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Il santuario è l'antenna permanente della Buona ... - Colle Don Bosco

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Riflessioniin famigliaGiovanna ColonnaManca in generaleil coraggiodi scommettereper sfidare il mondo,il pensiero ricorrente.DIVORZIATO e non mi avetMia figlia è grande e convive: è figliadel suo tempo: un tempo fatto di incertezze,farcito di fragilità e decorato diapparenze. In generale manca coraggio,il coraggio di scommettere sulle propriecapacità, il coraggio che sfiora la temerarietà,a volte l’incoscienza, per sfidareil mondo, la mentalità comune, il pensieroricorrente. In generale manca il sogno,la ricerca dell’ideale, il pensiero alto,l’orizzonte lontano, l’ascolto del vento,la leggerezza dell’abbandono.In generale manca Dio.Mio figlio è grande e studia: ha trovatociò che gli riempie la vita, che loguida verso il futuro, che lo spinge e glidà la motivazione per andare avanti, percercare, imparare, migliorare e sperare.Entrambi manifestano al mondo laloro personalità: vita di coppia e lavoro,studio e passione per la scelta fatta. Sonofortunati, sono riusciti ad arrivare aun traguardo che diventa il trampolino dilancio verso altre mète, altri confini, altrepersone e confronti.Entrambi senza Dio.Ho alcune amiche che hanno investitoenergie, speranze, sogni nella coppia,nella famiglia e negli ideali, sperimentandoscelte innovative, speciali e, talvolta,esemplari.Con Dio.Adesso sono sole, amareggiate e sfiduciate.Mariti assenti e rimasti adolescenti,responsabilità non condivise,obiettivi scaduti; coppie disposte a sacrifici,rinunce, fatiche per dare il meglioai figli, ma incapaci di fare un discorsoserio sui bisogni personali; incapacidi confrontarsi con carità; incapacidi ascoltarsi; incapaci di amarsi.Con Dio o senza Dio?Alcune hanno deciso di separarsi, altredi divorziare: non ce l’hanno fatta, sisono arrese, la fatica era troppa e il futuropeggiore del passato. Non stannomeglio, non sono più felici: sono menostanche e meno incerte; consapevoli <strong>della</strong>loro solitudine istituzionalizzata. Volevanoessere mogli ed erano madri, colf,


e GIUDICATORiflessioniin famigliabadanti, donne lavoratrici; volevano esseremoglie ed erano compagne, amiche,sorelle; volevano essere mogli e non eranoneanche le confidenti dei loro mariti.Hanno deciso con tacito accordo di farfinta di nulla, di dire e dirsi che quella vitaandava bene così, di negare il silenzio,la sordità, il mutismo, lo sfiorarsi senzamai incontrarsi. L’unica decisione chedoveva essere allontanata in gran fretta èstata adottata con silenziosa sottomissione:non parlare per il timore di soffrire dipiù e vivere una vita finta, una vita di altri,una vita negata.Con Dio o senza Dio?<strong>Il</strong> silenzio di Dio è assordante! Si invocaDio in ogni circostanza, si esclamail suo nome nei momenti tragici e durantegli eventi più gioiosi, si discute delgrande assente come se fosse il grandepresente, senza arrivare ad alcuna conclusione.Forse Dio parla nuovi linguaggi?Forse dobbiamo ripulire i nostri linguaggi?Come Nicodemo dovremmo cercareGesù nella notte <strong>della</strong> nostra vita per impararea rinascere. Come la donna samaritanadovremmo sostare al pozzo <strong>della</strong>sapienza e fare domande a Dio. Lo Spiritosi potrebbe posare su di noi?Chi è senza Dio?Chi è abbandonato da Dio?Chi è orfano di Dio?La convivente incerta del futuro, checerca garanzie per la solidità <strong>della</strong> sua famiglia?La separata che si cura le feritedel cuore e <strong>della</strong> mente, consapevoledi avere la sua parte di responsabilità nelnaufragio di un amore iniziale che volevaessere bello e infinito? La divorziatache concretamente ha abbandonato ilpassato per cercare un riscatto che le permettadi essere ancora persona? La moglieche tacitamente copre con una cortinafumogena il grigiore di un quotidianofalso, mediocre e triste?Dio è soprattutto con la conviventeimpaurita, con la separata infelice, conla divorziata inaridita, con la moglie rassegnata.Dio abbraccia e versa oli profumatisul capo di coloro che soffrono epatiscono la loro vita a metà, i loro affettisvaniti, i sentimenti sfumati, gli slanciavviliti. Dio si fa crocifiggere per lecoppie che non sono riuscite a essere lasua manifestazione migliore, il suo sacramentopiù immediato, la sua presenzapiù concreta. Dio risorge con tutta lasua potenza salvifica per tutte le mogli etutti i mariti che non si sentono più moglie mariti, che lo sono nella forma manon nella sostanza, che vorrebbero tornareindietro per correggere silenzi e fughe,che non trovano una via d’uscita dalpantano in cui sono affogati.Dio parla a tutti, anche a coloro chenon vogliono più ascoltare. ❑Dio parla a tutti,anche a coloroche non voglionoascoltare.Gesù risorgeper tutte le moglie tutti i maritiche vorrebberotornare indietroper correggeresilenzi e fughe…9


Anno<strong>della</strong> FedeEnzo BruniCelebrazionein San Pietro, Roma,dell’aperturadell’Anno <strong>della</strong> Fede.10un annoper la gioia<strong>della</strong> fedeCon solenni e diverse celebrazioni aRoma e nel mondo è iniziato l’Anno <strong>della</strong>Fede.Era l’11 ottobre, 50° anniversario <strong>della</strong>apertura del Concilio Vaticano II, definitola grande grazia di Dio per la Chiesadel secolo XX. Si tratta, ci ricordavail Papa nell’omelia in Piazza San Pietro,«di entrare più profondamente nel movimentospirituale che ha caratterizzatoil Vaticano II, per farlo nostro e portarloavanti nel suo vero senso.E questo senso è stato ed è tuttora laFede in Cristo, la Fede apostolica, animatadalla spinta interiore a comunicareCristo a ogni uomo e a tutti gli uomini nelpellegrinare <strong>della</strong> Chiesa nella storia…Gesù è il centro <strong>della</strong> Fede cristiana.