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I preadolescenti come oggetto di studio della Psicologia Sociale

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13Ciò che ci preme sottolineare è che sul medesimo in<strong>di</strong>viduo possono coesistere piùteorie che lo riguardano; alcune teorie sono più in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> altre, ognuna <strong>di</strong> essetratta un aspetto dell’in<strong>di</strong>viduo; parlare <strong>di</strong> un qualsiasi s<strong>oggetto</strong> utilizzando una solateoria (o un solo approccio interpretativo) significa compiere un’operazione riduttiva;la <strong>di</strong>fficoltà del lavoro sociale risiede anche nella <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> poter considerare gliin<strong>di</strong>vidui in una prospettiva longitu<strong>di</strong>nale: ciò che io sono oggi va messo in relazionecon ciò che sono stato e con le mie aspettative sul futuro.Naturalmente il <strong>di</strong>battito scientifico sull’identità e sullo sviluppo del Sé, nei settantaanni seguenti il contributo <strong>di</strong> G.H.Mead, si è arricchito <strong>di</strong> molti contributi importanti;per esempio in ambito cognitivista 4 il Sé viene descritto <strong>come</strong> un sistema <strong>di</strong>conoscenze reticolare, in grado <strong>di</strong> guidare l’elaborazione delle informazioniprovenienti dall’esterno e <strong>di</strong> immagazzinarle in memoria all’interno <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong>rappresentazione concettuale centrato sul Sé; più è forte il legame fra l’informazioneraccolta e la rappresentazione <strong>di</strong> Sé, più rapidamente l’informazione entrerà a far partedel “Chi sono io”. Facendo un esempio: se io so <strong>di</strong> essere una brava cuoca ed usoquesta informazione per rispondere alla domanda “Chi sono io?”, essere riuscita apreparare una cena per venti persone sarà immagazzinata <strong>come</strong> “ complimenti ricevutidagli ospiti” e l’informazione potrà essere usata per confermare una caratteristica <strong>della</strong>mia identità a cui tengo molto.Vale la pena <strong>di</strong> sottolineare che, ancora una volta, gli approcci teorici non siescludono a vicenda, ma lo sforzo dei ricercatori dovrebbe proprio essere quello <strong>di</strong>favorirne l’integrazione.4Markus H., Sentis K.P. (1982) The self in social information processing, in J. Suls(a cura <strong>di</strong>) Psychological perspectives on the self, vol. I, Hillsdale (NJ) Erlbaum.

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