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le fobie e le paure del cane da caccia - Giornaledellacinofilia.it

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www.continentali<strong>da</strong>ferma.<strong>it</strong>www.giorna<strong>le</strong><strong>del</strong>lacinofilia.<strong>it</strong>(Pagina 1 di 4)N° 75 - Agosto 2013LE FOBIE E LE PAURE DEL CANE DA CACCIAdi Francesco FiorenzolaAnalisi <strong>del</strong>la paura <strong>del</strong> colpo di fuci<strong>le</strong>. La timidezza e la sospettos<strong>it</strong>à nel <strong>cane</strong>.La paura <strong>del</strong> colpo di fuci<strong>le</strong> rappresentain cinofilia venatoria un avvenimentotutt’altro che ecceziona<strong>le</strong>: nonvi è manua<strong>le</strong> <strong>del</strong> <strong>caccia</strong>tore che trascuriquesto argomento e non vi èaddestratore professionista o di<strong>le</strong>ttanteche non abbia mai cercato di<strong>da</strong>re una spiegazione sufficientementeplausibi<strong>le</strong> oltre a consigliare rimediadeguati.Alcuni psicologi, quali Meazzini eGa<strong>le</strong>azzi, hanno sostenuto l’ered<strong>it</strong>arietàcome e<strong>le</strong>mento responsabi<strong>le</strong><strong>del</strong>la paura/fobia nei cani. Ecco checosa scrivono i due comportamentisti<strong>it</strong>aliani: “Non esiste alcun dubbiosull’esistenza di <strong>paure</strong> innate;se la sperimentazione su animalisembra fornire risultati piuttostochiari per quanto riguar<strong>da</strong> l’esistenzadi specifiche <strong>paure</strong> innate,non altrettanto può dirsi <strong>del</strong>la ricercacondotta su soggetti umani.Le lim<strong>it</strong>azioni di carattere eticomora<strong>le</strong>sono tali e tante <strong>da</strong> averimped<strong>it</strong>o di pervenire a conclusioniunivoche e lineari rispetto aquel<strong>le</strong> cui sono pervenuti coloroche invece hanno esegu<strong>it</strong>o ricerchesu animali”. Sugli umani per igià c<strong>it</strong>ati motivi morali, nonché metodologici,non si possono effettuaregli esperimenti esegu<strong>it</strong>i sui cani.La psicologia moderna considera lapaura come uno stato emotivo ab<strong>it</strong>ualmenteaccompagnato <strong>da</strong> ansia,angoscia e <strong>da</strong> comp<strong>le</strong>sse reazionipsicosomatiche che insorgono difronte ad una s<strong>it</strong>uazione intesa comefonte di pericolo. La paura è uno statodi intensa emozione che coinvolgel’organismo nella sua global<strong>it</strong>à; lapaura, però, è raziona<strong>le</strong>.La fobia, invece, è un’intensa paura,ma irraziona<strong>le</strong>, cioè immotivata,esagerata, non giustificata; la fobia èsempre accompagnata <strong>da</strong> un gravestato ansioso.Ma <strong>le</strong> <strong>fobie</strong> <strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>da</strong> <strong>caccia</strong> sonoinnate oppure apprese?Possiamo asserire che, se in amb<strong>it</strong>oumano vi sono ancora seri dubbi, alivello anima<strong>le</strong>, come abbiamo giàvisto, aumentano <strong>le</strong> certezze sulla ered<strong>it</strong>arietà(*).Ricerche effettuate sualcuni tipi di scimmie <strong>da</strong> Sackett(1966) e <strong>da</strong> Gray dimostrano checerte <strong>paure</strong> sono strettamente <strong>le</strong>gateal patrimonio genetico <strong>del</strong>la singolaspecie e non sono riconducibili all’apprendimentoe all’ambiente, perchèl’anima<strong>le</strong> viene alla luce posse-(*) Il commento di Bonasega<strong>le</strong>dendo già dei “pattern” comportamentalidi paura.Nel 1969 Marx presentò una classificazione<strong>del</strong><strong>le</strong> <strong>fobie</strong> e fra queste primeggiavala “fobia socia<strong>le</strong>”, cioè unapsiconevrosi che interessa soprattuttonoi cinofili, perchè ben si a<strong>da</strong>tta al<strong>cane</strong> quando viene a contatto consoggetti <strong>del</strong>la stessa specie o con