<strong>Il</strong> cristiano crede in Dio mediante GesùCristo, che ne ha rivelato il volto. Egli èil compimento delle Scritture e il loro definitivointerprete. Gesù Cristo non è soltantooggetto <strong>della</strong> Fede, ma, come dicela Lettera agli Ebrei, è “Colui che dà originealla Fede e la porta a compimento”».Di qui quell’ansia apostolica di annunciarloal mondo.Si tratta, quindi di riprendere in manoquello che il Concilio Vaticano II si propose:non che fosse definito un qualchedogma, ma, come disse Giovanni XXIIInella apertura del Concilio «che il sacrodeposito <strong>della</strong> dottrina cristiana fosse custoditoe insegnato in forma efficace…Fedelmente rispettata, e presentata inmodo che risponda alle esigenze del nostrotempo».Quella irripetibileesperienza conciliareAlla luce di queste parole BenedettoXVI ricorda la sua esperienza di giovaneteologo come padre conciliare alConcilio stesso, e racconta la «tensionecommovente nei confronti del comunecompito di far risplendere la verità e labellezza <strong>della</strong> Fede nell’oggi del nostrotempo, senza sacrificarla alle esigenzedel presente né tenerla legata al passato:nella Fede risuona l’eterno presentedi Dio, che trascende il tempo e tuttaviapuò essere accolto da noi solamente nelnostro irripetibile oggi… La cosa importanteè ravvivare in tutta la Chiesaquella positiva tensione, quell’anelito ariannunciare Cristo all’uomo contemporaneo…Ma, precisa il Pontefice, perchéquesta spinta interiore non rimanga soloun ideale e non pecchi di confusione,occorre che essa si appoggi a una baseconcreta e precisa, questa base sono i documentidel Concilio Vaticano II…».I rischi di una falsainterpretazione del Concilio<strong>Il</strong> Papa sembra voler rimarcare questanecessità contro i rischi di una confusainterpretazione del Concilio che non fabene a nessuno nella Chiesa: «Per questoho più volte insistito sulla necessità diritornare, per così dire, alla “lettera” delConcilio, ai suoi testi… e ho ripetuto chela vera eredità del Vaticano II si trova inessi. <strong>Il</strong> riferimento ai documenti mette alriparo dagli estremismi di nostalgie anacronistichee di corse in avanti; consentedi cogliere la novità nella continuità. <strong>Il</strong>Concilio non ha escogitato nulla di nuovocome materia di Fede, né ha volutosostituire quanto è antico. Piuttosto si èpreoccupato di far sì che la medesimaFede continui a essere vissuta nell’oggi,continui a essere una Fede viva in unmondo in cambiamento».Purtroppo, continua il Papa, negli anniseguenti al Concilio «molti hanno accoltosenza discernimento la mentalità dominante,mettendo in discussione le basistesse <strong>della</strong> Fede che purtroppo non sentivanopiù come proprie nella loro verità».


Deserto e vuoto spiritualeE ancora il Papa mette in guardia daaltre possibili, dannose deviazioni e definiscenuovamente il senso di un Anno<strong>della</strong> Fede. «Se oggi la Chiesa proponeun nuovo Anno <strong>della</strong> Fede (il precedentefu nel 1967 con Paolo VI), non è peronorare una ricorrenza, ma perché ce n’èbisogno, ancor più che 50 anni fa. E la rispostada dare a questo bisogno è la stessavoluta dai Papi e dai Padri Conciliari econtenuta nei suoi documenti…In questi decenni è avanzata un “desertificazione”spirituale. Cosa significasseuna vita, un mondo senza Dio, altempo del Concilio lo si poteva già sapereda alcune pagine tragiche <strong>della</strong> storia,ma ora purtroppo lo vediamo ogni giornoattorno a noi.È il vuoto che si è diffuso. Ma è proprioa partire dall’esperienza di questodeserto, da questo vuoto, che possiamonuovamente riscoprire il valore di ciòche è essenziale per vivere… Sono innumerevolii segni <strong>della</strong> sete di Dio, delsenso ultimo <strong>della</strong> vita… Ma in questodeserto c’è bisogno soprattutto di personedi Fede che, con la loro stessa vita,indicano la via verso la Terra Promessa ecosì tengono viva la speranza».Conclude con la bella metafora sullavita vista appunto come un pellegrinaggio,come un cammino, come i tanti“cammini” che molte persone, oggi,sentono il bisogno di fare – si pensi peresempio al cammino di Santiago… – E ilsaggio camminatore lascia ciò che è inutilee mette nella sua bisaccia solo quelloche è essenziale per raggiungere la mèta.«Ecco allora come possiamo raffigurarequesto anno <strong>della</strong> Fede: un pellegrinaggionei deserti del mondo contemporaneo,in cui portare con sé solo ciò cheè essenziale: non bastone, non sacca, népane né danaro, non due tuniche – comedice il Signore agli Apostoli inviandoliin missione (cfr Lc 9,3), ma il Vangelo ela Fede <strong>della</strong> Chiesa…».A Maria Santissima, Madre di Dio, ilPapa affida il buon esito di questo provvidenzialeAnno.«La Vergine Maria brilli sempre comestella sul cammino <strong>della</strong> nuova evangelizzazione.Ci aiuti a mettere in pratical’esortazione dell’apostolo Paolo: “Laparola di Cristo abiti tra voi nella suaricchezza. Con ogni sapienza istruitevie ammonitevi a vicenda… E qualunquecosa facciate, in parole e in opere, tuttoavvenga nel nome del Signore Gesù,rendendo grazie, per mezzo di Lui, a DioPadre” (Col 3,16-17)».Pellegrini sostenuti dalla Fede,operosi nella Caritàe illuminati dalla SperanzaDa tutto si comprende come il Papamolto s’aspetti da questo grazia dell’Anno<strong>della</strong> Fede: un ritorno a una testimonianzaviva e coraggiosa, fedele allaChiesa che è guida e maestra donatacidal Signore Gesù in un’epoca di rapidicambiamenti e tanto confusa, che è allaricerca di quello che veramente è essenzialeall’uomo, oggi e oltre il tempo concessoalla nostra esperienza umana.Anche a noi spetta dare un risposta –sia pure parziale – alla domanda di GesùCristo ai suoi apostoli: «Quando il Figliodell’uomo ritornerà, troverà ancora laFede sulla terra?»Pascàl diceva che la Fede è “saggia”e “folle” nello stesso tempo. Saggia perchéci sono buone ragioni per credere: folleperché tali buone ragioni non sono maisufficienti per obbligarci a credere: vi èsempre un momento in cui si deve rischiare,si deve “scommettere”. La Fede, chesi attualizza nella carità, deve essere sollecitatadalla speranza perché diventi gioiosa,capace di trasformarci dentro, mettendociin movimento nelle cose da fare.Proprio come diceva lo scrittore francesePeguy; egli paragona la Fede e laCarità a due sorelle più grandi che tengonoper mano, in mezzo a loro, la sorellapiù piccola, la Speranza. Crediamo chesiano le sorelle più grandi a trascinarela “piccola” Speranza, ma in realtà è lasorella più piccola che si tira dietro laFede e la Carità. E il cammino insiemediventa motivo di gioia per tutti coloroche le accolgono nel loro pellegrinaggio<strong>della</strong> vita.È appunto la gioia e la bellezza <strong>della</strong>Fede, come sovente ci ricorda il Papa. ❑Anno<strong>della</strong> FedeIn questi decenniè avanzatauna «desertificazionespirituale».È il vuotoche si è diffuso.L’Anno <strong>della</strong> Fede:un pellegrinaggionei deserti del mondoportando solo ciòche è essenziale:il Vangelo e la Fede<strong>della</strong> Chiesa.11


