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sentenza della Corte d'Appello di Milano - Lider-Lab

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Il Tribunale, invece, aveva <strong>di</strong>satteso tale progressione logico-giuri<strong>di</strong>ca,affermando erroneamente che “nessuno può <strong>di</strong>re in assoluto quale sarebbe stata ladecisione che un Collegio nella sua totalità incorrotto, avrebbe emesso: ... una<strong>sentenza</strong> ingiusta avrebbe potuto essere emessa anche da un Collegio nella suainterezza non corrotto'" (<strong>sentenza</strong> appellata, pagg. 125-126). Il Tribunale, dunque,a detta <strong>di</strong> CIR, aveva malamente concluso: "proprio per questo, appare piùaderente alla realtà del caso in esame determinare concettualmente il danno subitoda CIR come danno da per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> “chance”: vale a <strong>di</strong>re, posto che nessuno sa comeavrebbe deciso una <strong>Corte</strong> incorrotta, certamente è vero che la corruzione delgiu<strong>di</strong>ce Metta privò la CIR <strong>della</strong> “chance” <strong>di</strong> ottenere da quella <strong>Corte</strong> unadecisione favorevole" (<strong>sentenza</strong> appellata, pag. 126).Sussisteva, dunque, anche a detta <strong>di</strong> CIR, pur in prospettiva <strong>di</strong>versa rispetto aquella in<strong>di</strong>cata da Fininvest, un errore del Tribunale nell’applicazione delle normesul nesso <strong>di</strong> causalità; l’astratta possibilità <strong>della</strong> emissione <strong>di</strong> una <strong>sentenza</strong> ingiustanon valeva ad escludere il nesso eziologico. Infatti, la corretta applicazione delcanone “più probabile che non” (in<strong>di</strong>cato da Cass. 16.10. 2007 n. 2119) rendevaampiamente provata l’esistenza <strong>di</strong> un nesso <strong>di</strong> causalità imme<strong>di</strong>ato, <strong>di</strong>retto e noninterrotto fra la corruzione <strong>di</strong> Metta e l’annullamento del lodo Pratis. In sostanza,si chiedeva retoricamente CIR: era più probabile che un giu<strong>di</strong>ce incorrotto avrebbeemesso una <strong>sentenza</strong> giusta oppure una <strong>sentenza</strong> ingiusta ? La prima ipotesi era <strong>di</strong>gran lunga la più probabile e ciò giustificava l’affermazione <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong>rettoed imme<strong>di</strong>ato fra corruzione, <strong>sentenza</strong> ingiusta e danno subito da CIR. Lacorruzione <strong>di</strong> Metta, in definitiva, aveva privato CIR non tanto <strong>della</strong> “chance” <strong>di</strong>una <strong>sentenza</strong> favorevole, ma <strong>della</strong> <strong>sentenza</strong> favorevole “tout court”.Quando poi il Tribunale aveva affermato che anche un giu<strong>di</strong>ce incorrotto avrebbepotuto emettere una <strong>sentenza</strong> ingiusta, si riferiva, errando, ad un giu<strong>di</strong>ceastrattamente ipotizzato, mentre il punto <strong>di</strong> riferimento doveva essere Metta, inquel contesto specifico, nel caso in cui non fosse stato corrotto: in tale ipotesi era185

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