altri;essa rappresenta quel<strong>le</strong> forme diintensa – ma irraziona<strong>le</strong> – paura <strong>del</strong><strong>cane</strong> quando viene a contatto sia conaltri soggetti <strong>del</strong>la stessa specie, siacon l’uomo.Qualcuno si domanderà come possauna fobia umana essere comparataa quella canina.La fobia socia<strong>le</strong> <strong>del</strong> <strong>cane</strong>, come quella<strong>del</strong>l’uomo, è un assieme di tratticomportamentali ed emotivi ered<strong>it</strong>atiod acquis<strong>it</strong>i che inibiscono la comunicazionecon l’ambiente e hannosolo uno scopo: l’auto-difesa. A ta<strong>le</strong>propos<strong>it</strong>o ricordiamo un casoparadigmatico cap<strong>it</strong>ato non agliLe mie esperienze forniscono numerosiindizi che la paura <strong>del</strong>lo sparo èered<strong>it</strong>aria e trasmessa come carattererecessivo. Ciò significa che utilizzarein riproduzione soggetti affetti <strong>da</strong>questa fobia, equiva<strong>le</strong> ad inquinare ilpatrimonio genetico dei discendenti(anche i figli che non hanno paurasaranno portatori eterozigoti dei geniresponsabili <strong>del</strong>la paura).Altri comportamenti deviati (vedi timidezza/scontros<strong>it</strong>à)non sono necessariamenteconnessi alla paura<strong>del</strong>lo sparo: ho visto cani pa<strong>le</strong>sementetimidi che però non avevano alcuntimore <strong>del</strong> colpo di fuci<strong>le</strong> …e viceversacani con la paura <strong>del</strong>lo sparoche non erano timidi. Non sono ingrado di stabilire se la trasmissionegenetica di simili comportamenti deviatiavvenga con carattere recessivo,dominante o senza dominanza.


www.continentali<strong>da</strong>ferma.<strong>it</strong>www.giorna<strong>le</strong><strong>del</strong>lacinofilia.<strong>it</strong> Le <strong>fobie</strong> e <strong>le</strong> <strong>paure</strong> <strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>da</strong> <strong>caccia</strong> (Pagina 2 di 4)scienziati di Palo Alto o di Chicago,ma al direttore <strong>del</strong> nostro giorna<strong>le</strong>Cesare Bonasega<strong>le</strong>, caso che potrebbeentrare nella <strong>le</strong>tteratura di psicologiacanina come “il caso Burt”.Scrive Bonasega<strong>le</strong>: “Ricordo Burt diZerbio, Bracco <strong>it</strong>aliano di qual<strong>it</strong>àvenatorie e stilistiche eccezionali,figlio di una cagna di LucianoTansini (che era timi<strong>da</strong>) e <strong>del</strong> grandeLir 2° dei Ronchi. Nacquero deisoggetti di altissima qual<strong>it</strong>à fra iquali Burt era l’unico ad essere timidoal punto che in presenza diestranei scappava a nascondersi osi rifugiava sotto <strong>le</strong> automobili.Scomparve misteriosamente e pertanto– per fortuna – non vennemai utilizzato come riproduttore”.Da qui la vexata quaestio: un cucciolopuò nascere con predisposizione,o diatesi (**), alla fobia?In altre paro<strong>le</strong>, possiamo accred<strong>it</strong>areai caratteri ered<strong>it</strong>ari la sindromenevrotica?Risposta: si !È d’obbligo, però, tenere in massimaconsiderazione <strong>le</strong> condizioni ambientali,che potrebbero avere unaforte influenza sulla futura personal<strong>it</strong>à<strong>del</strong> <strong>cane</strong>; alcune volte i fattori ambientalipos<strong>it</strong>ivi sono in grado di mascherareuno stato nevrotico: si parlaallora di una nevrosi latente prontaad esplodere anche a distanza di tempoin una psiconevrosi fobica conclamata.Per tornare al caso di Burt di Zerbiodescr<strong>it</strong>to <strong>da</strong> Cesare Bonasega<strong>le</strong>,madre timi<strong>da</strong> – Burt unico soggettoad essere fobico – tutta la cucciolataha certamente avuto <strong>da</strong> parte <strong>del</strong>l’al<strong>le</strong>vatorelo stesso trattamento empatico.Perchè allora solo un cuccioloha sub<strong>it</strong>o l’insulto fobico?E qui ci fermiamo.Il mistero sta nella nostra ignoranza(**) Predisposizione cost<strong>it</strong>uziona<strong>le</strong> apresentare determinati tipi di manifestazionimorbose.in genetica che, pur essendo dotta, èpur sempre ignoranza.Diciamo comunque che conosciamoancora troppo poco per formularedefin<strong>it</strong>ivamente giudizi sicuri; nell’attesa<strong>del</strong>la ver<strong>it</strong>à scientificamente documentatacontinuiamo a descrivere<strong>le</strong> varie teorie sull’argomento.Accenneremo ad altri atteggiamenti,quali la timidezza e la sospettos<strong>it</strong>à.Che cos’è la timidezza?