La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
e pieni di ricchezze. Al<strong>la</strong> morte, <strong>la</strong>sciano il denaro ai figli, e questi ricominciano a<br />
fare nuovamente guerra a Dio» 65 . Una catena ereditaria dell’usura? Si può accertarne<br />
l’esistenza nel<strong>la</strong> re<strong>al</strong>tà soci<strong>al</strong>e del tredicesimo secolo?<br />
Ecco adesso <strong>la</strong> volpe (e <strong>la</strong> scimmia). «Sebbene l’usuraio nel corso del<strong>la</strong> <strong>vita</strong><br />
possieda molte ricchezze, egli manca t<strong>al</strong>mente delle viscere del<strong>la</strong> carità che non vuol<br />
fare ai poveri il più piccolo dono, neppure del superfluo; è simile <strong>al</strong><strong>la</strong> volpe che ha<br />
una coda grande, anche troppo grande, e che strascica per terra; <strong>la</strong> scimmia, priva di<br />
coda, le chiese di rega<strong>la</strong>rgliene un pezzettino per nascondere le sue vergogne. <strong>La</strong><br />
scimmia disse <strong>al</strong><strong>la</strong> volpe: “Puoi aiutarmi senza rimetterci, perché hai una coda assai<br />
lunga e pesante”. <strong>La</strong> volpe rispose: “<strong>La</strong> mia coda non mi sembra né lunga né pesante,<br />
e, quand’anche fosse pesante, preferisco sopportarne il peso piuttosto che offrire un<br />
velo <strong>al</strong> tuo immondo deretano”. È proprio il discorso di chi dice ai poveri: “Perché,<br />
masc<strong>al</strong>zoni, dovrei darvi il mio denaro? Non voglio che tu mangi e non voglio darti<br />
nul<strong>la</strong>”» 66 .<br />
Infine, il lupo: «Si racconta che <strong>la</strong> volpe persuase il lupo smagrito ad andare a<br />
rubare con lei, e lo condusse a una dispensa in cui il lupo mangiò tanto da non poter<br />
uscire attraverso lo stretto pertugio d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e era entrato. Dovette digiunare a t<strong>al</strong><br />
punto che divenne magro come prima, e fattosi bastonare ne uscì senza pelliccia.<br />
Così l’usuraio abbandona, <strong>al</strong><strong>la</strong> sua morte, <strong>la</strong> pelliccia delle ricchezze» 67 .<br />
Possiamo dire che <strong>la</strong> condanna dell’usuraio si confonde con quel<strong>la</strong> del mercante, e<br />
che l’usuraio fa tutt’uno con lui? Sì e no. Certo è che non tutti i mercanti sono usurai,<br />
e che molti usurai sono solo usurai. Lo dimostra un exemplum di Giacomo di Vitry:<br />
«Ho sentito par<strong>la</strong>re di un usuraio cui i padroni, <strong>al</strong><strong>la</strong> sua morte, vollero rendere<br />
omaggio con uno scherzo. Quando i vicini andarono a sollevare il suo cadavere per<br />
seppellirlo, non ci riuscirono. Altri tentarono, e poi <strong>al</strong>tri ancora, e f<strong>al</strong>lirono. Poiché<br />
tutti si stupivano; un vecchio assai saggio disse loro: “Non lo sapete? In questa città è<br />
costume che quando un uomo muore, sono coloro che fanno il suo stesso mestiere a<br />
portarlo a seppellire: preti e chierici portano i preti e i chierici morti, i mercanti<br />
portano il mercante, e così via. Vengono chiamati uomini del<strong>la</strong> stessa condizione o<br />
che fanno lo stesso mestiere del morto”. Furono chiamati quattro usurai, che subito<br />
sollevarono senza sforzo il cadavere e lo portarono <strong>al</strong> luogo del<strong>la</strong> sepoltura, poiché i<br />
demoni non permisero che il loro schiavo fosse trasportato da <strong>al</strong>tri che non fossero i<br />
compagni di schiavitù. Ben si vede qui <strong>la</strong> misericordia di Dio, che “redime le anime<br />
di coloro che hanno peccato di usura e di ingiustizia poiché, mutato, il loro nome sia<br />
rispettabile davanti a Lui”. Sappiamo in effetti che nessun nome è così detestabile e<br />
ignominioso come quello di usuraio (usurarius seu fenerator). Così quelli non osano<br />
riconoscere pubblicamente <strong>la</strong> loro professione, e non vogliono essere chiamati usurai,<br />
65 Predica ad status numero 59, 9. (N.d.A.)<br />
66 Crane (ed.), op. cit., pagina 73. (N.d.A.)<br />
67 Ivi, pagina 74. (N.d.A.)<br />
29