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sentenza della Corte d'Appello di Milano - Lider-Lab

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parametrare al costo finanziario delle risorse impiegate per l’acquisto (il 12,5%annuo <strong>di</strong> circa 180 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire).Ora, però, emergendo per certo (senza che neppure occorra far ricorso alle“opinioni” dei CTU), per un verso, che la Cartiera <strong>di</strong> Ascoli aveva un suoinnegabile, intrinseco e rilevante valore e, per altro verso, che la sua acquisizione èstata comunque in fatto funzionale al più rapido ed economico assetto “postspartizione” del gruppo CIR, risulta <strong>di</strong>fficile concludere, senza altri argomenti, chel’acquisto, quand’anche “non programmato” e perfino “non desiderato”, sia statoanche non gra<strong>di</strong>to o comunque, oggettivamente, non utile a CIR: a fronte <strong>di</strong> taleconcreta utilità i costi finanziari dell’acquisto non possono più evidentementeintendersi come un danno. Né, con pari evidenza, si può considerare una “per<strong>di</strong>ta”la cancellazione del put sull'8,2% <strong>della</strong> Cartiera <strong>di</strong> Ascoli verso AME: sel’acquisto non è un danno, non può esserlo la mancata ven<strong>di</strong>ta (né si può seguireCIR nel suo incompleto argomentare che tace sulla congruità del prezzod’acquisto per affermare la “convenienza” del prezzo a suo tempo propostole per ilput).Quanto alla seconda componente del “danno ulteriore” (acquisto <strong>di</strong> un maggiorquantitativo <strong>di</strong> azioni Espresso rispetto a quanto previsto nella Proposta Fininvest19.6.1990), si deve appena ricordare che con l'accordo 29.4.1991 CIR avevaacquisito 24,4 milioni <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> L'Espresso a L. 25.700 l'una. La precedenteproposta si limitava a 15,5 milioni <strong>di</strong> azioni (51,85%) per il prezzo <strong>di</strong> L. 30.000l'una, azioni limitabili liberamente a 13,5 milioni (che già comprendevano ilcontrollo). A questo punto, va però riscontrato, sulla scorta <strong>di</strong> quanto documentatoin causa, che il Gruppo CIR nello stesso 1991, me<strong>di</strong>ante un'offerta pubblica, avevavenduto sul mercato n. 7.700.000 azioni al prezzo <strong>di</strong> L. 25.000 per azione, percomplessivi 196,4 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire; ne derivò una minusvalenza, imme<strong>di</strong>atamente efacilmente riscontrabile, rispetto al loro acquisto precedente <strong>di</strong> lire 1,5 miliar<strong>di</strong>:questa minusvalenza costituisce dunque un primo, esattamente quantificabiledanno per CIR. Inoltre, presumendo – con il notorio confermato dai tecnici, senza249

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