ABSTRACTS<strong>XIV</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Urologia OncologicaSIUrO<strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong>Urologia OncologicaTrieste, 9-12 Dicembre 2004Poster n. 1RE-TURP O MAPPING BIOPTICO NEI CASI DI ADENO-CARCINOMA PROSTATICO INCIDENTALE T1A. QUALEPROCEDURA PIÙ EFFICACE NEL PREDIRE UNA MALAT-TIA RESIDUA?Simone M., Pomara G., Casale P., Felipetto R., Manassero F.,Francesca F.U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, Pisa 1Introduzione: Il trattamento del carcinoma prostatico (CaP) incidentaleè ancora oggi non univoco. È ben noto che i pazienti conCaP <strong>di</strong> sta<strong>di</strong>o clinico T1a dopo resezione transuretrale (TURP:5% <strong>di</strong> tessuto resecato positivo <strong>per</strong> neoplasia) (1-3). Diventaquin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fondamentale importanza escludere la possibilità <strong>di</strong>CaP residuo dopo il primo intervento dal momento che, in casocontrario, il paziente si troverebbe nella categoria T1b. Scopodello stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong> confrontare TURP (re-TURP) emapping bioptico (BxP), relativamente a “detection rate” <strong>di</strong>malattia residua dopo il primo intervento.Materiali e Meto<strong>di</strong>: Tra il 1997 ed il 2003, in 30 pazienti sottopostia TURP, è stata posta <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> CaP T1a. Il PSA totaleme<strong>di</strong>o prima dell’intervento era 4.66 ng/ml (range = 0.6-17ng/ml). Due pazienti con PSA totale > 10 ng/ml avevano eseguitoun mapping bioptico <strong>per</strong> escludere la presenza <strong>di</strong> neoplasiaprostatica. A tre mesi dal primo intervento <strong>tutti</strong> i pazientisono stati sottoposti a dosaggio del PSA, mapping bioptico equin<strong>di</strong> a TURP second-look del tessuto prostatico residuo.Risultati: Il PSA me<strong>di</strong>o, dopo il primo intervento, era 1.18ng/ml (range 0-4.02). Tre<strong>di</strong>ci pazienti (43%) [PSA me<strong>di</strong>o 1.39(range 0.4-4.02)] hanno mostrato malattia residua e sono statiquin<strong>di</strong> sottoposti a prostatectomia ra<strong>di</strong>cale. Di questi, 7pazienti (23%) con PSA me<strong>di</strong>o 1.33 (range 0.8-2) presentavanosia re-TURP che BxP positive; 3 pazienti (10%) con PSAme<strong>di</strong>o 2.4 (range 0.4-1.5) re-TURP positiva e BxP negativa (pn.s.); 3 pazienti (10%) con PSA me<strong>di</strong>o 2.1 (range 0.6-4.02) re-TURP negativa e BxP positiva (p n.s.).Conclusioni: Nella nostra casistica il 43% dei pazienti con iniziale<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> CaP T1a ha presentato una malattia residua<strong>per</strong> cui si è reso necessario un intervento ra<strong>di</strong>cale. Questa alta<strong>per</strong>centuale giustifica la necessità <strong>di</strong> un second-look <strong>di</strong>agnosticonei casi <strong>di</strong> CaP incidentale A1. La re-TURP e la BxP non <strong>di</strong>fferisconoin maniera statisticamente significativa in termini <strong>di</strong>“detection rate”. Il riscontro del 10% <strong>di</strong> falsi negativi conentrambe le procedure porta a suggerire la loro associazionepiuttosto che a preferire l’una rispetto all’altra.Bibliografia:1. Cheng L, Cancer 19992. Ingerman A, Urology 19933. Epstein JI, J Urol 1988Comunicazioni n. 2RUOLO DELLA TUR 2ND LOOK PER UNA CORRETTASTADIAZIONE DEL CA VESCICALE T1 G3Simone M., Manassero F., Salinitri G., Felipetto R., CasaleP., Francesca F.U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, PisaIntroduzione: