>di</strong>vise, l‟aumento degli scambi commerciali ed anche l‟espansione sempre maggioreda parte delle multinazionali hanno prodotto <strong>un</strong> movimento sempre più armonizzato deimercati azionari limitando l‟effetto della <strong>di</strong>versificazione. L‟introduzione della gestioneper stili <strong>di</strong> investimento ha rappresentato <strong>un</strong>o dei primi tentativi per la ricerca <strong>di</strong> <strong>un</strong>aminore correlazione tra asset azionari. Infatti esistono, come testimoniato nel capitolo 2,numerosi fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i-etf specializzati per stile.60


CAPITOLO 4INVESTIMENTO VALUE E GROWTHNel primo paragrafo si definiscono i due stili <strong>di</strong> investimento, si descrive la metodologiageneralmente utilizzata per in<strong>di</strong>viduare titoli value e growth ed infine si mette in lucel‟apporto <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> investitori nell‟utilizzo dei <strong>su</strong>ddetti stili <strong>di</strong> investimento.Nei <strong>su</strong>ccessivi due paragrafi si descrivono le due teorie, dei mercati efficienti e dellafinanza comportamentale, che sarebbero alla base della <strong>su</strong>periorità dello stile valueriportando le due tesi più importanti in letteratura.4.1 Titoli Value e GrowthIl value investing consiste nel comprare azioni deprezzate o ignorate dal mercato a prezziragionevoli. Si cercano in pratica quelle azioni il cui prezzo ri<strong>su</strong>lti attraente rispetto adaltri parametri, ad esempio gli utili, i mezzi propri, il fatturato o il flusso <strong>di</strong> cassa. Laconvinzione è che il mercato, prima o poi, riconosca il vero valore <strong>di</strong> tali società e ilprezzo salga. I gestori che adottano <strong>un</strong>o stile <strong>di</strong> investimento value tendono a costruire iportafogli selezionando titoli con quotazioni particolarmente interessanti, cioè titoli chehanno <strong>un</strong> valore <strong>di</strong> mercato inferiore al loro valore intrinseco. Il principio alla base <strong>di</strong>questa filosofia <strong>di</strong> investimento è che il mercato reagisce in maniera eccessiva sia allebuone che alle cattive notizie (De Bondt & Thaler, 1985).La conseguenza è <strong>un</strong>‟eccessiva volatilità dei prezzi delle azioni, anche in perio<strong>di</strong>temporali ristretti, senza che si siano verificate mo<strong>di</strong>fiche nei <strong>fondamentali</strong>.Tipicamente le aziende rientranti in questo stile presentano ratios ( Price / Earnings ;Price / Book Value ; Price / Sales ; Price / Cash Flow ) piuttosto bassi ma <strong>di</strong>videndyield piuttosto consistenti. Si tratta solitamente <strong>di</strong> aziende che escono da perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> crisi osono considerate scarsamente appetibili dagli investitori. Il motivo è che tendono a noneffettuare programmi straor<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> investimento, anche se ciò le permette <strong>di</strong> adottarepolitiche <strong>di</strong> rem<strong>un</strong>erazione del capitale abbastanza generose.Come si è de<strong>su</strong>nto dalla descrizione effettuata precedentemente non esiste <strong>un</strong>adefinizione <strong>un</strong>ivoca <strong>di</strong> stile <strong>di</strong> investimento value, esiste infatti <strong>un</strong>a ulterioreclassificazione. Di seguito riportiamo quella presente nel testo <strong>di</strong> Frank e Fabozzi (1995):62


Basso P/EStrategia contrarianYieldLa <strong>di</strong>fferenza principale tra le 3 categorie è la focalizzazione <strong>di</strong>versa tra i gestori <strong>su</strong>lparticolare in<strong>di</strong>catore da utilizzare nell‟ambito della selezione titoli. Infatti nella prima cisi focalizza maggiormente <strong>su</strong>l rapporto prezzo-utili, nella seconda <strong>su</strong>l P/BV. Inoltrel‟investitore contrarian tipicamente investe in quelle fasi <strong>di</strong> mercato in cui vi è eccessivoottimismo/pessimismo per sfruttare dei mispricing che eventualmente si vengono aformare.I gestori value appartenenti all‟ultima categoria sono i più conservativi. Ci si focalizza <strong>su</strong>quelle aziende che possono garantire <strong>un</strong> tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>videndo elevato.Il vantaggio <strong>di</strong> detenere titoli value in portafoglio è che attenuano la volatilitàdell‟investimento e contribuiscono a ridurre la volatilità complessiva del portafoglio;anche se alc<strong>un</strong>i stu<strong>di</strong>osi non sono d‟accordo 11 .Il concetto <strong>di</strong> investimento value si è mo<strong>di</strong>ficato nel tempo. Si può com<strong>un</strong>que affermarecon sicurezza che tale stile <strong>di</strong> investimento deriva dalle idee <strong>di</strong> Benjamin Graham eDavid Dodd, due professori della Columbia University; tali principi vennero trasferiti nelloro famoso libro “Security analysis” (prima e<strong>di</strong>zione 1934). Un altro testo, scritto peròsolo da Graham, sempre alla base dell‟investimento value è “The intelligent investor”(prima e<strong>di</strong>zione 1949). Il lavoro <strong>di</strong> Graham e Dodd è considerato la Bibbia degli analisti.L‟analisi dei titoli si è basata per molto tempo <strong>su</strong> tale testo ed è tutt‟oggi considerato <strong>di</strong>fondamentale importanza, soprattutto da quegli investitori che hanno <strong>un</strong> orizzonte <strong>di</strong>investimento piuttosto l<strong>un</strong>go e intendono/riescono a trascurare i capricci del mercato.Nel capitolo precedente si sono classificati i <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> analisi proposti daGraham, ci si è però focalizzati maggiormente <strong>su</strong>ll‟aspetto <strong>di</strong> valutazione relativa che<strong>su</strong>lla vera concezione da parte <strong>di</strong> Graham degli investimenti, del “margine <strong>di</strong> sicurezza”ed in generale dei mercati finanziari. Per capire a fondo il pensiero (da investitore) delpadre del value investing bisogna ricordare brevemente degli aspetti della <strong>su</strong>a vita che lohanno profondamente segnato. Graham nasce a Londra nel 1894, poco dopo il padremuore e la famiglia si trasferisce a New York. La situazione finanziaria della famiglia11 Petkova e Zhang (2003) <strong>di</strong>mostrano che le azioni value sono meno rischiose delle growth, maesclusivamente quando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> mercato sono positive. Nel caso contrario sono invece più rischiosele azioni valore, in accordo con la tesi <strong>di</strong> Fama e French.63


peggiora quando la madre investe tutti i risparmi nel mercato azionario stat<strong>un</strong>itense, pocoprima della crisi del 1907. Graham al termine degli stu<strong>di</strong> inizia a lavorare in <strong>un</strong>a società<strong>di</strong> brokeraggio dove resta per alc<strong>un</strong>i anni, prima <strong>di</strong> aprire <strong>un</strong>a società <strong>di</strong> investimento nel1926 insieme a Jerome Newman. Nonostante l‟impegno e l‟abilità <strong>di</strong> Graham e Newmani clienti della loro società perdono la maggior parte del denaro investito. Questo aspettodella <strong>su</strong>a vita rappresenta <strong>un</strong>a ulteriore influenza <strong>su</strong>ll‟idea <strong>di</strong> investimento value, alla cuibase vi è <strong>un</strong>a concezione dell‟investimento conservativa e <strong>di</strong> avversione al rischio.Però negli anni <strong>su</strong>ccessivi la società <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong> Graham, oltre a recuperare ilpatrimonio dei <strong>su</strong>oi clienti fa registrare delle performance incre<strong>di</strong>bili: 20% <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mentime<strong>di</strong> annuali, per venti anni, contro <strong>un</strong>a performance me<strong>di</strong>a annuale del mercato del12,2%. Su cosa si basa l‟investimento secondo Graham? L‟aspetto principale riguardal‟acquisto <strong>di</strong> titoli al <strong>di</strong> sotto del valore intrinseco. Il <strong>di</strong>fferenziale tra il valore intrinseco eil prezzo <strong>di</strong> acquisto rappresenta quello che Graham chiama “margine <strong>di</strong> sicurezza”.Questa affermazione deriva da <strong>un</strong>a premessa in<strong>di</strong>spensabile. Secondo Graham, il prezzo<strong>di</strong> <strong>un</strong>‟azione mentre nel breve termine non è assolutamente preve<strong>di</strong>bile, nel l<strong>un</strong>go termineriflette i <strong>fondamentali</strong>.In<strong>di</strong>viduare società <strong>di</strong> qualità, il cui prezzo è scontato dovrebbe avvenire secondoGraham attraverso delle regole. Vi deve essere:- <strong>un</strong>a adeguata <strong>di</strong>mensione dell‟azienda, si fa riferimento sia alla capitalizzazione<strong>di</strong> mercato che al flottante. L‟idea è quella <strong>di</strong> escludere le small cap dato che sonosoggette maggiormente a vicissitu<strong>di</strong>ni, cioè hanno maggior rischio specifico.Graham nel <strong>su</strong>o testo afferma <strong>di</strong> considerare tutti le aziende <strong>di</strong> tutti i settori trannequello tecnologico in base al seguente principio: “When in doubt, stay out”.- Il totale degli assets deve essere almeno il doppio dei debiti (D/E), cioè vi deveessere <strong>un</strong>a situazione finanziaria piuttosto solida.- Gli ultimi 10 anni devono mostrare <strong>un</strong>a crescita costante dei guadagni e la societàdeve aver pagato <strong>di</strong>viden<strong>di</strong> sempre negli ultimi 20 anni.- Una crescita degli utili per azione negli ultimi 10 anni, il cui aumento deve esserealmeno <strong>di</strong> <strong>un</strong> terzo (considerando me<strong>di</strong>e triennali).- Infine dovrebbero essere rispettati determinati parametri per gli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> P/E eP/BV (rispettivamente minore <strong>di</strong> 15 e minore <strong>di</strong> 1,5).64


Nel testo The intelligent investor vi è <strong>un</strong>a metafora che permette <strong>di</strong> far capirel‟atteggiamento dell‟investitore value rispetto alle oscillazioni dei mercati e che <strong>di</strong>seguito riportiamo. Graham chiede <strong>di</strong> immaginare <strong>di</strong> possedere <strong>un</strong>a piccola quota in <strong>un</strong>aqualsiasi società <strong>di</strong> vostra conoscenza. Uno degli altri soci, chiamato Mr.Market, è <strong>un</strong>apersona veramente molto gentile. Ogni giorno alle cinque vi telefona per <strong>di</strong>rvi quantopensa che valga la vostra quota e chiude la telefonata offrendosi <strong>di</strong> rilevarla o <strong>di</strong> vendervidelle altre quote <strong>su</strong>lla base del valore che vi ha in<strong>di</strong>cato. Talvolta la <strong>su</strong>a idea del valoredella vostra quota vi sembra plausibile e giustificata dall'andamento dell'attività della srle dalle <strong>su</strong>e prospettive future. Altre volte invece Mr. Market si lascia prendere dalproprio entusiasmo, o dal proprio pessimismo, e il prezzo che vi propone vi sembra <strong>un</strong>po' ri<strong>di</strong>colo. Da prudenti investitori e sensibili uomini d'affari che siete, lascereste che latelefonata quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> Mr. Market influenzi l'idea che avete <strong>su</strong>l valore della vostraquota della srl? Probabilmente solo nel caso in cui vi trovaste d'accordo con la <strong>su</strong>avalutazione, o in quello in cui foste intenzionati a incrementare o liquidare la vostraquota. Sareste felici <strong>di</strong> vendere qualora vi proponesse <strong>un</strong> prezzo ri<strong>di</strong>colmente alto, eugualmente felici <strong>di</strong> acquistare da lui quando vi proponesse <strong>un</strong> prezzo consistentementebasso. Per il resto del tempo sareste così saggi da formarvi da soli la vostra idea delvalore della vostra quota <strong>su</strong>lla base dell'andamento della società e della <strong>su</strong>a posizionefinanziaria. Il vero investitore si trova nella stessa posizione quando possiede i titoli <strong>di</strong><strong>un</strong>a società quotata. Può trarre vantaggio dalla quotazione del giorno del <strong>su</strong>o titolo o nonprestarci affatto attenzione in base a quanto gli <strong>su</strong>ggerisce il <strong>su</strong>o giu<strong>di</strong>zio e i <strong>su</strong>oiobiettivi. Non ha molto senso che egli consideri l'eventuale <strong>di</strong>scesa del prezzo del <strong>su</strong>otitolo come segnale per venderne le azioni, quanto piuttosto come <strong>un</strong>'opport<strong>un</strong>ità percomprare ancora o vendere nel caso il prezzo invece salga spropositatamente.L'investitore intelligente, piuttosto che prestare attenzione all'umore del mercato, siconcentra <strong>su</strong>l raggi<strong>un</strong>gere <strong>un</strong>a propria valutazione del valore della società <strong>di</strong> cui possiedei titoli e, pro quota, del valore <strong>di</strong> <strong>un</strong>a singola azione. Solo a quel p<strong>un</strong>to, presta attenzionealla telefonata <strong>di</strong> Mr. Market ed è capace <strong>di</strong> decidere se il prezzo che gli viene proposto è<strong>un</strong> affare o <strong>un</strong>a as<strong>su</strong>r<strong>di</strong>tà. Il Benjamin Graham dei giorni nostri è senza dubbio WarrenBuffett, il “guru” finanziario probabilmente più famoso al mondo. L‟accostamento aGraham deriva non solo dal fatto che Buffett ha stu<strong>di</strong>ato presso l‟<strong>un</strong>iversità doveinsegnava Graham ma anche perché hanno lavorato insieme. Inoltre, per stessaammissione <strong>di</strong> Buffett, egli segue <strong>un</strong>a strategia basata principalmente <strong>su</strong>ll‟investimentovalue. Per la restante parte fa riferimento alle le regole <strong>di</strong> investimento <strong>di</strong> Fisher, che si65


focalizza <strong>su</strong>ll‟importanza delle potenzialità <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> <strong>un</strong>‟azienda e cherappresenta il focus della stile <strong>di</strong> investimento growth. Vi è quin<strong>di</strong> molto in com<strong>un</strong>e traGraham e Buffett, le regole che valgono per il primo sono in<strong>di</strong>spensabili anche per ilsecondo; con delle <strong>di</strong>fferenze. Una <strong>di</strong> queste è l‟abilità a investire me<strong>di</strong>antepartecipazioni, <strong>un</strong>‟abilità con la quale ha fondato il <strong>su</strong>o patrimonio e la <strong>su</strong>a reputazione.Buffett attualmente <strong>di</strong>rige, insieme a Charlie M<strong>un</strong>ger, la Berkshire Hathaway, <strong>un</strong>‟eximpresa tessile, che nel frattempo si è trasformata in <strong>un</strong>a hol<strong>di</strong>ng altamente <strong>di</strong>versificatacon partecipazioni fino al 100% in aziende dei più svariati settori, come assicurazioni,finanze, mobili, dolciumi e che <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> notevoli quote <strong>di</strong> imprese quali Coca-Cola eGillette. Le <strong>di</strong>versità del pensiero <strong>di</strong> Buffett sono legate sia all‟influsso <strong>di</strong> Fisher sia aqueste ultime due imprese e alla loro capacità <strong>di</strong> fidelizzazione. Infatti Buffett si rendeconto della forza del cd franchise, che rappresenta <strong>un</strong> ostacolo quasi insormontabile perla concorrenza. Secondo Buffett l‟investitore deve guardare a imprese con <strong>un</strong> brandconosciuto e <strong>un</strong> vantaggio competitivo duraturo, perché queste imprese sono in grado <strong>di</strong>generare utili <strong>su</strong>periori alla me<strong>di</strong>a. Il modello <strong>di</strong> business ideale, in base alle convinzioni<strong>di</strong> Buffett, è <strong>un</strong> modello che permette <strong>di</strong> generare ren<strong>di</strong>menti <strong>su</strong>periori alla me<strong>di</strong>a e <strong>di</strong>reinvestire gli utili per favorire la crescita. Non è certo facile in<strong>di</strong>viduare aziende con talicaratteristiche dato che bisogna conoscere non solo l‟azienda ma anche il contestoconcorrenziale nel quale opera. Dopo aver in<strong>di</strong>viduato <strong>un</strong> vantaggio competitivo“duraturo” e stimato il valore intrinseco (<strong>un</strong>o dei più noti modelli <strong>di</strong> stima del valoreintrinseco è il <strong>di</strong>sco<strong>un</strong>t cash flow) il passo <strong>su</strong>ccessivo è l‟acquisto del titolo a con<strong>di</strong>zioneche il prezzo sia al <strong>di</strong> sotto del valore intrinseco (considerando anche il “margine <strong>di</strong>sicurezza”). Per rendere l‟idea dei guadagni ottenuti dall‟”oracolo <strong>di</strong> Omaha” bastapensare che il valore contabile dell‟azione <strong>di</strong> Berkshire Hathaway è salito dal 1965 al2003 del 22,2% per cento annuo. Nello stesso periodo, l‟in<strong>di</strong>ce S&P 500, inclusi i<strong>di</strong>viden<strong>di</strong> è aumentato annualmente del 10,4%.Lo stile <strong>di</strong> investimento growth ri<strong>un</strong>isce quei titoli il cui prezzo incorpora potenzialità <strong>di</strong>crescita <strong>di</strong> l<strong>un</strong>go termine assai <strong>su</strong>periori rispetto a quelle <strong>di</strong> altri titoli emessi da aziendeappartenenti allo stesso settore. Le caratteristiche tipiche <strong>di</strong> questi titoli sono multipliabbastanza alti ma con <strong>un</strong> <strong>di</strong>vidend yield basso o nullo, contrariamente alle caratteristichedei titoli value. In sostanza il gestore growth si concentra <strong>su</strong> quei titoli che hannomanifestato in passato <strong>un</strong>a crescita degli utili <strong>su</strong>periore alla me<strong>di</strong>a del mercato,manifestando cosi <strong>un</strong>a red<strong>di</strong>tività alquanto elevata. Per ottenere tali titoli, solitamente, gli66


investitori sono <strong>di</strong>sposti a pagare <strong>un</strong> sovrapprezzo (o, perlomeno, non viene posta lastessa attenzione al prezzo dell‟azione come nel caso dello stile value). Il gestore growthpone l‟accento <strong>su</strong> quelle aziende innovative, che realizzano prodotti nuovi la cui<strong>di</strong>ffusione tra i con<strong>su</strong>matori è ancora modesta. Possiamo quin<strong>di</strong> concludere <strong>di</strong>cendo che,in<strong>di</strong>pendentemente da quale sia la fonte della crescita attesa o il livello in cui si attestal‟attuale multiplo <strong>di</strong> prezzo, il fattore critico qui è <strong>un</strong> potenziale <strong>di</strong> crescita nonrispecchiato nel prezzo corrente. Anche in questo caso, come nello stile value, non esiste<strong>un</strong>a definizione <strong>un</strong>ivoca <strong>di</strong> stile growth. Per tale motivo Frank e Fabozzi effettuano <strong>un</strong>aulteriore classificazione:Consistent growthEarnings momentumI gestori che appartengono alla prima categoria pre<strong>di</strong>ligono quelle aziende <strong>di</strong> alta qualità,che manifestano <strong>un</strong>a forte crescita degli utili. Invece nella seconda categoria sipre<strong>di</strong>ligono le aziende con crescita sì elevata ma molto più volatili.Dopo aver definito l‟investimento value e growth è importante capire se in letteraturaesistono ri<strong>su</strong>ltati che collegano i <strong>fondamentali</strong> (cioè i multipli precedentemente definiti) aren<strong>di</strong>menti in eccesso. In particolare a partire dai primi anni ‟80 la teoria dell‟efficienzadei mercati, che <strong>di</strong>scuteremo nel capitolo <strong>su</strong>ccessivo, viene messa in <strong>di</strong>scussione dallascoperta <strong>di</strong> alc<strong>un</strong>e anomalie che permetterebbero <strong>di</strong> ottenere extra-ren<strong>di</strong>menti. Una <strong>di</strong>queste è rappresentata dal cosiddetto value spread. Numerosi stu<strong>di</strong> empirici <strong>su</strong>pportanoinfatti la tesi in base alla quale i titoli value ottengono performance maggiori rispetto aititoli growth. Uno dei primi è stato effettuato da Ba<strong>su</strong> (1977), nel lavoro viene mostratoche, se i ren<strong>di</strong>menti in eccesso sono mi<strong>su</strong>rati dal CAPM, essi sono collegatipositivamente al rapporto E/P (l‟inverso del rapporto da noi considerato). È opport<strong>un</strong>oconsiderare che Ba<strong>su</strong> ha verificato l‟esistenza <strong>di</strong> tale effetto, dopo aver controllato perl‟effetto <strong>di</strong>mensione, ma senza considerare la variabile P/BV. Altri stu<strong>di</strong>, come quello <strong>di</strong>Fama e French (1989) sostengono che se si considerano sia il fattore <strong>di</strong>mensione che ilrapporto “prezzo/valore <strong>di</strong> libro”, l‟effetto E/P scompare.Del tutto simili sono i ri<strong>su</strong>ltati <strong>di</strong> Chan, Hamao e Lakonishok (1991).Quin<strong>di</strong> <strong>su</strong>lla base delle evidenze empiriche si può affermare che il rapporto E/P è <strong>un</strong>aproxy <strong>di</strong> altri effetti. Lo stesso lavoro del 1991 ha <strong>di</strong>mostrato che acquistando titoli <strong>di</strong>società con P/BV e CF/P (cash flow to price) basso si ottengono performance <strong>su</strong>periori67