È un orientamento che assume il soggettonei confronti dei rapportiinterpersonali: la posizione <strong>del</strong> timidoè caratterizzata <strong>da</strong> un aumento<strong>del</strong>la distanza che lo separa <strong>da</strong> determinates<strong>it</strong>uazioni o <strong>da</strong> persone temute.La sospettos<strong>it</strong>à è un atteggiamentocaratterizzato <strong>da</strong>lla autoprotezioneche presume non solo la fuga, maanche la preparazione ad un’aggressiv<strong>it</strong>àreattiva; nel <strong>cane</strong>, come nell’uomo,questa auto-difesa potrebbe, aparere di alcuni, derivare <strong>da</strong> precedentiesperienze di rischio. Noi noncondividiamo detto orientamento.A questo punto il <strong>le</strong>ttore potrebbechiedersi se esistano analogie fra losviluppo psichico <strong>del</strong> cucciolo e quello<strong>del</strong> bambino.E perché no? In entrambi vi è almenouna s<strong>it</strong>uazione inizia<strong>le</strong> analoga: ipiccoli <strong>del</strong>l’una e <strong>del</strong>l’altra specie nonnascono autosufficienti, ma devonoessere nutr<strong>it</strong>i, protetti ed addestrati,affinché <strong>le</strong> loro potenzial<strong>it</strong>à si sviluppinosino a consentire un a<strong>da</strong>ttamentoall’ambiente. Le differenze, però,sia nella dotazione genetica, sia nelquadro ambienta<strong>le</strong> che presiede allacresc<strong>it</strong>a, sono molte.Anz<strong>it</strong>utto l’istinto gioca nel <strong>cane</strong> unruolo determinante e denota moltiaspetti <strong>del</strong> comportamento; un istintoaccomuna il neonato uomo al neonato<strong>cane</strong>: l’istinto di suzione. Ambeduesi attaccano al seno maternoperchè non nascono autosufficienti,ma devono essere nutr<strong>it</strong>i e protetti.Notevoli risultano anche <strong>le</strong> divers<strong>it</strong>àdegli apporti ambientali: mentre ilbambino è condizionato incisivamentee a lungo prima <strong>da</strong>lla madre, poi<strong>da</strong>i componenti <strong>del</strong>la propria famigliae infine <strong>da</strong>i coetanei, per il <strong>cane</strong>,invece, la figura materna sfuma piùrapi<strong>da</strong>mente ed è sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a <strong>da</strong> quella<strong>del</strong> padrone. Il <strong>cane</strong>, infine, non raggiungemai una vera e propria autonomiae mantiene, anche in età adulta,la dipendenza <strong>da</strong> un’altra specie:quella umana.Come abbiamo già accennato, <strong>le</strong>condizioni ambientali influiscono significativamentesulla psiche <strong>del</strong> soggettoe possono persino attenuare lostato nevrotico, ma <strong>da</strong> so<strong>le</strong> non riesconoa cambiare la predisposizione(diatesi) alla psiconevrosi. A questoriguardo r<strong>it</strong>eniamo opportuno ricor<strong>da</strong>rel’esperimento su centoquarantacinqueratti condotto <strong>da</strong> Hall nel1930.Si ponevano gli animali per circa dueminuti al giorno in uno spazio apertoin modo <strong>da</strong> scatenare in loro una s<strong>it</strong>uazioneemotiva osservabi<strong>le</strong> emisurabi<strong>le</strong>; dopo una cern<strong>it</strong>a, venivanoaccoppiati maschi emotivi confemmine emotive e maschi menoemotivi con femmine meno emotive.I risultati evidenziarono che la pro<strong>le</strong>nata <strong>da</strong> individui emotivi