<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>Memoriedell’OratorioDONBOSCOa cura di<strong>Don</strong> Emilio Zenisiracconta11<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> si ammala.Dal film «<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>» di Leandro Castellani.La prima scuolaa Valdoccodal film «<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>»di Leandro Castellani.Anche la scuola di cantofu tra le prime iniziativedi <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> all’Oratorio.14Riprendiamo il racconto diretto <strong>della</strong>storia di <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> come lui stesso ce l’haregalata nelle Memorie dell’Oratorio.Nella puntata ultima (luglio-agosto),<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> ci ha raccontato la vita dei suoiragazzi di ogni domenica o giorno festivonella casa Pinardi, da poco acquistata eadattata, la felicità e l’aria educativa che visi respirava, i contrasti delle autorità.Prima di tutto scuola e istruzione<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> si rende conto ben prestoche senza una decisa opera di alfabetizzazione,diventava difficile il compito diistruire nelle verità <strong>della</strong> fede: leggere escrivere era la prima urgenza. E si metteall’opera.Scrive: «Per ottenere qualche buon risultatosi prendeva un solo ramo d’insegnamentoper volta. Per esempio, si facevauna domenica o due passare e ripassarel’alfabeto e la relativa sillabazione, poi siprendeva subito il piccolo catechismo intornoa cui si faceva leggere e sillabare finoa tanto che fossero in grado di leggereuna o due delle prime domande del catechismo,ciò serviva come lezione lungo lasettimana. La domenica successiva si facevaripetere la stessa materia, aggiungendoaltre domande e risposte. In questa guisain otto giorni festivi ho potuto ottenere chetaluni giungessero a leggere e a studiare dasé delle pagine intere di catechismo…».Non tutti però avevano scioltezza intellettuale,per cui le sole scuole domenicalinon bastavano. Pensò allora di introdurrele scuole serali, che ebbero un grande successo.<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> commenta che con la scuolaotteneva due buoni effetti: imparare aleggere e, nel medesimo tempo, favorirel’istruzione religiosa «che formavano loscopo delle nostre sollecitudine». Le scuoleserali ebbero un grandissimo successotanto che dovette cercarsi nuovi istruttori,ma come trovarli?Ecco come risolve il problema. Scrive:«Mi sono messo a fare scuola a un certonumero di giovanetti <strong>della</strong> città, con l’insegnamentogratuito di italiano, latino, francese,aritmetica, ma con l’obbligo di venirmiad aiutare a insegnare il catechismo e afare la scuola domenicale e serale. Questimaestrini allora erano otto o dieci, ma continuaronoad aumentare in numero…».È in quest’epoca che <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>, nontrovando sul mercato, oltre il piccolo catechismo,libri adatti e popolari per continuarel’istruzione religiosa, scriverà luistesso, rubando tempo al sonno e al riposo,il libro <strong>della</strong> Storia Sacra ad uso dellescuole. (Questo testo uscito in numeroseedizioni, rimarrà in uso nelle scuole salesianee non, come testo di catechesi biblicafino alle soglie del Concilio Vaticano II).A questa scuola di alfabetizzazione e diistruzione religiosa, continua <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>,«fu aggiunta la classe di aritmetica e didisegno. Era la prima volta che nei nostripaesi avevano luogo tali scuole. Da tuttele parti se ne parlava. Molti professori edaltri distinti personaggi ci venivano di frequenzaa visitare… Lo stesso Municipio,con alla testa il comm. Giuseppe Dupré,mandò una commissione per verificare sei decantati risultati delle scuole serali era-


no una realtà. Facevano essi stessi delledomande. Al vedere quel gran numero digiovani adulti raccolti alla sera che, invecedi girovagare per le vie, attendevanoall’istruzione, quei signori partirono pienidi entusiasmo. Fattane relazione in pienomunicipio venne assegnata come premiouna annualità di trecento franchi, che si èpercepita fino al 1878». E dopo? Scrive:«Ci fu tolto per darlo ad altro Istituto, manon se ne poté mai sapere la ragione».Sempre in questi anni, <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> scriveràanche un libro di preghiere per i giovani.Leggiamo nelle Memorie: «Vedendoche l’eresia insidiosa si andava ogni giornoinsinuando, ho procurato di compilareun libro adatto alla gioventù». Questo fu<strong>Il</strong> Giovane Provveduto (era una raccolta dipreghiere, un manuale di vita spirituale, diletture per la meditazione e l’istruzione. Sene fecero centinaia di edizioni e traduzionie continuò a essere usato fino al ConcilioVaticano II).Stava entrando allora l’uso del sistemametrico decimale; non era obbligatoriofino al 1850. Scrive: «Sebbene introdottolegalmente nelle scuole nel 1846, mancavanoi libri di testo. A ciò ho provvedutocon il libretto intitolato: <strong>Il</strong> sistema metricodecimale ridotto a semplicità…». La primaedizione porta la data del 1849.Anche in questo <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> si poneall’avanguardia, precedendo i tempi e leistituzioni.