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sentenza della Corte d'Appello di Milano - Lider-Lab

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Si partiva dalla constatazione che nella maggior parte dei mercati sviluppati lacircolazione dei giornali a pagamento era <strong>di</strong>minuita del 2 - 4% l'anno per tutto ildecennio. Era certo che la tendenza sarebbe continuata. Gli e<strong>di</strong>tori avevano presocontromisure, ma nella maggior parte dei casi con poco successo. Lo sviluppo <strong>della</strong>TV aveva sottratto pubblicità ai giornali. Le imprese avevano cambiato ladestinazione delle loro spese in pubblicità. Dai giornali, erano passate alla TV, allapromozione sul punto ven<strong>di</strong>ta, ai c.d. “ programmi fedeltà”. Questa forma <strong>di</strong>marketing "below the line" (espressione per in<strong>di</strong>care spese <strong>di</strong>verse dalla pubblicitàpagata) era cresciuta più rapidamente <strong>della</strong> pubblicità tar<strong>di</strong>zionale. Ne era derivatauna limitazione dei prezzi e, quin<strong>di</strong>, <strong>della</strong> red<strong>di</strong>tività <strong>della</strong> pubblicità stessa. Latendenza a ridurre le spese in pubblicità aveva cominciato a manifestarsi già negliultimi anni '80.I tentativi <strong>di</strong> arginare il declino erano stati in gran parte senza successo. Soltanto igiornali che avevano saputo creare una "specializzazione", un'immagine <strong>di</strong>stinta,avevano avuto successo.Ci si poneva allora la domanda <strong>di</strong> quali strategie fossero state adottate per arrestare ocontenere la crisi. La risposta stava nel costruire una comunità <strong>di</strong> lettori attorno a certearee <strong>di</strong> interesse, nel capire il “target” che le imprese volevano raggiungere con lapubblicità, nel cercare <strong>di</strong> generare ricavi oltre la pubblicità e la circolazione <strong>di</strong> copie, nel“reinventare il modo <strong>di</strong> fare giornale”.I CTU procedevano quin<strong>di</strong> alla valutazione dell’attrattività del settore nei primi anni’90; la valutazione muoveva dall’esame <strong>di</strong> cinque forze, che potevano minacciare lared<strong>di</strong>tività delle imprese operanti in qualsiasi settore e quin<strong>di</strong> incidere negativamentesull’attrattività del settore stesso: 1) possibilità <strong>di</strong> prodotti sostitutivi; 2) potere <strong>di</strong>negoziazione dei compratori; 3) potere <strong>di</strong> negoziazione dei fornitori (materieprime, lavoro); 4) possibilità <strong>di</strong> entrata <strong>di</strong> nuovi concorrenti; 5) grado <strong>di</strong> rivalità trale imprese del settore.I Consulenti acquisivano presso la Borsa Italiana ”l’in<strong>di</strong>ce MIB settore Me<strong>di</strong>a” pergli anni 1989 – 91, avente perio<strong>di</strong>cità giornaliera. Alla data <strong>della</strong> Proposta220

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