era nettamentepiù emotiva dei nati <strong>da</strong>l<strong>le</strong> altrecoppie.Altri sperimentatori r<strong>it</strong>ennero inveceche la fobia fosse esclusivamente diorigine ambienta<strong>le</strong>, cioè acquis<strong>it</strong>a oindotta. Non ci sentiamo di avallarein toto <strong>le</strong> due ipotesi, anche se non sipuò rimanere insensibili alla suggestione<strong>del</strong> gene fobico e quindi allateoria ered<strong>it</strong>aria.Azzarderemo invece una terza teoriache media <strong>le</strong> precedenti: la fobiaintesa come psiconevrosi non sarebbené esclusivamente ered<strong>it</strong>aria, nésoltanto di origine ambienta<strong>le</strong>, ma siinstaurerebbe in soggetti <strong>da</strong>l tempe-


www.continentali<strong>da</strong>ferma.<strong>it</strong>www.giorna<strong>le</strong><strong>del</strong>lacinofilia.<strong>it</strong>ramento labi<strong>le</strong> e psicologicamentepredisposti.Suggestiva e ormai storica ci pare lateoria <strong>del</strong>l’imprinting di Lorenz. Secondolo scienziato, ciò che il cucciolonon imparerà <strong>da</strong>lla quarta settimana,lascerà un defic<strong>it</strong> psichico chedifficilmente potrà essere recuperato:questo periodo è il più importante<strong>del</strong>la sua v<strong>it</strong>a, è il periodo <strong>del</strong>l’impronta.Ed è proprio <strong>da</strong>l primo alsecondo mese che l’uomo deve mostrarela propria abil<strong>it</strong>à di futuro educatorenon perdendo mai occasioniper venire a contatto, anche fisico,con il cucciolo, giocare con lui, inmodo ta<strong>le</strong> <strong>da</strong> <strong>da</strong>re la possibil<strong>it</strong>à almedesimo di conoscere il padroneanche attraverso l’olfatto. PieroScanziani nel volume “Il nuovo <strong>cane</strong>uti<strong>le</strong>” dà fin troppa importanza a questoperiodo: egli infatti asserisce che,se l’acquisto di un cucciolo avvienedopo i 50 giorni <strong>da</strong>lla nasc<strong>it</strong>a, ci sideve assicurare che il piccolo abbiaavuto in precedenza contatti con l’uomo.Questo periodo risulta importantenon solo per il ruolo determinante cheeserc<strong>it</strong>a sull’impronta <strong>del</strong> carattere<strong>del</strong> <strong>cane</strong>, ma perchè anticipa il momento“di socializzazione”, spazio d<strong>it</strong>empo che va <strong>da</strong>ll’ottava alla dodicesimasettimana e <strong>da</strong> Trum<strong>le</strong>r chiamata“fase di socializzazione”.Se l’al<strong>le</strong>vatore non interverrà condecisione, comprensione e consapevo<strong>le</strong>zzain detto periodo decisivo –precisa lo Scanziani – il <strong>cane</strong> saràfacilmente pre<strong>da</strong>, in un futuro più omeno prossimo, di psiconevrosifobiche che comprometterannol’omeostasi menta<strong>le</strong>, cioè l’equilibrio(***).A questo punto r<strong>it</strong>eniamo opportunostigmatizzare la differenza tra gli esperimentiesegu<strong>it</strong>i <strong>da</strong>gli scienziati in laboratorioe <strong>le</strong> cucciolate nate in uncani<strong>le</strong>.I risultati pos<strong>it</strong>ivi sull’imprinting deiLe <strong>fobie</strong> e <strong>le</strong> <strong>paure</strong> <strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>da</strong> <strong>caccia</strong> (Pagina 3 di 4)cuccioli sono certamente dovuti alrapporto empatico che si instaura fin<strong>da</strong>lla nasc<strong>it</strong>a con l’al<strong>le</strong>vatore.L’empatia con l’uomo e un ambientemeno settico e freddo potranno cambiarein senso pos<strong>it</strong>ivo il periodo disocializzazione di Trum<strong>le</strong>r e quellocircostanziato matematicamente <strong>da</strong>Scanziani. Marx nel 1978 pubblicòuna sua teoria al riguardo nel saggioint<strong>it</strong>olato “Esposizione in vivo”. L’illustrescienziato consigliava agli psicologicomportamentisti di insegnareal paziente ad esporsi a s<strong>it</strong>uazionidi v<strong>it</strong>a in precedenza