ispetto all‟acquisto <strong>di</strong> titoli growth. Tale stu<strong>di</strong>o fa riferimento al mercato giapponese e leanalisi sono state condotte considerando il small cap effect, cioè comparando società <strong>di</strong>uguale <strong>di</strong>mensione. Capaul, Rowley e Sharpe (1993) ottengono lo stesso ri<strong>su</strong>ltatoutilizzando il P/BV e <strong>un</strong> campione composto da sei <strong>di</strong>versi mercati azionari. Bauman,Conover e Miller (1998) facendo riferimento ad <strong>un</strong> campione più ampio, 21 paesi, e alperiodo 1985-1996 conseguono il medesimo ri<strong>su</strong>ltato utilizzando quattro <strong>in<strong>di</strong>catori</strong><strong>fondamentali</strong>: P/E, P/BV, P/CF e il <strong>di</strong>vidend yield. Evidenza empirica a favore dellastrategia value è stata fornita più recentemente e per mercati specifici non consideratinegli altri stu<strong>di</strong> anche da Chin, Prevost, and Gottesman (2002), per la Nuova Zelanda, eda Athanassakos (2010) per il mercato canadese. Altri stu<strong>di</strong>osi, come Fama e French(1992, 1996, 1998) e Chen e Zhang (1998) gi<strong>un</strong>gono alla medesima conclusione. Stu<strong>di</strong>condotti, principalmente <strong>su</strong>l mercato americano, da Chan, Karceski e Lakonishok (1999)e Chan e Lakonishok (2002) hanno mostrato però che nel periodo temporale considerato(1995-2001) è la strategia growth a sovraperformare la value. Ciò <strong>su</strong>ggerirebbe che ilvalue spread esiste esclusivamente per perio<strong>di</strong> temporali molto più l<strong>un</strong>ghi. Anche sesembra esserci <strong>un</strong> generale consenso <strong>su</strong>lla <strong>su</strong>periorità dello stile <strong>di</strong> investimento valuerispetto al growth (almeno nel l<strong>un</strong>go termine), non vi è altrettanta conformità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ziocirca i motivi dei ren<strong>di</strong>menti in eccesso generati dal value investing.Lakonishok, Shleifer e Vishny (1993) per verificare se il ri<strong>su</strong>ltato è attribuibile al <strong>di</strong>versorischio utilizzano <strong>un</strong>a procedura “non or<strong>di</strong>naria”. Infatti la procedura normalmenteutilizzata in questi test richiederebbe il ricorso ad <strong>un</strong> modello <strong>di</strong> equilibrio multifattoriale(in cui non si considera app<strong>un</strong>to solo il beta, ma anche altri fattori <strong>di</strong> rischio).Gli autori <strong>di</strong>vidono l‟orizzonte <strong>di</strong> valutazione in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> mercato positivi e negativi eipotizzano che se <strong>un</strong> titolo presenta minore rischiosità è perché esso ha prodotto i <strong>su</strong>oiri<strong>su</strong>ltati migliori nelle fasi orso. Se si parte da tale pre<strong>su</strong>pposto, Lakonishok, Shleifer eVishny trovano che ad <strong>un</strong> basso valore del multiplo P/BV non corrisponde <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mentoaggi<strong>un</strong>tivo nei perio<strong>di</strong> negativi; si può quin<strong>di</strong> affermare che il più elevato profitto che siottiene dalle azioni selezionate con il <strong>su</strong>ddetto criterio non va a compensare il maggiorrischio. La spiegazione del value spread offerta nel lavoro <strong>su</strong>ccessivo (1994) dagli stessiautori è basata <strong>su</strong>ll‟irrazionalità degli investitori ed in particolare <strong>su</strong>l fatto che questiultimi costruiscono le proprie aspettative future estrapolando le performance passate(Eaterwood & Nutt 1999; Harris 1999). Se <strong>un</strong>a società in passato è cresciutanotevolmente (poco o per nulla), l‟investitore formerà le aspettative <strong>su</strong>gli utili passati e68


tenderà ad essere quin<strong>di</strong> eccessivamente ottimista (pessimista).Uno stu<strong>di</strong>o molto interessante effettuato da Lee e Song (2003) tratta della relazione tra ilsentiment degli investitori, mi<strong>su</strong>rato dal VIX e dal CBOE equity put-call ratio, el‟andamento del value spread. Il ri<strong>su</strong>ltato è che quando il CBOE equity put-call ratio èrelativamente basso (o quando il VIX è relativamente alto) le azioni valuesovraperformano le growth. Nel caso opposto le azioni crescita ottengono(marginalmente) ren<strong>di</strong>menti <strong>su</strong>periori. La Porta (1996), in accordo con l‟ipotesi <strong>di</strong>irrazionalità degli investitori, mostra che vendendo azioni con alte previsioni <strong>di</strong> crescitadegli utili e acquistando quelle con basse previsioni <strong>di</strong> crescita si ottengono ren<strong>di</strong>menti ineccesso. Questa strategia, definita contrarian, è effettuata utilizzando il PEG (price-toearningsgrowth).Secondo Fama e French le azioni value tendono a sovraperformare le growth perchèspesso si tratta <strong>di</strong> società con problemi <strong>di</strong> bilancio e quin<strong>di</strong> più rischiose. Ed è quin<strong>di</strong> ilmaggior rischio che garantirebbe il value spread, cosi come previsto dall‟ipotesi <strong>di</strong>mercati efficienti. Lo stu<strong>di</strong>o condotto da Fama e French nel 1996 (“MultifactorExplanations of Asset Pricing Anomalies”) <strong>di</strong>mostra come le anomalie <strong>di</strong> mercato legateai ren<strong>di</strong>menti me<strong>di</strong> siano in relazione tra loro e possano venire spiegate dal modello a trefattori sviluppato da Fama e French nel 1993. Tale modello <strong>di</strong>mostra che il ren<strong>di</strong>mentoatteso in eccesso, rispetto al tasso <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento privo <strong>di</strong> rischio, <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafogliorischiosoE R iRf<strong>di</strong>pende da tre fattori:- dal ren<strong>di</strong>mento atteso in eccesso del portafoglio <strong>di</strong> mercato E R mRf;- dalla <strong>di</strong>fferenza tra il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio composto da titoli abassa capitalizzazione e il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio <strong>di</strong> titoli ad altacapitalizzazione: (SMB, small minus big);- e dalla <strong>di</strong>fferenza tra il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio composto da titoli conalto BE/ME ( titoli value, tale rapporto è l‟inverso del P/BV) e il ren<strong>di</strong>mentoatteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio <strong>di</strong> titoli con basso BE/ME (titoli growth): (HML, highminus low).Il ren<strong>di</strong>mento atteso in eccesso del portafoglio è quin<strong>di</strong> dato (utilizzando la terminologiadel paper in questione) da:ERiRfbiERmRfs EiSMBhiHML(4.1)69


doveE R mRf, E SMB e E HML sono i premi attesi e i fattori bi, sie hisono icoefficienti d‟inclinazione della regressione time-series,R R b R R s SMB h HML(4.2)ifiimfiiiFama e French (1996) hanno <strong>di</strong>mostrato anche che il multiplo BE/ME e l‟inclinazionedel fattore HML sono parametri legati alle <strong>di</strong>fficoltà dell‟impresa. Infatti, imprese debolicon utili costantemente bassi hanno <strong>un</strong> alto BE/ME (imprese value) e <strong>un</strong>‟inclinazionepositiva <strong>di</strong> HML; imprese forti con utili continuamente alti hanno <strong>un</strong> basso rapporto <strong>di</strong>BE/ME (imprese growth) e inclinazione negativa <strong>di</strong> HML.L‟idea <strong>di</strong> usare HML per spiegare i ren<strong>di</strong>menti è coerente con lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Chan e Chendel 1991 (“Structural and Return Characteristics of Small and Large Firms”), che haconstatato <strong>un</strong>a covarianza tra i ren<strong>di</strong>menti e le <strong>di</strong>fficoltà dell‟impresa che non vienecatturata dal ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> mercato ma è compensata nei ren<strong>di</strong>menti me<strong>di</strong>.Il modello a tre fattori fornisce <strong>un</strong>‟ottima descrizione dei ren<strong>di</strong>menti dei portafoglior<strong>di</strong>nati secondo la <strong>di</strong>mensione e il rapporto BE/ME.I ri<strong>su</strong>ltati a cui sono gi<strong>un</strong>ti Fama e French nel 1996 <strong>su</strong>pportano l‟idea che il loro modelloa tre fattori (e con l‟intercettai= 0) rappresenti <strong>un</strong>a fedele descrizione dell‟andamentodei ren<strong>di</strong>menti me<strong>di</strong>, catturando molte delle variazioni riscontrate nell‟analisi crosssectionaldei ren<strong>di</strong>menti me<strong>di</strong> dei titoli e assorbendo la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> anomalie chehanno afflitto il CAPM.La teoria <strong>di</strong> Fama e French ha prodotto <strong>un</strong> certo scetticismo tra gli stu<strong>di</strong>osi, soprattuttoper quanto riguarda i ren<strong>di</strong>menti in eccesso ottenuti dalle imprese nei momenti <strong>di</strong><strong>di</strong>fficoltà. Kothari, Shanken e Sloan (1995) hanno <strong>di</strong>mostrato che gran parte <strong>di</strong> talepremio è dovuto a problemi <strong>di</strong> <strong>su</strong>rvivorship bias, in quanto la fonte dei valori BE delleimprese (COMPUSTAT) conteneva <strong>un</strong> numero sproporzionato <strong>di</strong> imprese con altoBE/ME (value) che riuscivano a <strong>su</strong>perare i momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, quin<strong>di</strong> il ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>o per le imprese value ri<strong>su</strong>ltava sopravvalutato. Altri ritengono che il premio inquestione sia dovuto a problemi <strong>di</strong> data snooping: tali problemi si verificano quando <strong>un</strong>certo insieme <strong>di</strong> dati viene utilizzato più <strong>di</strong> <strong>un</strong>a volta per la selezione del campione. Sipresenta così la possibilità che ogni ri<strong>su</strong>ltato sod<strong>di</strong>sfacente sia meramente frutto del casopiù che dovuto a particolari proprietà del campione: in altre parole, gli eventuali ri<strong>su</strong>ltatipositivi o anomali possono rivelarsi delle coincidenze. In accordo con la giustificazionedel value spread da parte <strong>di</strong> Fama e French vi è anche lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Jensen, Johnson e70


Mercer (1997), i quali affermano che è la maggiore sensibilità al ciclo economico acompensare i maggior ren<strong>di</strong>menti generati dalle azioni value.Come si può notare le motivazioni alla base del value spread sono opposte. Mentre laprima deriva dalle teorie della finanza comportamentale, la seconda è in accordo con lateoria dei mercati efficienti e si basa <strong>su</strong> <strong>un</strong>a errata specificazione del modello <strong>di</strong>equilibrio dei ren<strong>di</strong>menti. Di seguito definiamo la EMH (efficient market hypothesis)nelle <strong>su</strong>e varie forme.4.2 Efficienza dei mercatiIn <strong>un</strong> mercato efficiente i prezzi correnti dei titoli azionari rappresentano stime non<strong>di</strong>storte del loro valore corretto o “intrinseco”, cioè rispecchiano sistematicamente tuttal‟informazione <strong>di</strong>sponibile dato che gli investitori sono in<strong>di</strong>vidui razionali.Se ciò fosse vero, cioè se la struttura ed il meccanismo <strong>di</strong> pricing <strong>di</strong> mercato fossero, ineffetti, perfettamente efficienti emergerebbe l‟inutilità oggettiva <strong>di</strong> sperimentare e<strong>di</strong>mplementare strategie <strong>di</strong> investimento alternative ad <strong>un</strong>a gestione tipicamente passiva.La definizione <strong>di</strong> “Teoria del Mercato Efficiente” si deve alla tesi <strong>di</strong> dottorato <strong>di</strong> EugeneFama che nel 1965 il Journal of Business pubblicò interamente con il titolo “TheBehaviour of Stock Market Prices”. L‟efficienza del mercato viene però presentatafacendo riferimento all‟articolo del 1970 pubblicato dal Journal of Finance: “EfficientCapital Markets: A Review of Theory and Empircal Work”.In tale lavoro Fama <strong>su</strong>ggerisce che i concetti <strong>di</strong> efficienza del mercato possono essere<strong>di</strong>visi in tre categorie:Forma deboleForma semiforteForma forteApprofon<strong>di</strong>remo maggiormente l‟ipotesi <strong>di</strong> efficienza semiforte. Infatti se tale livello <strong>di</strong>efficienza fosse confermata da altri stu<strong>di</strong> empirici, si potrebbe sposare la tesi <strong>di</strong> Fama eFrench utilizzata per giustificare il value spread.Efficienza del mercato in forma debole71


Nell‟ipotesi <strong>di</strong> efficienza del mercato in forma debole l‟<strong>un</strong>ica informazione che vieneconsiderata riguarda i prezzi storici. In particolare se tale ipotesi è corretta allora gliinvestitori non dovrebbero essere in grado <strong>di</strong> trarre profitto (in modo costante) attraversola semplice osservazione dei prezzi passati dei titoli azionari. Di conseguenza possiamoosservare che l‟analisi tecnica è <strong>un</strong>a materia particolarmente vulnerabile al concetto <strong>di</strong>efficienza in forma debole perché si basa sostanzialmente <strong>su</strong>i grafici dell'andamento deiprezzi delle azioni. I test empirici effettuati per testare l‟ipotesi <strong>di</strong> mercati efficienti informa debole risalgono all‟osservazione che le variazioni dei prezzi azionari sembranoseguire nel tempo <strong>un</strong> percorso ca<strong>su</strong>ale (random walk). Questa osservazione non devefuorviare. Infatti <strong>di</strong>re che i prezzi azionari seguono <strong>un</strong> percorso ca<strong>su</strong>ale è<strong>un</strong>‟affermazione più forte <strong>di</strong> quella implicata dall‟ipotesi <strong>di</strong> efficienza debole. Com<strong>un</strong>queesistono test che permettono <strong>di</strong> verificare la ca<strong>su</strong>alità nelle variazioni dei prezzi azionari,<strong>un</strong>o <strong>di</strong> questi è il test dell‟in<strong>di</strong>pendenza seriale. Tale test mi<strong>su</strong>ra la correlazione tra levariazioni <strong>di</strong> prezzo <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo in <strong>un</strong> periodo e le variazioni in <strong>un</strong> altro periodo. Se leautocorrelazioni sono prossime allo zero le variazioni dei prezzi vengono detteserialmente in<strong>di</strong>pendenti. Tutti i ri<strong>su</strong>ltati ottenuti sono vicini a confermare tale livello <strong>di</strong>efficienza e quin<strong>di</strong> mettono in forte <strong>di</strong>scussione la profittabilità dell‟analisi tecnica. Se lacorrelazione delle variazione dei prezzi azionari nel tempo è prossima allo zero allora è<strong>di</strong>fficile che i grafici (che rappresentano l‟andamento dei prezzi passati) possano essere<strong>di</strong> grande aiuto nella previsione delle variazioni future dei prezzi.Sono stati effettuati anche altri test, <strong>un</strong>o <strong>di</strong> questi è il test delle “regole filtro” i cuiri<strong>su</strong>ltati però sono deludenti. Infatti <strong>un</strong>a semplice strategia <strong>di</strong> acquisto e detenzione <strong>di</strong> <strong>un</strong>portafoglio ben <strong>di</strong>versificato ha conseguito ri<strong>su</strong>ltati più sod<strong>di</strong>sfacenti rispetto alle regolefiltro.Efficienza del mercato in forma semiforteSecondo l‟ipotesi <strong>di</strong> efficienza dei mercati in forma semiforte tutte le informazionipubbliche sono completamente riflesse nei prezzi azionari. Se così fosse gli investitorinon dovrebbero essere in grado <strong>di</strong> guadagnare tassi <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento anormali utilizzandostrategie <strong>di</strong> acquisto/ven<strong>di</strong>ta <strong>basate</strong> <strong>su</strong>lle informazioni <strong>di</strong> cui il pubblico può <strong>di</strong>sporre.Per informazioni pubbliche si intendono non solo i dati <strong>di</strong> mercato in generale comeprezzi e volumi ma anche informazioni come bilancio delle imprese, ann<strong>un</strong>ci <strong>di</strong>utili/<strong>di</strong>viden<strong>di</strong> ed in generale i dati macroeconomici. Uno dei primi stu<strong>di</strong> che haesaminato la forma semiforte <strong>di</strong> efficienza è stato effettuato da Fama, Fisher, Jensen e72


Roll (1969). Tale stu<strong>di</strong>o è importante sia perché ha analizzato l‟effetto dei frazionamenti<strong>di</strong> azioni <strong>su</strong>i prezzi delle azioni ma anche perché hanno utilizzato <strong>un</strong>a metodologia <strong>di</strong>ricerca che <strong>su</strong>ccessivamente è stata sfruttata da altri stu<strong>di</strong>osi (il metodo in questioneprevede sostanzialmente il calcolo dei ren<strong>di</strong>menti anormali in base al market model). Iri<strong>su</strong>ltati, che in tale sede non presentiamo dettagliatamente, sono coerenti con ilcomportamento che potrebbero avere investitori razionali in <strong>un</strong> mercato efficiente. Lestesse conclusioni valgono per gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ball e Brown (1968) che hanno esaminatol‟effetto degli ann<strong>un</strong>ci degli utili annuali; com<strong>un</strong>que, la questione dell‟efficienza delmercato in forma semiforte non è scontata. Vi sono numerosi stu<strong>di</strong>, più recenti deiprecedenti, che <strong>di</strong>mostrano il contrario; anche relativamente alla reazione del mercatoalle variazioni degli utili annuali (Latané & Jones 1977). In <strong>un</strong> articolo, che effettua <strong>un</strong>arassegna <strong>su</strong>ll‟argomento <strong>di</strong> cui sopra, si afferma che i ri<strong>su</strong>ltati dei <strong>su</strong>ddetti stu<strong>di</strong> non sonodovuti a inefficienze del mercato ma, piuttosto, ad <strong>un</strong>a errata specificazione del modelloche determina i ren<strong>di</strong>menti dei titoli. La maggior parte dei lavori presenti nell‟articolo hautilizzato delle versioni <strong>un</strong>ifattoriali, cioè i ren<strong>di</strong>menti dei titoli sono f<strong>un</strong>zione <strong>di</strong><strong>un</strong>‟<strong>un</strong>ica variabile, cioè dei ren<strong>di</strong>menti dell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercato. Con ciò si intende <strong>di</strong>reche è possibile che si siano omesse “altre variabili” e quin<strong>di</strong> i ri<strong>su</strong>ltati <strong>di</strong> questi stu<strong>di</strong> sonostati <strong>di</strong>storti in favore del rifiuto dell‟ipotesi <strong>di</strong> efficienza nella forma semiforte. Unadelle “altre variabili” che possono essere state omesse riguarda la <strong>di</strong>mensione dellasocietà <strong>di</strong> cui si è parlato precedentemente. Tale affermazione è in accordo con losviluppo del modello a tre fattori descritto precedentemente.Un ulteriore esempio <strong>di</strong> inefficienza è messo in luce da French (Stock Returns and theWeekend Effect, 1980) il quale ha analizzato i ren<strong>di</strong>menti giornalieri generati dall‟in<strong>di</strong>ceS&P500 nel periodo 1953-1977. L‟analisi parte da <strong>un</strong> pre<strong>su</strong>pposto, cioè da quale sia ilprocesso <strong>di</strong> formazione dei ren<strong>di</strong>menti. Nell‟articolo si fa riferimento ad esempio al casoin cui il ren<strong>di</strong>mento atteso sia f<strong>un</strong>zione lineare dell‟investimento, oppure al caso in cui ilprocesso <strong>di</strong> formazione dei ren<strong>di</strong>menti si riferisce esclusivamente ai giorni lavorativi.Com<strong>un</strong>que a prescindere dalla modalità <strong>di</strong> formazione dei ren<strong>di</strong>menti quello che ciaspetteremmo è che i ren<strong>di</strong>menti del l<strong>un</strong>edì non siano inferiori a quelli degli altri giornidella settimana. I ri<strong>su</strong>ltati sono <strong>di</strong> segno opposto, ad<strong>di</strong>rittura ri<strong>su</strong>lta che i ren<strong>di</strong>menti dell<strong>un</strong>edì sono stati negativi. Si potrebbe essere tentati <strong>di</strong> attuare <strong>un</strong>a strategia <strong>di</strong>compraven<strong>di</strong>ta basata <strong>su</strong> tale effetto, comprando <strong>un</strong> ETF <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce alla chiu<strong>su</strong>ra dell<strong>un</strong>edì e vendendolo alla chiu<strong>su</strong>ra del venerdì. Però è stato <strong>di</strong>mostrato che tale strategia,tenendo conto dei costi <strong>di</strong> transazione, non genera extraprofitti.73


