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sentenza della Corte d'Appello di Milano - Lider-Lab

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l'8%. Con riferimento all'industria e<strong>di</strong>toriale italiana, tenuto conto dellecaratteristiche comparative dell'investimento nel settore, un "intervallo" dal 7all’8% era considerato accettabile.L’elaborato proseguiva analizzando i meto<strong>di</strong> fondati sui flussi ed in particolare ilmetodo red<strong>di</strong>tuale (pag. 29) ed il metodo finanziario (pag. 43).L'idea ispiratrice <strong>di</strong> tutti i meto<strong>di</strong> red<strong>di</strong>tuali pretendeva che il valore dell'azienda<strong>di</strong>pendesse unicamente dai red<strong>di</strong>ti che, in base alle attese, essa sarebbe stata ingrado <strong>di</strong> produrre. Questa affermazione, a detta dei CTU, era una regola basilare e <strong>di</strong>universale accettazione, poiché non vi era dubbio che l'azienda valeva soprattutto infunzione <strong>della</strong> sua capacità <strong>di</strong> produrre utili. I meto<strong>di</strong> in esame ne facevano peraltro ilriferimento esclusivo, legando il valore dell'azienda (W) al red<strong>di</strong>to atteso (R).Il ricorso alla formula <strong>della</strong> ren<strong>di</strong>ta perpetua era molto frequente ed era lasoluzione generalmente preferita ovunque. Tale scelta aveva varie spiegazioni. Inprimo luogo vi era da considerare che l'azienda era un ente economico destinato,per definizione, a durare nel tempo. Comunque, ponevano in risalto i CTU,l'attribuzione <strong>di</strong> una durata "probabile" alla vita <strong>di</strong> un'azienda suscitava <strong>di</strong>fficoltàgravi e spesso insormontabili. Evidenziava il Collegio peritale che nel settoree<strong>di</strong>toriale, per quanto noto, tassi del 7-8% erano all’epoca considerati prevalentinelle valutazioni red<strong>di</strong>tuali (W).La CTU dava contezza <strong>della</strong> considerazione che la teoria attribuiva, tra gli altrifattori, ai premi <strong>di</strong> controllo ed evidenziava lo “stato dell’arte” a metà degli anni‘90.Si dava atto altresì del peso degli “assunti” nella valutazione d’azienda edell’inevitabilità dell’approssimazione per giungere alla conclusione che,comunque si procedesse (anche con il massimo <strong>di</strong> competenza, <strong>di</strong> serietà,d'in<strong>di</strong>pendenza), le valutazioni aziendali non avevano e non pretendevano <strong>di</strong>avere la precisione delle scienze esatte, né <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>scipline rigorosamentebasate su esperimenti scientifici. Le valutazioni aziendali, dunque, erano uninsieme <strong>di</strong> scienza, pratica sul campo, interpretazione del ricercatore (cd.215

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