Circa il 30% dei carcinomi uroteliali della vescicarisulta in sta<strong>di</strong>o T1 (1). I tumori T1 <strong>di</strong> alto grado (G3) sono adalto rischio <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va e progressione, e presentano potenzialitàmetastatiche e <strong>di</strong> letalità 10 volte maggiori rispetto agli altriTa-T1 (2). Il trattamento standard (TUR + BCG) producesopravvivenza libera da malattia a 5 anni nell’or<strong>di</strong>ne dell’80%(3). Non è sempre evidente se i pazienti che non rispondonoa BCG presentino reci<strong>di</strong>va precoce o malattia residua. Nei T1una seconda resezione rileva malattia residua in > 30% dei casi(4) e mioinvasività sino al 10% (5). Allo scopo <strong>di</strong> meglio <strong>di</strong>agnosticarequesta sottopopolazione ad alto rischio abbiamointrodotto nella nostra pratica la TUR second-look nei T1 G3.Materiali e Meto<strong>di</strong>: Dal gennaio 2001 al maggio 2004 abbiamorilevato 40 casi consecutivi <strong>di</strong> T1 G3, 31 maschi e 9 femmine, etàme<strong>di</strong>ana 72 anni, range 44-85. A 4-6 settimane dall’interventoabbiamo ripetuto la TUR. La tecnica prevede la resezione separatadella parte esofitica della neoplasia, dei margini liberi e dellabase <strong>di</strong> impianto, includendo la tonaca muscolare (6).Risultati: Di 39 pazienti valutabili, in 13 casi (33%) non è stataevidenziata malattia residua; trattati con BCG, questi pazientisono negativi <strong>per</strong> reci<strong>di</strong>va, con follow-up me<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> 8 mesi(range 2-36). In 26 pazienti (66%) abbiamo riscontrato neoplasiaresidua alla re-TUR (3 Ta, 5 Tis, 13 T1G3, 5 T2). Tre<strong>di</strong>ci<strong>di</strong> essi (33% del totale) sono stati sottoposti a cistectomia: 3<strong>per</strong> riscontro <strong>di</strong> mioinvasività, 2 <strong>per</strong> precoce progressione, 8(T1G3 al 2nd look) <strong>per</strong> Cis concomitante/mancata risposta alBCG/multifocalità. In 9/13 (69%) lo sta<strong>di</strong>o patologico era T3;4/13 (31%) risultavano N + .Archivio Italiano <strong>di</strong> Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 11
ABSTRACTS <strong>XIV</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Urologia OncologicaConclusioni: In conclusione, nel T1 G3 la re-TUR può considerarsimandatoria in ragione dell’elevata <strong>per</strong>centuale <strong>di</strong> positivitàe <strong>di</strong> mioinvasività a breve e me<strong>di</strong>o termine; in taluni casinon garantisce comunque una <strong>di</strong>agnosi precoce, testimoniandola potenziale invasività <strong>di</strong> queste forme <strong>di</strong> neoplasia “su<strong>per</strong>ficiale”.Bibliografia:1. Herr H, Jakse G. pT1 bladder cancer. Eur Urol 1991; 20:12. Borkowski A. Su<strong>per</strong>ficial bladder cancer T1 G3: the choice of treatment.BJU International 2002; 89:6233. Patard JJ, Moudouni S, Saint F et al. Tumor progression and survival inpatients with T1G3 bladder tumors: multicentric retrospective study comparing94 patients treated during 17 years. Urology 2001; 58:5514. Jakse G, Algaba F, Malmstrom PU, Oosterlinck. A second-look TUR inT1 transitional cell carcinoma: why? Eur Urol 2004; 45:5395. Schwaibold H, Treiber U, Kubler H, Ley H, Hartung R. Significance of2nd transurethral resection for T1 bladder cancer. Eur Urol 2000; 37(Suppl2):116. Marberger H, Marberger M., Decristofero A. The current status oftransurethral resection in the <strong>di</strong>agnosis and therapy of carcinoma of the urinarybladder. Int Urol