La letteratura recente sembra tuttavia segnalare che l‟effetto weekend non sia piùrilevabile negli ultimi anni. Kamara (1997) ha mostrato che lo S&P 500 non haevidenziato <strong>un</strong> significativo effetto l<strong>un</strong>edì dopo il 1980; Steeley (2001) che l‟effettoweekend nel Regno Unito è sparito negli anni ‟90. Un ulteriore esempio <strong>di</strong> anomalia chepossiamo citare riguarda <strong>un</strong> lavoro pubblicato alla fine degli anni novanta intitolato“Good Day S<strong>un</strong>shine: Stock Returns and the Weather” analizza la relazione esistente perpiù <strong>di</strong> 20 se<strong>di</strong> borsistiche tra le con<strong>di</strong>zioni atmosferiche e il segno negli scambi. Talerelazione sembra essere positiva, cioè buone con<strong>di</strong>zioni atmosferiche tendono adaccompagnare giornate profittevoli. Ovviamente tale considerazione, cioè che il mercatoabbia <strong>un</strong> “umore”, è da prendere con le dovute precauzioni.Esiste <strong>un</strong>‟anomalia, <strong>di</strong> carattere assolutamente non marginale, che è costituita dallareazione degli operatori alle “non informazioni”. Il crash del 1987 ne costituisce <strong>un</strong>esempio eclatante. L<strong>un</strong>edì, 19 ottobre, il Dow Jones perse, durante <strong>un</strong>a sola seduta, circail 22% del valore della <strong>su</strong>a capitalizzazione <strong>di</strong> mercato in assenza <strong>di</strong> particolari notizie.L‟evento, in sé, determinò <strong>un</strong>‟aggressiva ricerca <strong>di</strong> informazioni ma non si riuscì, inrealtà, ad identificare nes<strong>su</strong>na particolare vicenda che potesse, in qualche maniera,giustificare <strong>un</strong> movimento <strong>di</strong> simili proporzioni. Un‟ulteriore <strong>di</strong>mostrazione tangibile delprocesso <strong>di</strong> reazione dei prezzi alle “non informazioni” è rappresentata dall‟inclusione <strong>di</strong>nuovi titoli nello Standard & Poor’s 500. Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong> evento particolarmenteinteressante da analizzare, giacché l‟introduzione <strong>di</strong> <strong>un</strong> nuova attività finanziarianell‟in<strong>di</strong>ce genera <strong>un</strong>‟elevata domanda del titolo (in particolar modo da parte dei cd indexf<strong>un</strong>ds) in assenza <strong>di</strong> nuove notizie concernenti la profittabilità e la concreta red<strong>di</strong>tività delsoggetto emittente. Un‟interessante “irregolarità” del mercato è legata al lavoro <strong>di</strong> DeBondt e Thaler (1985) che hanno sottolineato come gli investitori nelle loro strategie <strong>di</strong>investimento tendano ad essere a volte troppo conservativi (<strong>un</strong>derreaction) e altre voltetroppo reattivi (overreaction). Questi ultimi aspetti sono legati alla nascita <strong>di</strong> <strong>un</strong>a nuovateoria, che <strong>di</strong>scuteremo nel paragrafo <strong>su</strong>ccessivo, la finanza comportamentale.Complessivamente si può concludere <strong>di</strong>cendo che la maggior parte delle verificheempiriche della forma semiforte <strong>di</strong> efficienza hanno riguardato la velocità con la quale glioperatori del mercato reagiscono alla com<strong>un</strong>icazione <strong>di</strong> nuove informazioni al pubblico.In genere l‟evidenza empirica conferma la tesi che il pubblico reagisce alle nuoveinformazioni abbastanza velocemente anche se non sempre tali informazioni vengonointerpretate correttamente. A conferma <strong>di</strong> ciò vi è il lavoro <strong>di</strong> Shiller (Irrational74


Exuberance 2000) dal quale si evince che la volatilità dei prezzi dei titoli <strong>di</strong> naturaazionaria è significativamente maggiore rispetto alla “volatilità teorica” stimataattraverso l‟applicazione <strong>di</strong> <strong>un</strong> modello <strong>di</strong> attualizzazione dei flussi <strong>di</strong> cassa attesi.Efficienza del mercato in senso forteL‟efficienza del mercato in senso forte rappresenta l‟ipotesi estrema <strong>di</strong> efficienza delmercato. In tale ipotesi si sostiene che i prezzi delle azioni riflettono completamente tuttele informazioni, sia quelle pubbliche sia quelle “riservate”.I test empirici a riguardo fanno riferimento a tre <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> investitori, gli “insider”aziendali, gli interme<strong>di</strong>ari <strong>di</strong> borsa e i fon<strong>di</strong> com<strong>un</strong>i, ciasc<strong>un</strong>o dei quali può accedere ainformazioni riservate. Se l‟ipotesi <strong>di</strong> efficienza in forma semiforte non è(completamente) valida allora possiamo sospettare che vi saranno ancora più <strong>di</strong>fficoltà a<strong>di</strong>mostrare la vali<strong>di</strong>tà dell‟ipotesi in forma forte. Com<strong>un</strong>que non è nostro interesseprocedere alla descrizione dei test empirici che sono stati effettuati per la verifica <strong>di</strong> talelivello <strong>di</strong> efficienza.4.3 Finanza comportamentaleLa giustificazione del <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento tra titoli value e growth da parte <strong>di</strong>Lakonishok, Shleifer e Vishny (1994) è legata all‟irrazionalità del mercato, in particolareal fatto che gli investitori costruiscono le proprie aspettative future estrapolando leperformance passate. Tale motivazione è da inserire nell‟ambito della finanzacomportamentale.La finanza comportamentale (o behavioural finance) consiste, sostanzialmente, nellostu<strong>di</strong>o dei meccanismi psicologici che regolano le decisioni in materia <strong>di</strong> investimenti e<strong>di</strong> gestione del proprio risparmio. Si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a <strong>di</strong>sciplina che analizza i fattori razionalie irrazionali che possono influenzare le scelte, soprattutto in merito alla percezione delrischio economico. È <strong>un</strong>a materia che si è sviluppata come “ramo” della teorianeoclassica a partire dagli anni ‟50, ma è solo dalla metà degli anni settanta che acquistaquella visibilità e cre<strong>di</strong>bilità tale da essere considerata <strong>un</strong>a vera e propria teoria.I molti esempi <strong>di</strong> inefficienze del mercato descritti precedentemente possono75


effettivamente porre più <strong>di</strong> qualche dubbio <strong>su</strong>i due principi base della teoria classica dellafinanza:- gli operatori sono soggetti razionali e che massimizzano la propria f<strong>un</strong>zione <strong>di</strong>utilità;- i mercati sono efficienti, dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista informativo.La finanza comportamentale è <strong>un</strong>a <strong>di</strong>sciplina piuttosto giovane ed anche eterogenea,anche a causa dello scetticismo con cui talvolta viene vista. In tale paragrafo ci limitiamoa riportare gli aspetti più con<strong>di</strong>visi dagli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> tale teoria, senza riportare gliinnumerevoli esempi alla base dei <strong>di</strong>versi modelli comportamentali elaborati nel tempodagli esperti del <strong>su</strong>ddetto filone <strong>di</strong> ricerca. Come si è de<strong>su</strong>nto dalla definizione, la finanzacomportamentale si avvale degli strumenti propri <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>scipline tra cui psicologia esociologia. In particolare la psicologia delle decisioni ha prodotto <strong>un</strong> gran numero <strong>di</strong>prove riguardo alla <strong>di</strong>fficoltà delle persone a gestire situazioni decisionali incerte o malstrutturate. A livello psicologico, quando il numero e la frequenza delle informazionicresce, il cervello cerca delle “scorciatoie” che permettono <strong>di</strong> ridurre il tempo <strong>di</strong>elaborazione dei dati al fine com<strong>un</strong>que <strong>di</strong> prendere <strong>un</strong>a decisione. Queste “scorciatoie”vengono definite più formalmente euristiche, meto<strong>di</strong> decisionali basati <strong>su</strong> regole rapide esemplici piuttosto che <strong>su</strong> <strong>un</strong> meccanismo razionale e logico.L‟euristica è quel processo per cui gli in<strong>di</strong>vidui trovano le informazioni necessarie alproprio interno invece che all‟esterno (Barberis & Thaler 2001). I primi a illustrare le<strong>di</strong>storsioni connesse all‟uso <strong>di</strong> strategie euristiche sono Kahneman e Tversky. Di seguitodescriveremo i comportamenti euristici con cui Lakonishok et al (1994) giustificano ilvalue spread: overconfidence, ancoraggio, rappresentatività e sovra/sotto-reazione.Infatti i comportamenti umani non sono quasi mai da collegare all‟utilizzo <strong>di</strong> <strong>un</strong>'<strong>un</strong>icastrategia euristica ma sempre ad <strong>un</strong> complesso insieme delle stesse.Uno dei comportamenti euristici maggiormente stu<strong>di</strong>ati e maggiormente citato nellepubblicazioni scientifiche è sicuramente l‟overconfidence. Con questo termine siintendono generalmente gli atteggiamenti <strong>di</strong> sovrastima delle proprie capacità. Moltiin<strong>di</strong>vidui hanno <strong>un</strong>a eccessiva sicurezza nei propri mezzi, cioè sopravvalutano le loroabilità e la loro precisione nelle informazioni. Tale concetto ha avuto <strong>su</strong>ccesso inmoltissimi campi: psicologico, giuri<strong>di</strong>co, manageriale, ingegneristico ed anche nel campodella finanza. È intuitivo affermare che l‟eccessiva sicurezza <strong>di</strong> sé possa portare l‟76


investitore a compiere delle operazioni che normalmente non farebbe. Ad esempioBarber e Odean (1999) hanno evidenziato come la presenza <strong>di</strong> overconfidence neimercati finanziari porta gli investitori a compiere scambi non profittevoli.L‟euristica dell‟ancoraggio è la tendenza ad ancorarsi ai dati <strong>di</strong> partenza e a cambiare<strong>di</strong>fficilmente le proprie idee iniziali <strong>su</strong>lla base <strong>di</strong> nuovi dati. L‟applicazione nei mercatifinanziari è <strong>di</strong> notevole rilievo. Non <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> informazioni migliori molti investitorisi basano <strong>su</strong>l prezzo del titolo in <strong>un</strong> determinato momento senza considerare la “storia”del titolo e la variabilità del <strong>su</strong>o prezzo nel passato. Com<strong>un</strong>que anche l‟utilizzo <strong>di</strong>informazioni relative all‟andamento passato <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo per prevederne l‟andamentofuturo non è <strong>un</strong> comportamento razionale, anche se sicuramente più accurato rispetto alconsiderare esclusivamente il prezzo <strong>di</strong> <strong>un</strong> titolo in <strong>un</strong> certo momento.L‟ancoraggio è alla base anche degli atteggiamenti conservatori che adottano gli agentieconomici. Shefrin (2000) analizza <strong>un</strong> caso <strong>di</strong> conservatorismo nel comportamento deglianalisti finanziari. Questi ultimi partono con ipotesi iniziali circa le caratteristiche <strong>di</strong><strong>un</strong>‟azienda, ed in particolare la probabilità che questa possa produrre utili importanti.Quando vengono <strong>di</strong>ffuse informazioni circa la stessa azienda, l‟analista tende a leggerle<strong>su</strong>lla base delle probabilità iniziali. Se ad esempio, le informazioni positive riguardano<strong>un</strong>‟azienda che in passato ha avuto performance negative, l‟analista rivede le <strong>su</strong>einformazioni in modo conservativo, sottostimando la possibilità che l‟azienda possagenerare in futuro utili significativi. Questo potrebbe essere il caso <strong>di</strong> <strong>un</strong>‟azienda value,che sta crescendo poco (o per niente), ma che, nonostante la presenza <strong>di</strong><strong>in<strong>di</strong>catori</strong>/informazioni pubbliche positive, non viene associata ad <strong>un</strong> buon investimentoda parte degli analisti. Shiller ha definito l‟ancoraggio come la tendenza, da parte degliin<strong>di</strong>vidui, ad essere influenzati dai “<strong>su</strong>ggerimenti” 12 .La rappresentatività in<strong>di</strong>ca che il modo in cui si stabilisce la probabilità <strong>di</strong> <strong>un</strong> evento<strong>di</strong>pende da quanto quel determinato evento è “rappresentativo” <strong>di</strong> <strong>un</strong>a certa classe <strong>di</strong>eventi, non considerando le reali caratteristiche (o probabilità). In pratica larappresentatività mostra come gli agenti economici tendono ad effettuare le scelte <strong>su</strong>llabase <strong>di</strong> stereotipi. Questo principio è stato introdotto da Kahneman e Tversky ma<strong>su</strong>ccessivamente Bondt e Thaler (1985) definiscono <strong>un</strong> importantissimo esempio <strong>di</strong>rappresentatività applicato ai mercati finanziari. In tale lavoro si documenta come le12 Esempi che convalidano tale definizione sono presenti in Shiller, Irrational Exuberance 2000.77


azioni con performance negative durante <strong>un</strong> triennio, nel triennio <strong>su</strong>ccessivo tendono adavere performance significativamente più brillanti rispetto a quelle ottenute da titoli chenel triennio precedente avevano sperimentato tassi <strong>di</strong> crescita positivi.De Bondt (1992) mostra come le previsioni a l<strong>un</strong>go termine eseguite dagli analisti <strong>di</strong>borsa tendono ad essere <strong>di</strong>storte in <strong>di</strong>rezione dei titoli in quel momento più forti. Cioè glianalisti tendono ad essere molto più ottimisti nei confronti dei titoli con performancebrillanti, rispetto a quei titoli che hanno ottenuto in passato performance non molto buoneo negative. Nel processo decisionale degli analisti (è importante notare che non si staparlando <strong>di</strong> piccoli risparmiatori con scarsa educazione finanziaria) la rappresentativitàinduce a sottovalutare la tendenza <strong>di</strong> mean reversion 13 presente nei mercati finanziari.Un esempio ancora più calzante fa riferimento ai titoli growth. Un investitore che decidese investire in <strong>un</strong> titolo growth può, in base alla <strong>su</strong>ddetta considerazione, nonconsiderare il fatto che solo gli utili <strong>di</strong> pochissime società continuano a crescereindefinitamente cadendo così nell‟errore <strong>di</strong> ritenere tale titolo “rappresentativo” <strong>di</strong> <strong>un</strong>buon investimento.L‟ultima euristica che trattiamo in tale capitolo è l‟<strong>un</strong>derreaction e l‟ overreaction. La<strong>un</strong>derreaction può essere definita come il fenomeno per cui i prezzi dei titoli “sottoreagiscono”alle nuove informazioni nel breve periodo, cioè si muovono lentamente escarsamente in relazione all‟ann<strong>un</strong>cio <strong>di</strong> <strong>un</strong>a notizia che li riguarda.Generalmente si verifica che il ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o dei titoli nel periodo <strong>su</strong>ccessivo allapubblicazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a buona notizia è <strong>su</strong>periore al ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o nel periodo<strong>su</strong>ccessivo alla pubblicazione <strong>di</strong> <strong>un</strong>a brutta notizia. Questo può significare che il titolosotto-reagisce alla buona notizia al momento della <strong>su</strong>a pubblicazione, ma corregge questoerrore offrendo ren<strong>di</strong>menti maggiori in <strong>un</strong> periodo imme<strong>di</strong>atamente <strong>su</strong>ccessivo, che ègeneralmente <strong>un</strong> anno (Barberis, Shleifer & Vishny 1998). I ri<strong>su</strong>ltati empirici a riguardo(Cutler, Poterba & Summers 1989) hanno confermato l‟esistenza <strong>di</strong> autocorrelazionepositiva dei ren<strong>di</strong>menti dei titoli nel breve periodo, che implica all‟inizio <strong>un</strong>derreaction e<strong>su</strong>ccessivamente <strong>un</strong> adeguamento dei prezzi alle nuove informazioni.L‟overreaction può essere definita come il fenomeno per cui i prezzi dei titoli simuovono eccessivamente in reazione ad <strong>un</strong>a serie <strong>di</strong> notizie che li riguarda.Quello che accade è che il titolo sovra-reagisce alla serie <strong>di</strong> buone notizie durante la loro13 L‟espressione in<strong>di</strong>ca che vi è, nel me<strong>di</strong>o-l<strong>un</strong>go termine, inversione <strong>di</strong> tendenza nei ren<strong>di</strong>menti conseguitidai titoli ed <strong>un</strong> ritorno verso la me<strong>di</strong>a.78


pubblicazione , ma corregge questo errore offrendo ren<strong>di</strong>menti minori <strong>su</strong>ccessivamente(Barberis, Shleifer & Vishny 1998). Tra i contributi empirici più noti vi sono De Bondt eThaler (1985) e Fama e French (1998) che hanno <strong>di</strong>mostrato l‟esistenza <strong>di</strong>autocorrelazione negativa dei ren<strong>di</strong>menti durante i tre-cinque anni <strong>su</strong>ccessivi alla serie <strong>di</strong>ann<strong>un</strong>ci, che implica all‟inizio overreaction e <strong>su</strong>ccessivamente <strong>un</strong> adeguamento deiprezzi alle nuove informazioni.Tutte le euristiche considerate permettono <strong>di</strong> gestire in maniera rapida le informazioni a<strong>di</strong>sposizione facendo ricorso in gran parte all‟intuizione. Però se da <strong>un</strong> lato semplificanoil lavoro della nostra mente, dall‟altro possono portare a conclusioni errate o tropposemplificate. Queste <strong>di</strong>storsioni possono comportare:- Errori nelle scelte <strong>di</strong> investimento in<strong>di</strong>viduali, che a loro volta possonocomportare maggiore esposizione al rischio o ren<strong>di</strong>menti in<strong>su</strong>fficienti- Biases collettivi, nel caso in cui i comportamenti in<strong>di</strong>viduali si sommano<strong>di</strong>ventando fenomeni collettivi- Generiche efficienze <strong>di</strong> mercato, che abbiamo già elencato precedentemente.Com<strong>un</strong>que esistono molte altre euristiche: <strong>di</strong>sponibilità, loss aversion, avversione per leambiguità, mental acco<strong>un</strong>t, home bias ed il wishful thinking. Di queste non ne teniamoconto o perché non inerenti alla nostra tesi oppure perché sono comportamenti <strong>su</strong>pportatida poca letteratura. Le euristiche descritte in questo paragrafo hanno trovato <strong>un</strong>‟ampiaapplicazione, sono stati definiti <strong>di</strong>versi modelli basati <strong>su</strong>i <strong>su</strong>ddetti principi. I piùconosciuti sono: modello <strong>di</strong> DHS (Daniel, Hirshleifer & Subrahmanyam 1998), modelloBSV (Barberis, Shleifer & Vishny 1998), modello <strong>di</strong> HS (Hong & Stein 1999) e ilmodello <strong>di</strong> Her<strong>di</strong>ng, che comprende al <strong>su</strong>o interno altri modelli tutti basati<strong>su</strong>ll‟atteggiamento imitativo da parte degli agenti economici. I modelli precedentementeelencati non gi<strong>un</strong>gono a ri<strong>su</strong>ltati <strong>un</strong>ivoci, anzi spesso a conclusioni opposte, partendo dapre<strong>su</strong>pposti simili. Per questo motivo non ritengo opport<strong>un</strong>o procedere alla descrizionedegli stessi. È probabile che ciò sia dovuto al fatto che si tratta <strong>di</strong> <strong>un</strong>a materia piuttostogiovane, quasi certamente nel futuro si avranno dei ri<strong>su</strong>ltati più confortanti.L‟obiettivo della nostra tesi non è quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la vali<strong>di</strong>tà o meno dellagiustificazione mostrata da Fama e French o da Lakonishok, Shleifer e Vishny. È peròopport<strong>un</strong>o conoscere e <strong>di</strong>scutere in modo critico i principali aspetti alla base del value79


premium. In definitiva si può <strong>di</strong>re che la spiegazione <strong>di</strong> quest‟ultimo non è rintracciabilein nes<strong>su</strong>na delle due teorie, ma probabilmente è <strong>un</strong> connubio delle due (Lakonishok &Chan 2002). Infatti, sia la teoria comportamentale sia l‟ipotesi dei mercati efficientipotrebbero essere corrette ma limitatamente ad <strong>un</strong> orizzonte temporale o ad <strong>un</strong> campione<strong>di</strong> titoli. Per esempio, il maggior rischio sembra essere la ragione del maggior ren<strong>di</strong>mentodei titoli value. Tuttavia, il minor ren<strong>di</strong>mento dei titoli growth non può venir spiegato dalloro minor rischio, piuttosto dagli errori nelle aspettative. Il p<strong>un</strong>to chiave sta proprio nelfatto che si possono <strong>su</strong>pportare entrambe le teorie, a seconda <strong>di</strong> come si “imposti” lostu<strong>di</strong>o, il che lascia aperti dubbi <strong>su</strong>lla vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> entrambe.80


