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Storia, cultura e tradizioni di Alberona

Le origini del Comune risalgono, nel Medioevo, al tempo del ripopolamento che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra. Pare che i primi colonizzatori di Alberona fossero delle famiglie calabresi, al seguito dei bizantini in lotta contro i Longobardi di Benevento, qui piazzate a difesa dei conquistatori.

Le origini del Comune risalgono, nel Medioevo, al tempo del ripopolamento che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra. Pare che i primi colonizzatori di Alberona fossero delle famiglie calabresi, al seguito dei bizantini in lotta contro i Longobardi di Benevento, qui piazzate a difesa dei conquistatori.

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Associazione Turistica Pro Loco <strong>di</strong><br />

Piazza Umberto I 10 – 71031 <strong>Alberona</strong> (FG) – CF:91009850719<br />

www.prolocoalberona.it<br />

1


la storia<br />

2


Le Origini<br />

Le origini del Comune risalgono, nel Me<strong>di</strong>oevo, al tempo del ripopolamento<br />

che principi e monarchi tentarono,nelle terre loro soggette, con genti migranti<br />

ed intere famiglie, cui donavano terreni, animali e mezzi per coltivare la terra.<br />

Pare che i primi colonizzatori <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong> fossero delle famiglie calabresi, al<br />

seguito dei bizantini in lotta contro i Longobar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Benevento, qui piazzate a<br />

<strong>di</strong>fesa dei conquistatori.<br />

I primi colonizzatori trovarono ricetto nel cavo (alveus) <strong>di</strong> un albero secolare<br />

('alberone'): <strong>di</strong> qui il nome originario <strong>di</strong> Alva-rona, che poi fu mutato in<br />

Alberone ed infine in <strong>Alberona</strong>. Dando cre<strong>di</strong>to a questa ipotesi,<strong>Alberona</strong><br />

sarebbe sorta tra il 950 e il 1000.<br />

In seguito, Federico II, dapprima ossequioso verso la Santa Sede, e <strong>di</strong>venuto<br />

poi nemico quando il papa iniziò a <strong>di</strong>fendere la libert della Puglia, della Sicilia<br />

e dei Comuni Lombar<strong>di</strong>, conquistò la Puglia nel 1220, <strong>di</strong>feso e spalleggiato dai<br />

Saraceni. Creò a Lucera una roccaforte dei musulmani, ai quali concesse ampi<br />

<strong>di</strong>ritti.<br />

Ad <strong>Alberona</strong> essi ebbero facoltà <strong>di</strong> servirsi della legna dei boschi. Ma ad<br />

<strong>Alberona</strong> vigilavano i Templari, un Or<strong>di</strong>ne Religioso <strong>di</strong> Cavalieri. Federico II,<br />

non potendo attaccare <strong>di</strong>rettamente il Papa, pose le mani sui beni degli Or<strong>di</strong>ni<br />

Cavallereschi, confiscandoli (1239); anche i Templari seguirono la stessa<br />

sorte.<br />

Succeduto a Federico II, re Manfre<strong>di</strong> don <strong>Alberona</strong> ad un suo cameriere,<br />

Amelio de Molisio. Questi,durante una permanenza a Barletta, aveva abusato<br />

<strong>di</strong> una sua popolana. Il re, fattolo imprigionare,lo obbligò a sposare la<br />

giovane, assicurandogli un premio se avesse obbe<strong>di</strong>to. Amelio sposò la<br />

giovane e il re gli donò "Alvarona in Capitanata". Non passò molto tempo e i<br />

Cavalieri riebbero il loro feudo. Con una lettera del 1297 Carlo d'Angiò or<strong>di</strong>nò<br />

al Capitano <strong>di</strong> Lucera <strong>di</strong> far rispettare il possesso dei Templari su <strong>Alberona</strong>.<br />

Periodo Angioino Conquistata Napoli, Carlo I aveva iniziato una riforma<br />

generale del Regno. Trasferì la capitale da Palermo a Napoli; estromise dalle<br />

cariche pubbliche gli Svevi, sostituendoli con impiegati francesi. Invitò trenta<br />

3


famiglie <strong>di</strong> Marsiglia a trasferirsi a Lucera, offrendo loro 45 eminate <strong>di</strong> terreno<br />

da seminare, 3 eminate per piantarvi vigneti e orti e la facoltà <strong>di</strong> servirsi della<br />

legna, sia secca da ardere, sia verde per costruzioni,dal bosco <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong>.<br />

Ma i Marsigliesi, scesi nel Tavoliere, non sopportarono l'impossibile<br />

convivenza con i musulmani, per cui preso lasciarono Lucera per trasferirsi sui<br />

monti <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong>, in parte a Celle San Vito e Faeto,in parte a Volturara<br />

Appula. Il re, deluso per l'insuccesso, or<strong>di</strong>n a Giovanni Pipino <strong>di</strong> Barletta <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struggere la città <strong>di</strong> Lucera. Ci avvenne dal 15 al 20 agosto 1300.<br />

Sui ricchi posse<strong>di</strong>menti dei Templari, al termine delle Crociate, si appuntarono<br />

gli occhi del re <strong>di</strong> Francia Filippo il Bello. Questi rese <strong>di</strong>fficile la vita <strong>di</strong> quei<br />

Cavalieri. Infatti per riuscire ad impossessarsi dei loro beni,tentò ogni mezzo<br />

contro <strong>di</strong> loro, anche la calunnia, le torture, le carceri, i processi falsi. Papa<br />

Clemente V affidò la questione all'esame e alla decisione del Concilio <strong>di</strong><br />

Vienna (1312), che stabilì (sopratutto per le pressioni del re) che l'or<strong>di</strong>ne<br />

fosse soppresso. Quanto ai loro beni, il Papa volle che continuassero a servire<br />

all'originario scopo caritativo e ne affidò la proprietà e l'amministrazione<br />

all'Or<strong>di</strong>ne Cavalleresco dei Cavalieri <strong>di</strong> "San Giovanni",detti poi comunemente<br />

"<strong>di</strong> Malta". Fu così che <strong>Alberona</strong> passò subito come feudo ai Cavalieri <strong>di</strong> Malta,<br />

con sede a Barletta, che lo tennero fino alla soppressione napoleonica delle<br />

baronie e dei <strong>di</strong>ritti feudali (1809).<br />

Intanto si accendevano lotte sanguinose nel Regno <strong>di</strong> Napoli. L'ascesa al<br />

trono <strong>di</strong> Giovanna I (1343 - 1382), giovane,bella, colta, <strong>di</strong>ssoluta e<br />

noncurante dello Stato, portò il Regno allo sfacelo generale. La regina fortificò<br />

i Casali del Subappennino Dauno perchè servissero da vigili scorte dei centri<br />

della pianura.<br />

Le cose non cambiarono neppure con l'avvento <strong>di</strong> Giovanna II (1418), detta<br />

"Giovannetta". <strong>Alberona</strong> <strong>di</strong>venne un "Castrum",ossia un casale fortificato, con<br />

una guarnigione <strong>di</strong> soldati. Fu cinta <strong>di</strong> mura. Alfonso I, re <strong>di</strong> Napoli, adottato<br />

dalla regina,inizi delle riforme contro le quali il popolo esplose violentemente.<br />

Il gran Priore <strong>di</strong> Barletta, Andrea da Can<strong>di</strong>da,<strong>di</strong> Lucera, all'indomani della sua<br />

elezione, chiese alla regina <strong>di</strong> obbligare i vassalli e il popolo <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong> a<br />

giurargli obbe<strong>di</strong>enza: ci che la regina fece con decreto del 1428. Nella guerra<br />

tra Alfonso e Renato d'Angiò, scoppiata tra i due contendenti al trono alla<br />

4


morte <strong>di</strong> Giovanna (1440), <strong>Alberona</strong> si schierò in favore <strong>di</strong> Renato.<br />

Ma la sorte favor Alfonso, il quale, espugnata Troia, pass a punire e<br />

<strong>di</strong>struggere i fortilizi del Subappennino,tra i quali anche <strong>Alberona</strong>.<br />

Dal '500 al '700<br />

Nei secoli XVI e XVII <strong>Alberona</strong> fu funestata da gravi <strong>di</strong>sagi e calamità. Apre la<br />

serie un processo intentato contro l'Università dal Marchese <strong>di</strong> S. Marco la<br />

Catola, per le lungaggini burocratiche e per le spese incise notevolmente<br />

sull'erario del Comune. Si aggiunse poi l'esosità del fisco del Regno <strong>di</strong> Napoli,<br />

che impose insostenibili tasse per far fronte alle guerre contro la Francia e<br />

contro i pirati dell'Adriatico. Ne fu affidata la riscossione ad esattori privati<br />

senza scrupoli.<br />

Sorse, poi, la cosiddetta "Questione Ecclesiastica". Agli Or<strong>di</strong>ni Religiosi<br />

Cavallereschi era concessa l'esenzione dalla giuris<strong>di</strong>zione vescovile, per cui<br />

essi e i loro feu<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendevano <strong>di</strong>rettamente dalla Santa Sede. Per questo<br />

privilegio i loro feu<strong>di</strong> venivano denominati "Terrae Nullius", ossia <strong>di</strong> nessuna<br />

<strong>di</strong>ocesi. Anche <strong>Alberona</strong> fu esentata dalla giuris<strong>di</strong>zione dei vescovi viciniori. Gli<br />

or<strong>di</strong>ni cavallereschi nei loro feu<strong>di</strong> si adoperavano con zelo al bene spirituale<br />

dei sud<strong>di</strong>ti. Ma si verificavano qua e là degli abusi e delle indolenze. Per<br />

ovviare a questi inconvenienti, sia Pio V che il Concilio <strong>di</strong> Trento, stabilirono<br />

che i vescovi avessero poteri ispettivi sui viciniori feu<strong>di</strong> degli or<strong>di</strong>ni<br />

cavallereschi.<br />

Su <strong>Alberona</strong> toccava ai vescovi <strong>di</strong> Volturara Appula effettuare le prescritte<br />

ispezioni. Per alcune decine <strong>di</strong> anni nessun vescovo,<br />

per, and ad <strong>Alberona</strong>. Solo dopo il 1650 le ispezioni iniziarono ad opera <strong>di</strong><br />

mons. Marco Antonio Pisanelli, vescovo <strong>di</strong> Volturara. Il popolo e l'Università si<br />

mostrarono contraddetti e viva fu la loro opposizione. Il gran Priore reclama<br />

