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SE SCOPPIA IL DISAGIO SOCIALE - La Civetta

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DOVEI TUOI VALOR<strong>IL</strong>A CIVETTAEditrice Pegaso s.n.c.Direzione e Redazionevia Mazzini, 10946043 Castiglione d/Stiviere, MNtel. 0376 638619 (Libreria Pegaso)fax 0376 670851e-mail: lacivetta@dsmnet.itRegistrazioneTribunale di Mantova N° 6/96del 14.03.1996www.civetta.infoRedazioneDirettoreClaudio MorselliDirettore responsabileLuca AngeliniCodirettore AttualitàLuca MorselliCodirettore CulturaLuca CremonesiRedazione:Fabio AlessandriaFiorenzo AvanziEliseo BarbàraDavide BardiniNadia BelliniGiovanni CaiolaPaolo CapellettiDamiano CasonMirko CavallettoCamilla ColliAndrea EnghebenChaimaa FatihiIlaria FeolePaolo GhirardiMorena MaiellaFabrizio MiglioratiElena PellegriniGabriele PiardiCarlo SusaraGraficastudio RODIGHIERO associati s.r.l.Stampatipolitografia SOLDINI s.n.c.LA CIVETTAè distribuita nei comuni di:Castiglione delle Stiviere, Asola,Carpenedolo, Castel Goffredo,Cavriana, Ceresara,Desenzano del Garda, Goito,Guidizzolo, Lonato, Medole,Montichiari, Monzambano,Ponti sul Mincio, Solferino,Volta Mantovana.6.500 copiein distribuzione gratuitaabbonamento annuo 15 eurosostenitore da 50 euroda versare sul c.c.p. n°14918460intestato a Pegaso snc, via Mazzini109, Castiglione delle Stiviereoppure presso Libreria PegasoCentro Commerciale Benaco,Via Mazzini 109, Castiglione d/SL’editore si rende disponibile per eventualisegnalazioni relative al diritto d’autore.Chiuso in redazione il 31 dicembre 2010CAVITAZIONELA LIPOSUZIONE NON INVASIVAL’UNICA CAVITAZIONE CON FUNZIONE ADATTIVAIPLLUCEPULSATA<strong>IL</strong> FUTURO DOPO LA CERETTATRATTAMENTO CHE RISPETTA L’EPIDERMIDE• TRATTAMENTO EP<strong>IL</strong>AZIONE• TRATTAMENTOFOTO-RINGIOVANIMENTO• TRATTAMENTO ANTI-MACCHIEASSITEAM sncAGENZIA GENERALECASTIGLIONE d. STIVIEREtel. 0376/630178 - 0376/671240VOLTA MANTOVANAtel. 0376/83186 - 801686ASOLAtel. 0376/710568GOITOtel. 0376/604150DIVENTANOI NOSTRI VALORICASTELLUCCHIOtel. 0376/438757GUIDIZZOLOtel. 0376/847070AGENZIA GENERALEMONTICHIARItel. 030/9962327ISORELLAtel. 030/9529093• RIDUCE LE ADIPOSITÀ• RIDUCE LA CELLULITE• RISULTATI DURATURIE GARANTITIVia Colombare, 162 - Sirmione - Tel. 030 916519NUMERO VERDE 800 266266


9 CASTIGLIONEGENNAIO 2011Elena RoncadoriCASTIGLIONE DELLE STIVIERE<strong>SE</strong>L PER UN’ITALIA MIGLIOREA cura di <strong>SE</strong>L Castiglione-Alto mantovanoIl 15 dicembre 2010 si è tenuta la primaassemblea degli aderenti a SinistraEcologia e Libertà dell’Alto mantovano,con la creazione del circolo <strong>SE</strong>Ldi zona con sede a Castiglione delleStiviere. Un luogo in cui incontrarsi,in cui condividere idee, prospettive,valori; un luogo in cui è possibile parlare,confrontarsi, discutere, elaborareprogetti per rendere migliore per tutti,in una prospettiva futura, il posto in cuiviviamo; un luogo aperto a tutti, in cuitutti possano partecipare. Un comunelaboratorio per l’esercizio dellacittadinanza attiva. Una piccola, perora, fabbrica di idee per forgiare mattonidi futuro. Su questo, in primo luogo,si è basato il lungo e interessantedibattito della serata, che ha sottolineatole tematiche sulle quali il circolosvilupperà, nei prossimi mesi, lapropria iniziativa politica: centralitàe dignità del lavoro, nuovi stili di vita edifesa del territorio, politiche sociali,diritto alla salute, accoglienza e integrazionedelle culture, politiche giovanili,valorizzazione del ruolo delledonne in politica e nella società, dirittidegli animali, salvaguardia di queivalori cari a ciascuno di noi (acqua,aria, cibo,salute, istruzione…) A questofine, è stato eletto un comitato dicoordinamento composto da, in ordinealfabetico: Fiorenzo Avanzi, ChaimaaFatihi, Khalid Fatihi, Claudio Morselli,Carmelo Papotto, Elena Roncadori,Franco Tiana, Elena Zaglio. Prestosarà data comunicazione della sededel Circolo <strong>SE</strong>L di Castiglione delleStiviere-Alto mantovano. Per chi fosseinteressato ad avere informazioni, adaderire o confrontarsi con esso, puòcontattare i coordinatori, Elena Roncadorie Claudio Morselli all’indirizzomail: selaltomantovano@gmail.com.C’è un’Italia migliore e anchenell’Alto mantovano vuole fare sentirela sua voce.Da tempo seguivo con interesse l’iniziativa politica di NichiVendola e del movimento da lui promosso per la costituzionedi Sinistra Ecologia e Libertà. Leggendo i documenti programmaticidel congresso dell’ottobre scorso e ascoltandogli interventi di Nichi Vendola mi sono ritrovato pressoché totalmentenell’analisi, negli obiettivi e nella proposta politicadi Sinistra Ecologia e Libertà. Ho deciso quindi, senza alcuntentennamento, di aderire a questo nuovo soggetto politico.Il motivo fondamentale è che <strong>SE</strong>L persegue, con chiarezza,l’obiettivo della ricostruzione della sinistra sulla base diun percorso coerente di trasformazione positiva della societàfondata sulla centralità del lavoro, i diritti, la giustizia socialee la riconversione ecologica dell’economia e della società.Ci si pone quindi l’obiettivo di riportare, nella politica,quella tensione ideale, quell’entusiasmo e quella passionedisinteressata che i partiti da troppo tempo non sono più inPERCHÉ HO ADERITOA SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀdi Claudio Morselligrado di suscitare. Ciò significa che si può partire dai valorifondanti di <strong>SE</strong>L per ridare fiducia ai delusi della politica,coinvolgere i giovani e valorizzare il ruolo delle donne nellapolitica e nella società; parlare al cuore delle persone e farleva sulla loro coscienza per coinvolgere i cittadini in unprocesso di effettiva partecipazione alla gestione della cosapubblica. E tutto ciò per esprimere capacità di futuro. Sonosicuro che la presenza di <strong>SE</strong>L a Castiglione delle Stiviere enell’Alto mantovano sarà un elemento di grande innovazionepolitica di cui tutti dovranno tenerne conto. Ho l’impressioneche, anche a Castiglione, un ciclo politico si stia avviandoalla conclusione. I cittadini sono molto delusi dell’operatodei loro amministratori, i quali non hanno capito che, difronte alla crisi economica e alle difficoltà delle famiglie, lagestione delle risorse economiche andava fatta con maggioreoculatezza. Credo che ne pagheranno le conseguenze.


