La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
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L’usuraio e <strong>la</strong> morte<br />
L’Alto Medioevo aveva condannato o disprezzato numerosi mestieri, proibiti in<br />
primo luogo ai chierici e poi spesso ai <strong>la</strong>ici, o comunque denunciati come attività che<br />
inducevano facilmente <strong>al</strong> peccato. Tra coloro che più spesso sono messi <strong>al</strong>l’indice<br />
ricorrono in primo luogo osti, macel<strong>la</strong>i, giocolieri, buffoni, maghi, <strong>al</strong>chimisti, medici,<br />
chirurghi, soldati, protettori, prostitute, notai, mercanti; ma anche fol<strong>la</strong>tori, tessitori,<br />
sel<strong>la</strong>i, tintori, pasticceri, c<strong>al</strong>zo<strong>la</strong>i, giardinieri, pittori, pescatori, barbieri, baglivi,<br />
guardie campestri, doganieri, cambiav<strong>al</strong>ute, sarti, profumieri, venditori di frattaglie,<br />
mugnai, eccetera.<br />
Si intravedono <strong>al</strong>cuni motivi di questa messa <strong>al</strong> bando 54 ; gli antichi tabù delle<br />
società primitive ne costituiscono una solida base. Tabù del sangue, che gioca a<br />
sfavore di macel<strong>la</strong>i, boia, chirurghi, farmacisti, medici, e, ovviamente, soldati; i<br />
chierici si contrappongono ai guerrieri. Tabù dell’impurità, del<strong>la</strong> sporcizia, che<br />
colpisce fol<strong>la</strong>tori, tintori, cuochi, sbiancatori e, secondo san Tommaso d’Aquino,<br />
persino gli sguatteri! Tabù del denaro che bandisce i mercenari, i protettori, le<br />
prostitute, ma anche i mercanti, e tra loro i cambiav<strong>al</strong>ute, e, natur<strong>al</strong>mente, i nostri<br />
usurai.<br />
Un <strong>al</strong>tro criterio, più strettamente cristiano e mediev<strong>al</strong>e, fa riferimento ai sette<br />
peccati capit<strong>al</strong>i. Albergatori, gestori di bagni pubblici, tavernieri, giocolieri<br />
favoriscono <strong>la</strong> dissolutezza; gli operai tessili, coi loro sa<strong>la</strong>ri da fame, forniscono folti<br />
contingenti <strong>al</strong><strong>la</strong> prostituzione, e sono banditi sotto il segno del<strong>la</strong> lussuria. L’avarizia<br />
caratterizza i mercanti e gli uomini di legge, <strong>la</strong> go<strong>la</strong> il cuoco, <strong>la</strong> superbia il cav<strong>al</strong>iere,<br />
l’accidia il mendicante.<br />
L’usuraio, peggiore specie del mercante, ricade sotto numerose condanne<br />
convergenti: il maneggiare denaro – partico<strong>la</strong>rmente scand<strong>al</strong>oso – l’avarizia,<br />
l’accidia. A queste si aggiungono, come si è visto, le condanne per furto, ingiustizia e<br />
peccato contro natura. Il suo dossier è schiacciante.<br />
Il tredicesimo secolo e il suo sistema teoretico, <strong>la</strong> sco<strong>la</strong>stica, si accordano con<br />
l’evoluzione delle attività e dei costumi per moltiplicare le giustificazioni per<br />
l’esercizio di professioni che a poco a poco vengono parzi<strong>al</strong>mente o completamente<br />
riabilitate. Si distinguono le occupazioni illecite in sé, per natura, da quelle che non<br />
lo sono che occasion<strong>al</strong>mente. L’usuraio trae solo un profitto margin<strong>al</strong>e da questa<br />
casistica: <strong>la</strong> condizione di necessità è esclusa, d<strong>al</strong> momento che egli deve già<br />
54 Confer J. Le Goff, Métiers licites et métiers illicites dans l’Occident médiév<strong>al</strong>, in Ann<strong>al</strong>es de<br />
l’Ecole des Hautes Etudes de Gand, V, pagine 41-57, ripreso in Pour un autre Moyen Age, Paris<br />
1977; pagine 91-107. (N.d.A.)<br />
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