Roma più volte. Infine la questione ebbe un epilogo gravissimo: mons.<br />

Pisanelli scomunicò gli alberonesi.<br />

La peste <strong>di</strong> cui parla il Manzoni nei Promessi Sposi si fece sentire<br />

pesantemente ad <strong>Alberona</strong>. Scoppiata a Napoli nel 1656, si <strong>di</strong>ffuse<br />

rapidamente in tutto il Regno, favorita dalle con<strong>di</strong>zioni igieniche e dalla<br />

miseria delle popolazioni.<br />

5


Il numero delle vittime fu incalcolabile: ad <strong>Alberona</strong> dal 9 agosto al 10<br />

novembre 1656 i morti furono 384. Le fosse funerarie delle 4 chiese, allora<br />

esistenti, presto furono piene e fu necessario chiedere al re <strong>di</strong> Napoli il<br />

permesso <strong>di</strong> seppellire i cadaveri nel suolo antistante la Chiesa parrocchiale.<br />

L'Ottocento<br />

Nel 1808, con l'abolizione del potere feudale decisa da Napoleone, ebbe<br />

termine la lunga e benefica presenza dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta ad <strong>Alberona</strong>.<br />

Subito dopo la caduta del regno murattiano <strong>di</strong> Napoli, si ebbe il triste<br />

fenomeno del brigantaggio. In quegli anni ci furono ad <strong>Alberona</strong> 66 vittime<br />

appartenenti ad ogni ceto sociale. In seguito, lentamente, il paese si riprese.<br />

Si costruirono strade, si miglior la viabilità interna, si incrementò l'e<strong>di</strong>lizia, si<br />

istituirono scuole maschili e femminili, si riorganizzò l'Archivio Comunale da<br />

alcuni anni inefficiente. Fu creato anche un piccolo ospedale,riorganizzato il<br />

servizio sanitario; si aprì un ufficio postale.<br />

La questione ecclesiastica fu risolta, prima col passaggio <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong> alla<br />

<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Volturara Appula e poi, con la soppressione <strong>di</strong> questa, alla <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Lucera, dalla quale attualmente <strong>di</strong>pende.<br />

<strong>Alberona</strong> oggi<br />

Oggi la popolazione, de<strong>di</strong>ta all'agricoltura, <strong>di</strong>sseminata negli agri e nei centri<br />

abitati dei paesi vicini. Molte sono le famiglie emigrate oltre oceano. Ma<br />

dovunque gli alberonesi si <strong>di</strong>stinguono per la loro operosità e per<br />

l'attaccamento ai valori morali, familiari e sociali.<br />

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i monumenti<br />

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I MONUMENTI<br />

La nostra passeggiata inizia da PIAZZA CIVETTA.<br />

È il luogo che gli alberonesi amano <strong>di</strong> più e comunemente per in<strong>di</strong>carla <strong>di</strong>cono “MEZ<br />

A CHIAZ”. La piazza essendo il centro del paese è il luogo <strong>di</strong> ritrovo per gli amici <strong>di</strong><br />

grande e piccola età.<br />

È chiamata Civetta perché vi si affaccia il palazzo Civetta che è appartenuto ad una<br />

nobile famiglia del paese, risale al 1700, presenta una facciata semplice in pietra a<br />

vista.<br />

LA CHIESA DI SAN ROCCO<br />

8


Situata nella piazza centrale del paese ed incastrata tra due abitazioni, si trova la<br />

Chiesa <strong>di</strong> SAN ROCCO.<br />

La facciata ed il campanile sono in stile neo gotico. All’interno conserva: una tela del<br />

’700 raffigurante San Francesco Fasani che visse ad <strong>Alberona</strong> dal 1709 al 1712:<br />

<strong>di</strong>verse statue della <strong>di</strong>tta Gaucci <strong>di</strong> Lecce; una statua lignea <strong>di</strong> San Martino del XIV<br />

sec.; un organo a mantice del XVIII sec. La Chiesa è separata dalla piazza antistante<br />

per mezzo <strong>di</strong> una doppia scalinata. Il portale d’ingresso è sormontato da un piccolo<br />

rosone incorniciato da una montatura in pietra chiara che fa da bordo e da contrato<br />

con la pietra grigia dello sfondo.<br />

Piazza del Popolo<br />

Scendendo per il Corso Vittorio Emanuele II si arriva a Piazza del Popolo.<br />

Questa è forse la piazza più antica, l’ampio spazio antistante la Chiesa Madre o<br />

Priorale fu eretta al primo inse<strong>di</strong>amento dei Cavalieri Templari, è così denominata in<br />

quanto all’epoca e fino alla soppressione della feudalità ecclesiastica si tenevano le<br />

riunioni degli amministratori con la partecipazione <strong>di</strong> tutto il popolo che avvenivano<br />

<strong>di</strong> domenica al rintocco della campana.<br />

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CHIESA MADRE<br />

La Chiesa Madre, intitolata alla “Natività <strong>di</strong> Maria Santissima”, risale al 1300, cioè al<br />

primo inse<strong>di</strong>amento dei Cavalieri Templari ad <strong>Alberona</strong> ai quali nel 1312<br />

subentrarono i Cavalieri <strong>di</strong> Malta. E’ tuttora la Chiesa più importante del paese che ne<br />

presenta tre. Nel corso dei secoli ha subito vari rifacimenti ma conserva ancora delle<br />

testimonianze sia dei Templari che dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta, sullo spigolo a sinistra<br />

della facciata è raffigurata la simbologia dell’Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta.<br />

In un angolo del campanile si può ammirare, una meri<strong>di</strong>ana in pietra.<br />

Il campanile (ex torre militare dei Templari), a pianta piramidale, tipico delle<br />

costruzioni templari e che all’epoca era torre <strong>di</strong> avvistamento e sorveglianza del<br />

territorio, in quanto <strong>Alberona</strong> è posta al centro <strong>di</strong> vie <strong>di</strong> comunicazione tra la<br />

Capitanata, il Beneventano e il Molise e quin<strong>di</strong> del passaggio dei pellegrini verso la<br />

Terra Santa. Presenta due lastre <strong>di</strong> pietra inciso lo stemma dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta.<br />

La Chiesa <strong>di</strong>spone anche <strong>di</strong> un sottopassaggio che la collega alla torre del Gran<br />

Priore, molto probabilmente vi era un castello che oggi è andato perso.<br />

Nella chiesa è conservato l’intero scheletro e l’ampollina del sangue <strong>di</strong> San Vitale<br />

Martire (III-IV sec).<br />

Nell’ angolo tra il campanile e la facciata vi è una croce su un “cumulo” <strong>di</strong> pietra per<br />

ricordare che furono uccisi malviventi provenienti da San Bartolomeo in Galdo:<br />

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LA TORRE DELGRAN PRIORE<br />

Com’era Com’è<br />

La torre del Gran Priore, risale al 1200, appare segnata dagli anni e dall’incuria e si<br />

leva snella su archi <strong>di</strong> pietra viva, sede prima dei Templari e poi dei Cavalieri <strong>di</strong><br />

Malta stabilitisi in <strong>Alberona</strong> dal XII al XX secolo.<br />

Essa veniva utilizzata come <strong>di</strong>mora del Gran Priore quando questi da Barletta, sede<br />

principale dell’Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri <strong>di</strong> Malta, si recava nel suo feudo <strong>Alberona</strong>.<br />

La Torre era sempre ben tenuta ed arredata e si <strong>di</strong>ce anche che qui il Priore avesse lo<br />

“ius primae noctis”, probabilmente però si tratta <strong>di</strong> una credenza popolare più che<br />

verità storica.<br />

11


-<br />

CHIESA DI SAN GIUSEPPE<br />

Essa presenta un bellissimo portale in stile gotico finemente lavorato e all’interno un<br />

altare in pietra, le statue <strong>di</strong> San Giuseppe e la Madonna del Carmine e <strong>di</strong> San Biagio<br />

Vescovo, se si considera che da un “Cabro” del ‘500 è testimoniato che i<br />

festeggiamenti in onore a San Giuseppe erano effettuati utilizzando il suo patrimonio.<br />

ARCO CALABRESE<br />

E’ l’unico arco ligneo della zona. Pare che i primi colonizzatori <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong> fossero<br />

delle famiglie calabresi al seguito dei bizantini in lotta contro i longobar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Benevento qui piazzate a <strong>di</strong>fesa dei conquistatori. I primi colonizzatori trovarono<br />

ricetto in un cavo <strong>di</strong> un albero secolare <strong>di</strong> qui il nome <strong>di</strong> Alva-rona, che poi fu mutato<br />

in Alberane ed infine in <strong>Alberona</strong>.<br />

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ARCO DEI MILLE<br />

Risale al 1400, la sua apertura consentesi godere <strong>di</strong> un suggestivo panorama.<br />

Conserva intatta la tipica pavimentazione, costituita da ciottoli <strong>di</strong> fiume, che un tempo<br />

era comune a tutto il borgo originario.<br />

STATUA DI ANDREA NAZZARO<br />

De<strong>di</strong>cata alla memoria <strong>di</strong> questo giovane tenente, vittima della furia<br />

nazista. Eretta nel 1975 nel luogo in cui fu ucciso.<br />

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STATUA DI PADRE PIO<br />

Statua in bronzo, collocata in una piccola piazzetta costruita<br />

appositamente per accogliere l’icona. Si raggiunge facilmente a partire<br />

dalla piazza Civetta per mezzo <strong>di</strong> un lungo marciapiede in pietra.<br />

