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Insieme perché, insieme per chi - Chiesa Evangelica Valdese

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L’economia della <strong>chi</strong>esa, dovremmo ricordarcelo,è quella della Grazia e quindi del Dono. Dobbiamo<strong>per</strong>ciò essere sospettosi di qualsiasi teologiadel successo, del guadagno e dello scambio. Ogniforma di finanziamento pubblico a cui decidiamodi accedere deve continuare a essere alimentata dauna teologia che dissacra il denaro mediante la solidarietàe l’aiuto ai poveri, evitando in ogni mododi rimanere invis<strong>chi</strong>ati nelle logiche dello scambio.Il nostro sguardo sulle finanze delle <strong>chi</strong>ese deveessere sempre critico e vigile, <strong>per</strong> evitare di cederealla ideologia di Mammona.Come <strong>chi</strong>ese valdesi, battiste e metodiste, desideriamomettere al centro della nostra catechesi,nei prossimi anni, un uso più responsabile delle risorsea partire dalle nostre. Desideriamo educarci aconsumi più responsabili verso <strong>chi</strong> produce i benie verso l’ambiente.LAICITÀIntendiamo ribadire il nostro impegno comunea costruire sempre maggiori spazi di laicità in Italia.La funzione profetica della <strong>chi</strong>esa non deve spingerlaa occupare luoghi politici e legislativi che nonle competono. Così, mentre riconosciamo la necessitàche le <strong>chi</strong>ese, anche la cattolica, si esprimanosu tutti i nodi del dibattito italiano, denunciamo itentativi di quest’ultima di pesare sulle scelte politichee legislative, modellando le leggi dello Statolaico su presunti valori cristiani o su una «leggenaturale» che è tale solo <strong>per</strong> tradizione.Ci devono guidare il nostro comune retaggioevangelico della separazione tra Stato e <strong>Chiesa</strong>, ela comprensione biblica della critica profetica capacedi mescolarsi al dibattito sociale.Nel settore della scuola e nel dibattito sullo spazioda dedicare alla storia delle religioni, il nostroruolo di minoranze critiche può risultare essenziale.Così nel campo delle o<strong>per</strong>e sociali, assistenzialie ospedaliere, la nostra attenzione può cogliere letrasformazioni di un’economia che lascia dietro disé troppi impoveriti e abbandonati.Vogliamo attirare l’attenzione delle <strong>chi</strong>ese e dellasocietà, ancora una volta, sul nesso potere-denaroe sul modo in cui in Italia le <strong>chi</strong>ese (la <strong>chi</strong>esa cattolica)ricevono denaro dallo Stato. Ripensare questoscambio fra potere e denaro, significa invitare lasocietà a vigilare con rigore sulla valenza socialedei progetti delle <strong>chi</strong>ese e, forse, a ripensare i terminidel Concordato e i meccanismi di destinazionedell’8 <strong>per</strong> mille.COMINCIAMODALLA DOMENICADi che cosa vivono le nostre <strong>chi</strong>ese a livello locale?Forse soprattutto dei momenti di culto. È lìinfatti che abbiamo la presenza della maggior partedelle <strong>per</strong>sone, anche di quelle che non partecipanoad altri momenti comuni. Inoltre i culti sono i momentinei quali ci proponiamo alla città in cui siamo.In molti luoghi quello è anche uno dei po<strong>chi</strong>momenti abituali nel quale è a<strong>per</strong>to il portone della<strong>chi</strong>esa.È evidente allora che sono in primo luogo i cultiche devono diventare i momenti forti della nostraproposta evangelica, momenti di nutrimento e dirinforzo, di proposta e di comunione, attorno allaParola.Per far questo, <strong>per</strong>ò, i culti devono <strong>per</strong>dere laloro caratteristica centratura sul/la pastore/a, <strong>per</strong>diventare espressione della comunità in crescita.Crediamo infatti che l’impegno della predicazioneriguardi la <strong>chi</strong>esa tutta e non possa essere delegatounicamente al ministero pastorale.Lasciamo che lo Spirito soffi nelle nostre liturgiee usiamo musiche e danze <strong>per</strong> suscitare la lodee anche la domanda a Dio e a noi stessi/e. Nella<strong>chi</strong>esa l’o<strong>per</strong>a dello Spirito Santo suscita varietà didoni e di ministeri. Così la predicazione si realizzain parole e atti e porta risposte alle situazioni diingiustizia. Tale predicazione deve tenere contodelle rotture, delle catene di ingiustizia e violenzadi questo mondo, guardando a esso attraverso laforza del Regno di Dio, annunciando possibilitànuove di vita. L’o<strong>per</strong>a di riconciliazione, <strong>chi</strong>aramente,comincia all’interno stesso delle nostre <strong>chi</strong>ese,che non sono isole felici immuni dalle contraddizionidella società, ma luoghi nei quali lo Spiritodi Dio dà il coraggio e la lucidità di affrontare liberamenteil male.Qualche suggerimento lo potremmo riprenderedalla pratica di altre <strong>chi</strong>ese evangeliche. Molte infatti,comprese alcune comunità straniere che si riunisconocon noi, utilizzano appieno il tempo delladomenica, suddividendolo in un tempo di riflessione,studio biblico o incontro a tema, e un tempo diculto, liturgia e canto, oltre che mangiando <strong>insieme</strong>.Noi abbiamo invece spesso ristretti i nostri tempidi adorazione e ascolto della Parola; spesso lafretta di tornare a casa caratterizza le nostre assemblee,e le sorelle e i fratelli non riescono ad abbandonarela fretta della vita quotidiana neppure durantela preghiera.Si tratta di riprendere una disciplina di spiritualità,con la gioia nel ritrovarsi e nel celebrare insie-9

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