La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
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Tommaso di Chobham fa precedere <strong>la</strong> sua trattazione sull’usura da queste<br />
considerazioni: «In tutti gli <strong>al</strong>tri contratti posso sperare e ricevere un profitto<br />
(lucrum), proprio come quando ti ho dato qu<strong>al</strong>che cosa posso sperare in un controdono<br />
(antidotum), cioè una risposta <strong>al</strong> dono (contra datum); e posso sperare di<br />
ricevere, d<strong>al</strong> momento che sono stato il primo a dare. Allo stesso modo, se ti ho dato<br />
in prestito i miei vestiti o il mio mobilio, posso riceverne un prezzo. Perché mai non<br />
è <strong>la</strong> stessa cosa se ho dato in prestito il mio denaro (denarios meos)?» 6 .<br />
È tutto qui: è lo statuto del “denaro” nel<strong>la</strong> dottrina e nel<strong>la</strong> ment<strong>al</strong>ità ecclesiastiche<br />
del Medioevo che è <strong>al</strong><strong>la</strong> base del<strong>la</strong> condanna dell’usura. Non mi dedicherò qui a uno<br />
studio prettamente economico, che dovrebbe d’<strong>al</strong>tronde tener conto del modo – assai<br />
diverso d<strong>al</strong> nostro – in cui sono colti i dati di fatto che noi oggi isoliamo per farne il<br />
contenuto di una categoria specifica, quel<strong>la</strong> economica. L’unico storico e teorico<br />
moderno dell’economia che possa aiutarci a capire il funzionamento<br />
dell’“economico” nel<strong>la</strong> società mediev<strong>al</strong>e mi sembra Karl Po<strong>la</strong>nyi (1886-1964).<br />
Per e<strong>vita</strong>re ogni anacronismo, se si vuole provare ad an<strong>al</strong>izzare il fenomeno<br />
mediev<strong>al</strong>e dell’usura in una prospettiva economica, bisogna tener presenti due<br />
osservazioni di Po<strong>la</strong>nyi e dei suoi col<strong>la</strong>boratori. <strong>La</strong> prima, ispirata a M<strong>al</strong>inowski,<br />
riguarda l’ambito del dono e del contro-dono: «Nel<strong>la</strong> categoria delle transazioni, che<br />
presuppone un contro-dono economicamente equiv<strong>al</strong>ente <strong>al</strong> dono, troviamo un <strong>al</strong>tro<br />
fatto fuorviante. Si tratta del<strong>la</strong> categoria che, nel<strong>la</strong> nostra concezione, dovrebbe<br />
praticamente confondersi con il commercio. Non è affatto vero. A volte, lo scambio<br />
si risolve in un va e vieni di un oggetto rigorosamente identico tra le parti implicate<br />
nello scambio, fatto che toglie così <strong>al</strong><strong>la</strong> transazione ogni possibile scopo o significato<br />
economico! Per il semplice fatto che un mai<strong>al</strong>e ritorna a chi l’ha donato, anche se per<br />
una via traversa, lo scambio di beni equiv<strong>al</strong>enti, anziché orientarsi verso <strong>la</strong><br />
razion<strong>al</strong>ità economica, risulta essere una garanzia contro l’intrusione di<br />
considerazioni utilitaristiche. Unico scopo dello scambio è stringere <strong>la</strong> rete delle<br />
re<strong>la</strong>zioni, rafforzando i legami di reciprocità» 7 .<br />
Certo, l’economia dell’Occidente nel tredicesimo secolo non è quel<strong>la</strong> degli<br />
indigeni delle isole Trobriand; ma, seppur più complessa, <strong>la</strong> nozione di “reciprocità”<br />
domina <strong>la</strong> teoria degli scambi economici in una società fondata sulle “reti di<br />
re<strong>la</strong>zioni” cristiane e feud<strong>al</strong>i.<br />
Il secondo concetto di Po<strong>la</strong>nyi che possiamo utilizzare è quello di “incastro” e di<br />
“an<strong>al</strong>isi istituzion<strong>al</strong>e”: «Dobbiamo liberarci d<strong>al</strong><strong>la</strong> ben radicata convinzione secondo<br />
cui l’economia è un ambito di esperienza di cui gli esseri umani sono sempre<br />
necessariamente stati coscienti. Per usare una metafora, i fatti economici erano<br />
originariamente incastrati in situazioni che non erano di per se stesse di natura<br />
economica, come del resto i fini e i mezzi, che erano essenzi<strong>al</strong>mente materi<strong>al</strong>i. <strong>La</strong><br />
6 Tommaso di Chobham, Summa confessorum, q. XI, cap. I, éd. F. Broomfield, Louvain 1968,<br />
pagina 504. (N.d.A.)<br />
7 K. Po<strong>la</strong>nyi e C. Arensberg, Trade and Market in the Early Empires, Glencoe 1957 (trad. fr.: Les<br />
systèmes économiques dans l’histoire et dans <strong>la</strong> théorie, Paris 1975, pagine 100-1). (N.d.A.)<br />
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