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La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere

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<strong>la</strong> presenza in quei luoghi. Fu partico<strong>la</strong>rmente colpito d<strong>al</strong><strong>la</strong> vista di un burgravio,<br />

onesto cav<strong>al</strong>iere a quanto si diceva, seduto su una vacca furiosa, <strong>la</strong> schiena esposta ai<br />

colpi delle corna che lo straziavano ai b<strong>al</strong>zi scomposti dell’anim<strong>al</strong>e. Questo buon<br />

cav<strong>al</strong>iere aveva rubato <strong>la</strong> sua vacca a una vedova. L’usuraio vide infine un seggio di<br />

fuoco, sul qu<strong>al</strong>e non si poteva trovar requie, ma solo il supplizio interminabile di<br />

restarvi seduti fra i tormenti. Il diavolo gli disse: “Fra tre giorni sarai di nuovo qui e<br />

questa sedia sarà <strong>la</strong> tua pena”. I familiari trovarono l’usuraio svenuto nel mulino e lo<br />

portarono a letto. Certo di dover subire ciò che aveva visto, rifiutò confessione e<br />

pentimento. Senza confessione, senza viatico, senza estrema unzione, fu seppellito<br />

<strong>al</strong>l’inferno» 79 . Stefano di Bourbon racconta <strong>al</strong>tre spaventose morti di usurai. Eccone<br />

una di cui è venuto a conoscenza per mezzo di Nico<strong>la</strong> di F<strong>la</strong>vigny, arcivescovo di<br />

Besançon, che <strong>la</strong> raccontava nelle sue prediche. «Un ricco usuraio, che poco temeva<br />

il giudizio di Dio, una notte, coricato accanto a sua moglie dopo una <strong>la</strong>uta cena, si<br />

levò improvvisamente, tutto tremante. “Cos’hai?” gli domandò <strong>la</strong> moglie. “Sono<br />

stato appena trasportato <strong>al</strong> giudizio univers<strong>al</strong>e, e ho sentito proferire innumerevoli<br />

<strong>la</strong>mentele e accuse contro di me. Stupefatto, non sono riuscito a par<strong>la</strong>re e a supplicare<br />

una penitenza. Al<strong>la</strong> fine il giudice supremo mi ha condannato ad essere consegnato ai<br />

demoni, che debbono venire a cercarmi oggi stesso per portarmi via”. Si infilò una<br />

veste che pendeva d<strong>al</strong>l’attaccapanni, pegno di poco v<strong>al</strong>ore <strong>la</strong>sciatogli da un debitore,<br />

ed uscì contro <strong>la</strong> volontà del<strong>la</strong> moglie. I suoi lo seguirono e lo trovarono quasi<br />

impazzito nel<strong>la</strong> chiesa di un monastero. I monaci che dicevano l’ufficio del mattino<br />

lo vegliarono fino a sesta, ma non riuscirono ad indurlo a confessare i suoi peccati,<br />

né a restituire o dare un segno di pentimento. Dopo <strong>la</strong> messa, egli uscì per tornare a<br />

casa. Camminavano lungo un fiume, e videro apparire una nave che ris<strong>al</strong>iva <strong>la</strong><br />

corrente del fiume a tutta velocità, apparentemente senza nessuno a bordo. Ma<br />

l’usuraio disse che era piena di demoni, che venivano a prenderlo per portarlo via. A<br />

queste parole, quelli lo presero e lo misero sul<strong>la</strong> nave che subito, cambiata direzione,<br />

sparì con <strong>la</strong> sua preda» 80 . È il vascello fantasma del contadino usuraio.<br />

Quanti usurai ci sono nell’armata di Hellequin, questo squadrone del<strong>la</strong> morte di<br />

cacciatori fantasma che in certe notti passano nel cielo deformati d<strong>al</strong><strong>la</strong> luce lunare,<br />

disturbando il riposo notturno col lugubre suono delle loro trombe di cacciatori<br />

dell’<strong>al</strong>dilà, facendo singhiozzare nelle tenebre tremanti il rumore dei loro peccati e<br />

l’angoscia del loro errare, senza fine?<br />

Immergiamoci nell’orrore con Stefano di Bourbon: «Ho sentito par<strong>la</strong>re di un<br />

usuraio gravemente amma<strong>la</strong>to che non doleva restituire nul<strong>la</strong>, ma che ordinò di<br />

distribuire ai poveri il suo granaio pieno di grano. Quando i servi vollero raccogliere<br />

il grano, lo trovarono trasformato in serpenti. Venutolo a sapere, l’usuraio pentito<br />

restituì tutto e stabilì che il suo cadavere fosse gettato nudo in mezzo ai serpenti<br />

perché fosse divorato quaggiù, in modo che <strong>la</strong> sua anima non lo fosse nell’<strong>al</strong>dilà.<br />

Così fu fatto. I serpenti divorarono il suo corpo e non <strong>la</strong>sciarono sul posto che delle<br />

79 Di<strong>al</strong>ogus miraculorum cit., 11, 7, t. I, pagine 70-2. (N.d.A.)<br />

80 A. Lecoy de <strong>la</strong> Marche, op. cit., pagine 367-8. (N.d.A.)<br />

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