CAPITOLO 5ANALISI EMPIRICAIn questo capitolo inten<strong>di</strong>amo, attraverso <strong>un</strong>‟analisi empirica <strong>su</strong> dati reali del mercatoETF settoriale, confrontare le <strong>di</strong>verse strategie <strong>di</strong> investimento al fine <strong>di</strong> verificarnevantaggi e svantaggi. Le strategie <strong>di</strong> seguito descritte sono state da me proposte, dopo <strong>un</strong>attento stu<strong>di</strong>o della letteratura esistente. I ri<strong>su</strong>ltati <strong>di</strong> seguito <strong>di</strong>scussi sono stati ottenutigrazie all‟implementazione in ambiente MATLAB delle <strong>di</strong>fferenti strategie.Nel paragrafo 5.1 vengono descritte le strategie e le modalità <strong>di</strong> investimento all‟interno<strong>di</strong> ogni categoria, invece nel paragrafo <strong>su</strong>ccessivo si procede alla descrizione del dataset.Nel paragrafo 5.3 vengono illustrate le mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong> valutazione delle performance utilizzatenella descrizione e nella presentazione dei ri<strong>su</strong>ltati effettuata nel paragrafo 5.4.Il capitolo termina con delle conclusioni e con degli sp<strong>un</strong>ti per futuri lavori. In appen<strong>di</strong>cesi riportano i co<strong>di</strong>ci MATLAB da me sviluppati per l‟implementazione delle strategie.5.1 Descrizione delle strategie <strong>di</strong> investimentoSi è ritenuto opport<strong>un</strong>o classificare le strategie, complessivamente venti, all‟interno <strong>di</strong>tre categorie (categoria “strategie classiche”, categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>” ecategoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità”); la tabella 5.2 riporta <strong>un</strong>asintesi delle strategie considerate. Tale classificazione è effettuata perché si raggruppanostrategie con simili caratteristiche ma anche per <strong>un</strong>a maggiore chiarezza espositiva.Categoria “strategie classiche”Nella prima categoria abbiamo le strategie Equally-weighted statica (EW) e la GlobalMinimum Variance Portfolio (GMVP), due strategie com<strong>un</strong>emente utilizzate inletteratura a fini comparativi, in quanto strategie <strong>di</strong> facile implementazione in ambitoreale e <strong>di</strong>fficilmente battibili.82


Portafoglio a Varianza Minima o Global Minimum Variance Portfolio (GMVP)Si è già descritta la modalità <strong>di</strong> determinazione del portafoglio a varianza minima nelprimo capitolo. Per il calcolo della matrice varianze-covarianze si è utilizzato il metododella stima storica, in particolare si è fatto riferimento al periodo in-sample 14 .Di seguito riportiamo la formula per il calcolo del vettore dei pesi della strategia.1w GMVP'1L‟intero processo per la determinazione dei pesi è descritta nel primo capitolo, insieme alproce<strong>di</strong>mento per la scelta <strong>di</strong> <strong>un</strong> qualsiasi altro portafoglio l<strong>un</strong>go la frontiera efficiente.Equally-Weighted statica (EW)La strategia equally-weighted implementata è <strong>un</strong>a modalità <strong>di</strong> investimento passiva estatica, infatti il portafoglio <strong>un</strong>a volta creato non viene in alc<strong>un</strong> modo movimentato. Ilvalore del portafoglio è f<strong>un</strong>zione lineare dell‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> mercato Euro Stoxx; nel nostrocaso l‟investimento è <strong>su</strong>d<strong>di</strong>viso equamente tra tutti e 18 gli ETF settoriali considerati(1/18 del patrimonio è investito nei singoli ETF e mantenuto costante) ed i cambiamenti<strong>di</strong> valore del portafoglio sono da attribuire interamente alla <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> mercato.Categoria <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>Nella seconda categoria le strategie <strong>di</strong>fferiscono per:lo stile <strong>di</strong> investimento: value o growth;il criterio <strong>di</strong> selezione degli ETF, effettuato attraverso <strong>un</strong>o degli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong><strong>fondamentali</strong> considerati nel capitolo tre: P/E (price/earnings), P/BV (price/bookvalue), PEG (price/earnings to growth), PEGY (price/earnings to growth and<strong>di</strong>vidend yield), EPSgrowth rate (earnings per share growth).Consideriamo ad esempio il caso in cui gli ETF vengano selezionati in base al criterioP/E value. In <strong>un</strong> generico periodo temporale t si investirà il capitale nei cinque ETFsettoriali a P/E più basso (la strategia è equipesata, 1/5 è attribuito ad ogni ETF). Se lasettimana <strong>su</strong>ccessiva si avranno mo<strong>di</strong>fiche nei <strong>fondamentali</strong> e i cinque ETF acquistati14 Per <strong>un</strong>a descrizione del meccanismo <strong>di</strong> analisi rolling si veda il paragrafo 5.3.83


non presenteranno più i P/E più bassi, in t+1 viene smobilizzato l‟intero portafoglio e siprocede all‟acquisto degli ETF con le caratteristiche <strong>di</strong> interesse. Ogni settimana è quin<strong>di</strong>possibile che vi siano mo<strong>di</strong>fiche al portafoglio, ma ciò avverrà solo se <strong>un</strong>o o più ETFsettoriali, che non erano presenti in portafoglio la settimana precedente presenteranno <strong>un</strong>P/E minore <strong>di</strong> <strong>un</strong>o o più ETF dei cinque facenti parte del portafoglio. Ovviamente vi puòessere il caso in cui non vi sono mo<strong>di</strong>fiche nei multipli, in <strong>un</strong>a situazione del genere nonverranno effettuate operazioni <strong>di</strong> acquisto/ven<strong>di</strong>ta. La descrizione della metodologia è lastessa nel caso <strong>di</strong> tutti gli altri <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> e dello stile growth (in questo caso sisceglieranno i multipli più alti, come sintetizzato dalla figura 5.1).Figura 5.1.Metodologia <strong>di</strong> costruzione del portafoglio (esemplificativo), categoria In<strong>di</strong>catori Fondamentali.84


Categoria <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilitàIl criterio <strong>di</strong> investimento nella categoria tre si arricchisce <strong>di</strong> <strong>un</strong> ulteriore elemento. Infattiil segnale <strong>di</strong> acquisto/ven<strong>di</strong>ta derivante dalla strategia <strong>di</strong> tipo value (o growth) descrittosopra viene combinato con il segnale derivante dall‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità. Gli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong>utilizzati in questa categoria sono il P/E e P/BV e sono stati utilizzati sia in <strong>un</strong> contestovalue che growth. Di conseguenza <strong>di</strong>stinguiamo 4 strategie per il P/E e 4 per il P/BV:- Strategia <strong>di</strong> tipo value (in<strong>di</strong>catore P/E o P/BV) in cui viene effettuatol‟investimento se l‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità è inferiore alla propria me<strong>di</strong>a rolling.- Strategia <strong>di</strong> tipo value (in<strong>di</strong>catore P/E o P/BV) in cui viene effettuatol‟investimento se l‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità è maggiore della me<strong>di</strong>a rolling.- Strategia <strong>di</strong> tipo growth (in<strong>di</strong>catore P/E o P/BV) in cui viene effettuatol‟investimento se l‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità è minore della propria me<strong>di</strong>a rolling.- Strategia <strong>di</strong> tipo growth (in<strong>di</strong>catore P/E o P/BV) in cui viene effettuatol‟investimento se l‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità è maggiore della me<strong>di</strong>a rolling.Quello che si confronta è il valore della me<strong>di</strong>a dell‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità in <strong>un</strong> certoperiodo (la finestra temporale è mobile ed è pari a 120 osservazioni, il meccanismodell‟analisi rolling è spiegato nel paragrafo 5.3) con l‟osservazione nel periodo<strong>su</strong>ccessivo. Ad esempio se ci troviamo nel primo periodo out-of-sample dovremmoconfrontare la me<strong>di</strong>a delle prime 120 osservazioni del VSTOXX con la 121-esima. Sequest‟ultima sarà inferiore (maggiore) rispetto alla propria me<strong>di</strong>a rolling si avrà <strong>un</strong>segnale <strong>di</strong> acquisto nella prima e terza (seconda e quarta) strategia elencata sopra. Comegià anticipato i dati relativi al VSTOXX presentano il seguente orizzonte temporale:17/09/2004 – 22/10/2010, cioè lo stesso hol<strong>di</strong>ng period dei prezzi dei sottoin<strong>di</strong>cisettoriali dell‟Euro Stoxx ma dalla settimana precedente.Il segnale relativo all‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità è con<strong>di</strong>zione necessaria ma non <strong>su</strong>fficiente,infatti tale segnale va combinato con quello derivante dall‟in<strong>di</strong>catore fondamentale (P/Eo P/BV). Se da entrambi si ha <strong>un</strong> segnale positivo si procede all‟acquisto dell‟ETF,altrimenti anche nel caso in cui <strong>un</strong>a delle con<strong>di</strong>zioni non si verifichi allora non si potràeffettuare l‟investimento (o, se è stato effettuato nel periodo precedente, allora viene85


smobilizzato). La logica conseguenza è che, attuando tale categoria <strong>di</strong> strategie, èpossibile che vi siano dei perio<strong>di</strong> in cui il capitale non sia investito (come si vedrà nelparagrafo 5.3). Nella figura <strong>di</strong> seguito riportata si elencano nella prima colonna laclassificazione in categorie, in quella centrale <strong>un</strong>a denominazione generale delle strategieed infine in quella <strong>di</strong> destra <strong>un</strong> acronimo delle stesse (o com<strong>un</strong>que <strong>un</strong>a denominazioneparticolare utilizzata nella parte empirica).Categoria“strategieclassiche”Categoria“<strong>in<strong>di</strong>catori</strong><strong>fondamentali</strong>”Categoria“In<strong>di</strong>catori<strong>fondamentali</strong>e <strong>di</strong> volatilità”Portafoglio a Minima VarianzaEqually Weighted StaticaStrategia value basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore P/EStrategia value basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore P/BVStrategia value basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore PEGStrategia value basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore PEGYStrategia value basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catoreEPSgrowthStrategia growth basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore P/EStrategia growth basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore P/BVStrategia growth basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore PEGStrategia growth basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catore PEGYStrategia growth basata <strong>su</strong> in<strong>di</strong>catoreEPSgrowthStrategia basata <strong>su</strong>l P/E value, acquisto in <strong>un</strong>contesto <strong>di</strong> alta volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/E value, acquisto in <strong>un</strong>contesto <strong>di</strong> bassa volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/E growth, acquisto in <strong>un</strong>contesto <strong>di</strong> alta volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/E growth, acquisto in <strong>un</strong>contesto <strong>di</strong> bassa volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/BV value, acquisto in <strong>un</strong>contesto <strong>di</strong> alta volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/BV value, acquisto in <strong>un</strong>GMVPEWValue P/EValue P/BVValue PEGValue PEGYValue EPSgrowthGrowth P/EGrowth P/BVGrowth PEGGrowth PEGYGrowth EPSgrowthP/E Value;Volatilità-maggioreP/E Value;Volatilità-minoreP/E Growth;VolatilitàmaggioreP/E Growth;Volatilità-minoreP/BV Value;VolatilitàmaggioreP/BV Value;Volatilità-minore86


contesto <strong>di</strong> bassa volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/BV growth, acquisto in<strong>un</strong> contesto <strong>di</strong> alta volatilitàStrategia basata <strong>su</strong>l P/BV growth, acquisto in<strong>un</strong> contesto <strong>di</strong> bassa volatilitàP/BV Growth;VolatilitàmaggioreP/BV Growth;VolatilitàminoreTabella 5.2.La classificazione delle strategie.5.2 I DatiLo STOXX Ltd è il principale index specialist a livello europeo. A partire dal 29Dicembre 2009 Deutsche Borse e Six Group sono <strong>di</strong>ventati gli <strong>un</strong>ici proprietari <strong>di</strong>STOXX Ltd avendo acquistato le restanti quote <strong>di</strong> Dow Jones. A seguitodell‟acquisizione sono state mo<strong>di</strong>ficate le denominazioni degli in<strong>di</strong>ci STOXX. Il lanciodei primi in<strong>di</strong>ci è avvenuto nel 1998, tra cui il più importante, l‟in<strong>di</strong>ce EURO STOXX50. In questi do<strong>di</strong>ci anni STOXX Ltd ha espanso il portafoglio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, ve ne sono più<strong>di</strong> 50 con <strong>di</strong>verse classificazioni tra cui Blue-Chip In<strong>di</strong>ces, Select Dividend In<strong>di</strong>ces, SizeIn<strong>di</strong>ces, Sector In<strong>di</strong>ces, Style In<strong>di</strong>ces. Opera anche a livello globale e in tutte le classi <strong>di</strong>attività. Gli in<strong>di</strong>ci sono concessi in licenza ai maggiori emittenti mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> prodottifinanziari, sono utilizzati non solo come sottostanti per i prodotti finanziari (es. ETFs,futures, opzioni e prodotti strutturati) ma anche come benchmark per la mi<strong>su</strong>razione delleperformance.Gli STOXX Sector In<strong>di</strong>ces sono <strong>di</strong>sponibili per <strong>di</strong>verse Region, quella <strong>di</strong> nostro interesseè l‟Eurozona. Utilizzando l‟ICB (Industry Classification Benchmark) vengonoraggruppate negli stessi settori quelle società con simili fonti principali <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to 15 . Piùprecisamente sono considerati 4 livelli <strong>di</strong> classificazione: 10 tipologie <strong>di</strong> industrie sonoripartite in 19 “<strong>su</strong>persettori”, 41 settori e 114 “<strong>su</strong>bsettori”.I dati in nostro possesso sono i prezzi (orizzonte temporale 24/09/2004 – 29/10/2010) e imultipli stimati (orizzonte temporale 17/09/2004 – 22/10/2010) dei “<strong>su</strong>persettori”dell‟in<strong>di</strong>ce Euro Stoxx e sono stati scaricati da Morningstar. L‟in<strong>di</strong>ce Euro Stoxx 1615 Per <strong>un</strong>a spiegazione più accurata e dettagliata delle modalità <strong>di</strong> raggruppamento delle <strong>di</strong>verse societànello stesso <strong>su</strong>persector / settore / <strong>su</strong>b-settore si rimanda al sito dell‟ICB: http://www.icbenchmark.com./16 La metodologia STOXX ed il <strong>su</strong>o metodo <strong>di</strong> calcolo implicano <strong>un</strong> numero variabile <strong>di</strong> società checostituiscono l‟in<strong>di</strong>ce. La metodologia completa <strong>di</strong> costruzione degli in<strong>di</strong>ci STOXX è <strong>di</strong>sponibile <strong>su</strong>l sitointernet: www.stoxx.com. Il peso <strong>di</strong> ciasc<strong>un</strong> titolo ricompreso all‟interno dell‟in<strong>di</strong>ce è calcolato in base alla87


Pricepresenta <strong>un</strong> numero variabile <strong>di</strong> componenti (attualmente 312), tutte le societàappartengono a nazioni dell‟Eurozona (Austria, Belgio, Danimarca, Finlan<strong>di</strong>a, Francia,Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna); ciòpermette <strong>di</strong> non avere nes<strong>su</strong>n rischio cambio. Inoltre tali società sono quelle a maggiorecapitalizzazione in ciasc<strong>un</strong> “<strong>su</strong>persettore” (Automobiles & Parts, Banks, BasicResources, Chemicals, Construction & Materials, Financial Services, Food & Beverage,Healt Care, Industrial Goods & Services, In<strong>su</strong>rance, Me<strong>di</strong>a, Oil & Gas, Personal &Household Goods, Retail, Technology, Telecomm<strong>un</strong>ications, Travel & Lai<strong>su</strong>re,Utilities). Il problema principale è che non vi sono ETF settoriali relativi all‟in<strong>di</strong>ce EuroStoxx (che utilizzeremo come benchmark) o perlomeno esistono in paesi quali la Franciae la Germania; in Italia vi sono <strong>su</strong> tale in<strong>di</strong>ce esclusivamente certificati 17 . Si as<strong>su</strong>mecom<strong>un</strong>que che vi siano ETF settoriali <strong>su</strong> tale in<strong>di</strong>ce per facilitare l‟esposizione.Nell‟ambito delle strategie della categoria tre si è utilizzati anche <strong>un</strong> in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong>volatilità: l‟in<strong>di</strong>ce EuroStoxx50 Volatility (VSTOXX). Esso ricorre ai prezzi in temporeale delle opzioni <strong>su</strong>ll‟EuroStoxx 50, alle varie scadenze, per estrarne la volatilitàimplicita, con l‟intento <strong>di</strong> mi<strong>su</strong>rare l‟andamento delle attese del mercato <strong>su</strong>lla volatilitàl<strong>un</strong>go la curva delle scadenze. In effetti STOXX calcola 12 sottoin<strong>di</strong>ci, basandosi <strong>su</strong>iprezzi <strong>di</strong> opzioni in scadenza da 1 a 12 mesi, l‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> nostro interesse è quello a 30giorni, i dati sono sempre settimanali e sono stati scaricati dal sito <strong>di</strong> STOXX Ltd.Di seguito (fig. 5.3) si mostra l‟andamento del benchmark nell‟intero periodo consideratoche può, idealmente, essere <strong>su</strong>d<strong>di</strong>viso in tre perio<strong>di</strong>.450ANDAMENTO PREZZI EUROSTOXX 600: 24/09/2004 - 29/10/2010400fallimento Lehman Brothers350300declassato rating Grecia2502001500 02/09/05 18/08/06 03/08/07 18/07/08 03/07/09 18/06/10TimeFigura 5.3. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti del benchmark (Euro Stoxx).<strong>su</strong>a capitalizzazione borsistica corretta per il <strong>su</strong>o flottante. Di conseguenza il numero dei titoli checompongono l‟in<strong>di</strong>ce può mo<strong>di</strong>ficarsi nel tempo.17 Per motivi <strong>di</strong> eccessiva concentrazione <strong>di</strong> poche società in determinati settori (normativa Ucits IV) siprovvederà ad eliminare tali prodotti (ETF) dal commercio in Francia ed in Germania.88