STRADINE DEL CENTRO STORICO<br />

... “ i strasciol” …<br />

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Particolare questa<br />

stra<strong>di</strong>na, che conserva<br />

ancora l’originaria<br />

pavimentazione,<br />

costituita da ciottoli <strong>di</strong><br />

fiume lavorati<br />

artigianalmente. I<br />

ciottoli sono<br />

tipicamente<br />

intervallati da file <strong>di</strong><br />

mattoni.<br />

PORTALI E STIPITI<br />

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Tra le fontane<br />

alberonesi...<br />

FONTANA TOMARELLI<br />

Restaurata <strong>di</strong> recente ,consta <strong>di</strong> un tetto a spioventi e <strong>di</strong> un solo rubinetto<br />

che riversa l’acqua in una pila. La fontana è situata a circa 4 Km dal<br />

centro abitato, sulla strada provinciale che collega Lucera con <strong>Alberona</strong>.<br />

FONTANA MUTA<br />

Fontana a forma <strong>di</strong> casetta con un arco in mattoni e pavimentazione in<br />

pietra, costruita nel 1824. Possiede 5 rubinetti <strong>di</strong> cui 3 centrali e 2 sui<br />

piloni laterali. Era luogo <strong>di</strong> ristoro per cavalli e corrieri <strong>di</strong> passaggio.<br />

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FONTANELLA:<br />

Fontana a forma <strong>di</strong> casa con tetto a due spioventi.<br />

FONTANINO<br />

Fontana a forma d’arco, coronata dalle scale che conducono alla Chiesa<br />

<strong>di</strong> San Rocco.<br />

FONTANA BELVEDERE<br />

La più giovane fontana del paese. L’acqua fuoriesce da un’anfora posta su<br />

un cumulo <strong>di</strong> pietre e si raccoglie in una vasca circolare, adornata <strong>di</strong> fiori.<br />

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Fontana pozzo<br />

Particolare è la posizione del “rubinetto”, posto a pochi centimetri da<br />

terra.<br />

FONTANA GRELLE<br />

Ristrutturata nel 1992.<br />

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FONTANA PISCIARELLI<br />

Fontana che ispirò il poeta Giacomo Strizzi che così scrisse :“acqua d’i<br />

Pisciarédde, acqua strafine che cant’e ride pe’ <strong>di</strong> tré cannèdde….”<br />

Circondata dal verde, presenta 3 “pisceri” (rubinetti) da cui sgorga<br />

finissima acqua. Recentemente è stata ricostruita in pietra.<br />

FONTANA “ PELOZZE SOTT’O’ PONTE’ ”<br />

A circa 3 Km dal centro abitato, sulla strada provinciale che collega<br />

<strong>Alberona</strong> con Roseto; collocata alla fine <strong>di</strong> un cunicolo rivestito in pietra,<br />

sottostante la strada.<br />

19


la poesia<br />

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IL MURAGLIONE DEI POETI DI ALBERONA<br />

(Giacomo Strizzi, Vincenzo D’Alterio, Camillo Civetta e Michele Caruso).<br />

E’ stato presentato il 22 agosto, il muro della poesia: i poeti provenienti da<br />

tutta Italia per la cerimonia <strong>di</strong> premiazione <strong>di</strong> “Borgo d’<strong>Alberona</strong>”, quinta<br />

e<strong>di</strong>zione del premio, hanno potuto ammirare il monumento che, all’ingresso<br />

del paese, rende omaggio agli esponenti storici della scuola letteraria<br />

alberonese. Sul muraglione in pietra campeggia una lunga scritta che recita:<br />

“Quant’è bell stu paese meje mbacce a na muntagne arrampecat, se lu<br />

guarde da sotte e da luntane, na mandrie janche d’ajeniddhe pare” (“Quant’è<br />

bello questo mio paese arrampicato su una montagna, se lo guar<strong>di</strong> da sotto e<br />

da lontano, sembra un gregge <strong>di</strong> bianchi agnelli”). La frase è parte <strong>di</strong> un<br />

componimento dell’in<strong>di</strong>menticato Michele Caruso. <strong>Alberona</strong> si è rivelata,<br />

ancora una volta, un autentico “Borgo della poesia”, appellativo che è stato<br />

legittimato da una popolazione che respira e vive <strong>di</strong> questa alta forma <strong>di</strong><br />

<strong>cultura</strong> e che, con il suo calore e la densa partecipazione, ha fatto <strong>di</strong> questo<br />

centro un esempio da imitare e da sostenere per il progresso e l’affermazione<br />

dell’intero Subappennino dauno.<br />

21


Giacomo Strizzi (<strong>Alberona</strong>,<br />

24 luglio 1888 – Torino, 3<br />

luglio 1961) era innamorato<br />

della propria terra, del<br />

proprio paese, della propria<br />

gente, dei costumi, delle<br />

<strong>tra<strong>di</strong>zioni</strong>, <strong>di</strong> tutto quanto,<br />

insomma, ancora oggi è in<br />

un certo senso bello e sano<br />

nei più riposti angoli del<br />

nostro Subappennino. E’<br />

stato un poeta italiano, fu<br />

avviato agli stu<strong>di</strong> da un<br />

pre<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> passaggio<br />

da <strong>Alberona</strong>, ma non<br />

essendo portato per la vita<br />

religiosa, terminò i suoi stu<strong>di</strong> nella scuola pubblica a Foggia.<br />

Successivamente si arruolò nella Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> finanza come volontario e<br />

lavorando maturò anche poeticamente.<br />

La sua produzione letteraria si svolse dal 1945 al 1960; tuttavia espresse il<br />

meglio della sua creatività soprattutto durante la sua permanenza a Foggia,<br />

dove nel decennio 1949-1959 frequentò un gruppo <strong>di</strong> amici artisti, intellettuali<br />

ed uomini <strong>di</strong> <strong>cultura</strong> che si riunivano presso il caffè "La gloria". Fu proprio<br />

dalla partecipazione a questi incontri che trasse ispirazione per molte delle<br />

sue poesie.<br />

Per l'asprezza del <strong>di</strong>aletto alberonese da lui usato per esprimere i suoi<br />

sentimenti poetici e soprattutto il forte legame con la sua terra natia, gli è<br />

stato riconosciuto dai critici, un ruolo molto importante nella poesia <strong>di</strong>alettale<br />

della Daunia.<br />

Uno dei suoi sillogi più importanti è: Cusarèdde pajesane.<br />

22<br />

Michele Caruso<br />

(<strong>Alberona</strong> 1890-1967)<br />

Dalle composizioni <strong>di</strong><br />

Grafinlan<strong>di</strong>a (raccolta <strong>di</strong><br />

poesie) emerge un profilo<br />

esaustivo del poeta<br />

alberonese,sia dal punto<br />

<strong>di</strong> vista umano e<br />

professionale,sia da<br />

quello poetico.


Michele Caruso ,pur non essendo un poeta prettamente lirico,rivela tuttavia<br />

momenti <strong>di</strong> profonda commozione e <strong>di</strong> sincera cifra me<strong>di</strong>tativa.<br />

Caruso <strong>di</strong>venta pensoso <strong>di</strong> fronte al destino dei luoghi nativi ed al naturale<br />

evolversi degli avvenimenti e delle cose.<br />

La sua poesia più importante è: Pisscaréddhe,Pissciaré!<br />

Vincenzo D’Alterio nato<br />

ad <strong>Alberona</strong> l’8<br />

<strong>di</strong>cembre 1940 e<br />

prematuramente<br />

scomparso a Biccari nel<br />

2000, ha alternato il suo<br />

impegno fra traduzioni e<br />

attività <strong>cultura</strong>li, sociali e<br />

politiche.<br />

La sua produzione<br />

letteraria va dalla poesia<br />

al teatro, dalla storia<br />

locale alla critica. Oltre<br />

che in lingua italiana,<br />

egli è stato stu<strong>di</strong>oso dei<br />

<strong>di</strong>aletti <strong>di</strong> Capitanata,<br />

per molti dei quali ha fissato regole razionali <strong>di</strong> trascrizione; ha scritto poesie<br />

e poemetti in vernacolo alberonese.<br />

Vincenzo, per i suoi versi traeva ispirazione dalla natura circostante. Insieme<br />

a Giacomo Strizzi e Michele Caruso, è stata una delle figure più importanti<br />

della tra<strong>di</strong>zione poetica e letteraria alberonese.<br />

Fra i suoi saggi ricor<strong>di</strong>amo: <strong>Alberona</strong> e l’emigrazione; <strong>Alberona</strong> crolla.<br />

Per il teatro ha curato la regia dell’intera opera <strong>di</strong> Eduardo De Filippo per i<br />

gruppi teatrali giovanili. Ha scritto e <strong>di</strong>retto proprie comme<strong>di</strong>e come “Arretirete<br />

Rille”, “U carusille”, tradotti poi entrambi in vernacolo alberonese.<br />

Con alterne vicende, Vincenzo è stato protagonista della vita politicoamministrativa<br />

<strong>di</strong> <strong>Alberona</strong>, capeggiando liste civiche, profondendo impegno<br />

costante per la propria comunità ed affermando costantemente gli ideali <strong>di</strong><br />

giustizia che lo caratterizzavano.<br />

23


Camillo Civetta nasce<br />

il 25 maggio 1870. Il<br />

legame <strong>di</strong> Camillo<br />

con la sua città natale<br />

fu fortissimo e<br />

intenso. Laureatosi a<br />

Napoli in<br />

Giurisprudenza,<br />

<strong>di</strong>viene Conciliatore,<br />

vice Pretore e<br />

Giu<strong>di</strong>ce Onorario nel<br />

suo comune. Per un<br />

solo anno è<br />

giovanissimo Sindaco<br />

<strong>di</strong> <strong>Alberona</strong>.<br />

L’amore <strong>di</strong> Camillo, si<br />

evince da ogni scritto, e ancor più dall’impegno politico, amministrativo e<br />

<strong>cultura</strong>le che Lui ha sempre profuso per la sua Terra, così come l’amore per<br />