10 lA CivettADONNE EROICHE. MA CHI PAGA?di Franco TianaSicuramente vi sarete accorti che in questi ultimi quattromesi, sulla salita che da via Perati porta al Duomo, sonostati fatti i lavori per realizzare la statua girevole delle donneeroiche, la sostituzione delle lastre di pietra e il posizionamentodei manufatti di marmo davanti a palazzo Bondoni-Pastorio.Le voci ricorrenti in città erano quelle che i lavori dellastatua erano stati pagati dall’Associazione dei carabinieri.Ho indagato negli uffici comunali ed è emerso che l’AssociazioneNazionale Carabinieri, in data 11 febbraio 2010, hainoltrato la richiesta di posizionare un monumento dedicatoalle donne eroiche della battaglia di Solferino e San Martinosull’area di via Marconi, salendo verso il Duomo, in occasionedel raduno interregionale Carabinieri. L’AmministrazioneComunale, con delibera n. 108 del1° luglio 2010, ha approvatola posa del monumento. Il 15 ottobre 2010, la Sezione eGruppo di Volontariato di Castiglione e Solferino dell’AssociazioneNazionale Carabinieri ha inoltrato richiesta per laconcessione di un contribuito di 15 mila euro per il VII RadunoInterregionale dei Carabinieri e manifestazioni collegate,inclusa la posa del monumento dedicato alle donne eroichee l’Amministrazione Comunale, con delibera n. 162 del 19ottobre, ha deciso di accogliere la richiesta e concedere uncontributo di 10 mila euro all’Associazione Nazionale Carabinieri.Considerato che il monumento doveva essere girevolee illuminato, il Comune (determina n. 126 del 26 agosto2010) ha finanziato le opere di alimentazione e illuminazionedel monumento alle donne eroiche per una cifra di 1.636,21euro. Pertanto il costo per realizzare la statua è stato quasiinteramente pagato dal Comune.Dopo questo intervento, l’Amministrazione Comunale ha ritenutodi realizzare una zona di rispetto all’accesso dell’edificiodel palazzo Bondoni-Pastorio, con manufatti di marmo,e per questo sono stati stanziati 9.413,57 euro (determina n.111 del 29 luglio 2010). Ha deciso inoltre di sostituire la pavimentazionedella salita verso piazza Duomo con lastre inpietra serena, e per questo è stata stanziata inizialmente lasomma di 8.618,46 euro (determina n. 142 del 9 settembre2010) e successivamente (determina n. 187 del 15 novembre2010) la somma di 7.505 euro. Complessivamente, persistemare quel pezzo di strada e realizzare il monumento alledonne eroiche, sono stati spesi dal Comune 37.172 euro.Le persone che oggi percorrono quel tratto di strada verificanoche la statua delle donne eroiche è nascosta dalleautomobili parcheggiate sopra le lastre di pietra nuove. Ilpercorso pedonale per recarsi in Piazza Duomo da via Peratie via Marconi era accidentato e pericoloso prima ed è rimastotale nonostante siano stati spesi dal Comune 37.172euro.Dalla lettura dei documenti, dal fatto che sul monumentonon risulta che l’opera è stata realizzata con il contributodel Comune e visto il risultato dei lavori, non misono sembrati chiare le motivazioni di quell’interventoe per questo motivo ho presentato un’interpellanza in cuiho chiesto al Sindaco di sapere quali sono state le motivazionireali dell’intervento di sostituzione delle lastre in pietra,visto che il risultato non modifica la situazione precedente enon valorizza quel tratto di strada. L’ho invitato a informarei cittadini sulle motivazioni per cui si è ritenuto di finanziarecon 37 mila euro un intervento richiesto solo da pochepersone mentre assistiamo a una riduzione dei servizi, specialmenteall’interno della scuola dell’obbligo. Se non ritieneopportuno, visto che i lavori sono stati già fatti, vietare ilparcheggio in quel tratto di strada, in modo da valorizzareil lastricato, il monumento delle donne eroiche e consentirealle persone che si recano in piazza Duomo a piedi di farloin modo agevole e sicuro.LIBRERIA PEGASO“Nessun vascello c’è che, come un libro,possa portarci in contrade lontane”Emily DickinsonVia Mazzini, 109 - Castiglione d/ SCentro Commerciale Benaco - T 0376 638619


11 CASTIGLIONEGENNAIO 2011Potrebbe passare inosservato, ma portareavanti la realtà che si sta vivendoall’interno del nostro circolo, per meritodi giovani studenti e lavoratori volontari,non è per niente facile: c’è chista imparando il mestiere di “barista”,chi si mobilita per predisporre turni diservizio, chi si organizza per le pulizie,chi ordina e riceve le bevande, chi tienecontatti con le band che vengono asuonare, chi ne predispone gli impiantie ne gestisce i suoni, chi si occupa dellacontabilità, chi si assume personalmenteresponsabilità economiche, chicontrolla per ore le tessere all’ingressodurante le serate, chi intrattiene rapporticon le istituzioni, chi talvolta cucinae chi studia e organizza incontri.Certo, tutte queste attività non sono assolutamenteuna novità nel vasto panoramadell’associazionismo, ma talvoltami chiedo ancora che cosa spinga ilvolontario a dedicare il proprio tempoin questo modo e, più in particolare,ARCI DALLO’UNO SPAZIOPRONTO AD ES<strong>SE</strong>R VISSUTOdi Marco Monici (*)perché proprio presso il circolo ArciDallò a Castiglione delle Stiviere?Evitando generalizzazioni e soffermandomisull’esperienza vissuta nel circolo,la risposta a tale quesito rimanela stessa da tempo: attraverso realtàcome la nostra è possibile realizzaredirettamente, grazie al necessario contributodi tutti, pulsioni e desideri chealtrimenti non troverebbero sfogo inaltri spazi, soprattutto istituzionali. Inluoghi come l’Arci Dallò ognuno puòessere protagonista e ognuno ha l’occasionedi confrontarsi con ideologiediverse. È questa una visione d’intenticontrocorrente ad un flusso socialeche, soprattutto nel mondo giovanile,sta acquisendo sempre più riluttanzaverso il dialogo. Sfiduciati forse dallapolitica stessa, si tende impotenti adatomizzarsi cercando unicamente ilproprio edonismo, realizzandolo in unconsumo sfrenato che prende fonte daun lavoro ormai scorporato dalla suafunzione collettiva, oltre che abbandonatoa se stesso in balìa dei capricci delmercato. Ed è proprio a questa passivitàe a questa indifferenza che vorremmoreagire con valide alternative.Detto ciò non vogliamo comunicare chefar volontariato e frequentare il circoloArci Dallò sia l’unica strada per diventarecittadini consapevoli, ma vorremmopiuttosto incoraggiare ad esprimersifacendo passare il messaggio cheanche questo circolo, come molte altrestrutture che offrono spazi e servizi, èatto ad essere vissuto e utilizzato finoin fondo. Come direttivo, ma in primiscome partecipi volontari, attendiamopertanto vostre proposte, le uniche potenzialmentecapaci di poter colmarequel deficit di socialità e condivisioned’interessi che stiamo vivendo. www.myspace.com/arcidall - info@arcicastiglione.it(*) presidente Arci DallòSAB 8 Gen ARTAIUS - Celtic Metal da Modena + STONEDRIFT - Metal Rock da Mantova Ore 22.00SAB 15 GenTHEE JONES BONES - Rock’n’Roll da Brescia +ALMOST B. - Rock’n’Roll da MantovaOre 22.00DOM 16 Gen DAVIDE CALDOGNETTO + MAURO <strong>SE</strong>RENO - Jazz session Ore 18.30SAB 22 Gen PAZI MINE - Indie Noise da Mantova Ore 22.00SAB 29 Gen ATTIC - Screamo da Mantova + ABATON - Screamo da Forlì Ore 22.00SAB 5 Feb TEMPELHOF - Elettronica da Mantova Ore 22.00SAB 12 FebINDIGO - Punk Rock da Viareggio + REQUIEM FOR PAOLA P.Punk Rock da Bergamo + BLAKE - Punk Rock da BresciaOre 22.00INERTI - SCAVI - DEMOLIZIONIRECUPERO E RIUT<strong>IL</strong>IZZOSCARTI ED<strong>IL</strong>I<strong>IL</strong> RICICLO SI FA STRADAVia Toscanini 7846043 Castiglione delle Stiviere (MN)Tel. 0376 638622 - Fax 0376 638366info@redinisrl.it - www.redinisrl.it


