La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere
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senza rinnegare questa prospettiva penitenzi<strong>al</strong>e, hanno v<strong>al</strong>orizzato sempre più il<br />
<strong>la</strong>voro, strumento di riscatto, di dignità, di s<strong>al</strong>vezza, col<strong>la</strong>borazione <strong>al</strong>l’opera del<br />
Creatore che, dopo aver <strong>la</strong>vorato, il settimo giorno si è riposato. <strong>La</strong>voro, caro affanno<br />
che va strappato <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>ienazione per trasformarlo, individu<strong>al</strong>mente e collettivamente,<br />
nel<strong>la</strong> difficile via del<strong>la</strong> liberazione. In questo cantiere del progresso dell’umanità,<br />
l’usuraio è un disertore.<br />
È nel tredicesimo secolo che i pensatori pongono il <strong>la</strong>voro a fondamento del<strong>la</strong><br />
ricchezza e del<strong>la</strong> s<strong>al</strong>vezza, sia sul piano escatologico che su quello, diremmo noi,<br />
economico. «Che ciascuno mangi il pane guadagnato con <strong>la</strong> sua fatica, che dilettanti<br />
e oziosi stano messi <strong>al</strong> bando» 47 , tuona Roberto di Courçon di fronte agli usurai. E<br />
Gabriel Le Bras commenta opportunamente: «<strong>La</strong> princip<strong>al</strong>e argomentazione contro<br />
l’usura è che il <strong>la</strong>voro costituisce <strong>la</strong> vera fonte del<strong>la</strong> ricchezza [...]. <strong>La</strong> so<strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong><br />
ricchezza è il <strong>la</strong>voro dello spirito e del corpo. Non vi è <strong>al</strong>tra giustificazione <strong>al</strong><br />
guadagno oltre <strong>al</strong>l’attività dell’uomo» 48 .<br />
Per l’usuraio <strong>la</strong> so<strong>la</strong> possibilità di s<strong>al</strong>vezza, d<strong>al</strong> momento che “tutti” i suoi<br />
guadagni sono m<strong>al</strong>e ottenuti, è <strong>la</strong> “restituzione integr<strong>al</strong>e” di ciò che ha guadagnato.<br />
Tommaso di Chobham è assai chiaro: «Poiché <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> canonica è che “il peccato<br />
non è mai rimesso se ciò che è stato rubato non viene restituito”, è chiaro che<br />
l’usuraio non può essere considerato sinceramente pentito se non ha restituito tutto<br />
ciò che ha estorto con l’usura» 49 . Anche Cesario di Heisterbach lo afferma, nel<br />
seguito del<strong>la</strong> risposta del monaco <strong>al</strong> novizio: «È difficile per l’usuraio correggere il<br />
proprio peccato, poiché Dio lo perdona solo se ciò che è stato rubato viene<br />
restituito» 50 .<br />
Stefano di Bourbon e <strong>la</strong> Tabu<strong>la</strong> exemplorum utilizzano, a proposito del<strong>la</strong><br />
restituzione delle usure, lo stesso exemplum, destinato a mostrare come <strong>la</strong><br />
m<strong>al</strong>edizione che colpisce l’usuraio può estendersi ai suoi eredi, se questi non<br />
ottemperano <strong>al</strong> dovere del<strong>la</strong> restituzione. Essere amico dell’usuraio impegna<br />
pericolosamente.<br />
Ecco <strong>la</strong> versione del domenicano: «Ho inteso raccontare da fratello Raul di Varey,<br />
priore dei domenicani di Clermont <strong>al</strong>l’epoca in cui accadde il fatto, che un usuraio si<br />
era pentito in punto di morte, aveva chiamato due amici e li aveva pregati di essere<br />
esecutori testamentari scrupolosi e rapidi. Essi dovevano restituire i beni <strong>al</strong>trui di cui<br />
si era appropriato, ed egli richiese loro un giuramento, che quelli gli prestarono<br />
accompagnandolo con un’imprecazione. Il primo invocò su di sé il fuoco sacro,<br />
chiamato fuoco del<strong>la</strong> Geenna [<strong>la</strong> cancrena], che doveva divorarlo se non avesse<br />
mantenuto <strong>la</strong> sua promessa; l’<strong>al</strong>tro fece lo stesso, invocando su di sé <strong>la</strong> lebbra. Ma<br />
47 G. Lefèvre (a cura di), op. cit., pagina 35. (N.d.A.)<br />
48 G. Le Bras, op. cit,, col. 2531. (N.d.A.)<br />
49 Tommaso di Chobham, op. cit., pagina 505. (N.d.A.)<br />
50 Cesario di Heisterbach, op. cit., pagina 73. (N.d.A.)<br />
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