10.07.2015 Views

LA VECCHIA STRADA DELL'ISONZO - Isonzo-Soca

LA VECCHIA STRADA DELL'ISONZO - Isonzo-Soca

LA VECCHIA STRADA DELL'ISONZO - Isonzo-Soca

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Alla ricerca della memoria perduta/Da Tolmino a Caporetto<strong>LA</strong> <strong>VECCHIA</strong> <strong>STRADA</strong> DELL’ISONZODario StasiSotto:l’<strong>Isonzo</strong> dal finestrinodel treno in corsaverso Most na Soci.Spodaj:Pogled na Sočo skoziokno vlaka na potiproti Mostu na Soči.Nel museo archeologico di Aquileia è espostaun’aretta votiva di epoca romana sulla quale èscolpito un bassorilievo raffigurante il dio <strong>Isonzo</strong>.La divinità fluviale giace su uno sfondo montuoso etiene fra le braccia un’anfora da cui sgorga abbondantel’acqua che poi scende verso la pianura, e nel suopercorso rende la terra fertile e ricca di vegetazione.L’aretta è stata trovata alla fine dell’Ottocento duranteuna campagna di scavi archeologici nei pressi dellachiesetta della Mainizza, nel punto in cui si trovavail ponte sull’<strong>Isonzo</strong> della strada Aquileia-Emona(Lubiana).Mi colpisce e mi affascina questa anticarappresentazione dell’<strong>Isonzo</strong>.I fiumi portavano vita e per questo erano venerati.Penso al dio Nilo. Ma questo bassorilievo ha ancheil pregio di sintetizzare il percorso del fiume dalla suasorgente sui monti, alla pianura e alla foce.Anch’io qui vorrei fare una cosa del genere, descrivereil corso dell’<strong>Isonzo</strong>, dandone almeno un’idea. Comeha fatto in bella sintesi l’antico e ignoto scultore. Maforse era più semplice fissare l’immagine di un fiumequando non esistevano strade asfaltate o ferrovie,e i luoghi ove nascono i fiumi erano avvolti nelmistero…Comunque, carta alla mano, realizzo presto ilprogramma di un giorno di escursione, concentrandolonecessariamente in un territorio limitato: bicicletta intreno fino a Most na Soči e da lì successivamentein sella alla bici, costeggiando il lago artificiale finoa Tolmino e proseguendo verso Caporetto lungo lastrada esistente in riva sinistra. Questa strada, chescopro sulla carta, potrebbe essere interessante.Attraversa una serie di paesini (tra cui Kamno) e miconsente di evitare la strada principale, trafficata epericolosa per le auto, figuriamoci per le biciclette.Nel ritorno, percorso inverso, in bici e in treno.Cercando l’ispirazioneMa prima che arrivi il giorno giusto (disponibilità ditempo, clima non troppo caldo, buona visibilità perle foto, ecc.) ho bisogno di concentrazione o forsedi un’ “ispirazione”. Per far questo, il posto miglioreè il ponte stradale sull’<strong>Isonzo</strong> parallelo a quelloferroviario “storico” della Transalpina, a Salcano.Da questo punto panoramico, ai piedi dei tre montigoriziani (Sabotino, Monte Santo, San Gabriele) chesi aprono per far passare il fiume, si spazia a suddalle due Gorizie al mare seguendo con gli occhi ilcorso del fiume. I due ponti alti sull’<strong>Isonzo</strong>, la ferroviaTransalpina, le strade che si incrociano danno lasensazione di trovarsi in un punto strategico delnostro territorio. La barriera dei monti infine ti invitaa immaginare i territori nascosti là dietro, le foreste,gli altipiani, la valle dell’<strong>Isonzo</strong>. E qui mi vengono inmente le due grandi e bellissime tele settecenteschedel pittore Simeon Goldmann conservate nella galleriapermanente della Fondazione Carigo in via Carducci.Questi quadri vennero commissionati all’artista perdocumentare il territorio in cui si dovevano sistemaredefinitivamente i confini fra l’impero asburgico ela repubblica di Venezia. Ma