12 lA CivettAFIGLI DI CHI?di Fiorenzo Avanzi<strong>SE</strong>CONDA PARTE (2/2)In Italia non esiste ancora la banca dati relativa ai minoriitaliani adottabili. E non c’è una statistica ufficiale che quantifichiil numero esatto dei bambini presenti nelle comunitàalloggio e di quelli in affido. Eppure la legge sull’affidamentoe l’adozione esiste nel nostro Paese: è la n.149 del 28 marzo2001, che ha previsto la progressiva chiusura dei vecchi orfanotrofi,con l’obiettivo di inserire i bambini nelle famiglie attraversolo strumento dell’affido, per arrivare gradualmenteverso un’adozione o l’inserimento dei minori nelle case famiglie.Ma non conosciamo i dati. Troppi i condizionali sull’attualestatistica. Sarebbero 26 mila i bambini in affido e nellecomunità. Stesso discorso per le potenziali famiglie con i requisitiper l’affido o l’adozione. <strong>La</strong> banca dati dei potenzialigenitori e singles, ad oggi, è inesistente. Sono trascorsi noveanni dall’emanazione della legge istitutiva ma ancora siamoin attesa che si concretizzi questa elaborazione. Occorre organizzareun buon controllo affinché venga messa in praticae soprattutto dare regole chiare e precise che non lascinotroppa libertà decisionale a chi deve valutare l’idoneità degliaffidatari (è assai frequente il caso in cui un comune nonconceda l’idoneità ad una famiglia, che invece la riceve dalcomune limitrofo), in modo da non ingenerare confusionein coloro che si avvicinano all’affido e che hanno bisogno diessere accompagnati in questa loro scelta di vita e non scoraggiati.Molte coppie adottive, per loro stessa ammissione,sarebbero pronte a rivolgersi all’affido piuttosto che all’adozioneinternazionale se ci fossero regole più certe.Per osservare più da vicino il fenomeno possiamo partire dalpiano di zona 2009/2011 del distretto di Guidizzolo, praticamentecasa nostra: stando al riquadro di pagina 14 risultache, su un totale di 159 casi di minori in situazioni critiche,sono solo 8/10 le famiglie con un contratto di affido sul territorio.Un dato che fa riflettere. Quali sono le prospettiveper gli altri 150? Quanti sono stati “affidati” pro-tempore, odefinitivamente, a famiglie fuori dal territorio? Se, come ribadisconotutti gli operatori sociali, il fine prioritario è quello dilasciare il minore in seno alla propria famiglia (laddove nonvi siano fatti gravi come violenze, abusi fisici o psicologici), èritenuta equivalente l’esperienza della “comunità” o l’inserimentodi bambini in famiglie fuori dal territorio e dalle esperienzedi riferimento? Tra la fine del 2006 e gli inizi del 2009,in tutti i comuni del distretto, si sono tenuti degli incontri perverificare le disponibilità a costituire una rete di famiglie attea fornire sostegno e aiuto in modi vari: quante sono le famiglieritenute idonee? In base a quali criteri? In attesache inizino le politiche per la famiglia sarebbe utile unamappatura delle domande di aiuto, per costruirci intorno unarete di risposte adeguate. Per rendersi disponibili i soggettiinteressati devono sapere quale tipo di sostegno è richiesto,per quanto tempo nell’arco della giornata e della settimana.Una sorta di banca del tempo, specifica per i bambini. Organizzare,come hanno saputo fare i promotori del progettoFamilynet Mantova (www.familynetmantova.it), una retedi persone, relazioni ed informazioni per sostenere il dirittodi ogni minore ad avere una famiglia. Uno degli obiettivi diquesto progetto, è sperimentare una forma di affido famigliareper situazioni di emergenza.Ci sono tante famiglie che vogliono intraprendere questastrada, o che semplicemente vogliono dialogare e scambiareesperienze su questo importante e difficile compito: accoglierein casa un bambino e dargli quel calore che le lorofamiglie non hanno saputo o potuto dargli. Ma le famiglievanno maggiormente supportate, con corsi di formazionegratuiti, per fornire sostegno psicologico con l’intentodi creare uno spazio di condivisione emotiva dove possanoesprimere i loro timori, le loro esperienze e speranze. Con ilrimborso, almeno, delle spese mediche sostenute per i bambiniaffidati (dentista), con operatori del territorio, qualificatie formati in modo specifico, capaci di coltivare una relazionepiù conciliata con i genitori. Operatori che andrebbero implementatie stabilizzati con contratti a tempo indeterminato,per facilitare, radicandosi nel territorio, la lettura dei bisognidel territorio stesso. Per dare ai progetti, quella continuità,che favorirebbe l’instaurarsi di un’alleanza educativa tra genitoried operatori. Purtroppo, invece, le famiglie devonoaffrontare un mondo di enormi inadeguatezze da partedei servizi territoriali. Non in tutti i comuni del territorio èprevisto, in pianta organica, un assistente sociale, ed i consultori,in buona parte delle Regioni, si trovano nella situazionedi non poter lavorare per mancanza di personale, interrompendo,di fatto, un pubblico servizio. Il rimborso massimo perun bambino in affido è di 400 euro mensili, mentre il costo diun bambino accolto in un istituto è di 100/150 euro al giorno,senza contare il costo del personale. Dobbiamo essere consapevoliche ogni volta che, per un bambino, non si riescea trovare una famiglia, abbiamo fallito, abbiamo mancato ilbersaglio. Ma possiamo sempre ritentare. Nel prossimo numerodella <strong>Civetta</strong>, proveremo a seguire il percorso di unafamiglia, che ha maturato le motivazioni, direi quasi una vocazioneall’affido, in modo spontaneo, solidale. Una rispostaal bisogno di una famiglia vicina. <strong>La</strong> storia vera di un affidomancato, almeno per ora.


13 TRA MANTOVA E BRESCIAGENNAIO 2011di Carlo Susara (info@frammento.org)Sta per compiere un anno la mobilitazionecontro l’allevamento a Montichiaridi cani “Beagle” destinati allavivisezione, qualche piccolo risultatoè stato ottenuto e ne abbiamo parlatosugli scorsi numeri de <strong>La</strong> <strong>Civetta</strong>.<strong>La</strong> lotta continuerà fino alla chiusuradi Green Hill, un triste luogo nelquale oltre 2700 cani sono allevati perun destino di torture, destino che scatenauna reazione emozionale in seguitoalla quale molte persone prendonoposizione contro la vivisezione.È questo il sentimento più nobile: lacontrarietà alla sperimentazione animalesenza nemmeno chiedersi sepossa servire a qualche cosa, semplicementeperché non è giusta e provocasofferenze inutili e ingiustificatedi nostri simili.I vivisettori non possono opporre alcunaragione scientifica a questoperché non hanno un solo motivo validoper continuare ad esistere, non ènecessario essere medici o scienziatiper riconoscerlo e affermarlo, parlanoi dati di fatto. Se la sperimentazioneanimale fosse efficace, perché c’è bisogno(prima di mettere in commercioi farmaci) della sperimentazione sugliesseri umani? E perché per curare lastessa malattia esistono spesso farmaciad uso veterinario e farmaci ad usoumano con diverse molecole? Ognianimale reagisce in maniera differenteda altri a parecchie sostanze,come dimostrano inoppugnabilmentequesti esempi riguardanti solo gli animaliusati negli “esperimenti”: la penicillinauccide le cavie; la belladonnain dosi mortali per l’essere umano è innocuaper i conigli, che possono anchecibarsi di amanita phalloides, mortaleper gli umani; cavie e scimmie tolleranola stricnina al contrario di noi;il tragicamente noto Zyklon B (nomecommerciale dell’acido cianidrico)usato nei campi di sterminio non haeffetto sulle pecore; una quantità d’oppiomortale per gli umani è innocuaper i cani; l’etere che veniva usato perle anestesie è spesso fatale per i gatti;il succo di limone è un veleno per coniglie gatti; la morfina, calmante pergli esseri umani, causa eccitamentomaniacale per topi e gatti, pecore emaiali ne sono stimolati anziché tranquillizzatie i cani possono sopportarnedosi cinquanta volte maggioridi una persona senza avvertire alcuneffetto; il cimurro, che è mortale per icani, non è trasmissibile alle persone;la “sicurissima” aspirina causa nascitedeformi nei ratti; la diossina nellacavia è molto tossica ma nel criceto èinnocua; uno dei primi vaccini sperimentaliper la tubercolosi (il tuberkulindi Koch) guariva la tisi nelle cavie,ma la scatenava nell’essere umano.Basterebbe questo per capire chei “risultati” ottenuti dagli “esperimenti”in laboratorio non sonoaffidabili; come si spiega altrimentil’alto numero di farmaci continuamenteritirati dal commercio?Ad esempio, il diffusissimo Nimesulide:ancora in commercio in Italia (anchese dal maggio 2008 c’è un’inchiestadel magistrato Raffaele Guariniellonella quale si ipotizza un sistema illecitoper evitare