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La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere

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Giacomo di Vitry termina <strong>la</strong> sua seconda predica sugli usurai con un inno<br />

<strong>al</strong>l’usuraio pentito. «Dopo che si è convertito a Dio, il suo nome è degno di rispetto<br />

davanti a Lui: colui che prima veniva chiamato crudele sarà chiamato<br />

misericordioso; colui che era chiamato scimmia e volpe sarà chiamato agnello e<br />

colomba, colui che veniva detto servitore del diavolo sarà chiamato servo di nostro<br />

Signore Gesù Cristo che vive» 100 .<br />

Il purgatorio indubbiamente non è che uno dei modi in cui il cristianesimo strizza<br />

l’occhio <strong>al</strong>l’usuraio nel tredicesimo secolo; ma è il solo che gli assicura<br />

incondizionatamente il paradiso. Il purgatorio, come afferma Cesario di Heisterbach<br />

a proposito non di un usuraio, ma di una peccatrice in apparenza egu<strong>al</strong>mente<br />

destinata <strong>al</strong>l’inferno – poiché, giovane monaca, ha fornicato con un monaco, e Dio<br />

l’ha fatta morire di parto col frutto del suo peccato – il purgatorio, anche in questo<br />

caso, è <strong>la</strong> “speranza” 101 . <strong>La</strong> speranza, e presto <strong>la</strong> quasi-certezza, per l’usuraio<br />

disposto <strong>al</strong> pentimento fin<strong>al</strong>e, è di essere s<strong>al</strong>vato, cioè di poter ottenere <strong>al</strong> tempo<br />

stesso <strong>la</strong> <strong>borsa</strong>, quaggiù, e <strong>la</strong> <strong>vita</strong>, <strong>la</strong> <strong>vita</strong> eterna nell’<strong>al</strong>dilà. L’usuraio di Liegi è il<br />

punto di riferimento del<strong>la</strong> speranza. L’usuraio si aspetta d<strong>al</strong>l’usura un vantaggio<br />

materi<strong>al</strong>e, finanziario: «Se qu<strong>al</strong>cuno – osserva ad esempio Tommaso di Chobham –<br />

presta a interesse a un <strong>al</strong>tro, sebbene possa sperarne (sperare) in cambio un interesse<br />

per il prestito...». Egli sembra disposto a preferire questa speranza terrena ad un’<strong>al</strong>tra<br />

speranza: quel<strong>la</strong> del paradiso. Ma <strong>la</strong> speranza del purgatorio conduce <strong>al</strong><strong>la</strong> speranza<br />

del paradiso. D<strong>al</strong> soggiorno più o meno lungo nel purgatorio, si esce diretti<br />

obbligatoriamente <strong>al</strong> paradiso. Ricchezza e paradiso: doppia speranza.<br />

Una rondine non fa primavera; un usuraio in purgatorio non fa il capit<strong>al</strong>ismo. Ma<br />

un sistema economico non ne sostituisce un <strong>al</strong>tro che <strong>al</strong><strong>la</strong> fine di una lunga corsa ad<br />

ostacoli di ogni sorta. <strong>La</strong> storia sono gli uomini. Gli iniziatori del capit<strong>al</strong>ismo sono<br />

gli usurai, mercanti dell’avvenire; mercanti di quel tempo che, fin d<strong>al</strong> quindicesimo<br />

secolo, Leon Battista Alberti definirà denaro. Questi uomini sono dei cristiani. Ciò<br />

che li trattiene sul<strong>la</strong> soglia del capit<strong>al</strong>ismo non sono le conseguenze terrene delle<br />

condanne dell’usura fatte d<strong>al</strong><strong>la</strong> Chiesa; è <strong>la</strong> paura, <strong>la</strong> paura angosciosa dell’inferno.<br />

In una società in cui ogni forma di coscienza è una forma di coscienza religiosa, gli<br />

ostacoli sono in primo luogo – o in ultima istanza – religiosi. <strong>La</strong> speranza di sfuggire<br />

<strong>al</strong>l’inferno grazie <strong>al</strong> purgatorio permette <strong>al</strong>l’usuraio di fare avanzare l’economia e <strong>la</strong><br />

società del tredicesimo secolo verso il capit<strong>al</strong>ismo.<br />

100 Predica ad status numero 59, 18. (N.d.A.)<br />

101 Di<strong>al</strong>ogus miraculorum cit., XII, 26. (N.d.A.)<br />

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