ev<strong>it</strong>ate a causa<strong>del</strong>la sindrome fobica.Premesso che queste teorie potrebberorappresentare l’eziopatogenesi,cioè l’origine, <strong>del</strong><strong>le</strong> psiconevrosifobiche, domandiamoci ora se è possibi<strong>le</strong>porre rimedio.La paura <strong>del</strong> colpo di fuci<strong>le</strong>, intesocome frastuono, è per il <strong>cane</strong> <strong>da</strong> <strong>caccia</strong>l’e<strong>le</strong>mento fobico più emb<strong>le</strong>maticoed importante. Tuttavia non èl’unico: rappresenta, insieme a tantie<strong>le</strong>menti che sembrano a prima vistameno interessanti, la tessera per lacostruzione <strong>del</strong> mosaico psichico chein ultima analisi, cost<strong>it</strong>uisce il carattere<strong>del</strong> soggetto.Giacomo Griziotti, avvocato e cinofilo,con la semplic<strong>it</strong>à che gli era tipica,scriveva nel 1953 a propos<strong>it</strong>o<strong>del</strong>la paura <strong>del</strong> <strong>cane</strong> di fronte al colpodi fuci<strong>le</strong>. “Quando il <strong>cane</strong> ci sembreràabbastanza infatuato <strong>del</strong>la<strong>caccia</strong> e rincorrerà con entusiasmoall’alzarsi di un selvatico e possibilmentedi quello che più lo entusiasma,es. quaglia o fagiano, spariamouna capsula.Il più <strong>del</strong><strong>le</strong> volte l’ausiliare nonfarà neppure caso al piccolo colpo.Continuiamo così ad ogni fermao frullo di selvatico aumentandoman mano il colpo. Se il <strong>cane</strong>rimane indifferente, bene, altrimentisi r<strong>it</strong>orna alla carica prim<strong>it</strong>iva,cioè alla capsula”.Come si può notare <strong>da</strong> questo branotratto <strong>da</strong>l volume “Cani, <strong>caccia</strong> eprove”, <strong>le</strong> teorie degli psicologi si intersecanocon l’esperienza quotidiana<strong>del</strong> cinofilo intelligente.A propos<strong>it</strong>o di queste convergenzetra psicologi, filosofi e cinofili, ci piacericor<strong>da</strong>re ciò che ebbe a scriverenel 1700 John Locke: “Se vostro figliostrilla e fugge alla vista di unarana, fate in modo che qualcunola catturi e la porga a deb<strong>it</strong>a distanza:<strong>da</strong>pprima ab<strong>it</strong>uatelo adosservarla attentamente, poi quandosarà in grado di farlo, ab<strong>it</strong>uateload avvicinarsi progressivamentea guar<strong>da</strong>rla mentre saltasenza che si spaventi.Poi fate in modo che si ab<strong>it</strong>ui asfiorarla, mentre un ‘altra personala tiene sal<strong>da</strong>mente in mano.Prosegu<strong>it</strong>e così finché il bambinoriuscirà a trattarla con la stessaconfidenza di una farfalla o di unpassero, animali dei quali il bambinonon ha paura.”Come si vede il ce<strong>le</strong>bre filosofo ing<strong>le</strong>se,autore anche di un volume int<strong>it</strong>olato“Saggio sull’intel<strong>le</strong>tto umano“anticipava di due secoli il trattamentopsicoterapico comportamentista diWatson, Skinner e “l’Esposizione invivo” di Marx, confermando sempredi più che il modesto parere diun cinofilo, quando è suffragato <strong>da</strong>una fon<strong>da</strong>ta esperienza, può confrontarsisenza reverenziali timori conquello, anche illustre, di un filosofo odi uno psicologo.(***)Il commento di Bonasega<strong>le</strong>Un imprinting accurato è di fon<strong>da</strong>menta<strong>le</strong>importanza per forgiare i futuricomportamenti <strong>del</strong> <strong>cane</strong> adulto.A questo propos<strong>it</strong>o ho messo a puntouna serie di “condizionamenti precoci”che stimolano l’addestrabil<strong>it</strong>à,il riporto natura<strong>le</strong> e l’interpretazionepos<strong>it</strong>iva <strong>del</strong>lo sparo. In materia hoscr<strong>it</strong>to più volte ed anche sul numero73 <strong>del</strong> giorna<strong>le</strong> <strong>del</strong> Bracco <strong>it</strong>aliano(vedere “il Bracco <strong>da</strong> compagnia”.