<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> è in fin di vitaMa per quanto di robusta costituzione,anche <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> dovette fare i conti conla sua salute compromessa dall’eccessivocumulo di impegni presso l’Opera <strong>della</strong>Barolo, del Cottolengo, nelle carceri, nellescuole serali e domenicali, nel ministerodelle confessioni e <strong>della</strong> predicazione,nello scrivere libri per i suoi ragazzi. Nonostante qualche riposo, a cui fu obbligatodagli stessi dottori, presso il curato TeologoPietro Abbondioli in località Sassi(alla periferia collinare est di Torino), nonlasciò di prestarsi per le numerose confessionie l’ascolto dei giovanetti che da Torino,si recavano da lui: con l’usuale metododel passa parola avevano scoperto, infatti,dove si trovava.Fu proprio al chiudersi di una giornataparticolarmente impegnata nelle confessionidei ragazzi che – scrive – «fui presoda sfinimento e portato a letto. La malattiasi manifestò con una bronchite, cui si aggiunsetosse ed infiammazione violenta. Inotto giorni fui giudicato all’estremo <strong>della</strong>vita. Avevo ricevuto il SS. Viatico, l’OlioSanto. Mi sembrò che in quel momentofossi preparato a morire; mi rincrescevaabbandonare i miei giovanetti, ma ero contentoche terminavo i miei giorni dopo averdato forma stabile all’Oratorio».Era il luglio 1846, 31 anni di età.La notizia si sparse in un baleno! <strong>Don</strong><strong>Bosco</strong> muore! Non era possibile. Incominciò,come si può immaginare, un interminabilevia vai di ragazzi che correvanoper sapere notizie. Scrive <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>: «Ioudivo i dialoghi che si facevano con il domesticoe ne ero commosso… Ho saputoquello che aveva fatto fare l’affetto deimiei giovani. Spontaneamente pregavano,digiunavano, ascoltavano messe, facevanocomunioni. Si alternavano passando lanotte in preghiera e la giornata avanti l’immaginedi Maria Consolatrice…».Non si ferma qui la descrizione commossadi <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> di quanto i suoi ragazzifecero per ottenerne la guarigione.Conclude: «Dio li ascoltò. Era un sabatoa sera e si credeva che quella notte fossel’ultima di mia vita; così dicevano i mediciche vennero a consulto… A tarda nottepresi sonno. Mi svegliai fuori di pericolo».I medici visitandolo al mattino, increduli,gli dissero di andare a ringraziare laMadonna <strong>della</strong> Consolata!Ma i ragazzi non potevano credere finquando non lo videro di persona tornareall’Oratorio, sia pure appoggiato a un bastone.Indescrivibile la gioia.Andò poi per qualche mese nella sua terra,ai Becchi, per un po’ di convalescenza.Quando tornò all’Oratorio lo consigliaronoa prendersi un lungo periodo riposo,un anno o due fuori dalla città, magari inluogo sconosciuto, in pace, per riacquistarela salute. O almeno, pur rimanendoall’Oratorio, di lasciare per un paio d’anniconfessioni e predicazione...<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> concludendo questa difficilevicenda ammette: «Ho disobbedito.Ritornando all’Oratorio, ho continuato alavorare come prima e per 27 anni non hopiù avuto bisogno né di medico né di medicine.La qual cosa mi ha fatto credere che illavoro non sia quello che rechi danno allasanità corporale».Su questa roccia cresceva di giorno ingiorno l’Opera che la Provvidenza gli avevaaffidato.❑<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>Memoriedell’Oratorio... spontaneamentepregavano,ascoltavano la Messa,digiunavano...Dio li ascoltò.Copertina del testo biblicoper le scuole,scritto da <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>.15


Incontro con DioLettereSilvia FalcioneletteraaLorenzo/8Caro Lorenzo,oggi per cominciare il nostro discorsosu Dio prendo in prestito parole pronunciateduemila anni fa:L’anima mia magnifica il Signoree il mio Spirito esulta in Diomio Salvarore…Grandi cose ha fatto in mel’Onnipotente e santo è il suo nome.Di generazione in generazionela sua misericordiasi stende su quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieridel loro cuore;Ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.queste disparità sociali, ovvero la superbiache si annida nei pensieri del cuoreumano.Allora, cosa volevo dirti oggi?Volevo dirti questo: Dio è Giustizia.So che è un argomento che tocca sulvivo il tuo cuore sensibile da sempre alleingiustizie e soprattutto alle disuguaglianzesociali. <strong>Il</strong> mondo è strapieno diingiustizie: come può sopportarlo DioOnnipotente? Come mai non intervienea difesa dei deboli e degli oppressi? Perchénon fa strage dei superbi e dei potenti?Credo che siano domande che l’uomosi fa da sempre, che ci facciamo ancoraoggi, che ricorrono nei pensieri e fra idubbi di tutte le persone oneste che sianocredenti o non credenti.Dio stadalla parte dei poverie degli oppressi.16Questa è la prima parte <strong>della</strong> preghieradi una donna ebrea che si chiamava Miriamed era incinta, ma si trovava ancorain posizione socialmente irregolare perchénon era sposata, quando questa preghierale nasce dall’anima, come ci raccontaSan Luca nel suo Vangelo.È una preghiera di lode, come si comprendedal tono; e per cosa loda Dio questadonna che dovrebbe essere preoccupataper sé visto che all’epoca la sua posizionepoteva costarle infamia e anchela lapidazione?Loda Dio per la sua Giustizia.Tra l’altro una giustizia squisitamentesociale, perché lei parla di ricchi e dipoveri, di umili e di potenti, di troni edi affamati, anche se all’inizio aveva cominciatoindicando le cause profonde di


Ebbene Miriam pare sia certa che nonostantetutto Dio sia Giustizia.La penso anch’io come lei, penso comeMiriam e credo che la Giustizia diDio sia affatto diversa dalla giustiziaumana. So e lo so per esperienza personale,quindi soggettiva e non oggettiva,che Dio sta dalla parte dei poveri e deglioppressi e non dalla parte dei ricchie dei superbi e sono profondamente convintache la storia umana stia avanzandocon lentezza a volte insopportabile, versola consapevolezza del rispetto dei dirittiumani, verso la pace come modalitàdi convivenza quotidiana, cioè versoquello che Gesù chiamava Regno di Dio.Penso che questo accada perché ci sonostate nella storia innumerevoli personeche ci hanno creduto soprattuttoper Fede, per Fede cieca nell’uomo e inDio. Infatti se oggi idee e documenti comela Dichiarazione Universale dei Dirittidell’uomo, <strong>della</strong> donna e del bambino,sono fatti reali e oggettivi, in altrimomenti <strong>della</strong> storia umana è stato moltopiù difficile di oggi perseguire la Giustiziase non per Fede.Dio non interviene direttamente nellastoria, a mio avviso per fortuna non lofa, ci tengo al mio diritto di scelta, manoi sì, noi