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XIV Congresso Nazionale Società Italiana di ... - Salute per tutti

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ABSTRACTS <strong>XIV</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Urologia Oncologicagraft) o nel ventricolo sinistro (modello <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione metastatica).I topi sono stati trattati giornalmente tramite somministrazioneorale <strong>di</strong> gefitinib a <strong>di</strong>verse dosi <strong>per</strong> 3 cicli <strong>di</strong> 5 giorniconsecutivi intervallati da due giorni <strong>di</strong> pausa e monitoratitramite l’esecuzione <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ografie seriate.Risultati: Nel nostro stu<strong>di</strong>o abbiamo <strong>di</strong>mostrato che EGF rappresentaun potente chemioattrattante <strong>per</strong> le cellule tumoraliprostatiche in grado <strong>di</strong> stimolare la migrazione e l’invasionetumorale in vitro. Il trattamento con gefitinib ha determinatouna <strong>di</strong>minuzione significativa sia della migrazione che dell’invasionedelle cellule tumorali anche a dosi che non interferivanocon la crescita cellulare. Inoltre, la somministrazione <strong>di</strong>EGF ha determinato l’attivazione <strong>di</strong> numerose proteasi, qualiMMP-9, MMP-3, Mt-MMP1 ed uPA. L’attivazione <strong>di</strong> tali proteasiè risultata particolarmente evidente quando le celluletumorali sono state coltivate in presenza <strong>di</strong> collagene <strong>di</strong> tipo I.Gefitinib, usato a dosi che non interferivano con la proliferazionecellulare, ha annullato completamente la secrezione el’attivazione <strong>di</strong> proteasi dovuta all’azione <strong>di</strong> EGF. Il modello <strong>di</strong>crescita locale in vivo ha confermato un rallentamento dellacrescita del tumore con una <strong>di</strong>minuzione in peso della massatumorale, alla dose più alta (150 mg/kg), <strong>di</strong> circa il 40% rispettoal controllo. L’inoculo delle cellule tumorali nel cuore deitopi immunodeficitari ha determinato l’insorgenza <strong>di</strong> metastasiossee dopo 40 giorni in circa il 75% dei topi inoculati. Iltrattamento con gefitinib alla dose <strong>di</strong> 150 mg/kg ha portato aduna riduzione <strong>di</strong> circa il 50% del numero <strong>di</strong> metastasi osseevisibili in ra<strong>di</strong>ografia.Conclusioni: Il nostro stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>mostra che gefitinib svolge unruolo pleiotropico potendo arrestare sia la crescita locale deltumore che la sua capacità <strong>di</strong> formare metastasi. I dati ottenutiavvalorano l’ipotesi che il trattamento con gefitinib risultiefficace in <strong>di</strong>verse fasi della progressione tumorale, inibendogià a basse dosi la capacità invasiva.Poster n. 118NUOVI MODELLI SPERIMENTALI NELLO STUDIO DELLEMETASTASI OSSEE DEL CARCINOMA PROSTATICOAngelucci A. 1,2 , Rucci N. 2 , Gravina G.L. 3 , Festuccia C. 2 ,Muzi P. 2 , Galassi P. 3 ,Teti A. 2 , Vicentini C. 3 , Bologna M. 1,21Dipartimenti <strong>di</strong> Biologia <strong>di</strong> Base ed Applicata; 2 Me<strong>di</strong>cinaS<strong>per</strong>imentale; 3Scienze Chirurgiche, Università Degli Stu<strong>di</strong>dell’Aquila, L’AquilaIntroduzione e Obiettivi: la progressione del tumore prostatico èfrequentemente associata alla formazione <strong>di</strong> metastasi ossee.Nonostante gli sforzi compiuti dai ricercatori negli ultimi anni,non esistono a tutt’oggi modelli s<strong>per</strong>imentali universalmenteaccettati in grado <strong>di</strong> ricapitolare i principali eventi molecolario clinici tipici della progressione <strong>di</strong> tale tumore. In particolareappare molto importante riuscire a in<strong>di</strong>viduare sistemi s<strong>per</strong>imentaliin vivo che rappresentino un affidabile strumento <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> nuove strategie terapeutiche. Nelnostro lavoro mostriamo le potenzialità <strong>di</strong> un nuovo modellomurino, in grado <strong>di</strong> simulare la <strong>di</strong>ffusione metastatica dellecellule tumorali attraverso il circolo sanguigno.Meto<strong>di</strong>: abbiamo utilizzato come modello animale topi immunodeficitarimaschi <strong>di</strong> 4 settimane a cui sono state inoculate100.000 cellule <strong>di</strong> carcinoma prostatico (linea tumorale PC3,prelevata da una metastasi ossea umana) all’interno del ventricolosinistro. I topi sono stati seguiti nel tempo attraverso l’esecuzione<strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ografie a scadenze regolari al fine <strong>di</strong> evidenziare,il più precocemente possibile, l’insorgenza <strong>di</strong> lesionimetastatiche