Storia, cultura e tradizioni di Alberona
Le origini del Comune risalgono, nel Medioevo, al tempo del ripopolamento che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra. Pare che i primi colonizzatori di Alberona fossero delle famiglie calabresi, al seguito dei bizantini in lotta contro i Longobardi di Benevento, qui piazzate a difesa dei conquistatori.
Le origini del Comune risalgono, nel Medioevo, al tempo del ripopolamento che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra. Pare che i primi colonizzatori di Alberona fossero delle famiglie calabresi, al seguito dei bizantini in lotta contro i Longobardi di Benevento, qui piazzate a difesa dei conquistatori.
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morte <strong>di</strong> Giovanna (1440), <strong>Alberona</strong> si schierò in favore <strong>di</strong> Renato.<br />
Ma la sorte favor Alfonso, il quale, espugnata Troia, pass a punire e<br />
<strong>di</strong>struggere i fortilizi del Subappennino,tra i quali anche <strong>Alberona</strong>.<br />
Dal '500 al '700<br />
Nei secoli XVI e XVII <strong>Alberona</strong> fu funestata da gravi <strong>di</strong>sagi e calamità. Apre la<br />
serie un processo intentato contro l'Università dal Marchese <strong>di</strong> S. Marco la<br />
Catola, per le lungaggini burocratiche e per le spese incise notevolmente<br />
sull'erario del Comune. Si aggiunse poi l'esosità del fisco del Regno <strong>di</strong> Napoli,<br />
che impose insostenibili tasse per far fronte alle guerre contro la Francia e<br />
contro i pirati dell'Adriatico. Ne fu affidata la riscossione ad esattori privati<br />
senza scrupoli.<br />
Sorse, poi, la cosiddetta "Questione Ecclesiastica". Agli Or<strong>di</strong>ni Religiosi<br />
Cavallereschi era concessa l'esenzione dalla giuris<strong>di</strong>zione vescovile, per cui<br />
essi e i loro feu<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendevano <strong>di</strong>rettamente dalla Santa Sede. Per questo<br />
privilegio i loro feu<strong>di</strong> venivano denominati "Terrae Nullius", ossia <strong>di</strong> nessuna<br />
<strong>di</strong>ocesi. Anche <strong>Alberona</strong> fu esentata dalla giuris<strong>di</strong>zione dei vescovi viciniori. Gli<br />
or<strong>di</strong>ni cavallereschi nei loro feu<strong>di</strong> si adoperavano con zelo al bene spirituale<br />
dei sud<strong>di</strong>ti. Ma si verificavano qua e là degli abusi e delle indolenze. Per<br />
ovviare a questi inconvenienti, sia Pio V che il Concilio <strong>di</strong> Trento, stabilirono<br />
che i vescovi avessero poteri ispettivi sui viciniori feu<strong>di</strong> degli or<strong>di</strong>ni<br />
cavallereschi.<br />
Su <strong>Alberona</strong> toccava ai vescovi <strong>di</strong> Volturara Appula effettuare le prescritte<br />
ispezioni. Per alcune decine <strong>di</strong> anni nessun vescovo,<br />
per, and ad <strong>Alberona</strong>. Solo dopo il 1650 le ispezioni iniziarono ad opera <strong>di</strong><br />
mons. Marco Antonio Pisanelli, vescovo <strong>di</strong> Volturara. Il popolo e l'Università si<br />
mostrarono contraddetti e viva fu la loro opposizione. Il gran Priore reclama<br />
Roma più volte. Infine la questione ebbe un epilogo gravissimo: mons.<br />
Pisanelli scomunicò gli alberonesi.<br />
La peste <strong>di</strong> cui parla il Manzoni nei Promessi Sposi si fece sentire<br />
pesantemente ad <strong>Alberona</strong>. Scoppiata a Napoli nel 1656, si <strong>di</strong>ffuse<br />
rapidamente in tutto il Regno, favorita dalle con<strong>di</strong>zioni igieniche e dalla<br />
miseria delle popolazioni.<br />
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