possiamo fare la storia, possiamocomportarci da giusti oppure no etutti quelli che come dicono gli Ebrei, sicomportano da Giusti, perseguono e attuanonella storia la Giustizia di Dio, ovverostanno dalla parte dei poveri, deideboli, degli oppressi, degli emarginati,degli stranieri, dei diversi, di tutti coloroche vengono vessati dal potere e dallasuperbia di chi odia questa Giustizia diDio e ama solo se stesso.Potere e superbia non sono eliminabilidalla storia dell’umanità. <strong>Il</strong> potere diper sé non è neppure qualcosa di malvagio,dipende da come viene usato e distribuito.Nella storia di Gesù c’è la precisa indicazionedi come va usato, ovvero alservizio del prossimo, fino alla morte senecessario. Questa è la Giustizia di Dio,piuttosto diversa da quella umana. Essereal servizio di questa Giustizia significarischiare la propria vita, la propriacredibilità, la propria posizione sociale,la propria fama e tutto quello che agli occhidegli uomini ha valore.Ci sono innumerevoli esempi di personeche hanno fatto questo nella storia,indipendentemente dal fatto che fosserocristiani o ebrei o atei o qualcos’altroo proprio niente del tutto, persone dicui spesso non conosciamo il nome, mache con le loro vite anche modeste hannoperseguito la Giustizia permettendole dipercorrere la storia umana e di vivificarla,così come Dio vuole.«Ha rovesciato i potenti dai troni, hainnalzato gli umili».Quante volte è accaduto questo nellastoria? Si lo so, mi sto comportando comeuna “illusa” o come diceva mia mammada ragazza, come una “idealista”. Stodando prova di estremo ottimismo, nonostantel’età. Credo sia anche perchésono cresciuta alla scuola di <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>,ottimista per passione, per metodo e perstrategia.Ebbene io credo davvero che la Giustiziasia il destino dell’umanità e possocrederlo solo per Fede, senza Fede e senzala Speranza che la Fede mi dà, io potreipensare solo a me stessa, al mio benesserepersonale o tutt’al più a quello<strong>della</strong> mia famiglia, perché dovrei pensaread altro? Concepirei la giustizia solocome giustizia umana, limitata ed estremamenteimperfetta e certamente corruttibile,senza speranza e senza perdono.Ma non mi basta e credo che non possabastare a nessuno.Mi fermo qui anche se il discorso potrebbecontinuare a lungo perché è un discorsodifficile e complesso e preferiscoritornare alla meravigliosa preghiera diMaria che non per niente si chiama Magnificat.SilviaIncontro con DioLettereIo credoche la Giustiziasia il destinodell’umanità:lo credo per Fede.17


AttualitàEnrico Maria GrecoPadre Ruggero Cipolla.San GiuseppeCafasso.18Ho messo il mio cuorevicino al vostro cuoreL’altro giorno, facendo due passi dopopranzo, sono passato davanti a un istitutopenitenziario, poco prima dell’ora delle visitedei familiari ai detenuti.Davanti all’ingresso sbarrato, alcunedonne sole, alcune con bambini in braccioo che correvano all’intorno. Pochi uomini.Tutti portavano borse, sacchetti di plastica einvolti vari: attendevano l’apertura del grandeportone per visitare un parente detenuto,portare biancheria pulita, cibarie e chissàcos’altro.E mi è tornata in mente una delle opere dimisericordia che non ho mai fatto e non sapreineppure come fare: visitare i carcerati.Non è questa la sede per discorsi politicisull’affollamento delle carceri o sulla detenzionein attesa di giudizio o sulle manette facili.Vorrei spostare il discorso su un aspettodialetticamente più semplice, ma concretamenteassai più complesso che riguarda nonun impegno politico, ma un’opera di carità!Oggi non è facile visitare i carcerati, maè possibile.La legge 26 luglio 1975 n. 353, all’art.17 disciplina la «Partecipazione <strong>della</strong> comunitàesterna all’azione rieducativa» e recitatestualmente che «la finalità del reinserimentosociale dei condannati e degli internatideve essere perseguita anche sollecitandoed organizzando la partecipazione diprivati e di istituzioni o associazioni pubblicheo private all’azione rieducativa». Perciò«sono ammessi a frequentare gli istituti penitenziaricon l’autorizzazione e secondo ledirettive del magistrato di sorveglianza, suparere favorevole del direttore, tutti coloroche, avendo concreto interesse per l’operadi risocializzazione dei detenuti, dimostrinodi potere utilmente promuovere lo sviluppodei contatti tra la comunità carceraria e lasocietà libera».Esistono gruppi di associazioni autorizzatia entrare nel carcere, oppure si può essereautorizzati anche come singole persone,in determinati casi.Tra i detenuti vi sono infatti personedavvero sole, perché, per esempio, il carcereè lontano dalla residenza familiare e la famiglianon ha i mezzi economici per sostenerefrequenti viaggi; non possono pagare l’avvocatoe sono affidati alla difesa d’ufficio,ci sono detenuti stranieri. Vi sono personeche hanno bisogno di parlare con qualcunoche non sia solo il compagno di cella, di saperecome è il cielo là fuori o, addirittura, diun abito più confortevole, perché sono statiarrestati in estate e ora, in inverno, sono ancorain maglietta e calzoncini…La Chiesa ha sempre dato molta importanzaa questa opera di carità.I più ricchi di memoria ricorderannoancora la visita del Beato Papa GiovanniXXIII il 26 dicembre del 1958 al carceredi Rebibbia: fu la prima volta in assolutodi un Pontefice in un carcere italiano. PapaRoncalli si recò nel carcere romano il giornodopo l’altrettanto nota visita ai bambinidell’ospedale Bambin Gesù. A distanza dioltre 50 anni è toccante rivedere quei fotogrammiin bianco e nero scattati nel carcereromano di Regina Coeli con una fila di carceratiinginocchiati. Indossano divise a righelarghe che paiono pigiami. Protendonole mani verso un Papa anziano.Ai detenuti raccolti nella Rotonda (perl’occasione trasformata in cappella) si rivolsecon semplicità e con riferimenti che destaronosensazione per lo stile non consuetoper un Papa. Per vincere l’imbarazzo deidetenuti, raccontò di avere avuto anche luiun parente nei guai: una circostanza in realtànegata da alcuni biografi: si trattò di unapiccola bugia per favorire il clima dell’incontro.Roncalli parlò di un familiare uscitoa caccia ma senza porto d’armi.Beato Giovanni XXIII in visita ai carceratidi Rebibbia.