in queste sue opere ilGoldmann rappresenta anche i due aspetti principalidella valle dell’<strong>Isonzo</strong>: nella prima tela infatti si vede lavalle in prossimità di Plezzo (Bovec), angusta e strettafra i monti ai cui piedi serpeggia l’antica strada delPredil; nella seconda invece, più luminosa, l’<strong>Isonzo</strong>si allarga fra le città e i paesi della pianura friulana eraggiunge il mare.Un’ultima annotazione prima di addentrarmi nellavalle. Da alcuni anni nella piazza principale di Salcanocampeggia un monumento, un’originale “fontana”che rappresenta l’acqua dell’<strong>Isonzo</strong> nel momentoin cui irrompe verso il piano liberandosi dalla strettadelle pareti spioventi dei monti. L’autore dell’opera havoluto sintetizzare in questo modo l’aspetto principaledel paesaggio di questo paese, situato a nord di NovaGorica e di Gorizia. Ma è un paesaggio della memoriao della storia ormai, perché oggi le acque dell’<strong>Isonzo</strong>non hanno più l’irruenza di un tempo, imbrigliate comesono da dighe e sbarramenti vari, frenate, controllate,incanalate e utilizzate sia per produrre energia elettricache per irrigazione o altro. Così, per rivedere il fiumevero dal ponte di Peuma, altro bellissimo belvederesull’<strong>Isonzo</strong>, bisogna aspettare il giorno seguente legrandi piogge, quando la massa d’acqua torbida,silenziosa e inarrestabile scorre sotto la grande arcatae si allarga verso Piedimonte e oltre.In treno12Prendere il treno alla stazione Transalpina è sempreun’emozione. E lo è ancor di più da quando sipuò attraversare la piazza ed entrare in biglietterialiberamente da Gorizia. Poi le emozioni continuano,con un piccolo brivido durante l’attraversamento delponte di Salcano, e subito dopo con la full immersiondel treno in un paesaggio boscoso, fra le pareti deimonti che serrano il fiume: dieci chilometri di desertoverde da Salcano a Plave.Poi, dopo Plave, ecco improvvisamente scorrereper due lunghi chilometri i grandi stabilimenti e leciminiere del cementificio di Anhovo. Questa fabbricadi cemento e amianto venne costruita subito dopola prima guerra mondiale (1921) da un imprenditoreitaliano che possedeva anche il cementificio di Salonavicino a Spalato; da allora al paese venne imposto ilnuovo nome di Salona d’<strong>Isonzo</strong> (cessato nel 1947).Fino a venti o trent’anni fa nello stabilimento di Anhovolavoravano quasi duemila operai. Attualmente, dopo


i danni mortali prodotti dall’amianto, la produzioneè cambiata (in due stabilimenti separati si producecemento e cellulosa) e i lavoratori sono appenaqualche centinaio.Il treno prosegue e dai finestrini sulla destra comparel’abitato pittoresco di Kanal, con il ponte sulle due riverocciose dell’<strong>Isonzo</strong> e il caratteristico campanile. Illuogo è strategico, una specie di passaggio obbligato.Un ponte esisteva anche al tempo dei romani mentrele case del paese strette intorno alla chiesa ricordanol’antica fortificazione cinta da mura. Da Kanal unastrada sale in riva destra dell’<strong>Isonzo</strong> e porta sulKolovrat, un territorio poco frequentato al confinecon la valle del Judrio e l’Italia. Qui si trova il piccolopaese di Lig dominato dal santuario Marijino Celje(Maria Zell). Il nome deriva dalla statua della Madonnaconservata all’interno che è una copia di quella delsantuario omonimo esistente in Stiria. Dall’altura sucui si trova la chiesa sono visibili sia il santuario diMonte Santo che quello di Castelmonte.Superata Kanal il treno attraversa un ponte e corre inriva sinistra verso Avče e Most na Soči.Come accennavo più sopra, da Most na Soci