Nephrol 1972; 4:35Poster n. 4LINFOMA RENALE BILATERALE PRIMITIVO TRATTATOCON CHIRURGIA E CHEMIOTERAPIASimone M., Casale P., Manassero F., Milesi C., Casarosa C.,Francesca F.U.O. Urologia SSN Ospedale S. Chiara, PisaIntroduzione: Il linfoma renale primitivo (PRL) è una rara malattia,generalmente con prognosi infausta. Il trattamento previstoè la chemioterapia, laddove la chirurgia rappresenta un’opzioneaggiuntiva, esclusivamente nelle localizzazioni monolaterali (1).Riportiamo il primo caso <strong>di</strong> PRL bilaterale trattato me<strong>di</strong>anteestesa escissione chirurgica seguita da chemioterapia, con follow-upa 5 anni negativo <strong>per</strong> ripresa <strong>di</strong> malattia.Caso Clinico: Un uomo <strong>di</strong> 46 anni, con storia <strong>di</strong> IRC, vennericoverato <strong>per</strong> rapido peggioramento della funzione renale,con i<strong>per</strong>calcemia. Tre mesi prima una biopsia TC-guidataaveva rilevato uno pseudotumore infiammatorio renale destro.La Risonanza Magnetica rivelò la presenza <strong>di</strong> noduli multipli(<strong>di</strong>ametro massimo 8 cm) al rene destro e un unico nodulopolare su<strong>per</strong>iore controlateralmente. La biopsia <strong>per</strong>cutanea delrene destro in<strong>di</strong>cò la presenza <strong>di</strong> alcuni linfociti atipici, suggestivi<strong>di</strong> malattia linfoproliferativa. Sono state eseguite nefrectomiara<strong>di</strong>cale destra e resezione polare del rene sinistro. Ildecorso post-o<strong>per</strong>atorio è stato regolare, con miglioramentoprogressivo della funzione renale e riduzione dei livelli ematici<strong>di</strong> calcio e calcitriolo. L’istologia definitiva <strong>di</strong>mostrava bilateralmente“linfoma a cellule B large” (classificazione REAL),con sta<strong>di</strong>o pT2 (destra) e pT1b (sinistra), N0 Mx. Sei mesidopo l’intervento è stata rilevata infiltrazione neoplastica delmidollo osseo, con traslocazione del gene Bcl2 (evidenziatame<strong>di</strong>ante polymerase chain reaction). Dopo otto cicli chemioterapici(protocollo Pro-MECE-CytaBOM + Flu-Ctx-Idec), èstata ottenuta una con<strong>di</strong>zione tumor-free. A 67 mesi dall’intervento(36 dalla conclusione della chemioterapia) non si<strong>di</strong>mostra malattia residua, con funzione renale stabile.Commento: Il nostro caso sod<strong>di</strong>sfaceva i criteri <strong>di</strong>agnostici <strong>per</strong>identificare un PRL: IRA con aumento volumetrico del renealla presentazione, rapida ripresa funzionale dopo il trattamentoe conferma istologica della neoplasia in assenza <strong>di</strong> altrelocalizzazioni. Generalmente l’IR è dovuta ad infiltrazionelocale ed i<strong>per</strong>calcemia, indotte da i<strong>per</strong>produzione <strong>di</strong> VitaminaD da parte delle cellule linfoi<strong>di</strong>, presenti <strong>per</strong> il processoinfiammatorio cronico. L’ablazione della massa induce il ritornoa normali valori calcemici, con recu<strong>per</strong>o della funzionerenale (2). Data la rarità della malattia, mancano stu<strong>di</strong> randomizzatiatti a definire il trattamento più in<strong>di</strong>cato.Occasionalmente, e solo in casi monolaterali, sono stati segnalatilong term survivors dopo trattamento combinato chirurgicoe chemioterapico (3). La nostra es<strong>per</strong>ienza conferma che lacombinazione <strong>di</strong> chirurgia “aggressiva” e chemioterapiapotrebbe rivelarsi efficace nei pazienti affetti da questa patologiarara ma solitamente letale.Bibliografia:1. Okuno SH, Hoyer JD, Ristow