i controlli sull’Aulin inseguito alla quale sono stati arrestatidue funzionari dell’Agenzia Italianadel Farmaco), non è in commercio inGiappone, Stati Uniti, Gran Bretagna,Canada, Germania ed è stato ritirato osospeso in Spagna, Finlandia ed Irlanda.Tutto questo per i gravi danni epaticiche può arrecare. Rimane tragicamentestorico il caso del Talidomide:causa della nascita di circa diecimilabimbi deformi, oltre a causare nevriteperiferica irreversibile in innumerevoliadulti risulta innocuo in quasitutte le specie animali. Ultimo, manon ultimo, il celebre Viagra: nei primidiciotto mesi di commercializzazioneè stato sospettato per la morte diPRIMA PARTE (1/2)GREEN H<strong>IL</strong>L E VIVI<strong>SE</strong>ZIONESOFFERENZE INUT<strong>IL</strong>I PER GLI ANIMALIBUFALE VIVI<strong>SE</strong>ZIONISTE COSTRUITE PER DENARO, POTERE E CARRIERA514 persone (come c’informa la rivistadei medici italiani).Sui farmaci ritirati l’elenco sarebbelungo e doloroso, per via degli enormidanni arrecati. A dimostrazione chela sperimentazione su animali sia unabufala basti dire che, secondo “Jama”(la rivista ufficiale dell’associazionemedici statunitensi), negli U.S.A. oltreil 50% dei farmaci sicuri negli animaliha provocato nei pazienti gravireazioni avverse dopo la commercializzazione(morte, pericolo di morte,invalidità permanente) ed è stata quindiritirata dal commercio; successivamentesolo il 10% di questi farmaci èstato riammesso alla vendita. Sempre“Jama” ci informa che negli U.S.A.,ogni anno, muoiono 100 mila personeper gravi cause connesse ai farmaci.Perché si continua con la vivisezione?Con un esperimento su animali sipuò dimostrare qualunque cosa: dallatossicità all’innocuità di una sostanza,basta trovare la specie adatta a quantosi vuole dimostrare. I motivi sono essenzialmentedue, correlati fra loro:denaro e carriera. Il denaro che si riescea far confluire nelle casse di dittefarmaceutiche grazie alle vendite e adenti di ricerca grazie ai finanziamenti(tipo Telethon per intenderci), la carrieradi professoroni che sulle bufalevivisezioniste hanno costruito il loropotere, dato che con gli esperimentisugli animali si può poi accedere a pubblicazionisu riviste scientifiche (bastatrovare l’animale giusto per quel chesi vuole far risultare) e procurare aglienti per i quali si lavora finanziamentidi cui poi godere in parte.CREDITIHans Ruesch, L’imperatrice è nudaMichela Kuan, Sperimentazione animalee farmaci che ammalanoStefano Cagno, Interviste, pubblicazioni,conferenzeCorriere della Sera, Archivio articoli.


14 lA CivettAC’era una volta un ragazzo di nome SAI-DOU. Nato e cresciuto in Senegal, Saidoua un certo punto è partito per unlungo viaggio sino a quando è arrivatoa Brescia. Saidou di recente ha perso illavoro (maledetta crisi) e con il lavoroha perso una cosa ancora più preziosa…il permesso di soggiorno, diventando,come tanti altri uomini neri, UNCLANDESTINO, quindi un criminale.E arriviamo a venerdì 10 dicembre.Saidou, in uno degli ormai consuetirastrellamenti del quartiere Carmine,viene trovato senza permesso di soggiornoe quindi prontamente arrestatoe portato in caserma. Saidou, però, ciesce morto domenica mattina 12 dicembredalla caserma di Piazza TebaldoBrusato, MORTO ve lo scrivo con tuttala brutalità di questa parola e da quiin poi non ho più voglia di romanzare lastoria. Saidou soffriva di asma cronico(patologia sì, ma per cui in Italia certonon si muore, se no non mi spiego mianonna, rugosa e vegeta, nei suoi 96 anniCOSA SUCCEDE A BRESCIA?LA STORIA DI SAIDOUda www.donnesottolagru.orgdi asma), Saidou ha fatto presente lacosa in caserma mostrando un certificatorilasciato al Civile, praticamenteper lui un salvavita, ma lì in quella casermanessuno ha trovato nulla di meglioda fare che rinchiuderlo, in quantoCRIMINALE, in una cella di ISOLA-MENTO, senza riscaldamento, piuttostobuia e con poca aria.Il corpo di Saidou è stato sottoposto adautopsia… si parla di GRAVE CRISI RE-SPIRATORIA. In sostanza Saidou è statolasciato soffocare in una cella di ISO-LAMENTO, forse ad una animale domesticosi sarebbe prestata più attenzione.Vi ho voluto raccontare questa storiaperché è già quasi scomparsa dai giornalidella nostra città, ma a me pareemblematica del clima che stiamo respirandoa BRESCIA da quando questanuova giunta è al governo. Ve lo scrivoperché la MORTE di un ragazzo di 36anni, mi sembra DEGNA della NOSTRAATTENZIONE ed INDIGNAZIONE.Ve lo scrivo perché forse l’interrogazioneal Ministro Alfano portata avantidai deputati bresciani del PD non avràmai una risposta, ma credo che NOIqualche domanda ce la dobbiamo iniziarea fare.“Cosa succede a Brescia? Sui provvedimentirepressivi contro migrantie antirazzisti”. Un appello con questotitolo è stato presentato il 23 dicembrenegli studi di Radio Onda d’Urto.Il documento, stilato dal gruppo di supportolegale del presidio sopra e sotto lagru di Brescia, è già stato firmato da numerosiesponenti della politica, della società,del mondo della cultura e dei diritti,tra cui: Giorgio Cremaschi, presidentecomitato centrale FIOM-CG<strong>IL</strong>; MattiaPalazzi, presidente ARCI Lombardia; DarioFo, Premio Nobel Letteratura; FrancaRame, attrice e drammaturga teatrale;Sabina Guzzanti, regista e attrice; FrancoPiavoli, regista; Erri De Luca, scrittore.Info: www.radiondadurto.orgSIAMO TUTTI SULLA GRU!I MIGRANTI, ANCHE QUELLI “IRREGOLARI”,SONO ES<strong>SE</strong>RI UMANI, NON CRIMINALIGruppi e Associazioni della zona stanno organizzando unINCONTRO PUBBLICO da realizzarea CASTIGLIONE DELLE STIVIEREper fine gennaio.Parteciperanno.ARUN e JIMMY,protagonisti della lotta sulla gruGABRIELE BERNARDI,Associazione diritti per tutti, BresciaAVV. MANLIO VICINI, legale Associazione dirittiper tutti, BresciaIl programma completo sarà distribuito conapposito volantinoInfo: www.altrofestival.com - Facebook <strong>Civetta</strong>Circolo Arci Nelson Mandela Mantovain collaborazione conL’altro FestivalCaritas-Marta TanaCastiglione delle StiviereLUNEDÌ 7 FEBBRAIO 2011ORE 21,00CASTIGLIONE DELLE STIVIERECentro Parrocchiale CastelloINCONTRO PUBLICO conMONS AGOSTINOMARCHETTOPresentazione del libro“CHIESA E MIGRANTI”


15L'altromondoGENNAIO 2011MARCHIONNISMOdi Alfonso Gianni“Grazie Fiat” ci dice Giuliano Cazzola. Puro masochismo. Inrealtà non è difficile capire - se si leggessero i testi degli“accordi” firmati solo da alcuni sindacati, satelliti nell’orbitadell’impresa - che il ciclone Marchionne porta il peggio perl’industria del nostro paese. Cominciamo dall’oggetto dellaproduzione, di cui sembra che quasi tutti si siano dimenticati.Il progetto Marchionne prevede che lo stabilimento di Mirafioriprodurrà Suv. Come noto veicoli inadatti a circolarenei percorsi urbani delle cento città d’Italia. Cioè funzioneràcome un’articolazione europea della fabbrica globale Chrysler,altro che Fabbrica Italia. Mentre gli uffici studi e progettazionedi tutto il mondo si arrovellano sul grande temadella mobilità di persone e cose nel nuovo secolo, Fiat siaccomoda sul lato peggiore e di più corta prospettiva delmercato automobilistico. Come se non bastasse, le modalitàcon cui verrebbe applicato il nuovo mantra della imprenditoriaautomobilistica mondiale, il World Class Manufacturing,ovvero con più straordinari, meno pause e meno giornidi malattia pagati, dimostra che la lezione non è stata appresa.