<strong>Alberona</strong> e la Capitanata hanno sempre ispirato l’attività me<strong>di</strong>ca, intesa come<br />

missione svolta per aiutare il prossimo.<br />

Poco ricordata è l’attività letteraria <strong>di</strong> Camillo che si espresse con prose <strong>di</strong><br />

occasione, ma soprattutto con un aureo libretto del 1892 che oggi si<br />

ripropone. Il saggio fu pubblicato un anno prima della sua laurea in legge. Il<br />

libro raccoglie una lunga serie <strong>di</strong> canti popolari, che furono trascritti dalla viva<br />

voce <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni e <strong>di</strong> popolani, che le cantavano nei momenti <strong>di</strong> pausa del<br />

loro lavoro. L’opera fu molto apprezzata dal pubblico degli stu<strong>di</strong>osi e nella sua<br />

città. Il 10 settembre 1892 il Consiglio Comunale <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong> riunito nella sala<br />

comunale e con la presenza <strong>di</strong> 14 consiglieri, espresse un voto <strong>di</strong> plauso e <strong>di</strong><br />

ringraziamento a Camillo Civetta per aver regalato al comune natio il libretto<br />

<strong>di</strong> <strong>Alberona</strong> e la sua lirica popolare.<br />

24


POESIE su ALBERONA<br />

ALBERONA<br />

Alma terra, ridente ed occhieggiante<br />

Fra populei filari al vento dati;<br />

o salubre ricetto affascinante, canti non han per te, i tuoi pigri vati?<br />

Ma ti molce e sorride la scrosciante<br />

Acqua regina che, pe i <strong>di</strong>rupati<br />

Fianchi faconda li orti, e va sonante,<br />

anelato confortai campi e ai prati.<br />

Son ricche le tue valli; i tuoi vigneti<br />

Si arrampican pe’ colli civettuoli<br />

Al sussurro de l’aura imbalsamata.<br />

Ed io <strong>di</strong>rò, <strong>di</strong> te vate, i secreti<br />

Fascini, e il bello che celar tu suoli,<br />

dolce terra, a la gloria consacrata.<br />

25<br />

PIETRO LOMBARDI


ALBERONA<br />

Tu ignori il primo vagito <strong>di</strong> un bambino,<br />

il lento dondolare <strong>di</strong> una culla,<br />

il rantolo <strong>di</strong> un vecchio moribondo,<br />

in tonfo <strong>di</strong> un sepolcro che si chiude:<br />

ché niente è nuovo e niente <strong>di</strong> passaggio<br />

entro il cerchio sereno dei tuoi monti.<br />

E non c’è ferro che scan<strong>di</strong>sca l’ore;<br />

alba non c’è che nasca dallo scuro,<br />

né tramonto che imbruni terra e cielo.<br />

E sai le stelle, e ti riscalda il sole.<br />

Dove non c’è che il mondo, quanto è vano<br />

Cercar <strong>di</strong> ieri e sempre l’ombre tue!<br />

26<br />

VINCENZO D’ALTERIO


ALBERONA<br />

<strong>Alberona</strong>, miracolo delle cose semplici!<br />

Stamani ho scherzato nell’acqua con le <strong>di</strong>ta<br />

E il sole m’ha prestato i suoi colori per una cascata.<br />

E in questa notte <strong>di</strong> luna<br />

L’anima sogna un viso d’innocenza.<br />

Quasi per u<strong>di</strong>re qust’impercettibile canto <strong>di</strong> fontane,<br />

portami nel cuore l’eco e il passaggio,<br />

m’appoggio a questa ringhiera.<br />

E miro il silenzio lo scenario delle strade strette fatte<br />

A scala, le facciata bianche delle case civettuole,<br />

i gerani che animano i balconi, gli oleandri<br />

nei cortili puliti, le more crespate <strong>di</strong> velluto<br />

su per i muri antichi.<br />

Il bosco è una corona fitta <strong>di</strong> alberi ai miei<br />

Occhi; sento il vento che mi porta profumi e<br />

L’assolo <strong>di</strong> un grillo, il suo stupore, che tutta<br />

La notte, in silenzio, l’ascolti.<br />

Chiome leggere d’alberi giganti, un cielo a<br />

Me così vicino e familiare: un grappolo <strong>di</strong><br />

stelle carezzano i miei occhi; la luna adesso<br />

è <strong>di</strong>ventata un lampicino rosso, sogno d’un<br />

fanciullo, <strong>di</strong> questo paese, che m’ha regalato<br />

il suo respiro e fatto grande lo spazio<br />

del cuore.<br />

Ecco: ti porto, paese assai gentile, nel ricordo<br />

Come un libro amico: poche linee tracciate,<br />

un grazioso <strong>di</strong>segno nel verde serrato<br />

come il tuo silenzio.<br />

27<br />

DONATO COCCO


ALBERONA<br />

(6 Dicembre 1970)<br />

Ti ritrovo adagiata nei colori<br />

Dell’autunno: fronde rosse<br />

Accese dal vento, singhiozzo<br />

Di acqua perduta nei canali.<br />

Mi portò amore lungo i tuoi sentieri:<br />

ho rubato ai volti il segreto<br />

dell’età, l’angoscia ai cespiti,<br />

il colore ai tuoi occhi chiari.<br />

Ritorno. Ho dentro la ruggine<br />

Dei tigli, il vuoto del muro<br />

A secco ai margini delle strade,<br />

la tristezza del sole che lento<br />

si sfalda sui muri <strong>di</strong> calce.<br />

Sul ciglio delle tue fontane<br />

Conche colme d’acqua aspettano<br />

Ancora braccia che conosco.<br />

28<br />

MICHELE URRASIO


ALBERONE<br />

,<br />

Ppéd’ a Muntàhure,<br />

sop’a na ripa<br />

vérde, Alberane<br />

pare na zita<br />

bianca-vestite;<br />

‘dà, d’occhie a ssole,<br />

tra na raggére<br />

d’uliv’e cèrquele,<br />

e n’armunìie<br />

d’acque e vucédde,<br />

tamènte u mare,<br />

strisce de préta<br />

turchine, Trèmete<br />

e u Tavulére<br />

d’ore-cangiante<br />

d’a Mugghia Chiane.<br />

29<br />

GIACOMO STRIZZI<br />

Traduzione: ALBERONA- A piè <strong>di</strong> Montauro, su d’una ripa verde, <strong>Alberona</strong> pare una sposa<br />

biancovestita; lì, a solatio tra una raggera d’ulivi e querce, e un’armonia d’acqua e uccelli, guarda<br />

lontano il mare, striscia <strong>di</strong> pietra turchina, l’isle Tremiti e il Tavoliere d’oro cangiante della Puglia<br />

Piana.


ALBERONE<br />

Quante jè bbèlle ‘stu pajèse mèje,<br />

‘facce a ‘na muntagne arrampecate !<br />

Se lu guarde da sotte e da luntane,<br />

‘na mandre janche d’ajeniddhe pare;<br />

front’a ssole, z’allònghe ‘u muraglione<br />

ché de muntagne attuarne è curunate;<br />

e sotte, ze destènne ‘na vallate<br />

ricche de vigne e frutte ammaturate;<br />

z’allònghe l’occhie sop’o Tavulére<br />

fin’a lu mare azzurre e Sammechéle.<br />

Quante jèssce lu sole a la matine,<br />

lu ‘bbogghje tutte ‘nd’a ‘na lucia d’ore;<br />

e mèntre l’arja frésche tu respire,<br />

de jèreve e de sciure profumate,<br />

‘nu cungérte de cante te chenzole;<br />

e turne a caste tutte rinfrancate.<br />

30<br />

MICHELE CARUSO<br />

Traduzione: -ALBERONA- Quanto è bello questo mio paese, arrampicato su <strong>di</strong> una montagna! Se<br />

lo guar<strong>di</strong> da sotto e da lontano, ti sembra un bianco gregge <strong>di</strong> agnellini; <strong>di</strong> fronte al sole, si allunga<br />

il muraglione, coronato <strong>di</strong> monti; sotto, si <strong>di</strong>stende una vallata ricca <strong>di</strong> vigne e <strong>di</strong> frutti maturi; si<br />

perde l’occhio sul Tavoliere, fino al Gargano e al mare azzurro. All’alba, il sole lo riveste <strong>di</strong> una<br />

luce d’oro; e mentre respiri l’aria fresca, che sa <strong>di</strong> erba e <strong>di</strong> fiori ti consola un concerto <strong>di</strong> canti; e<br />

torni a casa tua, rinvigorito.


SUL MONTE STILO<br />

Questa è la vetta che la gran <strong>di</strong>sfida<br />

Lancia a le nubi, a i cieli, a le procelle;<br />

qui, fra le rocce, impavido si annida<br />

l’avvoltoio, che rotae fra le stelle.<br />

Qui, l’uragano, le infernali grida<br />

Sprigiona, e mugge con ansie ribelle;<br />

la folgore qui schianta, e le son guida<br />

la paura e la morte, ingorda e folle.<br />

Ma viene il maggio, e qui sul biancospino<br />

Cade un manto <strong>di</strong> fiori, e le viole<br />

Per le siepi han profumi incantatori.<br />

Le balsamiche essenze del mattino,<br />

quando là giù nel mare si leva il sole,<br />

intreccian melopee con mille fiori.<br />

31<br />

PIETRO LOMBARDI


L’ACQUE D’I PISSCIAREDDHE<br />

… L’cque d’i Pissciaréddhhe è’ n’acque frésche,<br />

jè ‘n’acqua crestalli’ne cruccarèddhe<br />

chè tutt’i jorne, d’a matine a sére,<br />

redènne, spenzarate, a sckaccaeèddhe,<br />

jéggne quartare, cìcen’e varlèddhe.<br />

32<br />

MICHELE CARUSO<br />

Traduzione: … L’acqua dei Pisciarelli è un acqua fresca, è un acqua cristallina e croccante che<br />

ogni giorno, da mattina a sera, ridendo spensierata a crepapelle, riempie anfore, orciuoli e barili…<br />

