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sentenza della Corte d'Appello di Milano - Lider-Lab

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Italiana, il lodo Mondadori aveva seguito un in<strong>di</strong>rizzo che era contrastante conquello <strong>della</strong> <strong>Corte</strong> <strong>di</strong> Cassazione (nda: evidentemente il dott. Valente si riferiva aiprecedenti giurisprudenziali relativi alla metà degli anni ’60 in<strong>di</strong>cati poi da Mettanella <strong>sentenza</strong>). E io, leggendo questi articoli, che naturalmente provenivano dapersone <strong>di</strong> eccezionale competenza, non mi convinsero gli argomenti <strong>di</strong> questiqua, <strong>di</strong> modo che io mi feci la convinzione che l’orientamento <strong>della</strong> <strong>Corte</strong> <strong>di</strong>Cassazione doveva essere confermato…”.Il teste, dunque, si limitava a proclamare un approfon<strong>di</strong>to stu<strong>di</strong>o sulla questionegenerale e teorica <strong>della</strong> vali<strong>di</strong>tà dei patti <strong>di</strong> sindacato.La posizione <strong>di</strong> Paolini appare poi alquanto defilata e non particolarmentepartecipativa. Infatti, lo stesso, avanti il Tribunale Penale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, all’u<strong>di</strong>enzadel 25.2.2002 (doc Fininvest n. 57 pag. LG/79), alla domanda se avesse letto gliatti <strong>di</strong> causa, rispondeva “…mi fecero leggere, dopo che la causa fu presa a<strong>sentenza</strong>, mi fecero leggere quelli che si chiamano gli atti regolamentari, cioècitazioni, comparse e cose del genere, che sono messi a <strong>di</strong>sposizione del terzocomponente del collegio…”; più avanti (pag. LG/81) <strong>di</strong>chiarava, rispondendo alladomanda <strong>di</strong> che cosa ricordasse <strong>della</strong> camera <strong>di</strong> consiglio, che: “Vittorio Mettaespose la sua tesi circa l’invali<strong>di</strong>tà del lodo…tutto considerato, il collegio siconvinse e pronunciò sul lodo come pronunciò…”.Tale <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Paolini con le in<strong>di</strong>cate sfumature (“Metta espose la suatesi… tutto considerato, il collegio si convinse…”), nonchè lo stu<strong>di</strong>o del quale siera fatto protagonista il Presidente Valente sui patti parasociali, questioneinteressante, ma non centrale per la decisione <strong>della</strong> <strong>Corte</strong>, evidenziano la <strong>di</strong>namicadecisionale <strong>di</strong> un collegio che vedeva la presenza decisiva e fuorviante del giu<strong>di</strong>cecorrotto Vittorio Metta.Dopo aver notato che le <strong>di</strong>chiarazioni sopra sintetizzate, rese nelle con<strong>di</strong>zionisoggettive richiamate, sono sufficientemente generiche da rendere arduo ilproblema <strong>di</strong> valutare la loro genuinità, può <strong>di</strong>rsi che l’informazione che conmaggiore evidenza e concretezza se ne ricava concerne l’“appiattimento” del157

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