a Salcanolungo circa quaranta chilometri il corso dell’<strong>Isonzo</strong> èalterato dalla presenza di dighe che alimentano diversecentrali elettriche. Tutti questi sbarramenti sono visibilidai finestrini del treno. Il lago artificiale sull’<strong>Isonzo</strong> diMost na Soči è in realtà un serbatoio da cui una galleriascavata nella roccia e lunga 4 chilometri porta l’acquain pressione alla centrale elettrica di Doblar, situata inuna caverna. Ancora più a sud la diga di Ajba trattienele acque di scarico della centrale di Doblar che a lorovolta consentono il funzionamento di un’altra centralea Plave, anch’essa in caverna. Queste centralifurono costruite negli anni antecedenti la secondaguerra mondiale quando questo territorio era sotto lasovranità italiana. Infine negli anni Settanta del secoloscorso è stata costruita la diga con la centrale elettricadi Salcano che ha determinato la creazione di un lagoartificiale lungo circa 10 chilometri, fino a Plave, e hacambiato notevolmente l’aspetto dell’<strong>Isonzo</strong> anche aGorizia, rendendolo simile a un lungo lago.vDa Most na Soci a TolminoLa stazione di Most na Soči si trova sulla stradache costeggia il fiume Idria, affluente dell’<strong>Isonzo</strong>,e dista dal paese quasi due chilometri. Riprendola bicicletta e osservo il bell’edificio della stazione,ben curato e ornato di gerani alle finestre, propriocome le tipiche casette austriache. Nella stazionec’è anche un piccolo e interessante museo sullaferrovia Transalpina. Il treno riparte. I convogli condue o tre carrozze utilizzati dalle ferrovie slovene nonsono brutti. Però se si vuole incrementare il turismolungo questa linea che attraversa territori e paesaggicosì attraenti e vari bisognerebbe impiegare treninituristici di ultima generazione più confortevoli (pensoa quelli nuovi della linea Merano-Malles) e con finestrepanoramiche.A Most na Soči si può percorrere un “Sentiero storicoculturale” sorprendentemente ricco e interessante(famosi sono gli insediamenti delle età del ferro e delrame, quelli romani e paleoslavi, i musei, ecc.).Mi dirigo verso Tolmino lungo la bella strada checosteggia il lago. E’ inimitabile il color verde dell’acquadell’<strong>Isonzo</strong> raccolta in questo bacino artificiale.La zona è ricca di sorgenti e di fontane dalle qualisgorga acqua limpida e pura.Mi fermo nel paesetto di Modrej seguendo l’indicazionedella sorgente “Pod grmom”, che vuol dire sotto ilcespuglio. Su un cartello quadrilingue è spiegatoche questa sorgente è l’orgoglio della zona di Mostna Soci per la sua acqua curativa (specialmente pergli occhi) che sgorga anche nei periodi più secchimantenendo una temperatura costante tutto l’anno.Faccio la fila, perché ci sono due persone prima diSopra:l’<strong>Isonzo</strong> fra Salcano ePlave è diventato unlungo lago artificiale.A lato: il basamento inpietra del monumentoa Dante con la dedica“Dalla città di Firenze aTolmino italiana” giacein blocchi fuori delmuseo mentre il bustodel poeta è espostoall’interno.A lato: un uomo sirifornisce d’acqua“curativa” dalla sorgente“Pod grmom” di Modrej.Zgoraj:Sočo so med Solkanomin Plavami spremenili vdolgo umetno jezero.Pri strani:Podstavek Dantejevegaspomenika s posvetilom(v prevodu) Firenceitalijanskemu Tolminuleži oblikovan skamnitimi kockamizunaj muzeja, pesnikovdoprsni kip paje naogled v notranjosti.Pri strani:Moški si toči “zdravilno”vodo iz izvira Podgrmom pri Modreju.13