... Acqua d’i Pisciarédde, acque strafine<br />

Che cant’e ride pe ‘<strong>di</strong> tré cannèdde,<br />

e che nda giarle, cìcene e varlèdde<br />

chiù saprite d’a néve te mantine …<br />

GIACOMO STRIZZI


i proverbi<br />

33


ALBERONESE ITALIANO<br />

Figh, fighiastr e nput quidd che faj è tutt prdut. Figli, figliastri e nipoti quello che fai è tutto<br />

perso.<br />

Quistu vin je bell e fin a salut d chi su tir. Questo vino è bello e fino alla salute <strong>di</strong> chi se lo<br />

beve.<br />

Stip che truv Quello che conservi oggi lo troverai domani.<br />

Carnval carnvalicchj damm nu poch d saucicchj<br />

e s n ma vu dà che t puzza strfucà<br />

34<br />

Carnevale, carnevale dammi un po’ <strong>di</strong> salsiccia<br />

e se non me la vuoi dare spero che ti vada <strong>di</strong><br />

traverso.<br />

(Questo proverbio si <strong>di</strong>ce a carnevale quando i<br />

bambini girano per le case ).<br />

A ricch sci e a cstujn no A <strong>di</strong>vertirsi sì a lavorare no<br />

Chi rid senza a nu pchè o je fess o c lav p me Chi ride senza un motivo o è stolto o sta ridendo<br />

<strong>di</strong> me<br />

Chi pass p chiazza Zuppett e n ve judcat o je<br />

mort o je malat.<br />

E’ rvat Natal e senza dnar m leggj u giurnal e m<br />

vaj a culcà<br />

A neghj a muntagnj pigghj a zapp e va a<br />

wadagn, a neghj a pughj pighj a zapp e vatt a<br />

durm<br />

Chi passa in piazza Zappetta e non viene<br />

criticato o è morto o è ammalato.<br />

E’ arrivato Natale e senza denari mi leggo il<br />

giornale e me ne vado a letto.<br />

Se c’è la nebbia in montagna pren<strong>di</strong> la zappa e<br />

vai a lavorare, se c’è la nebbia in pianura-<br />

Puglia- pren<strong>di</strong> la zappa e vai a dormire.<br />

Dimm a chi si fighj e t sacc a <strong>di</strong>c a chi ta smighj Dimmi a chi sei figlio e ti so <strong>di</strong>re a chi assomigli<br />

T vo ben fratt carnal ma meghj d jss n d vo vdè Ti vuole bene tuo fratello ma con una<br />

sistemazione migliore della sua non ti vuole<br />

vedere.<br />

Dimm p chi vaj e t sacc a <strong>di</strong>c quid che faj Dimmi con chi stai (con chi esci) e ti so <strong>di</strong>re<br />

quello che fai.<br />

Acn a acn s fa a macn A chicco a chicco si fa il vino (a poco a poco si<br />

fanno i sol<strong>di</strong>).<br />

Tit tit tect u stort e damm u dritt Tetto, tetto tieni il dente storto e dammi il dente<br />

dritto.<br />

A jad<strong>di</strong>n fa l’ov e a uadd u genn u cul La gallina fa l’uovo e al gallo gli duole il sedere.<br />

Lam e puttana vecchi pann senb rnuvà Frane e puttane vecchie si devono sempre<br />

rinnovare.


ALBERONESE ITALIANO<br />

Lundì nj for<br />

Martedì che c vai a fa<br />

Mrcul<strong>di</strong> a Madonn u Carmn<br />

Giuvdì u corp sdomn<br />

Vnardì t faj u carus<br />

Sabt t rpus<br />

Zumb, zumbit a do zomb a capr zomb pur u<br />

capritt<br />

35<br />

Lunedì non andare in campagna<br />

Martedì che ci vai a fare<br />

Mercoledì è la Madonna del Carmine<br />

Giovedì è il Corpus Domini<br />

Venerdì ti fai i capelli<br />

Sabato ti riposi<br />

Salta salta dove salta la capra, salta anche il<br />

capretto.<br />

A cas u buon Gesù chi c trasc n g jesc chiù La casa del buon Gesù chi ci entra non esce più<br />

Chi bell vò parè dlor adda patè Chi bella vuole apparire un po’ <strong>di</strong> dolore deve<br />

patire.<br />

Ambar l’art e mittl da part Impara il mestiere e mettilo da parte (Nella vita<br />

tutto ciò che s’impara può servire).<br />

Attacc u ciucj a do <strong>di</strong>c u padron Lega l’asino dove vuole il padrone (Obbe<strong>di</strong>re<br />

ciecamente)<br />

L’ov che n z dann a Pasqu n z dann chiù Le uova che non si danno a Pasqua non si danno<br />

più<br />

Padr e padron enn semb raggion Padri e padroni hanno sempre ragione.<br />

I sold fann rapì l’occhj e cicat I sol<strong>di</strong> fanno aprire gli occhi ai non vedenti.<br />

A robb n je d chi sa fa ma d chi sa vad La roba non è <strong>di</strong> chi se la fa (<strong>di</strong> chi se la lavora)<br />

ma <strong>di</strong> chi se la gode.<br />

Chi negozia camp chi fatj mor Chi negozia vive <strong>di</strong> più, chi lavora vive <strong>di</strong><br />

meno.<br />

I ciucc fann a sciare e i varledd s sfascn Gli asini litigano e i barili si sfasciano ( si <strong>di</strong>ce<br />

quando in una lite vengono coinvolti quelli che<br />

non c’entrano).<br />

U sazji n cred o <strong>di</strong>un Colui che sta bene, che ha da mangiare e da<br />

bere, non crede a colui che soffre <strong>di</strong> fame.<br />

Chjud a casc quand c sta a rasc Chiu<strong>di</strong> la gassa quando c’è l’abbondanza<br />

(Quando hai molto metti da parte perché il<br />

tempo <strong>di</strong> oggi è brutto).<br />

Mazz e panell fann i fighj bell Botte e panni fanno i figli belli.<br />

Piccul e mal cavat Piccola e in gamba.


ALBERONESE ITALIANO<br />

Men a pret e s tir a man Butta la pietra e nasconde la mano.<br />

A fa u pass quand t a coss Devi fare il passo quanto hai la gamba.<br />

Rob truvat mez rubbat Roba trovata è mezza rubata.<br />

A ndò riv chiand u cipp Dove arrivo mi fermo.<br />

A lengh n’te l’oss ma romb l’ossr La lingua non ha ossa ma rompe le ossa<br />

(L’offesa verbale è peggiore <strong>di</strong> una bastonata).<br />

Aust appundt u bust Agosto allacciati il busto (in quanto ad Agosto<br />

inizia il freschetto).<br />

I parent so com e sval: chiù so stritt e chiù t fann<br />

mal<br />

36<br />

I parenti sono come gli stivali: più sono stretti e<br />

più ti fanno male.<br />

Stengh nderr pi rot Sto a terra con le ruote (si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> chi è depresso<br />

moralmente, fisicamente ed economicamente).<br />

Aust te u mon e setter annazz l’om Agosto ha il nome che fa caldo ma settembre è<br />

più caldo.<br />

Vracc curt e lenga long Bracce corte e lingua lunga.<br />

Picc mal cott e gnrat Poco, mal cotto e pieno <strong>di</strong> cenere.<br />

Quan u piccul a parlat u ros a fatt assaj Quando un bimbo piccolo ha parlato i genitori (i<br />

gran<strong>di</strong> ) hanno sparlato tanto.<br />

Fighj piccul uaj piccul<br />

Fighj ross uaj ross<br />

Figli piccoli guai piccoli<br />

Figli gran<strong>di</strong> guai gran<strong>di</strong><br />

U mal che p te n vu a lant mang c l’ha fà Il male che per te non vuoi agli altri non devi<br />

farlo.<br />

Chiù renn e chiù penn Più rende e più pende un lavoro più si rinvia e<br />

più si perde la voglia <strong>di</strong> farlo).<br />

S men nanz p n cadì Si butta avanti per non cadere. (equivale al detto<br />

italiano “chi si scusa si accusa”.<br />

A fatji da fest trasc da port e jesc da fnestr Il lavoro della festa entra dalla porta ed esce<br />

dalla finestra (chi lavora nei giorni <strong>di</strong> festa,<br />

quando dovrebbe de<strong>di</strong>carsi al Signore va perso).<br />

Carr, mulin e schiuppett, che n tè ju<strong>di</strong>zi cù fa<br />

mett<br />

Carro, mulino e fucile fanno mettere il giu<strong>di</strong>zio<br />

a chi non ne ha.


ALBERONESE ITALIANO<br />

Cra cra fa a curnacchj Cra cra è il verso della cornacchia ed equivale a<br />

<strong>di</strong>re domani domani.<br />

U sruizj che rncresc l’ha fa prim Il sevizio che ti ricresce da fare fallo per prima<br />

(Non rimandare a domani quello che puoi fare<br />

oggi).<br />

L’abbt n fa u monc L’abito non fa il monaco (non bisogna fidarsi,<br />

delle apparenze a volte ingannano).<br />

Ammindv u <strong>di</strong>aul e spuntn i corn Nomini il <strong>di</strong>avolo e spuntano le corna (equivale<br />

al detto “lupus in fabula”)<br />

Chi te a code d pagghj s’appicc Chi ha la coda <strong>di</strong> paglia se la brucia<br />