end me<strong>di</strong>o dev.stand. asimmetria curtosi min max N. osservazioni0.08% 3.11% -1.281866 8.816435 -21.76% 11.77% 318Figura 5.4. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti del benchmarkUn andamento crescente dal 24/09/2004 al 01/06/2007 (p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> massimo dell‟in<strong>di</strong>ce);da metà 2007 ai primi mesi del 2009 si assiste ad <strong>un</strong>a caduta che porta l‟in<strong>di</strong>ce da oltre440 p<strong>un</strong>ti a 170, <strong>un</strong>a riduzione <strong>di</strong> oltre il 60%. Una volta raggi<strong>un</strong>to il p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> minimo il6 marzo 2009 si assiste ad parziale recupero dell‟in<strong>di</strong>ce. Al termine del periodotemporale da noi considerato l‟in<strong>di</strong>ce presentava valori simili a quelli <strong>di</strong> fine 2004. Nelprimo periodo si è assistito ad <strong>un</strong>a fase piuttosto prol<strong>un</strong>gata <strong>di</strong> tassi <strong>di</strong> interesse bassi econ<strong>di</strong>zioni cre<strong>di</strong>tizie favorevoli. A ciò si è aggi<strong>un</strong>to <strong>un</strong> generalizzato aumento dei prezzidelle attività (finanziarie e non) e scarsa volatilità dei mercati.Il p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> rottura si ha nella metà del 2007, con il propagarsi dei timori per le per<strong>di</strong>te <strong>su</strong>iprestiti ipotecari <strong>su</strong>bprime americani. Inizialmente il problema sembrava riguardare ilsistema finanziario americano (confermato anche dal fatto che l‟in<strong>di</strong>ce ai primi <strong>di</strong><strong>di</strong>cembre del 2007 presentava valori ancora <strong>su</strong>periori a 400), ma le complesseinter<strong>di</strong>pendenze tra i vari mercati (in primis quelli del cre<strong>di</strong>to e del finanziamento) hannoconfermato le tensioni anche <strong>su</strong>i mercati finanziari europei.La fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa dei prezzi si è prol<strong>un</strong>gata fino al marzo del 2009 e ciò che si può notareè la velocità con cui si è verificato tale fenomeno. Ad esempio, da maggio a ottobre 2008l‟in<strong>di</strong>ce perde il 40%. Queste tensioni derivano principalmente dal tracollo <strong>di</strong> LehmanBrothers il 15 settembre 2008 che ha provocato il caos <strong>su</strong>i principali mercati; sempre piùsocietà finanziarie sono fallite o soccorse dalle autorità (ad esempio Dexia, Fortis e HypoRe).Si assiste ad <strong>un</strong>a per<strong>di</strong>ta generalizzata <strong>di</strong> fiducia che viene arrestata solo grazie ai piani <strong>di</strong>sostegno finanziario e ai massicci programmi <strong>di</strong> stimolo fiscale ann<strong>un</strong>ciati alla fine del2008 e agli inizi del 2009. Da marzo 2009 l‟in<strong>di</strong>ce torna a salire ed in generale lequotazioni delle principali borse mon<strong>di</strong>ali. Però l‟accumulo <strong>di</strong> debito pubblico <strong>su</strong>scita deitimori per il rischio sovrano, in particolare in alc<strong>un</strong>e economie dell‟area dell‟euro:Grecia, Portogallo e Spagna. Un in<strong>di</strong>catore dei <strong>su</strong>ddetti timori è lo spread dei CDS <strong>su</strong>ldebito sovrano, ad esempio quello greco è iniziato a salire nel <strong>di</strong>cembre 2009 fino adaprile del 2010 quando il debito greco è stato declassato da Standard & Poor‟s al livello“j<strong>un</strong>k”. Come si nota dal grafico l‟in<strong>di</strong>ce è molto volatile, anche perché <strong>su</strong>ccessivamentesono stati abbassati anche i rating <strong>di</strong> Portogallo e Spagna. Per evitare rischi <strong>di</strong> contagio a89


maggio 2010 i paesi membri dell‟area dell‟euro e il Fondo Monetario Internazionalehanno varato <strong>un</strong> pacchetto <strong>di</strong> aiuti da 110 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro. Ciò non è bastato a frenare ilnervosismo degli investitori e <strong>su</strong>ccessivamente viene istituito <strong>un</strong> meccanismo <strong>di</strong>stabilizzazione fiscale del valore <strong>di</strong> 750 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro.5.3 Analisi rolling e statistiche utilizzate a fini comparativiLa valutazione della performance <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio rappresenta <strong>un</strong>a fase fondamentalenel processo decisionale, sia nel caso in cui le scelte <strong>di</strong> investimento vengono effettuateautonomamente sia quando ci si avvale <strong>di</strong> professionisti in modo tale da esserepienamente consapevoli dei rischi cui si è sottoposti. L‟interesse principale nel valutareex-post il <strong>su</strong>ccesso <strong>di</strong> <strong>un</strong>a strategia <strong>di</strong> investimento è legato alla red<strong>di</strong>tività <strong>di</strong> talistrategie, alla <strong>su</strong>a rischiosità e al costo sostenuto per implementarla.Poiché si vuole valutare se la strategia possa produrre <strong>un</strong>a buona red<strong>di</strong>tività futura, ingenere si utilizzano meccanismi <strong>di</strong> valutazione previsionali delle strategie ovverovalutazioni in intervalli out-of-sample. In particolare, la valutazione delle strategie <strong>di</strong>investimento avviene <strong>su</strong>d<strong>di</strong>videndo l‟intervallo temporale (T=319 osservazioni, datisettimanali, dal 24/09/2004 al 29/10/2010) in intervalli in-sample e out-of-sample,costruiti in modo <strong>di</strong>namico. Come anticipato nel paragrafo iniziale, si è utilizzato <strong>un</strong>oschema rolling-window (l‟ampiezza della finestra temporale in-sample o window size èfissa ed è pari a 120). Ciò permette <strong>di</strong> ottenere portafogli sia nel campione (la finestratemporale <strong>di</strong> riferimento è [ i: i+window size-1 ]) sia out of sample, cosi da valutare laperformance nella finestra [i: i+window size] dove i:T-window size.Se consideriamo il caso in cui i è uguale a <strong>un</strong>o si può notare che, ad esempio, ilportafoglio a varianza minima viene calcolato (proce<strong>di</strong>mento in sample) utilizzando leprime 120 osservazioni, la 121-esima osservazione sarà la prima fuori dal campione <strong>di</strong>stima, <strong>su</strong> cui valutare la performance adottando <strong>un</strong> approccio previsionale. In praticaviene costruito <strong>un</strong> portafoglio utilizzando le prime 120 osservazioni e viene mantenutofino alla settimana <strong>su</strong>ccessiva dove si valuterà la performance e si deciderà, in base aisegnali, se mo<strong>di</strong>ficare l‟asset allocation tattica.Tale procedura viene ripetuta, cioè la finestra temporale si sposta in avanti <strong>di</strong> <strong>un</strong>aosservazione e viene tralasciata la prima (figura 5.5), stimando <strong>di</strong> nuovo i pesi90


utilizzando la nuova finestra in-sample. Facendo in questo modo avremo la possibilità <strong>di</strong>valutare, fuori dal campione, la bontà della strategia. Tale ragionamento si applica anchea tutte le statistiche descrittive, come si nota ad esempio dalla tabella 5.6.Figura 5.5. Rappresentazione schematica dell‟analisi rolling.Uno degli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> com<strong>un</strong>emente utilizzati è il ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o settimanale:r1TNi 1r iw i(5.1)dove il ren<strong>di</strong>mento del portafoglio viene <strong>su</strong>d<strong>di</strong>viso per il periodo temporale <strong>di</strong> riferimentoovvero, se l‟analisi è previsiva, per la l<strong>un</strong>ghezza della serie temporale out-of-sample.Le mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong> rischio considerate sono <strong>di</strong>verse, ad esempio il rischio totale ed il rischiosistematico. La prima è descritta dalla deviazione standard dei ren<strong>di</strong>menti (5.2), laseconda dal beta 18 . Dopo aver calcolato la varianza totale del portafoglio secondo la(1.5), si può ricavare la deviazione standard settimanale (apice s) per ogni strategia:spT2p(5.2)Sono state stimate anche mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong> rischio com<strong>un</strong>emente utilizzate quali il VaR el‟Expected Shortfall entrambe al 95%. Il VaR (Value at Risk, figura 5.6) è <strong>un</strong> metodostatistico per la mi<strong>su</strong>razione del rischio <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio.18 Il beta è stato calcolato attraverso la f<strong>un</strong>zione slope in Excel, in “x” si sono inseriti i ren<strong>di</strong>menti delbenchmark out-of-sample, in “y” i ren<strong>di</strong>menti out-of-sample <strong>di</strong> ogni strategia. Nelle tabelle si riporta ilvalore me<strong>di</strong>o.91


Figura 5.6. Esempio grafico del VaRÈ caratterizzato da due parametri, l‟hol<strong>di</strong>ng period (t giorni) e il livello <strong>di</strong> confidenza ( c%) con cui si intende fare la stima. Fatte queste considerazioni si può affermare che ilVaR corrisponde al quantile al livello <strong>di</strong> confidenza del 95% delle per<strong>di</strong>te attese, per <strong>un</strong>certo orizzonte temporale (nella nostra analisi c 95%e t=1). Può però verificarsi il casoin cui due portafogli abbiano uguale VaR, ciò com<strong>un</strong>que non implica che sianougualmente rischiosi perché le code <strong>di</strong> <strong>un</strong>a <strong>di</strong>stribuzione possono essere tra loro <strong>di</strong>verse.Si considera <strong>un</strong>a ulteriore mi<strong>su</strong>ra <strong>di</strong> rischiosità: l‟Expected Shortfall. Quest‟ultimadescrive l‟ampiezza delle per<strong>di</strong>te potenziali <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio nel caso in cui esse<strong>su</strong>perino il VaR. In pratica, dopo aver definito i due parametri (i giorni t e l‟intervallo <strong>di</strong>confidenza c ) , si può <strong>di</strong>re che l‟ Expected Shortfall rappresenta la me<strong>di</strong>a delle per<strong>di</strong>teattese nel caso in cui si considerino solo quelle <strong>su</strong>periori al livello corrispondente delVaR; si tratta infatti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a con<strong>di</strong>zionata. L‟Expected Shortafall è <strong>un</strong>a delle “mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong>rischio coerenti” (Artzner et al. 1993), mentre il VaR non rientra in tale categoria perchénon rispetta la proprietà <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>tività.Si sono calcolate anche l‟asimmetria o skewness (5.3) e la curtosi o kurtosis(5.4). Se vifosse <strong>un</strong>a skewnessnulla (s=0) e <strong>un</strong>a curtosi pari a tre (k=3) la <strong>di</strong>stribuzione delren<strong>di</strong>mento sarebbe prossima a quella normale ma nella pratica ciò non si verifica. Siassiste, come vedremo, a <strong>di</strong>stribuzioni asimmetriche (verso sinistra) e leptocurtiche(valori maggiori <strong>di</strong> 3); ciò significa maggiore sensibilità dei portafogli a rischi estremi.92


1N3rirN i 1s (5.3)N3 / 212rirN i 11N4rirN i 1k (5.4)N212rirN i 1Attraverso <strong>un</strong>‟analisi rischio-ren<strong>di</strong>mento l‟investitore può valutare se il rapporto sod<strong>di</strong>sfale proprie esigenze o meno. In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> trade-off che permettono <strong>di</strong> descrivere talerapporto e che sono utilizzati nella nostra analisi sono:- in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Sharpe (SR);- information ratio (IR).L‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Sharpe (excess return to variability):r pr fSR (5.5)ppresenta al numeratore il <strong>di</strong>fferenziale tra il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio e il tasso riskfree(nella nostra analisi quest‟ultimo è <strong>su</strong>pposto pari a zero) e al denominatore la mi<strong>su</strong>ra<strong>di</strong> rischio per eccellenza, la deviazione standard. In<strong>di</strong>ca il ren<strong>di</strong>mento, in terminipercentuali, per ogni “<strong>un</strong>ità <strong>di</strong> rischio” dell‟investimento e <strong>di</strong> conseguenza si preferisconovalori <strong>di</strong> SR maggiori.L‟information ratio si <strong>di</strong>fferenzia dallo SR, infatti:TEIR (5.6)TE tal numeratore presenta il valore me<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>fferenziale tra il ren<strong>di</strong>mento del portafoglioe quello del benchmark (tracking error, TE)93


TE r r(5.7)tpbenchTE1TTt 1TE t(5.8)e al denominatore la deviazione standard del tracking error calcolato secondo la (5.9).TEt1TTt 1TEtTE2(5.9)In base alla costruzione dell‟in<strong>di</strong>ce, <strong>un</strong> Information Ratio prossimo allo zero in<strong>di</strong>ca <strong>un</strong>agestione passiva. Invece se il gestore attivo sarà stato in grado <strong>di</strong> massimizzare il proprioren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>fferenziale rispetto al benchmark e minimizzare la rischiosità otterrà valoridell‟Information Ratio elevati.L‟ultimo in<strong>di</strong>catore considerato è il tasso <strong>di</strong> turnover me<strong>di</strong>o, calcolato nel seguentemodo:.TR1TTt 1Ni 1wi,twi,t1(5.10)dovewi , tè il peso del titolo i-esimo al tempo t e wi,t1al tempo (t-1). Tale in<strong>di</strong>catoreviene da noi considerato come <strong>un</strong>a proxy dei costi <strong>di</strong> transazione.Nella esposizione delle strategie presenteremo le statistiche in-sample e out-of-sample, leprime sono me<strong>di</strong>e delle statistiche considerate nelle <strong>di</strong>fferenti finestre temporali, mentrequelle out-of-sample corrispondono ai valori effettivi se si as<strong>su</strong>me che ogni settimana ipropri investimenti vengono aggiornati94


5.4 Ri<strong>su</strong>ltati empiriciL‟analisi ed il confronto delle strategie è effettuata prima all‟interno <strong>di</strong> ogni categoria epoi tra le stesse considerando in quest‟ultimo caso le migliori e le peggiori.Categoria “strategie classiche”Si presenta e si descrive <strong>di</strong> seguito l‟andamento della prima categoria <strong>di</strong> strategie.rsps K VaR95% ES95% IR SR Turnover BetaGMVP 0.08% 3.17% -1.019 15.467 -0.041 -0.071 6.53% 2.40% 24.88% 0.537EW -0.06% 3.63% -0.817 8.039 -0.052 -0.088 14.84% -1.62% 0.00% 0.965BENCHMARK -0.12% 3.74% -1.026 8.651 -0.054 -0.094 0.00% -3.20% NaN 1.000Figura 5.7. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti out-of-sample, categoria 1:“strategie classiche”rsp s K VaR95% ES95% IR SRGMVP 0.022% 1.998% -0.5835 5.3938 -0.0299 -0.0467 3.27% 1.11%EW -0.010% 3.061% -0.6797 5.9167 -0.0500 -0.0735 14.056% -0.334%Benchmark -0.062% 3.138% -0.8035 6.3526 -0.0534 -0.0780 NaN -1.96%Figura 5.8. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti in-sample, categoria 1: “strategie classiche”95


ValuesRen<strong>di</strong>menti120110Andamento ren<strong>di</strong>menti Out of Sample strategia GMVP,EW vs BenchmarkGMVPEWBenchmark1009080706050400 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.9. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie GMVP,EW vs Benchmark0.15Ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample: GMVP, EW, benchmark0.10.050-0.05-0.1-0.15-0.2GMVP EW BenchmarkFigura 5.10. Box-Plot dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie GMVP, EW e BenchmarkCiò che si può notare innanzitutto dal grafico 5.9 è che, come previsto, la strategia EWtende a seguire il trend del benchmark (il beta è pari a 0.96, tabella 5.7), anche se nellafase finale lo spread <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento tra l‟in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riferimento e la EW tende ad ampliarsi(al termine del periodo temporale la EW <strong>di</strong>mezza le per<strong>di</strong>te rispetto al benchmark).Il motivo <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>fferenziale può riscontrarsi nel minor peso 19 attribuito, nellastrategia EW, a determinati ETF settoriali (Banks e Financial Services) i quali, nelperiodo <strong>di</strong> riferimento, hanno ottenuto performance peggiori rispetto ad altri settori.L‟Information Ratio della EW è il più elevato in assoluto <strong>di</strong>mostrando così che con talestrategia si è in grado <strong>di</strong> massimizzare il proprio ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>fferenziale rispetto albenchmark e minimizzare la rischiosità, sempre <strong>su</strong> base <strong>di</strong>fferenziale. È opport<strong>un</strong>o19 Per la modalità <strong>di</strong> determinazione dei pesi nella strategia Equally-Weighted vedere il paragrafoprecedente.96


evidenziare però che tale strategia presenta <strong>un</strong>a deviazione standard del tracking errormolto bassa, ciò consente all‟Information Ratio <strong>di</strong> as<strong>su</strong>mere <strong>un</strong> valore piuttosto elevato(il maggiore tra tutte le strategie). Le <strong>su</strong>ddette conclusioni emergono anche dall‟analisidelle statistiche in-sample (tabella 5.8), <strong>di</strong>mostrando <strong>un</strong> buon grado <strong>di</strong> previsione dellared<strong>di</strong>tività futura.Il miglior rapporto rischio-ren<strong>di</strong>mento della strategia GMVP (fig. 5.7) è de<strong>su</strong>mibile anchedal grafico 5.9. Infatti oltre a presentare <strong>un</strong>a caduta meno forte (il beta è pari a 0.53,tabella 5.7) rispetto al benchmark (ed alla EW) nella fase iniziale, tende asovraperformare gli stessi anche dopo la metà del 2008, registrando dei ren<strong>di</strong>menti<strong>su</strong>periori non solo alle <strong>su</strong>ddette strategie ma anche rispetto a tutte le altre. Questi ri<strong>su</strong>ltatisono da interpretare alla luce della crisi finanziaria che ha investito l‟Europa nel periodotemporale <strong>di</strong> riferimento. Nei momenti <strong>di</strong> crollo dei mercati è ovvio che <strong>un</strong> portafogliocon rischio minimo sia <strong>un</strong>o dei più appetibili. Però, come vedremo, la GMVP nonrappresenta la strategia con minore deviazione standard, infatti alc<strong>un</strong>e strategie presentinella categoria tre mostrano delle mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong> rischio totale e sistemico minori (anche se ciòè dovuto a perio<strong>di</strong> in cui il capitale non è investito, si hanno quin<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>menti nulli chetendono ad abbassare la stima della deviazione standard). La minore variabilità della<strong>di</strong>stribuzione dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample della GMVP si può de<strong>su</strong>mere anche dalgrafico 5.10, mentre i ren<strong>di</strong>menti della EW e del benchmark mostrano <strong>un</strong>a variabilitàmolto simile. Due sono i problemi principali della GMVP:- la forte variabilità dei pesi che, necessariamente, porta ad elevati costi <strong>di</strong>transazione;- l‟ampia curtosi (tabella 5.7).Più precisamente vi sono <strong>di</strong>verse caratteristiche, riscontrabili nella figura 5.11, cherendono tale strategia meno profittevole e poco intuitiva. Infatti si può notare che i pesisono molto elevati (in valore assoluto, è infatti prevista la ven<strong>di</strong>ta allo scoperto) evariabili, ad esempio nella data <strong>di</strong> rottura (fallimento <strong>di</strong> Lehman Brothers, 15 settembre2008) si passa da forti ven<strong>di</strong>te allo scoperto ad acquisti massicci.Tale variabilità è dovuta al fatto che ci si riferisce esclusivamente ai dati storici pertentare <strong>di</strong> prevedere i ren<strong>di</strong>menti futuri. Se vi sono variazioni, anche minime, rispetto aquanto previsto si possono mo<strong>di</strong>ficare i pesi dei titoli in portafoglio cosi da generareinstabilità. Infatti, come si può notare, tale variabilità non è riferita esclusivamente a tale97


Andamento Pesidata ma vale per tutto il periodo temporale. Dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista pratico questecaratteristiche presentano non pochi problemi e, come ci si potrebbe aspettare, essendonota l‟estrema sensibilità dei pesi a là Markowitz al variare delle stime, il turnover fratutte le strategie è il più elevato.1.5Pesi GMVP10.50-0.5-101/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10TimeFigura 5.11. Andamento pesi strategia GMVPIl secondo problema cui si fa riferimento è l‟elevata curtosi. Dalla tabella 5.7 si nota chela strategia GMVP presenta <strong>un</strong>a leggera asimmetria negativa ed <strong>un</strong>a delle curtosi piùelevate, se confrontate con le altre strategie. La curtosi, come specificato nel paragrafoprecedente, descrive la tendenza <strong>di</strong> <strong>un</strong> certo titolo a produrre ren<strong>di</strong>menti molto alti omolto bassi (che fanno parte, dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista statistico, delle code della <strong>di</strong>stribuzione).Portafogli con curtosi molto elevate possono, quin<strong>di</strong>, essere maggiormente sensibili aimomenti <strong>di</strong> crisi dei mercati. Ciò si può notare confrontando i grafici in figura 5.12 e5.13.98


ReturnsReturns0.150.1Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (GMVP)ReturnsVaR 95ES 950.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.250 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.12. Ren<strong>di</strong>menti Out-of-sample della strategia GMVP con riportati i corrispondenti VaR eExpected Shortfall0.150.10.05Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (EW)ReturnsVaR 95ES 950-0.05-0.1-0.15-0.2-0.250 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.13. Ren<strong>di</strong>menti Out-of-sample della strategia EW con riportati i corrispondenti VaR e ExpectedShortfallSi nota infatti che i ren<strong>di</strong>menti negativi tendono a “<strong>su</strong>perare” il VaR e l‟ExpectedShortfall con <strong>un</strong>a frequenza maggiore nel caso del portafoglio a varianza minima (lacurtosi <strong>di</strong> questa strategia è quasi il doppio della strategia EW).La maggiore presenza <strong>di</strong> valori “anomali” (o outliers) nei ren<strong>di</strong>menti della GMVP si puòriscontrare anche dalla figura 5.10.99


Categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>”Nel paragrafo 5.1 si è detto che la seconda categoria <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong>fferisce per lo stile <strong>di</strong>investimento e per l‟in<strong>di</strong>catore fondamentale utilizzato per la selezione degli ETF.L‟analisi qui effettuata segue lo stesso criterio logico. Se confrontiamo (tabella. 5.14) idue stili <strong>di</strong> investimento si può notare che i portafogli growth dominano i value dal p<strong>un</strong>to<strong>di</strong> vista del ren<strong>di</strong>mento e del rischio; tale ri<strong>su</strong>ltato non è (pienamente) in linea con lestatistiche ottenute in-sample (tabella 5.15), si tende infatti a prevedere performancemigliori <strong>di</strong> quelle che effettivamente sono state riscontrate out-of-sample.rsp s K VaR95% ES95% IR SR Turnover BetaValue P/E -0.11% 4.46% -0.618 7.040 -0.062 -0.114 0.89% -2.46% 10.36% 1.159ValueP/BV -0.10% 4.74% -0.197 5.543 -0.073 -0.116 1.50% -2.04% 2.23% 1.217Value PEG -0.16% 4.13% -0.591 7.624 -0.057 -0.104 -3.36% -3.80% 20.51% 1.065ValuePEGY -0.05% 3.86% -0.659 11.828 -0.053 -0.095 6.68% -1.34% 10.96% 0.994ValueEPSgrowth -0.08% 4.26% -0.846 7.376 -0.065 -0.111 3.27% -1.87% 5.89% 1.095GrowthP/E -0.09% 3.31% -1.054 9.419 -0.049 -0.079 1.97% -2.87% 14.01% 0.833GrowthP/BV -0.07% 3.17% -2.029 17.017 -0.045 -0.077 3.59% -2.20% 9.95% 0.789GrowthPEG -0.09% 3.93% -0.704 9.055 -0.053 -0.098 2.33% -2.37% 23.96% 1.004GrowthPEGY -0.05% 3.88% -0.135 5.544 -0.060 -0.092 5.17% -1.25% 10.86% 0.970GrowthEPSgrowth -0.02% 3.30% -1.098 8.489 -0.054 -0.079 7.57% -0.62% 7.51% 0.826Figura 5.14. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample categoria 2: “In<strong>di</strong>catori <strong>fondamentali</strong>”.100


sp S k VaR95% ES95% IR SRValue P/E -0.04% 3.487% -0.5932 6.4710 -0.0570 -0.0869 2.062% -1.188%Value P/BV -0.04% 3.97% -0.3116 5.2388 -0.0682 -0.0976 1.393% -1.062%Value PEG -0.03% 3.40% -0.4247 5.9448 -0.0543 -0.0816 2.714% -0.948%Value PEGY 0.005% 3.03% -1.0275 8.4798 -0.0469 -0.0766 5.844% 0.168%Value EPSgrowth -0.07% 3.55% -0.2858 4.9672 -0.0593 -0.0831 -0.80% -2.020%Growth P/E 0.02% 3.12% -0.4890 5.9660 -0.0485 -0.0723 7.325% 0.613%Growth P/BV 0.02% 2.75% -0.8761 6.8529 -0.0441 -0.0643 7.665% 0.811%Growth PEG -0.003% 3.25% -0.4652 5.8264 -0.0503 -0.0769 5.84% -0.10%Growth PEGY -0.01% 3.32% -0.3019 4.8226 -0.0531 -0.0758 4.33% -0.33%GrowthEPSgrowth 0.03% 2.92% -1.0144 8.3293 -0.0436 -0.0709 8.66% 1.18%Figura 5.15. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti In-Sample, categoria 2: “In<strong>di</strong>catori <strong>fondamentali</strong>”.Anche se nes<strong>su</strong>na delle 5 strategie growth ottiene ren<strong>di</strong>menti positivi, tuttesovraperformano le strategie value. Dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista della deviazione standard,nell‟80% dei casi, si ha <strong>un</strong>a minore deviazione standard nelle strategie growth. Infatti, inentrambe le strategie PEGY (value e growth), si ottiene <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento pari a -0.05%, con<strong>un</strong>a deviazione standard leggermente minore nel primo caso. Anche le mi<strong>su</strong>ra <strong>di</strong> rischiosistematico confermano che le strategie growth sono meno rischiose.Tale conclusione, cioè la mancata presenza <strong>di</strong> <strong>un</strong> value spread, è <strong>di</strong>versa da quelladescritta nel capitolo 4. Vi sono infatti due aspetti che, probabilmente, sono la fonte <strong>di</strong>tale <strong>di</strong>scordanza:- periodo temporale considerato (in letteratura si utilizzano hol<strong>di</strong>ng period moltopiù l<strong>un</strong>ghi);- si tratta <strong>di</strong> ETF settoriali e non <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> singole società.101


ValuesReturnsSe, dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista del ren<strong>di</strong>mento e del rischio, le strategie value sono decisamentemeno convenienti, si può notare che in termini <strong>di</strong> skewness e curtosi, tale affermazionenon può essere fatta con altrettanta certezza (tabella. 5.14).Approfondendo l‟analisi è interessante notare se lo stile growth sovraperforma il value intutte le fasi <strong>di</strong> mercato. A tal fine si può vedere la figura 5.16 in cui troviamol‟andamento del benchmark e delle due migliori strategie value e growth, quelle <strong>basate</strong><strong>su</strong>l PEGY e <strong>su</strong>ll‟EPSgrowth.120110100Confronto tra le migliori strategie value & growth (2°categoria)Growth EPSgrowthBenchmarkGrowth PEGYValue EPSgrowthValue PEGY908070605040300 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.16. Confronto tra le migliori strategie <strong>di</strong> investimento value & growth,PEGY e EPSgrowth0.2Ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample: growth PEGY, growth EPSgrowth, value PEGY, value EPSgrowth, benchmark0.150.10.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.25Growth PEGY Growth EPSgrowth Value PEGY Value EPSgrowth BenchmarkFigura 5.17. Box-Plot dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie Growth PEGY, Growth EPSgrowth,Value PEGY, Value EPSgrowth e BenchamarkPrima dell‟estate 2008, durante la fase <strong>di</strong> caduta dei prezzi, si può notare che le strategieche si <strong>di</strong>fendono meglio sono quelle <strong>di</strong> tipo value, in particolar modo la valueEPSgrowth.Si assiste ad <strong>un</strong> comportamento opposto dalla metà del 2008 in poi. La strategia migliore102


Returns<strong>di</strong>venta la growth EPSgrowth e come mostra il grafico la buona tenuta durante le fasi piùcritiche permette al portafoglio <strong>di</strong> ottenere il ri<strong>su</strong>ltato migliore tra le strategie confrontate.Le considerazioni appena effettuate potrebbero <strong>su</strong>ggerirci che <strong>un</strong>a rotazione tra i due stili<strong>di</strong> investimento (attraverso l‟utilizzo dell‟in<strong>di</strong>catore fondamentale EPSgrowth) potrebbeportare a ri<strong>su</strong>ltati sod<strong>di</strong>sfacenti. Diversamente dall‟altro in<strong>di</strong>catore, si registra <strong>un</strong>a<strong>di</strong>namica molto simile tra le strategie PEGY (value e growth), come anticipatoprecedentemente. Ciò è confermato dalle statistiche descrittive, entrambe registrano <strong>un</strong>ren<strong>di</strong>mento negativo del 5% e <strong>un</strong>a deviazione standard molto simile. Questi elementi ci<strong>su</strong>ggeriscono la minore variabilità dell‟in<strong>di</strong>catore PEGY rispetto all‟EPSgrowth, <strong>di</strong>conseguenza <strong>un</strong>a strategia rotativa profittevole non sarebbe possibile utilizzando ilPEGY.La convenienza delle due strategie growth rispetto alle value (EPSgrowth e PEGY)riguarda anche gli altri due <strong>in<strong>di</strong>catori</strong>: skewness e curtosi. Infatti le prime presentano <strong>un</strong>aasimmetria più alta e delle curtosi più moderate. Anche l‟ampiezza delle per<strong>di</strong>tepotenziali, quando esse <strong>su</strong>perano il VaR, è minore per le strategie growth (figg. 5.18,5.19, 5.20, 5.21). Inoltre la maggiore presenza <strong>di</strong> “dati anomali”, come si vede dallafigura 5.17, per quanto riguarda la <strong>di</strong>stribuzione dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample dellestrategie value, conferma quanto detto sopra.0.20.15Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (Growth PEGY)ReturnsVaR 95ES 950.10.050-0.05-0.1-0.15-0.20 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.18. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti, del VaR e Expected Shortfall della strategia growth PEGY103


ReturnsReturnsReturns0.150.1Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (Growth EPSgrowth)ReturnsVaR 95ES 950.050-0.05-0.1-0.15-0.20 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.19. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti, del VaR e Expected Shortfall della strategia growth EPSgrowth0.20.150.1Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (value PEGY)ReturnsVaR 95ES 950.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.250 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.20. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti , del VaR e Expected Shortfall della strategia value PEGY0.150.1Portfolio Returns vs VaR and Expected Shortfall (strategia value EPSgrowth)ReturnsVaR 95ES 950.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.250 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.21. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti , del VaR e Expected Shortfall della strategia value EPSgrowthUn aspetto <strong>di</strong> rilievo è l‟andamento del VaR e dell‟Expected Shortfall per quantoriguarda le strategie PEGY. In precedenza si è detto che tale in<strong>di</strong>catore presenta <strong>un</strong>abassa deviazione standard, però come si nota dalle figure 5.18 e 5.20 l‟andamento <strong>di</strong> talivariabili sembra molto più sensibile a variazioni pron<strong>un</strong>ciate nei ren<strong>di</strong>menti.104


ValuesReturnsAnche se meno profittevoli, <strong>di</strong> seguito si riporta l‟andamento delle strategie P/E e P/BV,sia value che growth, ed il benchmark.12011010090Andamento ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie (value&growth) P/E e P/BV vs benchmarkvalue P/Ebenchmarkvalue P/BVgrowth P/Egrowth P/BV8070605040300 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.22. Andamento ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie (value e growth) P/E e P/BV vsbenchmarkL‟aspetto più importante che si può notare è sia la maggiore volatilità delle strategievalue, ma anche il fatto che le stesse risentono maggiormente della fase critica iniziata iprimi mesi del 2008. Infatti il <strong>di</strong>fferenziale dei beta tra i due stili, in questo caso, è tra ipiù alti in assoluto (tabella 5.14). Dalla 5.23 si nota come i ren<strong>di</strong>menti delle prime duestrategie siano più variabili e presentino, più frequentemente, dei valori “anomali”.0.2Ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample (value P/E, value P/BV, growth P/E, growth P/BV, benchmark)0.150.10.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.25value P/E value P/BV growth P/E growth P/BV benchmarkFigura 5.23. Box-Plot ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie value P/E, value P/BV, growth P/E, growthP/BV, benchmarkInoltre dalla tabella 5.14 si nota che le strategie che hanno adottato il P/BV presentanodei tassi <strong>di</strong> turnover molto bassi, ciò conferma <strong>un</strong>a caratteristica dello stesso in<strong>di</strong>catore,cioè la stabilità.105


Categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità”Anche se il P/E e il P/BV non sembrano essere vali<strong>di</strong> <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> per la selezione <strong>di</strong> ETFsettoriali si è com<strong>un</strong>que proceduto all‟utilizzo degli stessi nella terza categoria <strong>di</strong>strategie dato che sono quelli <strong>di</strong> più facile reperibilità. Come fatto in precedenza si<strong>su</strong>d<strong>di</strong>vide l‟analisi sotto due p<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> vista. Prima si confrontano le strategie in baseall‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità e poi secondo il tipo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catore fondamentale.La prima osservazione che si può fare è che gli acquisti effettuati in contesti <strong>di</strong> altavolatilità sono dominati dalle strategie in cui si effettua l‟investimento se la volatilità èminore 20 . Tale affermazione vale sia dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista del ren<strong>di</strong>mento che del rischio(tabella 5.24).20 Per <strong>un</strong>a spiegazione più approfon<strong>di</strong>ta della tipologia <strong>di</strong> strategia in questione si veda il paragrafoprecedente.106


sp s k VaR95% ES95% IR SR Turnover BetaP/EValue;Volatilitàmaggiore-0.07% 4.10% -0.708 9.404 -0.057 -0.109 2.49% -1.70% 14.21% 0.954P/EValue;Volatilitàminore-0.04% 1.75% -1.598 14.323 -0.033 -0.050 2.38% -2.27% 11.57% 0.205P/EGrowth;Volatilitàmaggiore-0.11% 2.83% -1.622 16.294 -0.042 -0.070 0.60% -3.81% 16.24% 0.639P/EGrowth;Volatilitàminore0.01% 1.72% -0.436 9.986 -0.030 -0.047 3.92% 0.75% 13.20% 0.195P/BVValue;Volatilitàmaggiore-0.05% 4.26% -0.178 7.863 -0.060 -0.108 3.32% -1.10% 10.15% 0.975P/BVValue;Volatilitàminore-0.05% 2.08% -1.183 11.380 -0.037 -0.061 2.06% -2.41% 8.32% 0.152P/BVGrowth;Volatilitàmaggiore-0.09% 2.86% -2.676 24.904 -0.043 -0.073 1.28% -3.25% 14.62% 0.636P/BVGrowth;Volatilitàminore0.02% 1.35% -0.638 9.975 -0.026 -0.037 4.21% 1.72% 11.17% 0.152Figura 5.24. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample, strategie categoria tre.107


sp VaR95% ES95% IR SRP/E Value;Volatilità-maggiore 0.02% 1.96% -0.0324 -0.0472 3.11% 0.86%P/E Value;Volatilità-minore -0.06% 1.53% -0.0246 -0.0396 0.15% -3.81%P/E Growth;Volatilitàmaggiore0.04% 1.59% -0.0252 -0.0366 4.12% 2.71%P/E Growth;Volatilità-minore -0.02% 1.53% -0.0234 -0.0357 1.63% -1.56%P/BV Value;Volatilità-maggiore 0.01% 2.06% -0.0355 -0.0500 2.92% 0.65%P/BV Value;Volatilità-minore -0.06% 1.91% -0.0327 -0.0475 0.25% -2.91%P/BV Growth;Volatilitàmaggiore0.04% 1.52% -0.0249 -0.0350 4.05% 2.69%P/BV Growth;Volatilità-minore -0.02% 1.23% -0.0192 -0.0292 1.86% -1.52%Figura 5.25. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti In-Sample, strategie categoria treDi seguito si riporta l‟andamento delle strategie <strong>di</strong> alta e bassa volatilità effettuate conl‟in<strong>di</strong>catore P/E (5.26) e con il P/BV (5.27).108


ReturnsReturns130Andamento ren<strong>di</strong>menti strategie P/E <strong>basate</strong> <strong>su</strong>lla volatilità (value&growth)1201101009080706050PEvalue;volatilità-maggiorePEvalue;volatilità-minorePEgrowth;volatilità-maggiorePEgrowth;volatilità-minorebenchmark400 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.26. Andamento ren<strong>di</strong>menti strategie P/E value&growth <strong>basate</strong> <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità.130Andamento ren<strong>di</strong>menti strategie PBV <strong>basate</strong> <strong>su</strong>lla volatilità (value&growth)120110100908070605040PBVvalue;volatilità-maggiorePBVvalue;volatilità-minorePBVgrowth;volatilità-maggiorePBVgrowth;volatilità-minorebenchmark300 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.27. Andamento ren<strong>di</strong>menti strategie P/BV value&growth <strong>basate</strong> <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità.Nella 5.26 e 5.27 le strategie “PE(P/BV)value;Volatilità-maggiore” sono dominate dallestrategie “PE(P/BV)growth;Volatilità-minore”. Ciò è dovuto alla caratteristica stessa <strong>di</strong>tale categoria <strong>di</strong> strategie, infatti come descritto nel paragrafo 5.1, la necessariacombinazione dei due segnali può portare a perio<strong>di</strong> in cui non si effettuano investimenti(probabilmente ciò è più evidente nelle figure 5.29, 5.30, 5.31, 5.32). Tale soluzione, in<strong>un</strong> contesto <strong>di</strong> caduta dei corsi azionari, rappresenta, con questi strumenti, la migliore.Dalle figure 5.24, 5.26 e 5.27 si nota anche che le strategie “P/E(P/BV)value(growth);Volatilità-minore” presentano dei tassi <strong>di</strong> turnover più bassi.Come nel caso del grafico 5.22, le strategie value sembrano essere molto più “sensibili”all‟andamento economico. Ciò potrebbe essere legato alla maggiore “stabilità” delleazioni growth (capitolo 4), in base al meccanismo del fligth-to-quality.Infine si può notare <strong>un</strong>a leggera <strong>su</strong>periorità nell‟utilizzo del P/BV rispetto al P/E (figg.5.24, 5.28), probabilmente perché il P/BV è <strong>un</strong> in<strong>di</strong>catore relativamente stabile e si adattabene con i segnali derivanti da <strong>un</strong> in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità.109


ReturnsReturnsReturns120Andamento strategie growth PBV e PE <strong>basate</strong> <strong>su</strong>lla volatilità1101009080706050PEgrowth;volatilità-maggiorePEgrowth;volatilità-minorebenchmarkPBVgrowth;volatilità-maggiorePBVgrowth;volatilità-minore400 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.28. Andamento strategie growth P/BV e P/E <strong>basate</strong> <strong>su</strong>lla volatilitàUna delle caratteristiche principali <strong>di</strong> tale categoria <strong>di</strong> strategie, rispetto alle altre, è chepresentano valori negativi <strong>di</strong> skewness più pron<strong>un</strong>ciati e curtosi più elevate (tabella 5.24).Si riportano <strong>di</strong> seguito (figg. 5.29. 5.30, 5.31, 5.32) l‟andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample, del VaR e dell‟Expected Shortfall per le quattro strategie descritte dalla figura5.28.0.10.05Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (P/E Growth; Volatilità-maggiore)ReturnsVaR 95ES 950-0.05-0.1-0.15-0.2-0.250 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.29. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample, del VaR e Expected Shortfall (strategia P/EGrowth; Volatilità-maggiore)0.080.060.04Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (P/E Growth; Volatiità-minore)ReturnsVaR 95ES 950.020-0.02-0.04-0.06-0.08-0.1-0.120 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.30. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample, del VaR e Expected Shortfall (strategia P/EGrowth; Volatilità-minore)110


ValuesReturnsReturns0.10.05Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (P/BV Growth; Volatilità-maggiore)ReturnsVaR 95ES 950-0.05-0.1-0.15-0.2-0.250 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.31. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample, del VaR e Expected Shortfall (strategia P/BVGrowth; Volatilità-maggiore)0.06Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall (P/BV Growth; Volatilità-minore)0.040.020-0.02-0.04-0.06-0.08-0.1ReturnsVaR 95ES 95-0.120 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.32. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample, del VaR e Expected Shortfall (strategia P/BVGrowth; Volatilità-minore)Nelle figure 5.30 e 5.32 si può notare come il VaR e l‟Expected Shortfall as<strong>su</strong>monovalori maggiori rispetto alle figure 5.29 e 5.31 evidenziando come ci si attenda in me<strong>di</strong>aper<strong>di</strong>te più importanti attuando tale tipologia <strong>di</strong> strategie. Di seguito mostriamo il boxplot dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle 4 strategie appena descritte:Ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample (strategie P/E e P/BV growth, <strong>basate</strong> <strong>su</strong>lla volatilità)0.10.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.25growth P/E; Volatilità-maggiore growth P/E; Volatilità-minore growth P/BV; Volatilità-maggiore growth P/BV; Volatilità-minore benchmarkFigura 5.33. Box-Plot dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie growth P/E; Volatilità-maggiore,growth P/E; Volatilità-minore, growth P/BV; Volatilità-maggiore, growth P/BV; Volatilità-minore.111