a carico del sistema scheletrico.Risultati: Dopo 40 giorni dall’inoculo intracar<strong>di</strong>aco circa il70% degli animali mostrava la presenza <strong>di</strong> lesioni metastaticheossee visibili tramite ra<strong>di</strong>ografia, mentre altre se<strong>di</strong> <strong>di</strong> metastasi,in<strong>di</strong>viduate dopo autopsia, risultavano essere i linfono<strong>di</strong>(20%) e i polmoni (10%). Le successive analisi effettuate tramitel’esame istologico e la rilevazione <strong>di</strong> cellule <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong>PCR, ha evidenziato che il midollo delle ossa lunghe negli artiinferiori è raggiunto dalle cellule tumorali con alta efficienza(>80%). L’inoculo delle cellule tumorali <strong>di</strong>rettamente all’internodella tibia ha prodotto invece, già dopo 20 giorni, l’insorgenza<strong>di</strong> metastasi ossee nel 100% degli animali ed in entrambele zampe posteriori inoculate, <strong>di</strong>mostrando un’alta affinitàdelle cellule tumorali prostatiche <strong>per</strong> la crescita nell’osso.Conclusioni: il nostro lavoro mostra che l’inoculo intracar<strong>di</strong>aco<strong>di</strong> cellule tumorali <strong>di</strong> prostata rappresenta un valido modelloche rende possibile lo stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to dei meccanismimolecolari che determinano il tropismo osseo del carcinomaprostatico. Inoltre l’utilizzo <strong>di</strong> tale modello <strong>per</strong>metterà <strong>di</strong> provarel’efficacia in vivo <strong>di</strong> farmaci anti-metastastici e lo sviluppo<strong>di</strong> nuove strategie terapeutiche.Poster n. 119PRIAPISMO A BASSO FLUSSO PER LINFOMA DI HODGKINGiubilei G., Natali A., Bartoletti R., Mondaini N., Nelli F.,Vignolini G., Crisci A., Cai T., Rizzo M.Clinica Urologica I, Università <strong>di</strong> FirenzeIntroduzione: Riportiamo il caso <strong>di</strong> un paziente <strong>di</strong> 51 anni, affettoda “Linfoma <strong>di</strong> Hodgkin con Piastrinosi Secondaria aSplenectomia Terapeutica” presentatosi presso il nostro centrocon un priapismo i<strong>di</strong>opatico comparso da 24-36 ore.Caso Clinico: L’anamnesi, la valutazione ecocolordoppler e l’emogasanalisi imme<strong>di</strong>atamente eseguito ci hanno posto <strong>di</strong>agnosi<strong>di</strong> priapismo a basso flusso; si procedeva imme<strong>di</strong>atamentead aspirazione dei corpi cavernosi e lavaggio degli stessicon soluzione fisiologica e fenilefrina (500 UG/5 min). Dopodue ore in cui il priapismo non si risolveva, si passò ad effettuareuno shunt <strong>per</strong>cutaneo glandulo-cavernoso bilaterale conago da biopsia prostatica (intervento <strong>di</strong> Winter) che sembròdeterminare una parziale detumescenza, ma dopo altre tre oreil priapismo si ripresentò e fu eseguito uno shunt chirurgicoglandulo-cavernoso bilaterale (intervento <strong>di</strong> Ebbehoj-AlGhorab) che sembrò risolvere il problema. Dopo tre giorniripresentandosi nuovamente il priapismo si procedette ad unoshunt safeno-cavernoso bilaterale (intervento <strong>di</strong> Grayshack),che risolse definitivamente il priapismo, nel senso <strong>di</strong> una riduzione<strong>di</strong> circa il 50% della rigi<strong>di</strong>tà. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 3 settimanedall’intervento <strong>di</strong> shunt safeno-cavernoso bilaterale, è comparsa,a seguito dell’ipossia da stasi realizzatasi nel terzo <strong>di</strong>stale delpene, necrosi della metà destra del glande, con formazione <strong>di</strong>una fistola uretrale in corrispondenza dell’uretra navicolare.Per tale ragione si procedeva a glandulectomia con ricostruzionedell’asta e del meato uretrale <strong>di</strong>stale. Al follow-up a 2 mesiil paziente, in buon controllo <strong>per</strong> quel che riguarda la malattiagenerale, presenta un buon risultato estetico. La DE completanon risulta un problema <strong>per</strong> il paziente che la riferiva in formaquasi completa da oltre un anno.Conclusioni: Il priapismo a basso flusso è un’urgenza urologica;il rapido intervento potrebbe evitare un’o<strong>di</strong>ssea quale quellache abbiamo descritto, in quanto il fattore tempo è essenzialenella risoluzione <strong>di</strong> tali casi.Poster n. 120RECIDIVA DI UNA METASTASI VAGINALE DI CARCINO-MA TRANSIZIONALE DI VESCICAGiubilei G. 1 , Mondaini N. 1 , Orlando V. 2 , Sarti E. 1 , Gacci M. 1 ,Raugei A. 1 , Bartolonetti R. 11Clinica Urologica I, Università <strong>di</strong> Firenze; 2 Clinica GinecologicaUniversità <strong>di</strong> FirenzeArchivio Italiano <strong>di</strong> Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 145

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