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La borsa e la vita Dall'usuraio al banchiere

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di un pa<strong>la</strong>zzo di Gos<strong>la</strong>r) un usuraio che defeca un ducato, <strong>la</strong> psican<strong>al</strong>isi per immagini<br />

dell’usuraio mediev<strong>al</strong>e associa il denaro guadagnato ingiustamente ad una sessu<strong>al</strong>ità<br />

or<strong>al</strong>e o an<strong>al</strong>e.<br />

Nel<strong>la</strong> Tabu<strong>la</strong> exemplorum è una scimmia, caricatura dell’uomo, ad essere<br />

incaricata, in un rito di inversione, di mondare <strong>la</strong> <strong>borsa</strong> dell’usuraio: «Un pellegrino<br />

faceva il viaggio per mare, verso <strong>la</strong> Terra Santa; una scimmia che si trovava sul<strong>la</strong><br />

nave gli rubò <strong>la</strong> <strong>borsa</strong>, si arrampicò in cima a un <strong>al</strong>bero e aperta <strong>la</strong> <strong>borsa</strong> fece una<br />

divisione: metteva da parte certe monete e le riponeva nel<strong>la</strong> <strong>borsa</strong>, e ne gettava <strong>al</strong>tre<br />

in mare. Quando recuperò <strong>la</strong> <strong>borsa</strong>, il pellegrino si accorse che <strong>la</strong> scimmia aveva<br />

gettato tutte le monete m<strong>al</strong> guadagnate [con l’usura] e non le <strong>al</strong>tre» 33 .<br />

Ecco infine gli usurai nell’Inferno dantesco:<br />

[...] ma io m’accorsi<br />

che d<strong>al</strong> collo a ciascun pendea una tasca<br />

ch’avea certo colore e certo segno<br />

e quindi par che ’l loro occhio si pasca 34 .<br />

Ritroveremo i dannati con <strong>la</strong> <strong>borsa</strong> visti da Dante <strong>al</strong>l’inferno; colore e segno sono<br />

le insegne delle famiglie che Dante condanna come dinastie di usurai.<br />

Bisogna eliminare subito un equivoco. <strong>La</strong> storia ha strettamente legato l’immagine<br />

dell’usuraio a quel<strong>la</strong> dell’ebreo. Fino <strong>al</strong> dodicesimo secolo, il prestito a interesse che<br />

non metteva in gioco somme considerevoli e avveniva parzi<strong>al</strong>mente nel quadro<br />

dell’economia natur<strong>al</strong>e (si prestavano grano, vestiti, materi<strong>al</strong>i ed oggetti e si riceveva<br />

una maggior quantità delle stesse cose prestate) era essenzi<strong>al</strong>mente nelle mani degli<br />

ebrei. A questi in effetti venivano proibite, poco a poco, attività produttive che oggi<br />

chiameremmo “primarie” o “secondarie”. Non restava loro <strong>al</strong>tro, a fianco di <strong>al</strong>cune<br />

professione liber<strong>al</strong>i come <strong>la</strong> medicina, per lungo tempo disdegnata dai cristiani, che<br />

<strong>la</strong>sciavano ad <strong>al</strong>tri le cure di un corpo affidato dai ricchi e dai potenti ai medici ebrei,<br />

e dagli <strong>al</strong>tri ai guaritori “popo<strong>la</strong>ri” e <strong>al</strong><strong>la</strong> natura, che far rendere il denaro, <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e<br />

proprio il cristianesimo negava ogni fecondità. Non cristiani, gli ebrei non avevano<br />

scrupoli e non vio<strong>la</strong>vano le prescrizioni bibliche facendo prestiti ad individui o<br />

istituzioni che non facevano parte del<strong>la</strong> loro comunità. I cristiani d’<strong>al</strong>tronde non si<br />

curavano affatto di applicare loro una condanna riservata essenzi<strong>al</strong>mente <strong>al</strong><strong>la</strong><br />

famiglia e <strong>al</strong><strong>la</strong> comunità cristiana, in primo luogo ai chierici e poi ai <strong>la</strong>ici. Alcuni<br />

monasteri, d<strong>al</strong> canto loro, praticavano forme di credito, soprattutto il pegno morto<br />

(mort-gage), condannato <strong>al</strong><strong>la</strong> fine del dodicesimo secolo. In effetti, tutto cambiò nel<br />

dodicesimo secolo, in primo luogo per il fatto che il progresso economico portò con<br />

sé un enorme aumento del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione monetaria e lo sviluppo del credito. Alcune<br />

33 Tabu<strong>la</strong> exemplorum cit., pagina 83. (N.d.A.)<br />

34 Inferno cit., canto XVII, vv. 54-7. (N.d.A.)<br />

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