<strong>La</strong> saturazione dei tempi e il parossismo dei ritmi dilavoro ha nuociuto persino alla Toyota, la madre di questomodello, che nel 2009 ha dovuto ritirare 10 milioni di autoveicolidifettosi con buona pace del mito della qualità.Ma il “marchionnismo” non si ferma qui. Il suo vero obiettivoè picconare il contratto collettivo nazionale di lavoro,dando vita a un contratto specifico, il cui presupposto è lacreazione di una newco. In attesa di un contratto auto a valenzanazionale, di cui si discuterà a fine gennaio, la newco nonfarà parte della Confindustria. Anche quest’ultima, tra l’altro,non ne esce benissimo, dimostrando tutto l’affanno deisuoi cento anni di vita. In questo modo Marchionne ottienel’effetto voluto, niente affatto collaterale, la “defiomizzazione”della Fiat. Non essendo necessario perseguire il modelloamericano degli anni trenta allo stato puro, quello del“no union”, avendo intascato la collaborazione di Fim, Uilm,Fismic e naturalmente Ugl, per Marchionne è sufficienteescludere la Fiom dalle rappresentanze sindacali aziendaliin quanto non firmataria dell’accordo in vigore nello stabilimento.Si dovrebbe in primo luogo osservare che una similesoluzione è un affondo contro la democrazia del nostropaese visto che limita ulteriormente la rappresentanza deilavoratori sul piano sindacale dopo averla stravolta sul pianopolitico a causa di una legge elettorale che da tutti è consideratauna schifezza. Si dovrebbe anche aggiungere che ilcorollario per cui i lavoratori che sciopereranno control’intesa potranno essere licenziati, è apertamente incostituzionale,poiché la nostra Carta stabilisce che il dirittodi sciopero è individuale seppure a indirizzo collettivo. Masi sa che purtroppo la nostra classe imprenditoriale è pocosensibile a questi temi.Lo è però ai propri interessi e allora farebbe bene a porsiil problema di come può funzionare un simile sistema di relazionisindacali e sociali in un universo produttivo che peroltre il 90% è fatto di piccole imprese, a cominciare dall’indottoFiat, nelle quali spesso la Fiom è l’unico sindacato esistente.Non la salverà un eventuale 51% in un referendumottenuto sotto ricatto. Nell’attuale crisi economica mondialel’industria italiana di tutto ha bisogno tranne che coltivarevecchie scelte produttive e lanciarsi nella totale incertezzadelle relazioni sindacali. Obama ha benedetto il salvataggiodegli stabilimenti di Detroit - e ora ben se ne comprende ilperché -, ma almeno ha accennato alla necessità di dotarela società americana di un sistema di protezione sociale cheguarda più all’Europa che alla individualizzazione estremadella società del precedente modello americano. Noi da lìinvece importiamo il peggio. Ma non funzionerà, perché delmodello americano ci manca un elemento fondamentale chealmeno lo ha reso sopportabile negli anni migliori: la mobilitàsociale, verso l’alto oltre che verso il basso. Come ci diconoCensis e Istat, quella italiana è una società bloccata piùche mai. Al massimo si può scendere sempre più in fondo.Fonte: Il Riformista del 28.12.2010


L’ALTRO MONDO DI CLAUDIO MOR<strong>SE</strong>LLIROMA 14 DICEMBRE“In realtà mi pare, per lo meno nellamia cerchia di amici e conoscenti, chequasi tutti i fumatori siano passati al tabacco”.Così ho risposto ironicamenteil giorno dopo Roma a un’amica che lamentava:“nessuno di noi rinuncia allesigarette per comprarsi un libro”.Per inciso, aveva appena finito di leggerela risposta a Saviano di uno studenteche gli chiedeva “starai dalla nostraparte quando ruberemo i libri perchénon potremo più permetterceli?” Delresto, se proprio vogliamo metterla sullasociologia, la mia risposta ironica haun contenuto di verità: non che io abbiamai fatto un sondaggio sul fumo, ma vistoche parlo di amici e conoscenti, sobenissimo che la loro scelta riguardaanche questioni economiche. E poi lesigarette sono fabbricate in modo checontinuino a bruciare anche se non lefumi. E poi i filtri inquinano. E poi… manon sto mica scrivendo una polemicasulle multinazionali del tabacco.Mi dispiace per voi ma da uno che hainiziato a fumare a 25 anni (io), si puòsolo pensare che decida di smetterein modo altrettanto fulmineo: il punto èpiuttosto, mi pare, che, se da un po’ sidice che questa sarà la prima generazioneeuropea dopo secoli “col segnomeno”, ora se ne manifestano palesementele conseguenze nei piccoli gestiquotidiani addirittura di una singolapersona. <strong>La</strong> presunta mancata rinuncia“alla birretta” o alle sigarette per comprarsiun libro sottende infatti l’accusaalla “generazione cui tutto sembra dovuto”,e qui torna in ballo la questionedelle “promesse mancate”.Parrebbe un po’ bambinesco lamentarsiperché ci hanno detto di andareall’università per lavorare e poi non c’èun lavoro; d’altronde se il lavoro nonc’è più, che ci può fare chi l’aveva promesso?E’ come se un amico promettedi passare a prenderti in stazione quandoscendi dal treno, ma quando arrivinon lo trovi. Potrebbe avere un buonmotivo qualsiasi, che ne so, ha trovatola sua ragazza a letto con un altro. Mapotrebbe anche avere un motivo idiota:è a casa a giocare con la playstation.E lo sappiamo che i soldi ci sono mavanno a finire da altre parti… (che videvo scrivere dove?). Comunque nonè che ti puoi incazzare, capita. Più chealtro, siccome non vi incazzate, concedereteall’amico una seconda chance:certo che se questo continua a lasciarvia piedi per giocare alla playstationallora il discorso cambia. Cominceretea nutrire meno fiducia in quella persona;comincerete col non confidarglipiù i vostri problemi, a non renderlopartecipe dei vostri desideri; infine anon affidargli più responsabilità chevi coinvolgono, perché si è dimostratoeffettivamente inadatto a ricevere lavostra fiducia. Non è forse quello chesta accadendo a questa generazione?Il 14 dicembre abbiamo dichiaratoinimicizia al Parlamento perché ilnostro futuro non si stava decidendoaccanto a noi, ma in altre stanze conuna compravendita di corrotti. Non staforse il governo giocando alla playstationmentre noi aspettiamo? No? Ah,certo che no: festini e balletti esotici.16 lA CivettADALLA PIAZZA AL POPOLOdi Damiano Cason (Bartleby, Uniriot Bologna)Così i musi lunghi nella pancia delcorteo alla notizia della fiducia, sonodurati il tempo di qualche centinaio dimetri. D’altronde chi di noi può diredove sta andando? Qualcuno a 18 annigià aveva deciso: farò l’avvocato, il medico,lo storico dell’arte, l’ingegnere.Quel corteo invece no, non sapeva piùdove andare, non poteva nemmeno piùcredere che “va beh, per stavolta chiamoun altro”. Non c’è nessun “altro” dachiamare, al quale sono già state datetante possibilità. Del resto, appartengonoproprio a questi “altri” (il Pd el’Italia dei Valori?) coloro che si sonoadagiati alla grande abbuffata del governo.Così, ironia della sorte, il Popolo(maiuscolo) si dirige verso piazza delpopolo (minuscolo) e siccome malgradoindagini varie dei servizi segretiesistono ancora esseri umani che decidonoda sé, il corteo eccede l’organizzazione,e gli arresti della polizia aidanni di ventenni incensurati ne sonola testimonianza.Quello di cui stiamo parlando è una reazioneviscerale esattamente contrariaai rapporti dei ministri di governo: un“gruppuscolo antagonista violento”riprodurrebbe il proprio atto in continuazione,consapevole dalla propriastrategia. Un movimento così, invece,ha cercato di paralizzare il paesesenza l’appoggio di nessuno (amen)e quando è stato chiaro che avrebberocercato di zittirlo con una botta in testa,non ci ha visto più. Come quando rompiun piatto in cucina per un litigio, non èche poi smetti di mangiare per sempre:ne prendi un altro, rifletti sulle ragioniper cui ne hai spaccato uno, e poi vaiavanti. Avanti, non indietro. Dall’ingressodella piazza le immagini surreali difiamme, fumo nero e fuochi d’artificiodipingevano un quadro del quale perònon c’erano osservatori. Non tutto ilcorteo è entrato in quella piazza, perchéquella piazza era già piena.Non erano pochi gruppi violenti seguitida qualcuno, e nemmeno c’erano ancoragruppi diversi unitisi tra loro.Non c’erano più qualcuno e i gruppiviolenti, perché i gruppi violenti hannoperso di significato nell’indignazioneche aleggiava nella piazza, unica mamultiforme. E se la forza di quel giornoè stata solo una forma di quel precisoistante, il vero passo sta invece nellenarrazioni seguenti quella giornata, conle quali potremo forse spostare il pianodel discorso, da ormai cinquant’annifondato sulla questione dell’ordinepubblico, sui contenuti che riguardanonoi e il nostro futuro. Dal braccialettoper i manifestanti facinorosi all’accessoalle borse di studio, dal DASPO peri cortei al pagamento di stage e tirocini,dagli infiltrati in borghese a nuoveforme di welfare, dalla repressione auspicatadai ministri di questo governoa una cultura generatrice di ricchezzasociale, aperta e di massa.