La figura 5.33 conferma quanto già descritto in precedenza, cioè la minore deviazionestandard (ma anche il minor rischio sistemico) espresso dalle strategie a “Volatilitàminore”.Inoltre si nota (è possibile confrontare i valori anche dalla tabella 5.24) lamaggiore presenza <strong>di</strong> valori “anomali” nei ren<strong>di</strong>menti delle strategie a “Volatilitàmaggiore”.Un’analisi comparativa fra strategie appartenenti a categorie <strong>di</strong>fferentiL‟analisi empirica <strong>di</strong> seguito effettuata riguarda le migliori 3 strategie delle <strong>di</strong>versecategorie: rispettivamente la GMVP, la growth EPSgrowth e la P/BV growth; Volatilitàminore.rsp s k VaR95% ES95% IR SR Turnover BetaGMVP 0.08% 3.17% -1.019 15.467 -0.041 -0.071 6.53% 2.40% 24.88% 0.537GrowthEPSgrowth -0.02% 3.30% -1.098 8.489 -0.054 -0.079 7.57% -0.62% 7.51% 0.826P/BVGrowth;Volatilitàminore0.02% 1.35% -0.638 9.975 -0.026 -0.037 4.21% 1.72% 11.17% 0.152Figura 5.34. Statistiche descrittive dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie migliorisrp VaR95% ES95% IR SRGMVP 0.022% 1.998% -0.0299 -0.0467 3.27% 1.11%Growth EPSgrowth 0.03% 2.92% -0.0436 -0.0709 8.66% 1.18%P/BVGrowth;Volatilitàminore-0.02% 1.23% -0.0192 -0.0292 1.86% -1.52%Figura 5.35. Statistiche descrittive ren<strong>di</strong>menti in-sample delle migliori strategie.112


Returns120Andamento ren<strong>di</strong>menti out-of-sample strategia GMVP, Growth EPSgrowth, P/BVgrowth;Volatilità-minore1101009080706050GMVPGrowth EPSgrowthP/BVgrowth;Volatilità-minoreBenchmark400 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.36. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample delle strategie GMVP, Growth EPSgrowth e P/BVGrowth;Volatilità-minoreCome già anticipato la migliore strategia è la GMVP, presenta <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>osettimanale <strong>su</strong>periore alle migliori strategie delle restanti due categorie. La partemaggiore del ren<strong>di</strong>mento viene generato dopo la metà del 2008 in poi, nei momenti <strong>di</strong>maggiore criticità dei mercati, confermando il p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> forza <strong>di</strong> tale strategia.Se confrontata con la strategia Growth EPSgrowth si può notare che quest‟ultima, anchese leggermente più volatile, sovraperforma la GMVP fino al primo trimestre del 2010(fase più acuta della crisi greca). Da tale periodo in poi la Growth EPSgrowth si presentamolto volatile e chiude il periodo <strong>di</strong> riferimento con <strong>un</strong> ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o settimanalenegativo, -0.02%. Uno dei vantaggi <strong>di</strong> tale strategia è com<strong>un</strong>que il basso tasso <strong>di</strong>turnover, circa <strong>un</strong> quarto della GMVP. La P/BV growth; Volatilità-minore presenta <strong>un</strong>ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o settimanale positivo e mi<strong>su</strong>re <strong>di</strong> rischiosità sistemico e totale moltobasse (figg. 5.34, 5..37 ). È però opport<strong>un</strong>o ricordare che tali valori sono dovuti al fattoche vi sono perio<strong>di</strong> in cui non vengono effettuati investimenti, come già ricordato inprecedenza. Tale caratteristica incide anche <strong>su</strong>i valori della skewness (la più alta tra letre) e la curtosi (inferiore a <strong>di</strong>eci), i cui parametri per la strategia Growth EPSgrowthsono simili. Gli stessi valori per la strategia GMVP <strong>di</strong>mostrano che tale portafoglio èmolto più sensibile a rischi estremi (figg. 5.12 e 5.37 dove invece si possono notare lamaggiore presenza <strong>di</strong> outliers).113


BOX PLOT ren<strong>di</strong>menti out-of-sample0.150.10.050-0.05-0.1-0.15-0.2GMVP Growth EPSgrowth P/BV Growth;Volatilità-minoreFigura 5.37. Box-Plot ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie GMVP, Growth EPSgrowth, P/BVGrowth;Volatilità-minore.Le strategie che hanno ottenuto minor <strong>su</strong>ccesso sono le value P/E, value PEG e la P/BVGrowth;Volatilità-maggiore. Dall‟analisi effettuata nell‟ambito delle strategie presentinella categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>” si è appreso che le strategie <strong>di</strong> tipo value sonole meno appetibili in termini <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento-rischio. È stata inserita anche la P/BVGrowth;Volatilità-maggiore perché, come si è ricavato precedentemente, le strategie a“volatilità-maggiore” sono sovraperformate dalle strategie a “volatilità-minore”.srp s k VaR95% ES95% IR SR Turnover BetaValue P/E -0.11% 4.46% -0.618 7.040 -0.062 -0.114 0.89% -2.46% 10.36% 1.159Value PEG -0.16% 4.13% -0.591 7.624 -0.057 -0.104 -3.36% -3.80% 20.51% 1.065P/BVGrowth;Volatilitàmaggiore-0.09% 2.86% -2.676 24.904 -0.043 -0.073 1.28% -3.25% 14.62% 0.636Figura 5.38. Statistiche descrittive ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie peggiori (Value P/E, Value PEG,P/BV Growth;Volatilità-maggiore).114


Returnssrp VaR95% ES95% IR SRValue P/E -0.04% 3.487% -0.0570 -0.0869 2.062% -1.188%Value PEG -0.03% 3.40% -0.0543 -0.0816 2.714% -0.948%P/BVGrowth;Volatilitàmaggiore0.04% 1.52% -0.0249 -0.0350 4.05% 2.69%Figura 5.39 Statistiche descrittive ren<strong>di</strong>menti in-sample strategie peggiori (Value P/E, Value PEG, P/BVGrowth;Volatilità-maggiore)120110100Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie value P/E,value PEG,P/BVgrowth;Volatilità-maggiore e benchmarkvalue P/Evalue PEGP/BV Growth;Volatilità-maggioreBenchmark908070605040300 01/06/07 19/10/07 07/03/08 25/07/08 12/12/08 01/05/09 18/09/09 05/02/10 25/06/10 29/10/10TimeFigura 5.40. Andamento dei ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie peggiori (value P/E,value PEG,P/BVgrowth;Volatilità-maggiore)L‟andamento delle due strategie value è sostanzialmente molto simile, la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>ren<strong>di</strong>mento che si riscontra nella tabella 5.38 nasce dopo che il benchmark raggi<strong>un</strong>ge ilp<strong>un</strong>to <strong>di</strong> minimo e si protrae fino al termine del periodo analizzato. È nella fase <strong>di</strong> risalitadei prezzi che la strategia value P/E beneficia della maggiore deviazione standard emaggior beta (fig. 5.38). Quest‟ultima strategia è preferibile sia per quanto riguarda iltasso <strong>di</strong> turnover ed anche perché l‟asimmetria e la curtosi sono molto simili. I <strong>su</strong>ddettivalori per la strategia P/BV growth;Volatilità-maggiore sono invece, rispettivamente, ipiù bassi e i più alti, se confrontati anche rispetto a tutte le altre strategie. Infatti anche seoffre <strong>un</strong> tasso <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o settimanale, <strong>un</strong>a deviazione standard e <strong>un</strong> betamigliore rispetto alle altre due strategie, dalla figura 5.31 e 5.41 si nota quanto questastrategia possa essere sensibile a variazioni estreme nei ren<strong>di</strong>menti.115


0.150.10.050-0.05-0.1-0.15-0.2-0.25value P/E value PEG P/BV growth;Volatilità-maggioreFigura 5.41 Box-Plot ren<strong>di</strong>menti Out-of-Sample strategie value P/E,value PEG,P/BVgrowth;VolatilitàmaggioreI ri<strong>su</strong>ltati che emergono non possono essere classificati molto facilmente e sembrano nonvalere in tutte le situazioni. Se, infatti, le strategie growth sovraperformano le strategievalue (categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>”) ciò non avviene altrettanto nella terzacategoria, “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità”. Esistono <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> migliori<strong>di</strong> altri ma nes<strong>su</strong>no, attraverso l‟analisi dei ri<strong>su</strong>ltati in-sample e out-of-sample, presenta<strong>un</strong>‟ottima capacità previsionale. Com<strong>un</strong>que, per in<strong>di</strong>viduare dei pattern com<strong>un</strong>i, si èdeciso <strong>di</strong> effettuare prima <strong>un</strong>‟analisi comparativa all‟interno <strong>di</strong> ogni categoria e poi si ècercato <strong>di</strong> verificarne la vali<strong>di</strong>tà o meno attraverso <strong>un</strong>a ulteriore analisi tra strategieappartenenti a categorie <strong>di</strong>fferenti. Quest‟ultima fase ha mostrato come strategie quali il“portafoglio a varianza minima” ma anche le strategie “ a volatilità minore” sonori<strong>su</strong>ltate le migliori nell‟orizzonte temporale considerato.116


ConclusioniIl presente lavoro nasce dal <strong>di</strong>battito presente in letteratura relativo al value premium.Tale <strong>di</strong>scussione ha come tesi principale la <strong>su</strong>periorità <strong>di</strong> performance delle azioni valuerispetto alle azioni growth ma anche, per le prime, <strong>un</strong>a maggiore rischiosità. Nella nostraanalisi si è cercato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare settori value/growth attraverso gli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong><strong>fondamentali</strong>, utilizzati in letteratura per la selezione <strong>di</strong> azioni value o growth. Lo stu<strong>di</strong>oprevede l‟utilizzo <strong>di</strong> multipli settoriali dell‟Euro Stoxx e dati relativi all‟Eurostoxx50Volatility nel periodo temporale dal 24 settembre 2004 al 29 ottobre 2010 (frequenza deidati settimanale). Le strategie <strong>di</strong> investimento da me proposte sono venti (i co<strong>di</strong>ci Matlabutilizzati per l‟implementazione sono presentati in appen<strong>di</strong>ce) e tutte prevedono l‟utilizzo<strong>di</strong> ETF settoriali. Le strategie sono state raggruppate, per simili caratteristiche e permaggiore chiarezza espositiva, in tre categorie (categoria 1: “strategie classiche”,categoria 2: “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>”, categoria 3: “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e in<strong>di</strong>catore<strong>di</strong> volatilità”). Per verificare la profittabilità futura delle strategie si è utilizzato <strong>un</strong>meccanismo <strong>di</strong> valutazione previsionale, cioè le valutazioni sono effettuate in intervalliout-of-sample. I ri<strong>su</strong>ltati ottenuti sono relativamente buoni, almeno in terminicomparativi dato che, dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista della profittabilità quasi tutte le strategiesovraperformano il benchmark.Si è riscontrato che, in generale, la categoria <strong>di</strong> strategie “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>” èsostanzialmente la peggiore ed inoltre tali strategie, confrontando i ri<strong>su</strong>ltati in-sample eout-of-sample, mostrano <strong>un</strong>a scarsa capacità previsiva. Relativamente al periodotemporale considerato, gli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> migliori sono ri<strong>su</strong>ltati l‟EPSgrowth e il PEGY. Talimultipli non sono molto utilizzati nella maggior parte dei lavori presenti in letteratura,ciò potrebbe contribuire ad aggi<strong>un</strong>gere ulteriori sp<strong>un</strong>ti <strong>di</strong> ricerca. Sono inoltre emersiri<strong>su</strong>ltati interessanti in termini <strong>di</strong> rotazione degli stili, come accennato nel paragrafo <strong>di</strong>presentazione dei ri<strong>su</strong>ltati per quanto riguarda l‟EPSgrowth. Questo aspetto rafforzaquanto già presente in letteratura (Chahine & Choudhry 2004), anche se il <strong>su</strong>ddettostu<strong>di</strong>o fa riferimento a titoli azionari e all‟utilizzo <strong>di</strong> <strong>un</strong> altro in<strong>di</strong>catore, il price-earningsto growth (PEG). Inoltre si può notare, sempre all‟interno della categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong><strong>fondamentali</strong>”, che le strategie growth sovraperformano le strategie value. Il ri<strong>su</strong>ltato danoi ottenuto si collega ad <strong>un</strong>‟analisi piuttosto recente effettuata da Lakonishok e Chan(2002), con <strong>un</strong>a serie temporale piuttosto limitata e comprendente la bolla della neweconomy. Si noti che anche la nostra serie temporale è limitata e comprende la crisi117


finanziaria del 2007. Inoltre esiste <strong>un</strong> ulteriore aspetto che potrebbe giustificare il nostrori<strong>su</strong>ltato: in letteratura si sono sempre utilizzate azioni per la creazione <strong>di</strong> portafoglivalue o growth. Nel nostro lavoro, invece, si sono utilizzati ETF settoriali che, purpermettendo <strong>di</strong> beneficiare degli effetti favorevoli in termini <strong>di</strong> stock picking, possonorendere più <strong>di</strong>fficoltosa la selezione <strong>di</strong> portafogli value o growth dato che gli ETFsettoriali racchiudono azioni con multipli <strong>di</strong>versi. A questo problema si potrebbe ovviareutilizzando non <strong>un</strong> solo in<strong>di</strong>catore per la creazione <strong>di</strong> portafogli <strong>di</strong> stile come si è fattonella nostra analisi, ma più <strong>di</strong> <strong>un</strong> multiplo. Questo aspetto, secondo <strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong>(Michaud 1998, Brown & Mott 1997) permette <strong>di</strong> avere benefici in termini <strong>di</strong>performance ma, probabilmente, anche dal p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> vista dei costi <strong>di</strong> transazione.Dopo <strong>un</strong>a prima fase che mi ha portato ad implementare do<strong>di</strong>ci strategie, ho deciso <strong>di</strong>proporne altre 8 al fine <strong>di</strong> legare il segnale <strong>di</strong> acquisto derivante dai multipli al segnalederivante da <strong>un</strong> in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità, dato che gli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> sono <strong>un</strong>ostrumento <strong>di</strong> valutazione relativa e non assoluta. Quest‟ultima categoria <strong>di</strong> strategie(categoria “<strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong> e in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità”) si è mostrata <strong>su</strong>periore,confermando che i multipli sono influenzati dal sentiment del mercato ed <strong>un</strong> strumentoche permette <strong>di</strong> tener conto <strong>di</strong> tutto ciò può essere app<strong>un</strong>to quello <strong>di</strong> legare il segnaleall‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità. Come si è mostrato nella parte finale del lavoro le strategie “avolatilità minore” ottengono, complessivamente, le performance migliori. Uno deimaggiori limiti delle <strong>su</strong>ddette strategie implementate è legato alla non attività o<strong>di</strong>sinvestimento totale per alc<strong>un</strong>i perio<strong>di</strong>. Un gestore <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> potrebbe infatti nonconsiderare positivamente tale caratteristica. Tuttavia <strong>un</strong>a soluzione a tale problemapotrebbe essere quella <strong>di</strong> investire il capitale, quando la strategia segnala <strong>di</strong> noneffettuare acquisti e il patrimonio è interamente a <strong>di</strong>sposizione, in strumenti del mercatomonetario. Infine sono state implementate, come com<strong>un</strong>emente utilizzato in letteratura afini comparativi, anche altre due strategie: il “portafoglio a varianza minima” ed <strong>un</strong>astrategia “equipesata statica”. La prima presenta in assoluto il miglior tasso <strong>di</strong>ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o settimanale, ma anche il tasso <strong>di</strong> turnover me<strong>di</strong>o più alto (quasi il25%). Ciò comporta dei costi <strong>di</strong> transazione molto alti e riduce la profittabilità dellastrategia. Il capitolo cinque riporta <strong>un</strong>a descrizione approfon<strong>di</strong>ta dei ri<strong>su</strong>ltati empiricirelativi a questa analisi.Ricerche future possono essere in<strong>di</strong>rizzate verso <strong>un</strong> migliore sfruttamento delleinformazioni contenute negli <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>; come anticipato in precedenza si118


potrebbero utilizzare più multipli per la creazione <strong>di</strong> portafogli <strong>di</strong> stile. Inoltre l‟analisiempirica risente chiaramente della scelta del periodo temporale <strong>di</strong> riferimento e dellacadenza delle osservazioni. Stu<strong>di</strong> futuri potrebbero quin<strong>di</strong> essere rivolti al considerareserie storiche più l<strong>un</strong>ghe e <strong>di</strong>fferenti frequenze temporali per verificare se determinatestrategie ri<strong>su</strong>ltate profittevoli si sarebbero adattate bene in tutte le situazioni <strong>di</strong> mercato.Anche se, come probabile, non si riscontreranno strategie “valide per tutte le stagioni”, sipotrebbero ottenere conferme o meno circa la profittabilità <strong>di</strong> strategie <strong>di</strong> rotazione deglistili attraverso gli ETF. È opport<strong>un</strong>o ricordare <strong>un</strong> ulteriore limite, cioè la non presenza <strong>di</strong>ETF settoriali <strong>su</strong>ll‟in<strong>di</strong>ce Euro Stoxx. L‟analisi da noi effettuata può essere applicataanche ai settori dell‟in<strong>di</strong>ce Stoxx Europe 600, per i quali esistono ETF. In tal caso però sipresenterebbe il problema del rischio cambio. Attualmente in Italia vi sono solocertificati <strong>su</strong>i sottoin<strong>di</strong>ci settoriali considerati nell‟analisi, mentre in Francia e Germaniavi sono anche gli ETF <strong>su</strong>i sottoin<strong>di</strong>ci dell‟Euro Stoxx.Inoltre si potrebbe rivelare utile capire se esistano anche altri strumenti per applicare lestrategie <strong>basate</strong> anche <strong>su</strong> <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>di</strong> volatilità. Ad esempio se l‟analisi avesse riguardatogli Stati Uniti si sarebbe potuto applicare, oltre all‟in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità (es. VIX) anche<strong>un</strong> put-call ratio, cioè il rapporto tra il volume <strong>di</strong> put e il volume <strong>di</strong> call. Nel lavoro <strong>di</strong>Lee & Song (2003) si mostra che il rapporto tra i volumi <strong>di</strong> opzioni put e call trattategiornalmente <strong>su</strong>l mercato delle opzioni <strong>di</strong> Chicago presenta <strong>un</strong>a maggiore forzanell‟implementazione <strong>di</strong> strategie rotative tra stili. Inoltre sarebbe interessanteconsiderare strumenti alternativi agli ETF, quali ad esempio i c.d. certificates ovveroderivati che permettono <strong>di</strong> beneficiare <strong>di</strong> <strong>un</strong>a forte leva finanziaria Presentano in aggi<strong>un</strong>taridotti costi <strong>di</strong> transazione, anche se non vi è <strong>un</strong>a forte trasparenza e chiarezza circa ilcosto del prodotto. Inoltre anche se danno la possibilità <strong>di</strong> investire <strong>su</strong> <strong>un</strong> numeromaggiore <strong>di</strong> strategie, sono tendenzialmente prodotti meno liqui<strong>di</strong> degli ETF ed esiste <strong>un</strong>solo market maker; in situazioni <strong>di</strong> stress <strong>di</strong> mercato si possono generare fortissimi rischi<strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> conseguenza il bid-ask spread può crescere considerevolmente.119


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SimbologiaP/E ( Price/Earnings )P/BV ( Price/Book Value )PEG (Price/Earnings to growth )EPSgrowth ( Earnings per share growth )PEGY (Price/Earnings to growth and <strong>di</strong>vidend Yield )N = numero <strong>di</strong> titoli consideratir f = tasso risk-freeRT xN~ N μ,Σ = <strong>di</strong>stribuzione dei ren<strong>di</strong>menti delle attività finanziarieμ = vettore dei ren<strong>di</strong>menti attesip= ren<strong>di</strong>mento futuro atteso del portafoglio pmren<strong>di</strong>mento atteso del portafoglio <strong>di</strong> mercator i = ren<strong>di</strong>mento storico dell‟‟i-esimo titolowi= peso dell‟‟i-esimo titolow w .... w ' rappresenta il vettore riga dei pesi dei titoli in portafoglio1 ni = ren<strong>di</strong>mento atteso dell‟i-esimo titolor p = ren<strong>di</strong>mento storico del portafoglio p calcolato come me<strong>di</strong>a ponderata dei ren<strong>di</strong>mentidelle singole attività finanziarie per i pesi all‟interno del portafoglio;2p = varianza del portafoglio p= matrice <strong>di</strong> varianza e covarianza tra i ren<strong>di</strong>menti dei titoli= cov( , )ijrirj= covarianza tra il ren<strong>di</strong>mento del titolo i e il titolo j ;126


cov( ri ,r j)= coefficiente <strong>di</strong> correlazione tra il titolo i e il titolo j ;ij= vettore colonna Nx1 <strong>di</strong> <strong>un</strong>o;r = ren<strong>di</strong>mento me<strong>di</strong>o settimanalespdeviazione standard settimanaleskasimmetria (skewness)curtosi (kurtosis)SR = In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> SharpeIR = Information RatioJ = numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci considerati nella descrizione dell‟APTai= ren<strong>di</strong>mento atteso del titolo i se tutti gli in<strong>di</strong>ci as<strong>su</strong>mono <strong>un</strong> valore pari a zero;Ij= valore del j-esimo fattore che influenza il ren<strong>di</strong>mento del titolo i (conme<strong>di</strong>o dello stesso j-esimo fattore);bij= sensitività del ren<strong>di</strong>mento del titolo i al fattore j;Ij valorei= termine <strong>di</strong> errore ca<strong>su</strong>ale con me<strong>di</strong>a zero e varianza2eistdRren<strong>di</strong>mento standardtaaRren<strong>di</strong>mento standard a pesi effettivissRren<strong>di</strong>mento effettivo a pesi standardactRren<strong>di</strong>mento effettivoRiren<strong>di</strong>mento i-esima attività, variabile ca<strong>su</strong>aleF1....F n= fattori che rappresentano il ren<strong>di</strong>mento delle n attivitàSMB = <strong>di</strong>fferenza tra il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio composto da titoli a bassacapitalizzazione e il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio <strong>di</strong> titoli ad alta capitalizzazione127