K, Witzig TE. Primary renal Non-Hodgkin’sLymphoma. Cancer 1995; 75:22582. Sebastian Montal L, Batalla Ca<strong>di</strong>ra JL, Delas Amat J. Primary renal lymphoma.Apropos of a case. Arch Esp Urol 1998; 51:1803. O’Riordan E, Reeve R, Houghton JB, O’Donoghue DJ, Waldek S. Primarybilateral T-cell renal lymphoma presenting with sudden loss of renal function.Nephrol Dialysis Transplantation 2001; 16:1487Poster n. 5METASTASI PENIENA DA CARCINOMA TRANSIZIONALEDELLA PELVI RENALE. DESCRIZIONE DI UN PRIMOCASOSimone M. 1 , Pomara G. 1 , Pastina I. 2 , Felipetto R. 1 , CasaleP. 1 , Manassero F. 1 , Francesca F. 11U.O. Urologia SSN; 2 U.O. Oncologia Me<strong>di</strong>ca Azienda OspedalieraUniversitaria, PisaIntroduzione: Le metastasi peniene da carcinoma a cellule transizionali(TCC) sono estremamente rare e nella maggior partedei casi originano da tumori localizzati a livello vescicale.Presentiamo un primo caso <strong>di</strong> metastasi peniena da TCC dellapelvi renale sottolineandone le insolite caratteristiche clinichee biologiche.Caso Clinico: Un uomo <strong>di</strong> 76 anni si presentava alla nostraosservazione <strong>per</strong> una tumefazione fungiforme, ulcerata edolente localizzata a livello del glande. Otto anni prima ilpaziente era stato sottoposto a nefrectomia ra<strong>di</strong>cale sinistra<strong>per</strong> un TCC della pelvi renale (pT2NxM0G2) in seguito alquale era stato sottoposto a follow-up me<strong>di</strong>ante <strong>per</strong>io<strong>di</strong>chevalutazioni cliniche, endoscopiche e TAC total-body, senzaevidenza <strong>di</strong> malattia fino alla comparsa della lesione peniena.Il paziente veniva quin<strong>di</strong> sottoposto a prelievo biopticodella lesione. L’esito istologico definitivo deponeva <strong>per</strong>“metastasi peniena <strong>di</strong> TCC”. La TAC total-body evidenziavala presenza <strong>di</strong> linfoadenomegalie para-cavali ed inguinaliprofonde associate ad una lesione metastatica del polmone<strong>di</strong> destra. Dopo aver effettuato sei cicli <strong>di</strong> mono-chemioterapia(gemcitabina) e 15 sedute <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oterapia loco-regionale,a quattro mesi <strong>di</strong> follow-up la situazione locale e generalerisulta immo<strong>di</strong>ficata.Commento: Ad oggi questo è il primo caso documentato <strong>di</strong>metastasi peniena <strong>di</strong> un TCC della pelvi renale. Circa un terzo<strong>di</strong> tutte le metastasi peniene sono <strong>di</strong>agnosticate in contemporaneaal tumore primario mentre nei restanti due terzi la <strong>di</strong>agnosiviene posta me<strong>di</strong>amente entro 18 mesi dal tumore primario(Maier U, Transplantation 1994). A probabile <strong>di</strong>mostrazione<strong>di</strong> una biologia tumorale inusuale, il <strong>per</strong>iodo libero damalattia nel nostro paziente è stato <strong>di</strong> 8 anni. Molti autori(Bordeau KJ, Urology 2004; Akman Y, Int J Urol 2003;Miyamoto T, J Urol 2000) considerano le metastasi cutanee daTCC la tar<strong>di</strong>va manifestazione <strong>di</strong> una malattia sistemica, mapoiché, nel caso descritto, la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> malattia metastatica èstata posta dopo la comparsa della metastasi peniena, ci sembraopportuno suggerire un attento esame clinico della cute deipazienti sottoposti ad interventi chirurgici <strong>per</strong> TCC, anche inassenza <strong>di</strong> accertata malattia sistemica.2Archivio Italiano <strong>di</strong> Urologia e Andrologia 2004; 76, 3, Supplemento 1