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La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere

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quotidiana, costel<strong>la</strong>ta di proibizioni ripetute, punto di incontro dei v<strong>al</strong>ori e delle<br />

ment<strong>al</strong>ità ha come posta in gioco <strong>la</strong> legittimazione del profitto lecito, che bisogna<br />

distinguere d<strong>al</strong>l’usura illecita.<br />

Come poteva una religione che tradizion<strong>al</strong>mente contrappone Dio e il denaro<br />

giustificare <strong>la</strong> ricchezza, e ad ogni modo <strong>la</strong> ricchezza m<strong>al</strong>e accumu<strong>la</strong>ta?<br />

L’Ecclesiastico (31, 5) diceva:<br />

Chi ama l’oro non sarà esente da colpa, chi insegue il denaro per esso peccherà.<br />

Il Vangelo gli faceva eco: Matteo, un pubblicano esattore di imposte che ha<br />

abbandonato il suo tavolo coperto di denaro, avverte: «Nessuno può servire a due<br />

padroni: o odierà l’uno ed amerà l’<strong>al</strong>tro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’<strong>al</strong>tro: non<br />

potete servire a Dio e a Mammona» (6, 24). Mammona simboleggia, nel<strong>la</strong> letteratura<br />

rabbinica tarda, <strong>la</strong> ricchezza iniqua, il Denaro. Luca (16, 13) aveva anch’egli reso<br />

testimonianza con le stesse parole.<br />

Ma se codici, leggi, precetti e decreti condannano l’usura, Dio non si interessa che<br />

agli uomini – proprio come lo storico, di cui Marc Bloch diceva che ha gli uomini<br />

come sua “preda”. Volgiamoci dunque, <strong>al</strong> nostro livello, agli usurai. Per incontrarli,<br />

bisogna interrogare testi diversi dai documenti “uffici<strong>al</strong>i”. <strong>La</strong> legis<strong>la</strong>zione<br />

ecclesiastica e <strong>la</strong>ica si interessa princip<strong>al</strong>mente <strong>al</strong>l’usura, <strong>la</strong> pratica religiosa agli<br />

usurai. Dove trovare traccia di questa pratica nel tredicesimo secolo? In due tipi di<br />

documenti tratti da generi antichi che, nel passaggio d<strong>al</strong> dodicesimo <strong>al</strong> tredicesimo<br />

secolo, hanno subìto una trasformazione sostanzi<strong>al</strong>e.<br />

Il primo tipo è costituito d<strong>al</strong>le “somme” o “manu<strong>al</strong>i dei confessori”. Nel corso<br />

dell’Alto Medioevo, le tabelle delle penitenze secondo <strong>la</strong> natura degli atti<br />

peccaminosi erano registrate nei “penitenzi<strong>al</strong>i”. Esemp<strong>la</strong>ti sulle leggi barbariche, essi<br />

consideravano gli atti e non gli attori. O meglio, le categorie di attori erano<br />

giuridiche: chierici o <strong>la</strong>ici, liberi o non liberi.<br />

Ma tra <strong>la</strong> fine dell’undicesimo e l’inizio del tredicesimo secolo <strong>la</strong> concezione del<br />

peccato e del<strong>la</strong> penitenza muta profondamente, si spiritu<strong>al</strong>izza, si interiorizza. <strong>La</strong><br />

gravità del peccato si misura ormai sul<strong>la</strong> base dell’intenzione del peccatore. Bisogna<br />

dunque indagare se questa intenzione fosse buona o cattiva. Questa mor<strong>al</strong>e<br />

dell’intenzione viene affermata da tutte le princip<strong>al</strong>i scuole teologiche del<br />

dodicesimo secolo, da quel<strong>la</strong> di <strong>La</strong>on a quel<strong>la</strong> di San Vittore di Parigi, di Chartres e<br />

di Notre-Dame di Parigi, da tutti i teologi di spicco, per<strong>al</strong>tro antagonisti quanto a<br />

numerosi <strong>al</strong>tri problemi: Abe<strong>la</strong>rdo e san Bernardo, Gilberto de <strong>la</strong> Porrée e Pietro<br />

Lombardo, Pietro il Cantore e A<strong>la</strong>no di Lil<strong>la</strong>. Il risultato è un profondo cambiamento<br />

nel<strong>la</strong> pratica del<strong>la</strong> confessione. Da collettiva e pubblica, eccezion<strong>al</strong>e e riservata ai<br />

peccati più gravi, essa diviene aurico<strong>la</strong>re, da bocca ad orecchio, individu<strong>al</strong>e e privata,<br />

univers<strong>al</strong>e e re<strong>la</strong>tivamente frequente. Il Quarto Concilio <strong>La</strong>teranense (1215) segna<br />

una data importante. Esso fa obbligo a tutti i cristiani – cioè a tutti gli uomini e le<br />

donne – del<strong>la</strong> confessione, per lo meno una volta l’anno, a Pasqua. Il penitente deve<br />

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