I preadolescenti come oggetto di studio della Psicologia Sociale
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16al varco che nella loro vita si apre con lo sviluppo sessuale, pensiamo al passaggiodalle scuole elementari alle me<strong>di</strong>e inferiori e poi all’ingresso nelle scuole superiori;nella loro esperienza quoti<strong>di</strong>ana tutto cambia così rapidamente da dare la sensazione<strong>di</strong> non avere punti fermi a cui aggrapparsi.Ricor<strong>di</strong>amolo sempre, prima <strong>di</strong> trovarli “strani” o “<strong>di</strong>versi”!4. Conoscere gli altriNella nostra vita <strong>di</strong> relazione, fatta <strong>di</strong> scambi sociali e <strong>di</strong> conoscenza vecchie e nuove,ci interroghiamo molto spesso sulle persone con cui entriamo in contatto, cercando <strong>di</strong>in<strong>di</strong>viduarne i gusti, le opinioni, i tratti <strong>di</strong> carattere, la fede politica o le intenzionimesse in atto nei nostri confronti. Il percorso che porta dalla conoscenza generica <strong>di</strong>“un altro “ <strong>di</strong>verso da noi è sempre un processo appassionante, costellato <strong>di</strong> confermee <strong>di</strong> delusioni, <strong>di</strong> sentimenti piacevoli e <strong>di</strong> dubbi, ma che la termine offre, <strong>come</strong>premio, la possibilità <strong>di</strong> stabilire una relazione sufficientemente sicura con un exsconosciutoche ne frattempo è <strong>di</strong>ventato una persona che riteniamo “<strong>di</strong> conoscere”.Nella Fattoria Padronale, trasformata in Fattoria degli Animali, tutti si conosconoabbastanza bene:“..tutti lavoravano secondo la loro capacità (…) Nessuno schivava oquasi nessuno. Mollie, è vero , stentava ad alzarsi al mattino e aveva unmodo tutto suo <strong>di</strong> lasciar presto il lavoro (…) E il comportamento delgatto aveva pure qualcosa <strong>di</strong> strano. Fu presto notato che quando c’eralavoro da fare il gatto era introvabile. Spariva per ore intere (…) maportava sì eccellenti scuse e faceva le fusa tanto gentilmente che eraimpossibile non credere alle sue buone intenzioni…” (Cap.3, pag.25)