me che attendono il loro turno per rifornirsi dellapreziosa acqua con bidoncini di plastica. Quandogiunge il mio momento mi rinfresco la faccia, ne bevoun sorso e mi massaggio un po’ gli occhi, come vieneconsigliato nel cartello.Attraverso il ponte sulla Tolminka e arrivo a Tolminosu una strada in lieve salita.Gironzolo un po’ per la cittadina, adagiata dolcementenella sua conca. Sopra il centro storico si erge ilcolle Kozlov Rob con le rovine di un antico castellofortificato costruito dai patriarchi di Aquileia.I dintorni sono ricchi di attrazioni naturalistiche, acominciare dal corso del torrente Tolminka e daipascoli e dalle malghe in quota.Notevoli anche le testimonianze storiche sulle qualici si può documentare nel bel museo allestito nelcentrale palazzo appartenuto a un ramo della famigliaCoronini.Un vero gioiello è la chiesetta di Sveti Duh (SantoSpirito) sulla Javorca (m. 570). La chiesa, in pietrae legno, è stata costruita durante la grande guerrain stile “secession” da un architetto austriaco. Meritauna visita (si unisce storia e natura). Vi si arrivaprendendo la strada di circa dieci chilometri in salitaTolmin-Zatolmin-Malga Polog, oltre che in bici o apiedi, anche in auto.Secondo lo scrittore Henrik Tuma lo sloveno chesi parla a Tolmino è fra i più puri della Slovenia,mancando di germanismi e di influssi della linguaitaliana che invece si trovano in altre regioni delPaese. Il glottologo goriziano Ascoli a sua volta, in unsuo scritto del 1848 esprimeva l’opinione che Tolminodovesse diventare il centro amministrativo e culturalesloveno del Litorale.Nella piazza del museo si trova un piccolo monumentocon un bassorilievo in bronzo che rappresenta larivolta dei Tolminotti, il famoso “tumulto” di diversemigliaia di contadini che nel 1713 da Tolmino e daipaesi circostanti scesero a Gorizia e in tutto il Litorale,fino al castello di Duino, per protestare contro l’esositàdei gabellieri imperiali.Accanto all’entrata del museo giace riverso ilbasamento di un contestato monumento a DanteAlighieri che, si dice, durante il suo esilio visitò questiluoghi ed ebbe modo di ispirarsi per il suo “Inferno” inuna grotta situata nelle vicinanze (“La grotta di Dante”si chiama ancora oggi). Durante il periodo fascistail monumento fu donato dalla città di Firenze “allaitaliana Tolmino” (così recita la dedica sul basamentosu cui si trovava il busto del poeta). Attualmente ilbusto di Dante fa bella mostra di sè dentro il museomentre il pesante basamento con la dedica giace fuoriabbandonato in attesa di una destinazione definitiva.A Sinistra:Un pescatore sportivo vistodal ponte di Kamno.Una fontana sulla strada eun vecchio mulino a Gabrje.Na levo:Pogled na športnega ribiča zmostu v Kamnem.Vodna pipa ob cesti in starmlin v GabrjahLa “stara cesta”14All’esterno di un negozio sono esposte diverse cassettedi frutta con delle magnifiche susine. Non resisto allatentazione e ne acquisto un po’ da mangiare in bici. Poiapprofitto per chiedere al negoziante dove si imboccala strada per Kamno, che lui chiama -indicandomela-“stara cesta”, la strada vecchia. E’ un bel viale alberatoin lieve salita che costeggia il Kozlov Rob.Man mano che si esce dall’abitato, il viale si trasforma instrada di campagna (asfaltata) che si inoltra fra prati incui pascolano mucche tranquille. Il paesaggio intornoè magnifico. Qua e là compaiono le caratteristichecase di pietra dei pastori e i kosolec (rastrelliere sullequali viene messo a essiccare il fieno), qualche campocoltivato e qualche orto, delimitati dai boschi dei vicinirilievi. La strada corre leggermente in quota e consenteuna vista panoramica sull’<strong>Isonzo</strong>. A monte di Tolmino ilfiume scorre su un letto abbastanza largo e ghiaioso,ancora libero: incontrerà le dighe più a valle.