Preghieradei SalmiRoberta Foraalleluia!è bellocantare inni al nostro DioSalmo 147 (146) - II parte20In questa seconda parte il Salmo 147,riprende gli argomenti trattati nella primaparte: i versetti sono infatti caratterizzatida un inno di lode a Dio. Dio grande, onnipotentee onnipresente, la cui bontà si manifestain vari modi.La preghiera si apre con un invito:Celebra il Signore, Gerusalemme,loda il tuo Dio, Sion, perchéha rinforzatole sbarre delle tue porte,in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.E poi ancora:Manda sulla terra il suo messaggio:la sua parola corre veloce.A questo punto il salmo prosegue a imitazione<strong>della</strong> prima parte, con l’interventodel Signore nella natura. Leggiamo infatti:Fa scendere la neve come lana,come polvere sparge la brina,getta come briciole la grandine:di fronte al suo gelo chi resiste?Si ripropone dunque, nuovamente,l’immagine di Dio Creatore e poeticamentei versetti sembrano dipingerci l’immaginedi un paesaggio invernale ovattato dalcandore <strong>della</strong> neve.Quante volte in inverno, ci siamo trovatidinnanzi ad una bella nevicata che lievementee soavemente ha cosparso il suocandido manto tutt’intorno.Neve e ghiaccio: temperature da brivido,ma quanta gioia per i più piccoli quandola stagione invernale permette loro disciare, andare sullo slittino o pattinare!Sono le cose belle <strong>della</strong> vita, le gioiesemplici che riscaldano il cuore, delle qualidovremmo quotidianamente ringraziarecon tutto il cuore il Signore che, per la suainfinita bontà, ce le ha donate.Manda la sua parolaed ecco, le scioglie,fa soffiare il suo ventoe scorrono le acque.È l’esplosione <strong>della</strong> primavera: ilghiaccio si scioglie, l’acqua ricomincia ascorrere, i raggi tiepidi del sole illuminanoi nostri volti. Anche qui il salmista sicuramenteci invita a contemplare la bellezza<strong>della</strong> natura per trarne benefici spirituali, eimparare a ringraziare Dio che tutto ha fattocon infinito amore.Annuncia a Giacobbe la sua parola,i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.Così non ha fattocon nessun’altra nazione,non ha fatto conoscere loroi suoi giudizi. Alleluia”.È la gioia profonda del popolo d’Israeleper la rivelazione di Dio.Una riflessione per noi: qual è la motivazionepiù grande che ci rende feliciper davvero? <strong>Il</strong> successo, una bella casa,uno stipendio adeguato, o fare la volontàdi Dio?Mi vengono in mente le parole di Mariache, all’annuncio dell’angelo, con fedeha risposto:Ecco la serva del Signore:avvenga per mesecondo la tua parola.(Lc. 1,38)Non è facile fare la sua volontà, ma èsicuramente ciò per cui la nostra esistenzaacquista un significato profondo. Fare lavolontà di Dio è ciò che ci permette umanamentedi gustare la pace nell’intimo delcuore, è ciò che ci relazione con Lui, che cimette in comunione con il Signore.Certo, occorre avere fede e poi, occorrepregare ogni giorno perché lo Spirito Santoci illumini e ci faccia comprendere qualisono i sentieri da percorrere, e cosa veramentevuole il Signore da noi.Grazie, o Dio, perché ci sei, e non finiscimai di rinnovare la tua creazione. Aiutacia ridiventare un po’ bambini, aiutacia stupirci per il candore di una nevicata, oper lo sbocciare di un fiore variopinto cheannuncia l’arrivo <strong>della</strong> primavera.Signore, dacci il coraggio di percorrerei tuoi sentieri perché solo facendo la tuavolontà, potremo assaporare la vera pacee gustare la vera gioia, quella che provienesoltanto da Te.Così sia.