www.continentali<strong>da</strong>ferma.<strong>it</strong>www.giorna<strong>le</strong><strong>del</strong>lacinofilia.<strong>it</strong>In questa sede abbiamo affrontato ilprob<strong>le</strong>ma <strong>del</strong><strong>le</strong> <strong>fobie</strong> <strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>da</strong> <strong>caccia</strong>,soffermandoci in modo particolaresul<strong>le</strong> reazioni emotive quali ansiaed angoscia <strong>del</strong>l’ausiliare di fronte alcolpo di fuci<strong>le</strong>.Avvertiamo che la <strong>le</strong>tteratura scientificaal riguardo è consistente, ma alcontrario di quanto si possa pensare,non è quasi mai dovuta a psicologi<strong>le</strong>gati al<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong> tradizionali dipsicologia <strong>del</strong> profondo, Freud,Ad<strong>le</strong>r, Young. L’argomento è invecestato studiato <strong>da</strong> due grandi scuo<strong>le</strong>:quella comportamentista che fa capoa Watson, Skinner, Marx, Ga<strong>le</strong>azzi,Meazzini e quella etologica che ebbeed ha in Lorenz, Trum<strong>le</strong>r e l’<strong>it</strong>alianoMainardi, i nomi più prestigiosi e rappresentativi.Per concludere e facil<strong>it</strong>are la <strong>le</strong>ttura,r<strong>it</strong>eniamo opportuno riproporre alcunedefinizioni:La paura è uno stato di intensa emozioneche coinvolge l’organismo nellasua global<strong>it</strong>à. La paura, però, èraziona<strong>le</strong>.La fobia, invece, è un’intensa paura,ma irraziona<strong>le</strong>, cioè immotivata,esagerata, non giustificata. La fobiaè sempre accompagnata <strong>da</strong> un gravestato ansioso.L’ansia è uno stato d’animo penosodi attesa per un pericolo che sir<strong>it</strong>iene possa o debba accadere.L’ansia è uno stato d’animo affine allapaura, ma differisce <strong>da</strong> questa per ilfatto che il pericolo minaccioso nonè identificato: esso è vago, indefin<strong>it</strong>o,inafferrabi<strong>le</strong> e appunto per questoè particolarmente temuto. Quandol’ansia si manifesta in forma acutasi ha l’angoscia.L’angoscia è una psiconevrosi; ilLe <strong>fobie</strong> e <strong>le</strong> <strong>paure</strong> <strong>del</strong> <strong>cane</strong> <strong>da</strong> <strong>caccia</strong> (Pagina 4 di 4)termine nevrosi in origine significavamalattia funziona<strong>le</strong>, cioè non organica.Dopo gli anni ‘20 si preferì aggiungereal termine nevrosi il prefisso“psico” per valorizzare maggiormentel’importanza fon<strong>da</strong>menta<strong>le</strong><strong>del</strong>la psiche, mentre il precedentetermine “nevrosi” rimane utilizzatoper altri organi, come ricorre per lanevrosi cardiaca.La timidezza è un orientamento autoprotettivoche assume il soggettonei confronti dei rapporti interpersonali.La posizione <strong>del</strong> timido è caratterizzata<strong>da</strong> un aumento <strong>del</strong>la distanzache lo separa <strong>da</strong> determinates<strong>it</strong>uazioni o <strong>da</strong> persone temute.La sospettos<strong>it</strong>à è un atteggiamentocaratterizzato <strong>da</strong>lla autoprotezioneche presume non solo la fuga, maanche la preparazione ad un’aggressiv<strong>it</strong>àreattiva.

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