U sucuperchj romb u cuperchj Il soverchio rompe il coperchio.<br />

Quand mai zingr a metè Quando mai gli zingari a mietere.<br />

Ogni acqua sa charisc, ogni vent sa pas Tutte le acque chiare, tutti i venti si posano (i<br />

rapporti tra due persone, anche se per molto<br />

tempo sono stati burrascosi man mano che il<br />

tempo passa si riappacificano).<br />

Quann u pured da o ricch u <strong>di</strong>aul sa rid Quando il povero da al ricco il <strong>di</strong>avolo se la<br />

ride.<br />

Chi te a vigne te a tignj Chi ha la vigna ha la tigna.<br />

Senza sold n z cant mess Senza sol<strong>di</strong> non si cantano messe (ogni lavoro<br />

vuole il suo adeguato compenso).<br />

Chi fatij s vev l’acqu chi n fatij s vev u vin Chi lavora beve l’acqua chi non lavora beve il<br />

vino.<br />

O stu past o sta fnestr O questa pietanza o questa finestra.<br />

L’acqu va ndo a terr penn Lasciare che le cose vadano come vuole il<br />

destino.<br />

Quann i papr vann a Pughje pigghj a cupert e<br />

vatt a durm.<br />

Quann i papr vann a mundagn pighj a zapp e va<br />

a uadagn<br />

37<br />

Quando le papere vanno in pianura – Puglia –<br />

pren<strong>di</strong> la coperta e vai a dormire.<br />

Quando le papere vanno in montagna pren<strong>di</strong> la<br />

zappa e vai a lavorare.<br />

Piatt cupert n ce cacn mosc Piatto coperto non ci fanno il bisogno le<br />

mosche.<br />

(per evitare brutte conseguenze bisogna<br />

prendere le dovute precauzioni


ALBERONESE ITALIANO<br />

L’acqua trod va p nanz<br />

L’acqua chiar va a press<br />

Na fighj cent jennr Una figli cento generi<br />

Dudc so i mis, tridc so i lun, a nott chjù long jè<br />

quan t culc a <strong>di</strong>un<br />

38<br />

L’acqua torbida va avanti<br />

L’acqua limpida va <strong>di</strong>etroù<br />

(vale a <strong>di</strong>re che la verità viene sempre a galla)<br />

Do<strong>di</strong>ci sono i mesi, tre<strong>di</strong>ci sono le lune, la notte<br />

più lunga è quando vai a dormire a <strong>di</strong>giuno<br />

U picc accant o nient jè meghj u picc che u nient Il poco accanto al niente è meglio il poco che il<br />

niente<br />

S’accocchin a lim e a rasp Vengono a trovarsi insieme la lima e la raspa.<br />

(si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> carattere opposto)


la cucina<br />

<strong>di</strong> ieri … e<br />

quella <strong>di</strong> oggi<br />

39


PRIMI PIATTI<br />

VERDURE MISTE (Foghj a misch)<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: Caccialepri, crispigni, borragine, rucoletta, finocchietti, cicoriella,<br />

cardoncelli, sale e olio.<br />

Preparazione: Lessare le verdure, dopo averle scolate, con<strong>di</strong>rle con olio e sale.<br />

PANCOTTO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: Tutte le erbe necessarie per preparare i “fogliammiscat”<br />

Preparazione: Si fa bollire, in una pentola, dell’acqua, con mezza cipolla, un paio <strong>di</strong><br />

spicchi <strong>di</strong> aglio ed un po’ <strong>di</strong> peperoncini e, poi, si calano le erbette. Quando le erbe<br />

sono quasi cotte, si aggiunge il pane casereccio, tagliato a fette larghe. A cottura<br />

avvenuta, si con<strong>di</strong>sce con olio crudo e si lascia amalgamare a fuoco lento per qualche<br />

attimo.<br />

CICATELLI CON LA RICOTTA DURA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti per la paste fatta in casa: 500 gr. Di farina <strong>di</strong> grano tenero, acqua, un<br />

pizzico <strong>di</strong> sale, 500 gr. <strong>di</strong> farina <strong>di</strong> grano duro.<br />

Preparazione pasta fatta in casa: impastare il tutto fino ad ottenere una pasta<br />

omogenea e compatta che scoppietta quando si lavora.Con le mani, preparare dei<br />

cordoncini <strong>di</strong> pasta e, con il coltello e con le <strong>di</strong>ta, fare i cicatelli.<br />

Ingre<strong>di</strong>enti per il Sugo: Si preferiscono quattro tipi <strong>di</strong> carne: agnello, vitello, maiale e<br />

salsiccia.<br />

Preparazione Sugo: Mettere in una casseruola il misto <strong>di</strong> carne, olio <strong>di</strong> oliva, cipolle<br />

e basilico; far dorare il tutto spruzzandovi mezzo bicchiere <strong>di</strong> vino bianco; far<br />

evaporare ed aggiungere salsa <strong>di</strong> pomodoro. Cuocere il tutto, lentamente, per un’ora.<br />

Prima <strong>di</strong> togliere dal fuoco, aggiungere delle foglie <strong>di</strong> basilico.<br />

40


CICATELLI CON LA RUCOLA<br />

Dose per 4 persone<br />

Ingre<strong>di</strong>enti per la pasta: 350 gr. Di semola; 150 gr. Di farina; un pizzico <strong>di</strong> sale<br />

Ingre<strong>di</strong>enti per il sugo: 1 Kg <strong>di</strong> rucola; 500 gr. Di polpa <strong>di</strong> pomodoro; uno spicchio<br />

d’aglio; sale; peperoncino; basilico.<br />

Proce<strong>di</strong>mento per i cicatelli: Versare la farina e la semola sulla spianatoia e, nel<br />

mezzo, versare dell’acqua tiepida leggermente salata. Lavorare accuratamente<br />

l’impasto, coprirlo e farlo riposare per qualche minuto. Formare una sfoglia <strong>di</strong> 1 cm<br />

<strong>di</strong> spessore, tagliare delle strisce <strong>di</strong> 2 cm.che poi si caveranno con due <strong>di</strong>ta.<br />

Proce<strong>di</strong>mento per il sugo:In un pentolino far dorare con un po’ d’olio, l’aglio, e poi<br />

unire la polpa <strong>di</strong> pomodoro, predentemente passata al setaccio, ed il basilico. Far<br />

cuocere per mezz’ora, poi unire la rucola e far insaporire.<br />

CICATELLI CON BROCCOLI DI RAPA O NERI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: un cavolo <strong>di</strong> 1 kg.;500 gr. Cicatelli schiacciati<br />

Preparazione: Far lessare, in abbondate acqua, il cavolo, a metà cottura, aggiungere i<br />

cicatelli far cuocere, salare e scolare bene. Far rosolare aglio, olio, peperoncino e<br />

versare sulla pasta. Mescolare energicamente il tutto e servire ben caldo.Si può usare<br />

anche solo olio crudo.<br />

FAGIOLI CON LA COTENNA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 foglia <strong>di</strong> alloro,1 spicchio d’aglio, 6 fette <strong>di</strong> pane, 1 barattolo <strong>di</strong> salsa<br />

<strong>di</strong> pomodoro,500 gr <strong>di</strong> fagioli, 500 gr <strong>di</strong> cotenna<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Mettere a bagno la sera precedente i fagioli con un po’ <strong>di</strong> bicarbonato.<br />

Tagliare la cotenna a pezzetti e deporla in una terrina con dell’acqua bollente per<br />

favorire completa pulitura. Mettere sul fuoco una pentola con i fagioli, acqua, uno<br />

spicchio d’aglio, una foglia da alloro, il sale e la cotenna. Coprire e<br />

lasciare cuocere a fuoco lento. Poi, in una casseruola, far rosolare uno spicchio<br />

d’aglio schiacciato, il peperoncino l’olio.Non appena assume colore, unire il<br />

pomodoro. Lasciare cuocere per 5 minuti, versare i fagioli con la cotica.<br />

PAN COTTO CON LA VERDURA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: pane raffermo, verdura, bietole <strong>di</strong> campagna, patate, cipolla, pomodoro<br />

appeso,olio, aglio.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Far bollire la verdura, cipolle, aglio, pomodoro e patate. A cottura<br />

quasi completa, Aggiungere il pane. Non appena la pietanza sarà cotta, dopo averla<br />

scolata bene, con<strong>di</strong>re con olio crudo.<br />

41


GNOCCHI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 Kg <strong>di</strong> patate, 500g <strong>di</strong> farina.<br />

Preparazione: far lessare le patate, pelarle e passarle a setaccio. Unire la farina fino<br />

ad ottenere una pasta molto molle (questa può essere più o meno molle a seconda dei<br />

gusti). La durezza degli gnocchi si ottiene aggiungendo della farina. Con le mani<br />

formare dei cordoncini <strong>di</strong> pasta non molto sottili, e tagliare in pezzetti <strong>di</strong> due cm.<br />

Passarli uno alla volta sulla grattugia capovolta facendo una leggera pressione con<br />

l’in<strong>di</strong>ce e il me<strong>di</strong>o. Cospargere <strong>di</strong> farina prima e dopo l’esecuzione per evitare che si<br />

attacchino tra loro. Lessare in abbondante acqua salata a più riprese (sono cotti<br />

quando vengono a galla). Scolare bene e con<strong>di</strong>re con sugo (come quello preparato per<br />

i cicatelli) e abbondante parmigiano grattugiato.<br />

FAGIOLI CON LA COTENNA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 foglia <strong>di</strong> alloro, 1 spicchio d’aglio, 6 fette <strong>di</strong> pane, 1 barattolo <strong>di</strong> salsa<br />

<strong>di</strong> pomodoro, 500g <strong>di</strong> fagioli, 500g <strong>di</strong> cotenna.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Mettere a bagno la sera precedente i fagioli con un po’ <strong>di</strong> bicarbonato.<br />

Tagliare la cotenna a pezzetti e deporla in una terrina con dell’acqua bollente per<br />

favorire la completa pulitura. Mettere sul fuoco una pentola con i fagioli, acqua, uno<br />

spicchio d’aglio, una foglia <strong>di</strong> alloro, il sale e la cotenna. Coprire e lasciare cuocere a<br />

fuoco lento. Poi, in una casseruola, fare rosolare uno spicchio d’aglio schiacciato, il<br />

peperoncino e l’olio. Non appena assume colore, unire il pomodoro. Lasciare cuocere<br />

per cinque minuti. Eliminare lo spicchio d’aglio e versarvi i fagioli con la cotica.<br />

Incoperchiare e continuare la cottura per circa 15 minuti. Intanto far abbrustolire il<br />

pane, poi deporre alcune fette nei piatti e versarvi sopra i fagioli con la cotica.<br />

FAGIOLI CON LA SCAROLA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 500 g <strong>di</strong> fagioli, 1 kg <strong>di</strong> scarola, olio e aglio.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Mettere a bagno i fagioli la sera precedente con un po’ <strong>di</strong><br />

bicarbonato.Cuocere i fagioli con aglio e insaporirli con un dado. Far cuocere a parte<br />

la scarola, ed a metà cottura unirla ai fagioli e far cuocere insieme fino a completa<br />

cottura. Servire ben caldo con olio crudo e peperoncino.<br />

FETTUCCINE CON LE FAVE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: fettuccine o tagliatelle (preferibilmente fatte in casa), purè <strong>di</strong> fave, un<br />

dado, olio <strong>di</strong> oliva.<br />

Preparazione del purè: Tenere a bagno, per una intera nottata le fave secche. Far<br />

cuocere a lungo in modo da ottenere un purè. Una volta cotte, si aggiunge un dado per<br />

insaporire. Amalgamare successivamente, la fettuccine lessate in abbondante acqua<br />

salata e ben scolate. Subito dopo mantecare il tutto aggiungendo olio crudo.<br />

