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Storia, cultura e tradizioni di Alberona

Le origini del Comune risalgono, nel Medioevo, al tempo del ripopolamento che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra. Pare che i primi colonizzatori di Alberona fossero delle famiglie calabresi, al seguito dei bizantini in lotta contro i Longobardi di Benevento, qui piazzate a difesa dei conquistatori.

Le origini del Comune risalgono, nel Medioevo, al tempo del ripopolamento che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra. Pare che i primi colonizzatori di Alberona fossero delle famiglie calabresi, al seguito dei bizantini in lotta contro i Longobardi di Benevento, qui piazzate a difesa dei conquistatori.

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ALBERONA<br />

<strong>Alberona</strong>, miracolo delle cose semplici!<br />

Stamani ho scherzato nell’acqua con le <strong>di</strong>ta<br />

E il sole m’ha prestato i suoi colori per una cascata.<br />

E in questa notte <strong>di</strong> luna<br />

L’anima sogna un viso d’innocenza.<br />

Quasi per u<strong>di</strong>re qust’impercettibile canto <strong>di</strong> fontane,<br />

portami nel cuore l’eco e il passaggio,<br />

m’appoggio a questa ringhiera.<br />

E miro il silenzio lo scenario delle strade strette fatte<br />

A scala, le facciata bianche delle case civettuole,<br />

i gerani che animano i balconi, gli oleandri<br />

nei cortili puliti, le more crespate <strong>di</strong> velluto<br />

su per i muri antichi.<br />

Il bosco è una corona fitta <strong>di</strong> alberi ai miei<br />

Occhi; sento il vento che mi porta profumi e<br />

L’assolo <strong>di</strong> un grillo, il suo stupore, che tutta<br />

La notte, in silenzio, l’ascolti.<br />

Chiome leggere d’alberi giganti, un cielo a<br />

Me così vicino e familiare: un grappolo <strong>di</strong><br />

stelle carezzano i miei occhi; la luna adesso<br />

è <strong>di</strong>ventata un lampicino rosso, sogno d’un<br />

fanciullo, <strong>di</strong> questo paese, che m’ha regalato<br />

il suo respiro e fatto grande lo spazio<br />

del cuore.<br />

Ecco: ti porto, paese assai gentile, nel ricordo<br />

Come un libro amico: poche linee tracciate,<br />

un grazioso <strong>di</strong>segno nel verde serrato<br />

come il tuo silenzio.<br />

27<br />

DONATO COCCO

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