17 L'altromondoGENNAIO 2011LA NONVIOLENZA DEGLI STUDENTIdi Mao Valpiana (*)I giovani liceali e universitari che il 22 dicembre hannomanifestato a Roma per contrastare la cosiddetta “riformaGelmini” hanno offerto una bella lezione di pratichenonviolente. Bravi davvero. <strong>La</strong> zona rossa del centro cittadinoera presidiata dalla polizia, il salotto buono di Romablindato e deserto, mentre loro sono andati a sfilare nelleperiferie, lungo le tangenziali, lontani dai luoghi del potere,e hanno ricevuto gli applausi dei passanti (chissà sesono consapevoli di aver dato corpo alla visione capitiniana:“perché da una periferia onesta, pulita, nonviolenta, avverràla resurrezione del mondo”). Le forze dell’ordine eranoin assetto antisommossa, con caschi e manganelli, mentregli studenti manifestavano a mani nude e imbiancate,visi sorridenti e scoperti, e hanno portato doni e fiorida offrire ai cittadini (e mi piace pensare che anchein questo abbiano voluto rifarsi a Capitini: “un tempoaperto per vivere la festa che è la celebrazione dellacompresenza di tutti alla nostra vita, al nostro animo”).Una gioiosa diciottenne, con il simbolo della pace dipintosul volto, ha dato la risposta più bella ai giornalisti: “Cosachiedete al Governo?”, “al Governo non chiediamo niente,solo che se ne vada”. C’è molta saggezza in questa idea, lanonviolenza non aspetta la conquista dei palazzi del potere,ma esercita la sua influenza anche senza stare al governo.Non penso che questa giovanissima abbia letto “Il poteredi tutti” di Capitini, ma so che ne ha colto il senso profondo:“Ognuno deve imparare che ha in mano una parte dipotere, e sta a lui usarla bene, nel vantaggio di tutti; deveimparare che non c’è bisogno di ammanettare nessuno, mache cooperando o non cooperando, egli ha in mano l’armadel consenso e del dissenso. E questo potere lo ha ognuno,anche i lontani, le donne, i giovanissimi, i deboli, purché sianocoraggiosi e si muovano cercando e facendo”. Il Presidentedella Repubblica ha fatto sapere della sua disponibilitàa ricevere una delegazione degli studenti. Un’aperturaindubbiamente positiva. Un giovane ha raccolto e rilanciato:“invitiamo il Presidente alla nostra assemblea alla Sapienza”.L’eco del pensiero nonviolento è per me assolutamenteevidente: noi, scrive Capitini, amiamo l’assemblea come unaparte visibile della compresenza. Per Capitini l’assembleaè quella che più di ogni altra cosa somiglia alla realtà ditutti: “Essa ha, perciò, qualcosa di sacro, di commovente, èuna molteplicità che porta in sé l’unità, e perciò è il primum,la presenza del potere. Sull’assemblea passa il soffio dellacompresenza, quella convocata dal “Discorso dellamontagna”, l’assemblea degli esclusi, degli innocenti,dei nonviolenti”.Con questa manifestazione i giovani liceali e universitari romanihanno scritto una pagina magistrale, che può aprire uncapitolo nuovo e certamente offre motivi di speranza per illoro futuro. Nei giorni scorsi qualcuno aveva scritto dell’inefficaciadella nonviolenza. Risposta migliore non poteva esserci.Gli scontri con la polizia avvenuti in qualche altra città appaionoora in tutta la loro grottesca insensatezza. L’immaginedel giovane rabbioso che impugna la spranga per romperei finestrini della camionetta della polizia sbiadisce e lascia ilposto ad una ragazzina sorridente, con in mano un fiore e sullosfondo lo striscione “la vostra cultura è la forza, la nostraforza è la cultura”. Le vie della nonviolenza sono infinite.(*) Segretario del Movimento NonviolentoFINE DELL’UNIVERSITÀ DI MASSAdi Gennaro CarotenutoL’equilibrio tra capitale e lavoro raggiuntodalle socialdemocrazie europeesi protrasse per tutto il decennio successivofinché il primo, con la spallatathatcheriana, non prevalse sul secondo.<strong>La</strong> svolta neoliberale e neoconservatrice,che in Italia prese la forma simbolicadella “marcia dei 40.000” prima edel berlusconismo poi, oggi, trent’annidopo, è tra i fattori che stanno determinandola caduta di coesione sociale cheè alla base dell’eclisse dell’Occidente.<strong>La</strong> Riforma Gelmini approvata oggidal Senato è quindi epocale perché èil compimento di un lungo percorsoche rompe in Italia un altro equilibriofondamentale: quello tra la Costituzione,che ancora elementi, come il dirittoallo studio, di forte perequazione socialein un’economia di mercato, e gliinteressi delle classi dirigenti.Gli ottimati pensano di incarnare il“merito” per censo e con Gelmini hannol’occasione, nel tardo neoliberismoincarnato dal governo Berlusconi, dirafforzare e rinnovare privilegi antichi.Quindi, al contrario di quanto diceil ministro, solo i figli dei farmacisticontinueranno a fare i farmacisti, i figlidegli architetti gli architetti e i figli deibaroni… i baroni. Ciò perché la riformaGelmini rappresenta la caduta dell’architravedemocratico della nostra societàrappresentato dall’Università dimassa come percorso di ascensionesociale prima precluso ai più, poi dallafine degli anni ‘60 aperto a tutti (cheroba Contessa!), da oggi di nuovo ristretto.Fonte:Giornalismo partecipativo 23.12.2010


L'altromondo18 lA CivettA<strong>IL</strong> RITORNO DEL RAZZISMOdi Luigi BenevelliVenerdì 10 dicembre scorso il circolo ARCI di Mantova intitolatoa Nelson Mandela ha tenuto la sua prima manifestazionepubblica incontrando il prof. Alberto Burgio, intervistato daEnrico Baraldi, direttore della Gazzetta di Mantova, sul temadel ritorno del razzismo nell’Europa e nell’Italia contemporanee.All’incontro ha dato la sua adesione Amnesty International,Gruppo Italia 79, nell’anniversario della Dichiarazioneuniversale dei diritti dell’uomo. Burgio, preside dellafacoltà di filosofia dell’Università di Bologna, è fra i non moltistudiosi italiani che quindici anni fa hanno aperto una nuovafase negli studi sui caratteri, il radicamento, la diffusione delpregiudizio razzista nel nostro paese. Il razzismo italiano èparte integrante dei percorsi di costruzione dell’identitànazionale dopo il 1861 e delle politiche di conquista colonialepromosse dal Regno d’Italia e dal fascismo, che trovaronocompimento e organicità nella legislazione razziale del1938.Il razzismo italiano si è declinato in varie direzioni e contesti:l’antisemitismo che si rifaceva alla più antica tradizionecattolica antigiudaica elaborandola, l’antimeridionalismodegli antropologi positivisti di fine ‘800, il pregiudizio e ladiscriminazione contro le popolazioni slave ai confini orientali,l’anticamitismo e l’antiarabismo contro i popoli africanidelle colonie, per i quali il fascismo arrivò a elaborare politichedi apartheid un decennio prima di quanto avvenne inSud Africa. Il razzismo italiano si è inoltre sempre conditodei più tradizionali stereotipi che hanno colpito le donne,i proletari, le persone ritenute irregolari e asociali dellequali l’esempio più