Va’ a LERMAe lì troverai<strong>Don</strong> BOSCOLerma: panorama.<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>e ilsoprannaturaleClaudio RussoUn giovanotto, sentendo propensioneper la vita religiosa, tra tante Congregazioniche c’erano, non ne trovavauna che gli andasse a fagiolo. Ma era dibuon spirito e il parroco lo assicuravache la Madonna, a costo di farne nascereuna apposta per lui, non avrebbe lasciatiinsoddisfatti i suoi desideri. E lui a pregaree ad aspettare...Ritiratosi a riposo, sull’alba, non essendoancora ben svegliato, sentì unavoce distinta all’orecchio che gli diceva:«Va’ a Lerma e troverai <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>».<strong>Il</strong> giovane si destò, ma con quell’annuncioben scolpito nella mente. Egli avevasentito parlare di <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> più di unavolta; un giorno era andato a Torino perchiedergli consiglio senza incontrarlo, loconosceva come fondatore dell’Oratorio,ma nulla sapeva <strong>della</strong> Pia Società diSan Francesco di Sales. Non aveva conoscenzadi amici di <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> dalle sueparti; gli pareva più facile di vedere neisuoi paesi il Papa che <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>, tantoerano fuori di mano.Egli andò subito a confidare quellostrano fenomeno di voce udita a tre suoibuoni amici, i quali gli dissero: «<strong>Il</strong> paesedi Lerma è distante un’ora sola di qui epuoi facilmente levarti questa fantasia».<strong>Il</strong> giovane acconsentì recandosi ilgiorno dopo a Lerma accompagnato dauno di quei tre amici. Non conoscendo ilparroco, volse i suoi primi passi alla casadi un vecchio cappellano che era statomaestro comunale in sua patria. Ricevutocon grande cordialità, gli chiese seavesse notizie di <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>. <strong>Il</strong> cappellanorispose di no, ma l’arciprete era incontatto con il fondatore dell’Oratorio diTorino. Andò allora a visitare il parrocoe, avendogli detto come nella notte avessesentito quella voce misteriosa, con suaestrema meraviglia si sentì dire: «<strong>Don</strong><strong>Bosco</strong> sarà qui fra otto giorni».Pieno di gioia ritornava al paese,quando incontrò i due amici che gli venivanoincontro, ridendo per la suppostasua disillusione. Questi ancor lontani gligridarono: «Ebbene, <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> viene?».E il giovane trionfante rispose a unavoce con quello che lo aveva accompagnato:«Viene, viene!».<strong>Il</strong> fatto poi mise il colmo ai loro stupori.Appena giunse <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>, il giovanegli si presentò. <strong>Il</strong> santo fissatolo involto lo interrogò: «Come ti chiami?».<strong>Il</strong> giovane gli disse il suo nome.«Qual è la tua patria?», e gli fu detta.Seguì un breve colloquio e quindi concluse:«Vieni dunque con me a Torino».E il giovane senz’altro lo seguì. Sinoti che né allora né poi egli svelò adaltri quella voce misteriosa, che avevaudita mentre suonava la campana delmattino. E giunto all’Oratorio vi trovòquella Congregazione che la Madonnaaveva preparata anche per lui secondo lesue inclinazioni (cf MB VI,767).Lerma, chiesa <strong>della</strong> Rocchetta.Copertina del libroda cui è tratto l’articolo.


CronacaCRONACA DI LUCIANOLuciano Pelissero22AGOSTO (continua)Venerdì 17. Continuano le giornate molto soleggiatee calde. Alla Casa Mazzarello e CasaGiovani ospitiamo un gruppo di 25 suore FMAper il corso di spiritualità salesiana. Sono animateda Suor Piera Ruffinato. Giungono poi due gruppidi giovani: da San Severo di Foggia e un altroda Siviglia (Spagna).Domenica 19. Da oggi sino al 26 nell’Istitutoe nella palestra è presente un gruppo di atlete diEuroginnica di Torino.In settimana passa un gruppo da Catania e unaltro, di circa 150 persone, da Barcellona (Spagna);ancora dalla Spagna ecco i pellegrini <strong>della</strong>parrocchia di San Giovanni <strong>Bosco</strong> di Pamplona.Domenica 26. Nei giorni festivi le Sante Messed’orario continuano ad essere frequentate. Oggigiunge per la Santa Messa delle ore 11 l’AssociazioneOnlus Bambino Gesù di Borghetto SantoSpirito (SV), mentre al Santuarietto di Maria Ausiliatriceè presente il gruppo di Livorno.Lunedì 27. Alla Casa Giovani pernottano i ragazzidell’Oratorio di Porto Viro (RO). Hanno laSanta Messa nel Santuarietto di Maria Ausiliatrice.Abbiamo poi gruppi da Salerno, da PoglianoMilanese e altri da varie zone <strong>della</strong> Lombardia.Mercoledì 29. In serata, durante la preghieradel Vespro, celebrato nella Basilica Superiore, èpresente il nostro Ispettore, giunto per insediareil nuovo direttore, <strong>Don</strong> Mario Pertile: lo accogliamocon gioia e affetto. Dopo la celebrazione delVespro, alla quale hanno partecipato anche alcuniconfratelli <strong>della</strong> comunità di Torino Rebaudengo<strong>della</strong> quale <strong>Don</strong> Mario era prima direttore, ci ritroviamoper la cena fraterna.Venerdì 31. I ragazzi <strong>della</strong> scuola media diLainate (MI), hanno la Santa Messa alle 10,30nella Basilica Superiore.143ª Spedizione Missionaria Salesianaper una settimana di studio e preghieraal <strong>Colle</strong> <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>.SETTEMBRESabato 1. Da oggi sino al 5, nell’Istituto e nellapalestra pernottano i ragazzi del gruppo OndaSalus di Torino, che ormai da diversi anni passanoalcuni giorni al <strong>Colle</strong> tra allenamenti e momentidi preghiera e riflessione, guidati da SuorGiacinta.In mattinata abbiamo la visita del gruppo diAzione Cattolica di Reggio Emilia; in serata,presso il Santuarietto di Maria Ausiliatrice, <strong>Don</strong>Luigi Testa, direttore dell’Istituto Teologico diTorino-Crocetta, celebra la Santa Messa per il25° anniversario di Matrimonio dei coniugi TesioMarco e Baron Claudia. Giunge nella nostra comunità<strong>Don</strong> Patrick Lunda dal Congo: rimarrà connoi per guidare