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SPAGHETTI CON ANGUILLA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 200 g <strong>di</strong> anguilla fresca, 200 g <strong>di</strong> passato <strong>di</strong> pomodoro, 500 g <strong>di</strong><br />

spaghetti, prezzemolo, basilico, uno spicchio d’aglio, olio, sale, pepe.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Far dorare leggermente in una casseruola 2 cucchiai <strong>di</strong> olio il<br />

prezzemolo, il basilico e l’aglio tritato, unire i pelati, salare e pepare.<br />

Far cuocere per circa venti minuti. Deporre l’anguilla lavata e tagliata a tocchetti e<br />

continuare la cottura per altri otto minuti mescolando. Fare lessare degli spaghetti e<br />

con<strong>di</strong>re con il sughetto, precedentemente liberato dalle anguille. Queste ultime<br />

verranno utilizzate come secondo piatto.<br />

SEMOLA BATTUTA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: mezzo chilo <strong>di</strong> semola, formaggio, 4 uova, prezzemolo, sale.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Mettere la semola a fontana su una spinatoia, unire del formaggio<br />

grattugiato, le 4 uova, un po’ <strong>di</strong> sale, infine un po’ <strong>di</strong> prezzemolo tritato.<br />

Amalgamare i componenti, senza eccedere nel processo <strong>di</strong> lavorazione, prendere una<br />

porzione <strong>di</strong> questo impasto e tagliuzzarlo con un coltello ben affilato in modo da<br />

formare tanti fiocchi <strong>di</strong> pasta, in<strong>di</strong> versarli in brodo bollente <strong>di</strong> carne precedentemente<br />

preparato e far cuocere.<br />

Servire ben caldo e aggiungere una buona manciata <strong>di</strong> parmigiano o pecorino.<br />

TAGLIOLINI IN BRODO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 250 g <strong>di</strong> farina, 500 g <strong>di</strong> semola ( da mischiare con la farina), 1 bicchiere<br />

d’acqua, 4 uova.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Disporre la farina e la semola a fontana sulla spianatoia; aggiungere<br />

le uova, un po’ d’acqua ed amalgamare il tutto formando un unico impasto liscio e<br />

morbido. Preparare delle foglie, infarinare e piegarle su se stesse alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 5<br />

cm. Tagliare la foglia ripiegata a strisce sottili <strong>di</strong> 0.5 cm. Scrollarle e <strong>di</strong>sporle sulla<br />

spianatoia.far bollire del brodo <strong>di</strong> carne e aggiungere i tagliolini. Far cuocere, e<br />

servire ben cal<strong>di</strong> con una spolverata <strong>di</strong> parmigiano.<br />

TROCCOLI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: mezzo i semola, 2 uova, farina, attrezzo pere fare i troccoli.<br />

Proce<strong>di</strong>mento: Disporre la semola a fontana sulla spianatoia, aggiungere le uova e<br />

l’acqua. Lavorare bene la pasta fino a farla <strong>di</strong>ventare molto liscia, stenderla e tagliarla<br />

a rettangoli <strong>di</strong> cm 16- 18 <strong>di</strong> lunghezza e cm 10 <strong>di</strong> larghezza. Lo spessore può variare a<br />

seconda dei gusti e della doppiezza che si vuole ottenere. Prendere un rettangolo <strong>di</strong><br />

pasta,spolverare con la farina, poi passare energicamente il trocchiolo, attrezzo <strong>di</strong><br />

legno o <strong>di</strong> ottone. Si formano così dei grossi spaghetti che bisogna separare uno alla<br />

volta e <strong>di</strong>sporre in una spianatoia. Far bollire abbondante acqua salata, ed aggiungere<br />

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i troccoli. A cottura avvenuta, scolarli bene e con<strong>di</strong>re con ragù, parmigiano o<br />

pecorino.<br />

TIMBALLO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 500 g <strong>di</strong> rigatoni, 500 g <strong>di</strong> mozzarella tagliata a pezzetti, 300 g <strong>di</strong> carne<br />

tritata, 5 uova, 100 g <strong>di</strong> formaggio, aglio, cipolla e basilico.<br />

Preparazione: preparare il sugo si fa con la carne macinata. Lessare la pasta e<br />

scolarla a metà cottura. Con<strong>di</strong>rla con il sugo della carne macinata con l’aggiunta <strong>di</strong><br />

uova sode, mozzarelle, prosciutto cotto e formaggio. Infornare ad una temperatura <strong>di</strong><br />

220° per mezz’ora circa.<br />

ZUPPA DI FUNGHI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: funghi “Cardarelli”(Prataioli), olio, prezzemolo tritato, alici e sugo <strong>di</strong><br />

limone.<br />

Preparazione: Far dorare l’aglio nell’olio e poi aggiungere prezzemolo tritato,<br />

funghi, alici, ed un po’ <strong>di</strong> sugo <strong>di</strong> limone. Far amalgamare a fuoco lento per un po’.<br />

PANE BISCOTTATO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: fiore puro, latte, miele, burro.<br />

Preparazione: fare l’impasto, tagliare delle forme rotonde e cuocere nel forno adando<br />

che risultino dorate e croccanti.<br />

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SECONDI PIATTI<br />

SPEZZATINO D’AGNELLO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 kg <strong>di</strong> agnello, 1 kg <strong>di</strong> cicorie, sale, 4 uova.<br />

Preparazione: far friggere in una casseruola l’agnello, l’aglio e l’olio. Quando<br />

l’agnello e ben rosolato, aggiungere acqua e far cuocere. Di tanto in tanto, aggiungere<br />

un po’ d’acqua per evitare che si asciughi molto. A parte far lessare le cicorie e<br />

aggiungerle alla cardne con sale. Successivamente battere le uova, aggiungendo un<br />

po’ <strong>di</strong> formaggio e sale. Mescolare bene, il composto ottenuto, alla carne e alle<br />

cicorie. Far cuocere per qualche minuto e servire ben caldo.<br />

BACCALA’ CON PASTELLA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 5 cucchiai <strong>di</strong> farina, 500 g <strong>di</strong> baccalà, olio, sale ed un pizzico <strong>di</strong><br />

bicarbonato.<br />

Preparazione: lessare il baccalà, precedentemente messo in mollo, privato della pelle<br />

e delle spine. Preparare la pastella con la farina, 1 uovo e un pizzico <strong>di</strong> bicarbonato.<br />

Farla riposare per circa 20 minuti.<br />

Immergere i pezzi <strong>di</strong> baccalà mescolando bene il tutto. Con un cucchiaio alla volta<br />

<strong>di</strong>sporre le frittelle <strong>di</strong> baccalà in una padella con olio bollente. Saranno cotte quando<br />

avranno assunto un colore dorato.<br />

BACCALA’ CON IL POMODORO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 kg <strong>di</strong> baccalà, 1 bicchiere <strong>di</strong> vino bianco, 700 g <strong>di</strong> pelati, 4 cucchiaia <strong>di</strong><br />

olio, aglio e sale.<br />

Preparazione: Mettere in ammollo il baccalà fatto a pezzi e privo <strong>di</strong> pelle, fate<br />

rosolare nell’olio e aglio. Dopo un paio <strong>di</strong> minuti, aggiungere il vino e lasciarlo<br />

evaporare. Versare i pomodori fare cuocere per qualche minuto ed aggiungere il<br />

baccalà. Saranno sufficienti 15 minuti <strong>di</strong> cottura.<br />

BACCALA’ IN BIANCO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 kg <strong>di</strong> baccalà, prezzemolo, aglio e limone.<br />

Preparazione: far lessare il baccalà messo a bagno il giorno prima. Privarlo della<br />

pelle e delle spine, farlo a pezzetti e con<strong>di</strong>rlo con prezzemolo tritato, aglio e limone:<br />

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INVOLTINI DI COTENNA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: la cotenna, aglio, un pizzico <strong>di</strong> prezzemolo, 150 g <strong>di</strong> parmigiano, olio e<br />

sale.<br />

Preparazione: pulire bene la cotenna, mettere uno spicchio d’aglio, un pizzico <strong>di</strong><br />

prezzemolo e a chi piace un pizzico <strong>di</strong> piccante. Avvolgere il tutto e legarlo con un<br />

filo <strong>di</strong> cotone. Metterlo in un tegame e farlo rosolare con vari odori spruzzando mezzo<br />

bicchiere <strong>di</strong> vino. Far evaporare e far cuocere per circa 30 minuti con della salsa o<br />

pomodori pelati.<br />

INVOLTINI DI MAIALE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: fettine <strong>di</strong> maiale, pomodoro fresco, sale, prezzemolo stecchini, mezzo<br />

bicchiere <strong>di</strong> vino bianco.<br />

Preparazione: battere le fettine <strong>di</strong> maiale per renderle sottili e morbide. Mettere su<br />

ogni fettina u pizzico <strong>di</strong> sale, un po’ <strong>di</strong> prezzemolo e un pizzico <strong>di</strong> piccante.<br />

Arrotolare e fermare con due stecchini. Mettere in una casseruola un po’ d’olio, aglio<br />

, cipolla, basilico tritato e gli involtini. Lasciarli rosolare per un po’. Aggiungere<br />

mazzo bicchiere <strong>di</strong> vino e far evaporare. Infine versare i pomodori e proseguire la<br />

cottura.<br />

MELANZANE ALLA PARMIGIANA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: melanzane, olio <strong>di</strong> semi per la frittura, mozzarella tagliata a pezzi, salsa<br />

<strong>di</strong> pomodoro, parmigiano grattugiato, farina , uova, sale, basilico.<br />