rilevante è lo stigma contro i rom.Il razzismo crea, dà corpo all’esistenza di una umanità deteriore,degenerata, persino indegna di vivere; offre certezzesulla possibilità di una umanità ordinata secondo gerarchiebasate su leggi “naturali” e per questo indiscutibili, perenni.Di qui la sua forza e la sua efficacia di mito propagandatoe diffuso dagli imprenditori della paura dell’altro. Ma le“razze umane” non esistono come non esistono differenze“razziali”, le “razze umane” sono un’invenzione. Tale asserzione,confermata scientificamente sui solidi dati delle ricerchedella genetica delle popolazioni, è spiegata anche dalrazzismo senza differenze somatiche di cui l’antisemitismo èl’esempio più clamoroso: infatti gli ebrei non sono mai statidiversi dagli italiani per tratti somatici o colore della pelle.Questo aiuta a spiegare perché gli ebrei fossero costretti aportare la stella di Davide cucita sugli abiti, per poterli facilmentericonoscere. Altrimenti non sarebbero stati distinguibili.In assenza di differenze somatiche i razzisti elaboranodifferenze “morali” o “spirituali” a giustificare ladiscriminazione.Nel corso della serata si è discusso in toni preoccupati, ovviamente,delle politiche in atto di criminalizzazione dei migrantifatti diventare, per legge, “nemici interni”, “colpevolinaturali”, come dimostrano innumerevoli fatti di cronaca. Quic’è sì l’opera degli imprenditori della paura e dell’insicurezzain tempo di crisi, ma anche la difficoltà ad argomentaree contrapporre sui mezzi di informazione risposte forti edefficaci. Il ricco dibattito e lo stesso direttore della Gazzettadi Mantova ne hanno dato testimonianza. I miti razzisti,miti perché inesistenti nella realtà, forniscono facili capriespiatori così svolgendo una funzione di rassicurazione,distraendo da ansie e interrogativi più inquietanti. Ma i mitirazzisti inducono pratiche e legislazioni discriminatorie e liberticideche indeboliscono la qualità della vita democratica,fino a minarla.Alberto Burgio, Nonostante Auschwitz - il ”ritorno” del razzismoin Europa, Roma, DeriveApprodi 2010SOSTIENI LA CIVETTA,ABBONATI O RINNOVA<strong>IL</strong> TUO ABBONAMENTO!NON ABBIAMO FINANZIAMENTI OCCULTI, NÉ CONTRIBUTIPUBBLICI. LA CIVETTA VIVE CON GLI ABBONAMENTI2011mensile indipendente di attualità e culturaUn anno di fatti, commenti e sortitepuntualmente, ogni mese,comodamente a casa tuaPer il pluralismo dell’informazionePer un’informazione libera e indipendentePer il saper farePer costruire capacità di futuroCon rinnovato impegno, per una presenzaattiva sul territorioSempre dalla parte dei cittadiniAttenzione! Affrettatevi ad abbonarvi o a rinnovare il vostro abbonamento. Da febbraio 2011 <strong>La</strong> <strong>Civetta</strong> verrà inviata solo a chi sarà in regolacon il pagamento della quota di 15 euro, da versare con bollettino di conto corrente postale sul c.c.p. n.° 14918460 intestato aPegaso Snc – Via Mazzini, 109 – 46043 Castiglione delle Stiviere (Mantova), oppure alla Libreria Pegaso di Castiglione delle Stiviere.


19 L'altromondoGENNAIO 2011SPIRAGLI DI LUCECLANDESTINITÀ, LA CONSULTAFRENA “NON È REATO RESTAREPER POVERTÀ”Il reato di clandestinità perde un altropezzo. Non è infatti punibile l’immigratoirregolare che in “estremo statodi indigenza”, o comunque per “giustificatomotivo”, non ottempera all’ordinedi allontanamento del questoree continua a rimanere illegalmentein Italia. È quanto stabilisce la CorteCostituzionale, che boccia parzialmenteuna delle norme del pacchettosicurezza 2009. Nel giugno scorso laConsulta aveva già decretato l’illegittimitàdell’aggravante di clandestinità(pene aumentate di un terzo se a compiereun reato è un irregolare), previstadal primo pacchetto sicurezza delluglio 2008. Ora è un altro pezzo dellapolitica migratoria del governo a cadere:quel reato di clandestinità previstodalla legge, ma di fatto inapplicatonei tribunali.Fonte: Repubblica.it 17 dicembre 2010M<strong>IL</strong>ANO, I GIUDICI ORDINANO:CA<strong>SE</strong> POPOLARI AI ROMMilano. Case ai nomadi, subito: entroil prossimo 12 gennaio il Comune diMilano dovrà mettere a disposizionedi dieci famiglie nomadi, attualmenteospiti del campo di via Triboniano,altrettanti appartamenti di edilizia popolare.Lo ha deciso il tribunale di Milano,con un’ordinanza che fa irruzionebruscamente nella complessa vicendadel grande insediamento di nomadialla periferia nord-occidentale del capoluogolombardo, da tempo al centrodelle proteste dei quartieri vicini e deipiani di smantellamento dell’amministrazionecomunale. Nel maggio scorsoun accordo firmato alla presenzadel prefetto prevedeva che una partedei nuclei familiari venissero smistatiin altrettanti alloggi popolari dismessi,destinati a venire ristrutturati per accoglierei rom. Ma quell’accordo erastato bocciato dal Consiglio comunaledi Milano. Ora, il tribunale lo riporta invigore con effetto immediato: e, nellasua sentenza, il giudice Roberto Bichiaccusa senza mezzi termini il Comunedi discriminazioni razziali.Fonte: Il Giornale.it 21 dicembre 2010<strong>IL</strong> CARDINALE IN PELLEGRINAG-GIO AL CAMPO ROMSotto l’ombrello rosso cardinalizio c’èDionigi Tettamanzi con i piedi nel fangodel campo rom di via Triboniano.Piove, ma l’aveva promesso. E’ andatoa fare gli auguri ai bambini e alle famiglieche loro malgrado si troverannoal centro della più odiosa battagliapolitica che segnerà la prossima campagnaelettorale milanese. Le paroledel cardinale sono dolci ma sono undurissimo attacco alla destra che governaquesta città, la stessa che adessoviene indagata per discriminazionerazziale proprio in merito allamancata assegnazione di 25 alloggipopolari promessi ai rom per superarela logica dei campi (appartamentiche, dopo la recente sentenza del tribunalecivile, il Comune di Milano sarebbecostretto ad assegnare entro enon oltre il 12 gennaio). «Tutti quanti,nessuno escluso, dobbiamo e possiamofare qualche passo in più», dice ilcardinale di Milano.Fonte: il manifesto 24 dicembre 2010Azienda Leader proprio settoreRicerca max 2 personePer la vendita e assistenza.L’attività si svolge con prevalenza presso clientela già esistente.Non è necessaria esperienza di vendita.Si richiedono massima serietà, buona volontà. Automuniti.L’azienda offre:ambiente stimolante e gratificante, affiancamentoe formazione continua in zona lavoro,rilevanti provvigioni quindicinali + premi mensili,per un guadagno iniziale di 1.450 euro mensili.Condizioni di maggior favore:rimborso contributi INPS,rimborso riparazione auto, rimborso spese mediche.Per ulteriori informazioni e colloquio personalizzatoCORDARO MARCO335.7839363