HML= <strong>di</strong>fferenza tra il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio composto da titoli con altoBE/ME (inverso del P/BV) e il ren<strong>di</strong>mento atteso <strong>di</strong> <strong>un</strong> portafoglio <strong>di</strong> titoli con bassoBE/ME .128


129


Appen<strong>di</strong>ce: Co<strong>di</strong>ce Matlab%%%STRATEGIA PORTAFOGLIO A VARIANZA MINIMA DEFINITIVAclear%carico i datiload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>menti del benchmark e dei <strong>su</strong>persettoriAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);e=ones(1,N);%stima dei pesi del portafoglio a minima varianza, stima della matrice%varianza-covarianza (metodo storico)e definizione del tasso <strong>di</strong>turnoverPesiGMVP=[];for i=1:T-WindowSizeMatriceVarCovar(:,:,i)=cov(ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:));ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);PesiGMVP(i,:)=e*inv(MatriceVarCovar(:,:,i))/(e*inv(MatriceVarCovar(:,:,i))*e');ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP(i)=PesiGMVP(i,:)*ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoISGMVP(i,:)=PesiGMVP(i,:)*ren<strong>di</strong>mentoIS';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);if i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(PesiGMVP(i,:)-PesiGMVP(i-1,:)));endend%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoISGMVP'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoISGMVP'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoISGMVP'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoISGMVP'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoISGMVP',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoISGMVP'


en<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS=mean(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP);deviazionestandardOS=std(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP);skewnessOS=skewness(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP);kurtosisOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP);VaR95OS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP,0.05);ES95OS=mean(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP(ren<strong>di</strong>mentoOSGMVP


%%STRATEGIA EQUALLY-WEIGHTED STATICAclearload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>menti del benchmark e dei <strong>su</strong>persettoriAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%pesi della strategia Equally-weightedPesiEW=ones(1,N).*1/N;%analisi rolling per i ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentoIS*PesiEW';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoportafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*PesiEW';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);end%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioIS'


statIS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS,deviazionestandardIS,skewnessIS,kurtosisIS,VaR95IS,ES95IS,me<strong>di</strong>aTEIS,deviazionestandardTEIS,InformationRatioIS,SharpeRatioIS];statOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS];%figura: andamento ren<strong>di</strong>menti OS portafoglio, base 100B(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioOS)B(i+1)=B(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoportafoglioOS(i));endfigure(1)clfplot(B,'b')%figura: Andamento Ren<strong>di</strong>menti OS, VaR e Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoportafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA VALUE_P/Eclear%carico i datiload P_E.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%considero solo i valori del multiplo dall'osservazione WindowSizePriceEarnings=P_E(WindowSize:T-1,2:end);%li classifico in modo crescentetemp=sort(PriceEarnings');%considero all'atto dell'investimento solo i primi 5 multipli più bassiin<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%mi creo <strong>un</strong>a nuova matrice composta dai valori più bassi del multiplo(i %primi 5).Tale matrice è detta segnale: valore 1 acquisto, valore 0vendo/non acquisto.segnale=PriceEarnings


en<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


skewnessBenchmarkOS=skewness(ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS);kurtosisBenchmarkOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS);VaR95BENCHOS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS,0.05);ES95BENCHOS=mean(ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS


[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%nuova variabile con i multipli dei <strong>su</strong>persettori (da WindowSize)PriceBookValue=PBV(WindowSize:T-1,2:end);%classifico la nuova variabile in or<strong>di</strong>ne crescentetemp=sort(PriceBookValue');%seleziono i primi 5 per ogni osservazionein<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%mi creo <strong>un</strong>a nuova matrice composta dai valori più bassi del multiplo(i primi 5).Tale matrice è detta segnale: valore 1 acquisto, valore 0vendo/non acquisto.segnale=PriceBookValue


skewnessOS=skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);kurtosisOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);VaR95OS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS,0.05);ES95OS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS


segnale=Peg


statisticheIS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS,deviazionestandardIS,skewnessIS,kurtosisIS,VaR95IS,ES95IS,me<strong>di</strong>aTEIS,deviazionestandardTEIS,InformationRatioIS,SharpeRatioIS];statisticheOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS,TurnoverTotale];%andamento ren<strong>di</strong>menti OS base 100G(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)G(i+1)=G(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endplot(G,'y')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR e Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA VALUE_PEGYclear%carico i datiload PEGY.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli (da Windowsize) e li or<strong>di</strong>no in modo crescentePegy=PEGY(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(Pegy');in<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo <strong>un</strong>a matrice segnale <strong>di</strong> zero ed <strong>un</strong>o (creata dal confronto tra iPegy)segnale=Pegy


en<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


plot(G,'g')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR e Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%STRATEGIA VALUE_EPSgrowthclear%carico i datiload EPS_GROWTH.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%or<strong>di</strong>no i multipli (da WSize)in modo crescenteepsGrowth=EPS_GROWTH(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(epsGrowth');in<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo <strong>un</strong>a matrice segnale <strong>di</strong> zero ed <strong>un</strong>o (l'<strong>un</strong>o sarà presente in ogni%osservazione 5 volte <strong>su</strong> 18)segnale=epsGrowth1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));141


VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%STRATEGIA GROWTH_PEclear%carico i datiload P_E.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne decrescentePriceEarnings=P_E(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceEarnings',1,'descend');%numero <strong>di</strong> sottoin<strong>di</strong>ci acquistatiin<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%definisco <strong>un</strong>a matrice segnale <strong>di</strong> 0 ed 1 (1 quando il multiplo è tra i5 più elevati, per ogni periodo temporale)segnale=PriceEarnings>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(PriceEarnings,2));%creo <strong>un</strong>a matrice <strong>di</strong> pesi in base all'investimento (1/5) e la matrice%segnaleEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnale;%analisi rolling ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


ESinsample(j)=mean(Traspostaren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(LogVaR(:,j)==1,j));endES95IS=mean(ESinsample);TrackingErrorIS=ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS-ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS;me<strong>di</strong>aTEIS=mean(mean(TrackingErrorIS));deviazionestandardTEIS=mean(std(TrackingErrorIS));InformationRatioIS=me<strong>di</strong>aTEIS/deviazionestandardTEIS;SharpeRatioIS=ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS/deviazionestandardIS;%%calcolo statistiche out of sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);deviazionestandardOS=std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);skewnessOS=skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);kurtosisOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);VaR95OS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS,0.05);ES95OS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS


load prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli (da WindowSize) in or<strong>di</strong>ne decrescentePriceBookValue=PBV(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceBookValue',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%definisco <strong>un</strong>a matrice segnale <strong>di</strong> 0 ed 1segnale=PriceBookValue>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(PriceBookValue,2));%creo matrice <strong>di</strong> pesi in base all'investimento e al segnaleEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnale;%analisi rollingfor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';endren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);if i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


kurtosisOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);VaR95OS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS,0.05);ES95OS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(Peg,2));%definisco i pesi in base all'investimento e in base al segnaleEW=1/in<strong>di</strong>ce;146


Pesi=EW.*segnale;%analisi rolling ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


statisticheOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS,TurnoverTotale];%andamento ren<strong>di</strong>menti OS base 100E(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)E(i+1)=E(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endfigure(1)clfplot(E,'b')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR, Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA GROWTH_PEGYclear%carico i datiload PEGY.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne decrescentePegy=PEGY(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(Pegy',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo matrice segnalesegnale=Pegy>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(Pegy,2));%matrice pesi in base ai segnali e agli investimentiEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnale;%analisi rollingfor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);if i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end148


end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA GROWHT_EPSgrowthclear%carico datiload EPS_GROWTH.txtload prezzi.txt%definisco i datiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne decrescenteepsGrowth=EPS_GROWTH(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(epsGrowth',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo matrice segnalesegnale=epsGrowth>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(epsGrowth,2));%definisco matrice pesi in base al segnale e all'investimentoEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnale;%analisi rolling ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


TrackingErrorIS=ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS-ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS;me<strong>di</strong>aTEIS=mean(mean(TrackingErrorIS'));deviazionestandardTEIS=mean(std(TrackingErrorIS));InformationRatioIS=me<strong>di</strong>aTEIS/deviazionestandardTEIS;SharpeRatioIS=ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS/deviazionestandardIS;%%calcolo statistiche out of sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);deviazionestandardOS=std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);skewnessOS=skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);kurtosisOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);VaR95OS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS,0.05);ES95OS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS


load prezzi.txt% (compreso benchmark)%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli, in or<strong>di</strong>ne crescentePriceEarnings=P_E(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceEarnings');in<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo matrice segnalesegnale=PriceEarnings=repmat((Me<strong>di</strong>aES50Vol)',1,1);<strong>un</strong>o=ones(1,18);%segnale <strong>di</strong> volatilità, considerato per tutti i settorisegnaleES50Volatility=segnale2*<strong>un</strong>o;segnaleDefinitivo=segnaleES50Volatility&segnale;%matrice definitiva <strong>di</strong> pesiEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnaleDefinitivo; %319*18for i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sample152


en<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


figure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA VALUE_PE;VOLATILITà-MINOREclear%carico i datiload P_E.txt%(compreso benchmark)load prezzi.txt% (compreso benchmark)%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne crescentePriceEarnings=P_E(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceEarnings');in<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%definisco matrice segnalesegnale=PriceEarnings


for i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);if i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));endend%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


statisticheOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS,TurnoverTotale];statisticheOS_Tracking=[TrackingErrorOS];%andamento ren<strong>di</strong>menti OS base 100F(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)F(i+1)=F(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endplot(F,'y')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR, Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA GROWTH_PE;VOLATILITà-MAGGIOREclear%carico i datiload P_E.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1); %319*1WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne decrescentePriceEarnings=P_E(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceEarnings',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo matrice segnalesegnale=PriceEarnings>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(PriceEarnings,2));%carico i dati del VSTOXXload ES50Volatility.txt[A,B]=size(ES50Volatility);for j=1:A-WindowSize-1ES50Vol=ES50Volatility(j:j+WindowSize-1);Me<strong>di</strong>aES50Vol(j)=mean(ES50Vol);ES50Vol_persegnale=ES50Volatility(WindowSize+1:A-1,:);end%matricesegnale volatilità, da confrontaresegnale2=ES50Vol_persegnale>=repmat((Me<strong>di</strong>aES50Vol)',1,1);156


<strong>un</strong>o=ones(1,18);segnaleES50Volatility=segnale2*<strong>un</strong>o;%incrocio i segnali:dell'in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> volatilità e fondamentalesegnaleDefinitivo=segnaleES50Volatility&segnale;EW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnaleDefinitivo;%analisi rolling ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


deviazionestandardTEOS=std(TrackingErrorOS);InformationRatioOS=me<strong>di</strong>aTEOS/deviazionestandardTEOS;SharpeRatioOS=ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS/deviazionestandardOS;TurnoverTotale=mean(Turnover);%%statistichestatisticheIS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS,deviazionestandardIS,skewnessIS,kurtosisIS,VaR95IS,ES95IS,me<strong>di</strong>aTEIS,deviazionestandardTEIS,InformationRatioIS,SharpeRatioIS];statisticheIS_Tracking=[TrackingErrorIS];statisticheOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS,TurnoverTotale];statisticheOS_Tracking=[TrackingErrorOS];%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, base 100G(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)G(i+1)=G(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endfigure(1)clfplot(G,'b')hold all%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR, Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA GROWTH_PE;VOLATILITà-MINOREclear%carico i datiload P_E.txt%(compreso benchmark)load prezzi.txt% (compreso benchmark)%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1); %319*1WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne decrescentePriceEarnings=P_E(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceEarnings',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo matrice segnalesegnale=PriceEarnings>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(PriceEarnings,2));%carico i dati del VSTOXX158


load ES50Volatility.txt[A,B]=size(ES50Volatility);for j=1:A-WindowSize-1ES50Vol=ES50Volatility(j:j+WindowSize-1);Me<strong>di</strong>aES50Vol(j)=mean(ES50Vol);ES50Vol_persegnale=ES50Volatility(WindowSize+1:A-1,:);end%segnale <strong>di</strong> volatilità grazie al confronto con la me<strong>di</strong>asegnale2=ES50Vol_persegnale1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


InformationRatioIS=me<strong>di</strong>aTEIS/deviazionestandardTEIS;SharpeRatioIS=ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS/deviazionestandardIS;%%calcolo statistiche out of sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);deviazionestandardOS=std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);skewnessOS=skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);kurtosisOS=kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS);VaR95OS=quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS,0.05);ES95OS=mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS


load prezzi.txt% (compreso benchmark)%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli in or<strong>di</strong>ne crescentePriceBookValue=PBV(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceBookValue');in<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%creo matrice segnale per in<strong>di</strong>catore fondamentalesegnale=PriceBookValue=repmat((Me<strong>di</strong>aES50Vol)',1,1);<strong>un</strong>o=ones(1,18);segnaleES50Volatility=segnale2*<strong>un</strong>o;%creo segnale definitivosegnaleDefinitivo=segnaleES50Volatility&segnale;%matrice <strong>di</strong> pesi grazie al segnale definitivoEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnaleDefinitivo;%analisi rolling ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));161


VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


plot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA VALUE_PBV;VOLATILITà-MINOREclear%carico datiload PBV.txt%(compreso benchmark)load prezzi.txt% (compreso benchmark)%definisco ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti); %319*18%classifico multipliPriceBookValue=PBV(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceBookValue');in<strong>di</strong>ce=5;small_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%matrice segnalesegnale=PriceBookValue


en<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);en<strong>di</strong>f i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));end%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)F(i+1)=F(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endplot(F,'y')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR e Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA GROWTH_PBV;VOLATILITà-MAGGIOREclear%carico i datiload PBV.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti); %319*18%classifico i multipli in modo decrescentePriceBookValue=PBV(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceBookValue',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%matrice segnale <strong>in<strong>di</strong>catori</strong> <strong>fondamentali</strong>segnale=PriceBookValue>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(PriceBookValue,2));%carico i dati del VSTOXXload ES50Volatility.txt[A,B]=size(ES50Volatility);for j=1:A-WindowSize-1ES50Vol=ES50Volatility(j:j+WindowSize-1);Me<strong>di</strong>aES50Vol(j)=mean(ES50Vol);ES50Vol_persegnale=ES50Volatility(WindowSize+1:A-1,:);end%definisco segnale <strong>di</strong> volatilità in base al confronto con la me<strong>di</strong>asegnale2=ES50Vol_persegnale>=repmat((Me<strong>di</strong>aES50Vol)',1,1);<strong>un</strong>o=ones(1,18);segnaleES50Volatility=segnale2*<strong>un</strong>o;%matrice segnale definitivo incrocio tra segnale <strong>di</strong> volatilità e%ind.fontamentale165


segnaleDefinitivo=segnaleES50Volatility&segnale;%matrice <strong>di</strong> pesi in base all'investimento e al segnale definitivoEW=1/in<strong>di</strong>ce;Pesi=EW.*segnaleDefinitivo;%analisi rolling ren<strong>di</strong>mentifor i=1:T-WindowSizeren<strong>di</strong>mentoIS=ren<strong>di</strong>menti(i:i+WindowSize-1,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS(i,:)=(ren<strong>di</strong>mentoIS*Pesi(i,:)')';ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)=ren<strong>di</strong>menti(i+WindowSize,:);ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i)=ren<strong>di</strong>mentoOS(i,:)*Pesi(i,:)';ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkIS(i,:)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i:i+WindowSize-1);ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i)=ren<strong>di</strong>mentiBenchmark(i+WindowSize);if i>1Turnover(i-1)=<strong>su</strong>m(abs(Pesi(i,:)-Pesi(i-1,:)));endend%%calcolo statistiche in sampleren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS=mean(mean(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));deviazionestandardIS=mean(std(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));skewnessIS=mean(skewness(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));kurtosisIS=mean(kurtosis(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'));VaR95=(quantile(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS',0.05));VaR95IS=mean(VaR95);VaRmat=repmat(VaR95,120,1);LogVaR=(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioIS'


statisticheIS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS,deviazionestandardIS,skewnessIS,kurtosisIS,VaR95IS,ES95IS,me<strong>di</strong>aTEIS,deviazionestandardTEIS,InformationRatioIS,SharpeRatioIS];statisticheIS_Tracking=[TrackingErrorIS];statisticheOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS,TurnoverTotale];statisticheOS_Tracking=[TrackingErrorOS];%andamento ren<strong>di</strong>menti OS base 100F(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)F(i+1)=F(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endplot(F,'g')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR, Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Rerturns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)%%STRATEGIA GROWTH_PBV;VOLATILITà-MINOREclear%carico i datiload PBV.txtload prezzi.txt%definisco i ren<strong>di</strong>mentiAll_ren<strong>di</strong>menti=(prezzi(2:end,:)./prezzi(1:end-1,:))-1;ren<strong>di</strong>menti=All_ren<strong>di</strong>menti(:,2:end);ren<strong>di</strong>mentiBenchmark=All_ren<strong>di</strong>menti(:,1);WindowSize=120;[T,N]=size(ren<strong>di</strong>menti);%classifico i multipli or<strong>di</strong>ne decrescentePriceBookValue=PBV(WindowSize:T-1,2:end);temp=sort(PriceBookValue',1,'descend');in<strong>di</strong>ce=5;big_in<strong>di</strong>ce=temp(in<strong>di</strong>ce,:)';%matrice segnale in<strong>di</strong>catore fondamentalesegnale=PriceBookValue>=repmat(big_in<strong>di</strong>ce,1,size(PriceBookValue,2));%carico dati VSTOXXload ES50Volatility.txt[A,B]=size(ES50Volatility);for j=1:A-WindowSize-1ES50Vol=ES50Volatility(j:j+WindowSize-1);Me<strong>di</strong>aES50Vol(j)=mean(ES50Vol);endES50Vol_persegnale=ES50Volatility(WindowSize+1:A-1,:);167


%segnale <strong>di</strong> volatilità.segnale2=ES50Vol_persegnale


me<strong>di</strong>aTEOS=mean(TrackingErrorOS);deviazionestandardTEOS=std(TrackingErrorOS);InformationRatioOS=me<strong>di</strong>aTEOS/deviazionestandardTEOS;SharpeRatioOS=ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS/deviazionestandardOS;TurnoverTotale=mean(Turnover);%%statistichestatisticheIS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oIS,deviazionestandardIS,skewnessIS,kurtosisIS,VaR95IS,ES95IS,me<strong>di</strong>aTEIS,deviazionestandardTEIS,InformationRatioIS,SharpeRatioIS];statisticheIS_Tracking=[TrackingErrorIS];statisticheOS=[ren<strong>di</strong>mentome<strong>di</strong>oOS,deviazionestandardOS,skewnessOS,kurtosisOS,VaR95OS,ES95OS,me<strong>di</strong>aTEOS,deviazionestandardTEOS,InformationRatioOS,SharpeRatioOS,TurnoverTotale];statisticheOS_Tracking=[TrackingErrorOS];%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, base100H(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)H(i+1)=H(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS(i));endplot(H,'g')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS benchamrk, base 100L(1)=100;for i=1:length(ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS)L(i+1)=L(i)*(1+ren<strong>di</strong>mentoBenchmarkOS(i));endplot(L,'r')%andamento ren<strong>di</strong>menti OS, VaR, Expected Shortfallfigure(2)clfbar(ren<strong>di</strong>mentoLordoPortafoglioOS)hold onplot(VaR95,'r-', 'LineWidth',2)plot( ESinsample,'k-.','LineWidth',2)xlabel('Time', 'FontSize',12)ylabel('Returns' ,'FontSize',12)legend('Returns', 'VaR_{95}', 'ES_{95}')title('Portfolio Returns vs Value-at-Risk and Expected Shortfall','FontSize',12)169

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