Preparazione: privare le melanzane del gambo, lavarle e tagliarle a fette eliminando<br />

la prima e l’ultima fetta. Su una fiamma abbastanza vivace porre una padella con<br />

l’olio. Quando sarà ben caldo, adagiate le malanzane, dopo averle infarinate e passate<br />

nell’uovo. In una casseruola far friggere l’olio, aglio e versare la salsa, salare,far<br />

cuocere per circa 10 minuti. Disporre le melanzane in una casseruola e aggiungere<br />

mozzarelle tagliate precedentemente a pezzi e la salsa <strong>di</strong> pomodori.<br />

Mettere in forno ben caldo, per circa venti minuti.<br />

MELANZANE RIPIENE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: melanzane, mollica <strong>di</strong> pane, prezzemolo, aglio, sale e peperoncino,<br />

pomodori pelati o salsa <strong>di</strong> pomodori, mozzarelle.<br />

Preparazione: privare le melanzane del gambo, tagliarle a metà nel senso della<br />

lunghezza, svuotarle. La parte eliminata verrà tagliata a cubetti ( non tutta solo quella<br />

senza semini). Preparare in un contenitore delle molliche <strong>di</strong> pane sbriciolate, le<br />

melanzane fatte a cubetti, prezzemolo e aglio tritato mozzarelle e sale. Disporre le<br />

melanzane in un recipiente con salsa <strong>di</strong> pomodoro precedentemente fatta. Mettere in<br />

forno e far cuocere .<br />

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PANCETTA DI AGNELLO RIPIENA<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: uova, pancetta d’agnello, prezzemolo, sale, aglio e olio e<br />

peperoncino.<br />

Preparazione: in un piatto battere le uova, prezzemolo e l’aglio. Amalgamare il tutto<br />

e farlo rapprendere, leggermente, in una padella nella quale è stato ve4rsato dell’olio.<br />

Riempire la pancetta e cucirla, con del filo <strong>di</strong> cotone o con stecchino.far rosolare a<br />

fuoco lento insieme a cipolle, olio e basilico tritato, aggiunger mezzo bicchiere <strong>di</strong>vino<br />

bianco e far evaporare. Versare della salsa <strong>di</strong> pomodoro e finire la cottura.<br />

TORCINELLI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: Aglio, pepe, sale, prezzemolo, pecorino, 1Kg <strong>di</strong> budella <strong>di</strong><br />

agnello/capretto, 4-5 animelle,300gr <strong>di</strong> animelle <strong>di</strong> agnello, 400 gr <strong>di</strong> rete <strong>di</strong> agnello.<br />

Preparazione: tagliare con le forbici le budelle e lavarle sotto acqua corrente, facendo<br />

bene attenzione che siano ben pulite ed evitando che si attorcigliano. Per evitare tale<br />

inconveniente è opportuno avvolgere, a mò <strong>di</strong> matasse, le budelle interno alla mano,<br />

così come si usa per la lana. Su <strong>di</strong> un pezzo <strong>di</strong> rete d’agnello, adagiare un po’ <strong>di</strong><br />

animelle e un po’ <strong>di</strong> polmone,sale prezzemolo e aglio. Avvolgere il tutto con una<br />

delle tante budelle. Proseguire nel predetto modo per restanti ingre<strong>di</strong>enti. I torcinelli<br />

ottenuti potranno essere arrostiti alla brace cucinati al forno con le patate.<br />

TRIPPA CON IL POMODORO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: trippa <strong>di</strong> vitello, pomodori pelati, cipolla, peperoncino piccante, un<br />

cucchiaio <strong>di</strong> olio, sale.<br />

Preparazione: lavare accuratamente la trippa e poi tagliarla a pezzi. In un tegame<br />

abbastanza grande, far soffriggere la cipolla nell’olio.<br />

Quando la cipolla è dorata, versare i pelati e il peperoncino. Far cuocere per circa 15<br />

minuti e poi versare la trippa ed aggiungere il sale. Lasciare il composto sul fuoco per<br />

circa 30 minuti.<br />

LE LUMACHINE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: Lumache, origano, aglio, olio e menta.<br />

Esecuzione: Lavare moltissime volte le lumache, dopo averle lasciate per 2 giorni in<br />

un contenitore coperto su cui è stato apposto un peso. Per evitare che si <strong>di</strong>sperdano<br />

per tutta la casa. Cuocerla a fuoco lentissimo con acqua abbondante. Quanto sono<br />

pronte, aumentare la fiamma e fare bollire per 10 minuti. Scolare e farle raffreddare.<br />

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Con<strong>di</strong>re con aglio, olio, origano e menta e rimestare molte volte per farle insaporire.<br />

Servire calde.<br />

ZUPPA DI ALICI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: funghi conservati in “cognetti”, olio, prezzemolo tritato, alici, sugo <strong>di</strong><br />

limone<br />

Preparazione: far dorare l’aglio nell’olio e poi aggiungere prezzemolo tritato, funghi,<br />

alici ed un po’ <strong>di</strong> sugo <strong>di</strong> limone. Far amalgamare a fuoco lento per un po’.<br />

ACQUA DI CALABRICE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: frutti <strong>di</strong> calabrice (pianta del Gargano) acqua bollente.<br />

Preparazione: abbrustolire i noccioli e poi pestarli.La polvere ottenuta si <strong>di</strong>luisce in<br />

acqua bollente. Si lascia decantare prima <strong>di</strong> berla.<br />

FUNGHI CONSERVATI<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: Funghi del Gargano, sale ed acqua<br />

Preparazione: Far bollire i funghi in poca acqua “affinché si bianchissimo”, come<br />

<strong>di</strong>ceva l’Imperatore.<br />

INSALATA MISTA DI VERDURE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: crescione, ra<strong>di</strong>cchio, ruchetta, invi<strong>di</strong>a, cipolle, borragine, finocchietti<br />

nonché olio e aceto locale.<br />

Preparazione: Pulire e lavare le verdure, mischiarle insieme e con<strong>di</strong>re con olio e<br />

aceto.<br />

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I DOLCI<br />

LE CRUSTULE<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1Kg <strong>di</strong> farina, 3uova, 1 cucchiaio <strong>di</strong> zucchero, 1 decilitro <strong>di</strong> olio, 3<br />

decilitri <strong>di</strong> vino bianco, miele d’api, vino cotto, mandorle tostate, olio per frittura<br />

Preparazione: Mettere la farina, a fontana, su una spianatoia, aggiungere le uova,<br />

l’olio ed il vino. Mescolare bene il tutto ed impastare bene.Aggiungere il vino, sino ad<br />

ottenere una pasta morbida e liscia. Fare delle sfoglie sottili, tagliare a strisce <strong>di</strong><br />

2 cm con la rotellina dentata. Unire le strisce con le <strong>di</strong>ta ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 5-6 cm e<br />

formare delle piccole roselline. In una padella far riscaldare l’olio, immergere le<br />

crustole ed estrarle quando <strong>di</strong>ventano leggermente dorate. Riscaldare il miele,<br />

versarne un po’ sopra alle crustole e spolverare le mandorle tritate.<br />

GRAN COTTO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 500 gr <strong>di</strong> gran cotto, mezzo litro <strong>di</strong> mosto cotto, 3 melograni, 200 gr <strong>di</strong><br />

cioccolato fondente, 100 gr <strong>di</strong> noci 1 pizzico <strong>di</strong> cannella.<br />

Preparazione: Mettere a bagno in grano il giorno precedente. Lavarlo, scolarlo, poi<br />

cuocerlo, in abbondante acqua nella pentola a pressione. A cottura avvenuta (50<br />

minuti circa), far raffreddare ed aggiungere i melograni, le noci sminuzzate, il<br />

cioccolato a pezzetti. Amalgamare il tutto.<br />

IL SANGUINACCIO<br />

Ingre<strong>di</strong>enti: 1 lt <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> maiale, mezzo litro <strong>di</strong> latte, 500 gr <strong>di</strong> burro, 50 gr <strong>di</strong><br />

farina, cannella, vaniglia, cedro can<strong>di</strong>to.<br />

Preparazione: Amalgamare farina, zucchero, burro cannella e vaniglia. Versare il<br />

latte, stemperare bene e passare a setaccio. Versare in una pentola anche il vino cotto<br />

ed il sangue. Mescolare bene e cuocere, lentamente, a bagnomaria. Fare addensare<br />

sino ad ottenere una crema, e versare in cedro spezzettato. Togliere dal fuoco e<br />

servire a freddo.<br />

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Le nostri <strong>tra<strong>di</strong>zioni</strong>…<br />

- 17 Gennaio: festa <strong>di</strong> S. Antonio Abate (segna l’ inizio del Carnevale ed è<br />

caratterizzata dalla accensione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> falò per le strade del borgo).<br />

- Prima domenica <strong>di</strong> Quaresima: Pentolaccia.<br />

- 2 Febbraio: S. Biagio (bene<strong>di</strong>zione delle tra<strong>di</strong>zionali pagnottelle).<br />

- 19 Marzo: Festa <strong>di</strong> S. Giuseppe (processione e me<strong>di</strong>evale tra<strong>di</strong>zione del “Palo<br />

della Cuccagna”).<br />

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- Settimana Santa: Riti<br />

- Ultimo Sabato <strong>di</strong> Aprile: Festa della Madonna Incoronata (lunga processione<br />

ricca <strong>di</strong> elementi folkloristici).<br />

- Corpus Domini: processione con allestimento <strong>di</strong> particolari altarini nei vari<br />

quartieri dell’ abitato e una pioggia <strong>di</strong> petali <strong>di</strong> fiori al passaggio del SS.<br />

Sacramento.<br />

- 13 Giugno: festa <strong>di</strong> S. Antonio da Padova (processione e festa)<br />

- 25 Luglio: fiera <strong>di</strong> S. Giacomo (antichissima fiera riconfermata dai Cavalieri<br />

<strong>di</strong> Malta).<br />

- 29/30 Agosto: festa in onore <strong>di</strong> S. Giovanni Battista, patrono <strong>di</strong> <strong>Alberona</strong>, e <strong>di</strong><br />

S. Rocco.<br />

- Prima domenica <strong>di</strong> Ottobre: fiera della Madonna del Rosario e festa dei frutti<br />

d’ Autunno.<br />

- 13 Dicembre: fiera e festa <strong>di</strong> S. Lucia, con fiaccolata.<br />

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- Periodo natalizio: eventi tra la neve.<br />

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