i gruppi di lingua francese.Domenica 2. Sostano in preghiera e poi visitanoi pellegrini <strong>della</strong> parrocchia Spirito Santo diParma. Alle ore 11,30 è presente al Santuariettodi Maria Ausiliatrice un gruppo <strong>della</strong> diocesidi Bolzano.Lunedì 3. Dalla casa salesiana di Chatillon(AO), con <strong>Don</strong> Ugo Bussolino giungono 80 persone.Martedì 4. Si ritrovano per la programmazionee per un momento di ritiro i docenti <strong>della</strong> casasalesiana di Torino-Monterosa.Mercoledì 5. <strong>Don</strong> Riccardo conduce i ragazzidell’Oratorio di Borgomanero (NO). Hanno laSanta Messa nella Basilica Inferiore alle 15,30 epoi visitano.Giovedì 6. Sono presenti i ragazzi di VerruaSavoia (TO) , che partecipano alla Santa Messadelle ore 11. Alla Casa Giovani, da oggi sino adomenica 9, si svolge il “Campo 4” sotto la regiadi <strong>Don</strong> Luca Barone. Nei giorni successivi abbiamogruppi dall’Argentina; da Salisburgo; daNovi Ligure (AL); da Passirano (BS); da Graglia(BI); dalla Polonia nord; dalla Germania.Sabato 8. In mattinata parte la fiaccolata delgruppo di Terrazzano (MI) con <strong>Don</strong> Matteo.Nel pomeriggio alle ore 15,30, nella BasilicaSuperiore, solenne concelebrazione eucaristica dioltre 100 sacerdoti per la prima Professione Religiosadei nostri novizi di Pinerolo Monte Oliveto,presieduta da <strong>Don</strong> Fabio Attard, Consigliere Generaleper la Pastorale Giovanile. Al termine <strong>della</strong>celebrazione vengono anche accolti i nuovi 22 noviziche danno così inizio al loro anno canonico dinoviziato. Accompagniamo tutti con la preghiera,affidandoli in modo speciale alla SS. Vergine dicui oggi celebriamo la festa <strong>della</strong> Natività.Mercoledì 12. Da oggi sino a domenica prossimaritornano i novizi per la visita ai luoghi natalidi <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> e San Domenico Savio: sonoaccompagnati dal nuovo Maestro, <strong>Don</strong> Pietro Migliassoe dall’assistente <strong>Don</strong> Ivan Ghidina.In questi giorni visitano gli allievi del CFP diTorino-Rebaudengo; la Parrocchia di San Lorenzodi Lazzate (MI); una parrocchia di Bresciacon <strong>Don</strong> Mario Cassanelli.


Allievi di 3ª Media <strong>della</strong> Scuola Salesiana di Lombriasco(Torino).Le famiglie Chiosso di Chieri e Pralormo insiemeper una giornata indimenticabile al <strong>Colle</strong> <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>.Sabato 15. Sono di passaggio l’ex allievo delRebaudengo Terenzio Marino con il parroco <strong>Don</strong>Agostino Giungi, residenti a Igea Marina (RN)e devotissimi di <strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong>. Alle ore 21, nellaBasilica Superiore, concerto per organo e ottoni.All’organo il Maestro Dino Barni, gli ottoni sonodell’orchestra sinfonica <strong>della</strong> RAI.Domenica 16. Alle ore 15 nella Basilica Superioresolenne concelebrazione con la professionereligiosa perpetua del nostro chierico ThierryDurland. Presiede la celebrazione il nostro superioredel Piemonte e Valle d’Aosta, <strong>Don</strong> StefanoMartoglio. Anche in questa occasione la Basilicaè molto gremita. Sono presenti anche i giovaniche in questa estate hanno partecipato ai CampiScuola organizzati dalla nostra Ispettoria. Giàda ieri sera erano presenti al <strong>Colle</strong> per rifletteree pregare.Raggiungono il <strong>Colle</strong> nei giorni successividi settembre diversi altri gruppi: dalla scuolaelementare Virginia Agnelli di Torino; un altrogruppo del CFP del Rebaudengo; il CFP di Bra(CN); i Cooperatori di Praga si soffermano peralcuni giorni di Esercizi Spirituali; la scuola diMelzo (MI); la Parrocchia Santa Maria Assunta<strong>della</strong> Polonia; un gruppo delle ACLI di RoncoBriantino (MI); un gruppo Sloveno guidatoda <strong>Don</strong> Marco e da un chierico <strong>della</strong> Crocetta;l’Associazione Bambino Gesù di Borghetto SantoSpirito (SV); il convegno regionale dei SalesianiCooperatori guidato da Mauro Comin;il CFP di San Benigno Canavese (TO) con <strong>Don</strong>Gianmarco; la parrocchia San Lorenzo di Sernaglia(TV); il gruppo del CFP di Valdocco con <strong>Don</strong>Enrico Lupano; il gruppo dalle Isole Samoa (Australia);un gruppo di Coreani; la scuola delleFMA di Pavia; la scuola materna da Gerenzano(VA); il gruppo anziani <strong>della</strong> RIV SKF.Domenica 30. In questa settimana trascorsaabbiamo ospitato in comunità i missionari salesianipartenti <strong>della</strong> 143ª spedizione missionariacon il Consigliere Generale per le Missioni <strong>Don</strong>Vaclav Klement: sono 48 salesiani provenienti dadiverse parti del mondo, che oggi riceveranno ilCrocifisso Missionario dal Rettor Maggiore nellaBasilica di Maria Ausiliatrice.Alla Santa Messa delle ore 11 sono presentiun gruppo da Novara che in parte sono arrivati inpullman e in parte in bicicletta. È presente ancheil gruppo <strong>della</strong> Famiglia Chiosso di Chieri: sonocirca 80 persone che trascorrono una lieta giornatadi famiglia. Altro gruppo presente i coscritti<strong>della</strong> leva del 1937 di Leinì (TO); abbiamo ancorala parrocchia di Caramagna Piemonte (CN);la parrocchia di Solero e Quargnento (AL), e laparrocchia di Santo Stefano di Alessandria.Promesse– Quel neo-deputato promette a tutti mari emonti.– E pensare che da piccolo prometteva poco oniente.Innocenza di bimboLa mamma con il suo bambino di 5 anni fauna visita in chiesa e sosta in preghiera davantiall’altare del Santissimo dove arde la lampadarossa.Dopo un po’ il figlioletto chiede:– Mamma, ma quand’è che diventa verde?Pierino e le caramelle– Ma come? – dice la mamma a Pierino. – Tisei mangiato tutte le caramelle senza pensarea tua sorella?– Ci ho pensato tutto il tempo. Ero preoccupatoche arrivasse prima che io le finissi! – rispondePierino.DubbioSe la macchina di Stanlio perde olio, la macchinadi Olio perde stanlio?A presto, MilenaL'angolodelsorriso

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