Si ritiene che in questo tratto, fino a Caporetto, intempi antichi si fosse formato un lago, poi scomparso.Forse per questo i paesi in riva destra e questa vecchiastrada che li unisce sorgono un po’ in alto sul fiume(una delle tante antiche strade “levate”, per evitare lefrequenti inondazioni).Sfilano i paesetti con le case che stringono la stradatutta dolci curve e saliscendi: Dolje, Gabrje, Volarje,Selišče. Si incontrano poche automobili e molti ciclistiche evidentemente già conoscono questo itinerariopanoramico ideale per la bicicletta.A Gabrje un sentiero laterale porta a un monumento,una specie di cappella con alte colonne e un frontonecon la scritta “Torneranno”, dedicato agli alpini italianiqui caduti nei primi giorni di guerra. Infatti qua sottosiamo ai piedi del massiccio del Monte Nero (Krn). Eproprio in questa zona le linee italiana e austriaca sitrovavano a una distanza non superiore ai tre metri,il punto di tutto il fronte dell’<strong>Isonzo</strong> in cui i soldati deidue eserciti erano più vicini. Più avanti i resti di unpiccolo e antico mulino in legno, con la sua ruota chegira ancora mossa da una cascatella.Lungo la strada mi imbatto in un cantiere. Stannosistemando il fondo stradale e i muretti laterali. Leggosu un cartello che l’opera è finanziata con contributieuropei. Siccome di cartelli simili ne ho visti parecchinel Goriziano penso che in Slovenia si stia sfruttandoal meglio le risorse UE, al contrario che da noi.Poco più avanti un piccolo trattore smuove il fienogià un po’ secco e il profumo fragrante che si spandenell’aria ricorda quello di un vino rosso invecchiatogiusto un poco.Arrivo a Kamno, un paese un po’ più grande deglialtri. C’è anche un ponte sull’<strong>Isonzo</strong> che conduce allastrada principale, in riva destra. Qui abita una giovaneinsegnante, Martina Skočir, studiosa di arte e di storialocale che ha collaborato con <strong>Isonzo</strong> <strong>Soca</strong>. Vado acasa sua per salutarla ma non la trovo.Vicino alla chiesa trovo invece una casa in cui sivende planinski sir, come recita un cartello, cioèformaggio di malga. E’ un formaggio saporito, unmisto di Emmentahl e Montasio. Ne compro mezzochilo (5 euro). Nella valle dell’<strong>Isonzo</strong> si produconoottimi formaggi, ricordo anche il Tolminec (che neisupermercati a Nova Gorica è piuttosto caro).Decido di attraversare il ponte e fare alcuni chilometrisulla strada principale e ritornare poi in riva sinistrasvoltando prima di Caporetto. Vedo in lontananzal’ossario dei caduti italiani in cima a un colle.Attraverso l’abitato di Idrsko. Qui, nei primi giorni diguerra, quando imperversava la battaglia per la presadel monte Nero (Krn), dal comando italiano vennerosottoposti a decimazione gli abitanti dei paesi viciniritenuti colpevoli di spionaggio. Un episodio crudele,controverso, ricordato ancora con amarezza dallagente del luogo.Il ponte alto sull’<strong>Isonzo</strong> è spettacolare. Anche questoponte porta il nome di Napoleone, come quello diAjba, vicino a Kanal (oggi piuttosto fuori mano e nonutilizzato).Prendo la strada del ritorno e giunto a Ladra facciouna deviazione per Smast, dove trovo il sentierosterrato che conduce alla chiesa di Sv. Lovrenc (SanLorenzo) nel cui cimitero è sepolto il poeta SimonGregorčič, l’ “usignolo di Gorizia”. Ci vado percuriosità, perché avevo letto di una visita di BiagioMarin alla tomba del poeta sloveno, e anche perchéavendo sentito recitare alcune poesie di Gregorčič inoccasione della recente inaugurazione del busto insua memoria ai giardini di Corso Verdi, pur afferrandoassai poche parole, ho avvertito la musicalità dei suoiversi, spiegandomi così anche l’accostamento delsuo nome a quello del canto melodioso dell’usignolo.La chiesetta e il cimitero circostante si trovano sullasommità di un colle poco elevato. Devo dire che nonho mai visto un luogo triste qual è un cimitero cosìluminoso, ameno, in splendida posizione panoramicasulla vallata dell’<strong>Isonzo</strong>.E’ ora di ritornare a Most na Soči. Dopo Volarjecomincia a piovere, una pioggia estiva ma consistente.Proseguo perchè non voglio perdere il treno.Fortunatamente la pioggia dura poco.Trovo riparo sotto una tettoia al margine della strada.Oltre un vicino recinto un pastore tedesco mi fa capirein tutti i modi che non gradisce la mia presenza,meglio andarmene anche se piove ancora.Arrivo alla stazione giusto in tempo; forse il cane mi haaiutato a non perdere il treno.A sinistra:Un tratto della strada“Stara cesta”.Na levi:Odsek Stare cesteSotto:L’<strong>Isonzo</strong> e la pianadi Caporetto vistidal cimitero dellachiesetta di Sv.Lovrenc dove èsepolto il poeta SimonGregorčičSpodaj:Pogled na Sočo inKobariško ravnicos pokopališča priSv. Lovrencu, kjerje pokopan pesnikSimon Gregorčič.15

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!