20 lA CivettALETTERE & COMMENTI... LO SPAZIO DEI LETTORICASTIGLIONECIRCOLO FRANCESCO GONZAGANella serata del 29 Ottobre il CircoloFrancesco Gonzaga ha proposto per ivenerdì culturali la presentazione dellibro “Profili femminili di Casa Gonzaga”del dottor Paolo Provinciali, un giovanetrentenne mantovano alla sua primaesperienza letteraria, attualmenteinsegnante di lettere presso un IstitutoTecnico di Mantova. Il Circolo FrancescoGonzaga, ha chiamato poi a raccoltail proprio e affezionato pubblico percelebrare l’ennesimo lavoro di MonsignorRoberto Brunelli (“Quanto restadella notte”) nella serata del 19 novembrepresso la Sala Don Rinaldo Dalboni.Monsignor Brunelli è stato ordinatodiacono nel nostro paese e attualmente,dopo aver insegnato per anni, ricopre ilruolo di Direttore del Museo Diocesanodi Mantova. <strong>La</strong> passione per lo scriverelo porta ad essere uno dei più importantistorici della Famiglia Gonzaga, ein particolare di San Luigi. Nei momentiliberi, a detta dello stesso, scrive operedi narrativa. Dopo una ampia esposizionee ben coadiuvato dal Presidentedel sodalizio Sig.Aldo Botturi e dalla SignoraPaola Gallina si offriva alle ritualidomande di rito,rispondendone con laconsueta ironia e modestia che lo hannoreso famoso.CONCORSIMOVIMENTO PER LA VITAIl Movimento per la Vita Ambrosiano, incollaborazione con il Movimento per laVita Italiano, propongono un ConcorsoNazionale indirizzato agli alunni delleScuole per l’Infanzia, Scuola Primaria,Scuola Secondaria di Primo Grado. Ilconcorso è giunto alla 30° edizione edè una tappa importante per riflettere suivalori della vita, della famiglia, della dignitàdella persona. Quest’anno il temada trattare è da scegliere tra i titoli propostinegli anni precedenti: “30 ANNIDI DIFESA DELLA VITA UMANA”. Aglialunni e alle classi che avranno inviatogli elaborati migliori e più significativisarà assegnata UNA COPPA DI MERITO.Sono previsti altri numerosi premi e atutti i partecipanti verrà rilasciato un attestatodi partecipazione.<strong>La</strong> realizzazione del concorso per laregione Lombardia è gestita da: Movimentoper la Vita Ambrosiano - ViaTonezza n° 5 - 20147 – Milano - tel. 024043295 - fax 02 48702502 - e-mail:mva@movimentovitamilano.it . Il bandodel concorso può essere scaricatodal sito del Movimento per la Vita Ambrosianowww.movimentovitamilano.itoppure richiedere i dossier con le notetecniche e la guida allo svolgimento a:Centro di Aiuto alla Vita di Castiglionedelle Stiviere onlus -Via Sinigaglia 76 -Castiglione delle Stiviere. Per appuntamentochiamare 340 2883429.Il Movimento per la Vita Italiano edil Forum delle Associazioni Familiaripropongono un Concorso indirizzatoagli studenti degli ultimi tre anni dellescuole superiori e delle Università. Ilconcorso è giunto alla 24° edizione e sitratta di uno strumento con cui si cercadi rafforzare nei giovani l’idea di unrapporto tra l’unità europea e la culturadella vita, cioè di quella cultura chemette al centro l’uomo come portatoredi una dignità così alta da non consentirealcuna discriminazione. Quest’annoil titolo su cui riflettere, documentarsi econfrontarsi è: “FAMIGLIA fondamentodella società in Europa e nel mondo”.Ai vincitori sarà offerto un viaggio premiodi quattro giorni a Strasburgo, invisita anche al Parlamento Europeo. <strong>La</strong>realizzazione del concorso per la regioneLombardia è gestita da: FederVitaLombardia - Via Tonezza n° 5 - 20147 -Milano - tel. / fax 02 48701374 e-mail:federd02@federvita.191.it). Il bandodel concorso può essere scaricato dalsito del Movimento per la Vita Italianowww.mpv.org oppure richiedere idossier con le note tecniche e la guidaallo svolgimento a: Centro di Aiuto allaVita di Castiglione delle Stiviere onlusVia Sinigaglia 76 - Castiglione delle Stiviere.Per appuntamento chiamare 3402883429.BRESCIA<strong>IL</strong> CENTRO DELL’ARMONIAIl Centro dell’Armonia di Brescia comunicail programma dei corsi e delle prossimeconferenze che si terranno presso lapropria sede di Brescia in Via Montagna,24. Lunedì 17 gennaio, ore 20,00: <strong>La</strong> medicinasottosopra, conferenza dedicataalla medicina germanica. Come può essereche una grave malattia come il cancrosia il tentativo del cervello di “riparare”un trauma subito? A questa domandae a tante altre si cercherà di dare unchiarimento attraverso l’insegnamento ele scoperte del dottor Hamer. RelatriceValeria Scalvini. Conferenza gratuita eaperta a tutti. Domenica 30 gennaio, ore11.00: “Conosci le Rune?” Un percorsodi una giornata dedicato a comprenderei messaggi di una simbologia anticae piena saggezza. Le pietre parlano conun suo linguaggio e per capirlo bisognaconoscerlo. Ci aiuterà Maria Fillini. Costoper persona Euro 30. Info e iscrizioni3474922381. Sabato 5 febbraio, ore 9,00-17.30: “<strong>La</strong>boratorio di pittura”.<strong>La</strong> teoria dei colori di Goethe. Attraversola sua teoria Goethe ci fa scoprire comela natura del colore parla al nostro occhioe all’anima, facendoci vivere le azioni ele passioni della luce. Conduce TommasoDe Angelis, Insegnante all’Accademia biBelle Arti (BS). Costo per persona Euro90. Info e iscrizioni 3474922381.MONZAMBANOCITTADINO INDIGNATOSignor direttore, sono un cittadino delcomune di Monzambano e ho assistitoall’ ultimo consiglio comunale dove adun certo punto, nell’ ordine del giorno,c’è l’aumento dello stipendio dell’ArchitettoMontanarini. Con stupore vengoa conoscenza che con l’ultimo aumentopercepisce, per 16 ore settimanali,la modica cifra di euro 90.000 (novantamila).Da cittadino di Monzambanosono indignato che il comune si permettadi spendere cifre del genere per16 ore settimanali, quando continua adire che non ha mai soldi. Cordiali salutiAngeloCURIOSITA’ FISCAL<strong>IL</strong>A SIGNIFICATIVITÀ NELLA REVISIONE LEGALE DEI CONTIA cura di: dott.ssa Sara CastelliniEsperto Contabile e Revisore dei contiCome abbiamo scritto nell’articoloprecedente, la responsabilità del revisorenon può che limitarsi alle informazionieconomiche, patrimoniali e finanziarieconsiderate significative. Ma checosa si intende per significatività? <strong>La</strong>significatività rappresenta una “zonagrigia” all’interno della quale ci si puòmuovere da zero a cento. Più ci si avvicinaallo zero, più il bilancio sarà atten-dibile, minore sarà il rischio di erroree le decisioni (di chi legge il bilancio)non saranno cambiate. Viceversa, più lasoglia si avvicina a 100 (in termini percentuali)e più la decisione degli stakeholderssarà influenzata dal maggior rischiodi errore. <strong>La</strong> determinazione dellasignificatività può essere sintetizzatain cinque step, o fasi: la formulazionedi una stima, la determinazione degliobiettivi di revisione, la verifica di tuttele voci maggiori o uguali alla significativitàstimata e la verifica di un campionedi voci rientranti nell’errore tollerabile,nonché l’emissione del giudizio di significativitàe del suo confronto oggettivocon la stima. Nel prossimo articoloanalizzeremo l’approccio per cicli operativie l’utilizzo del bilancio per analizzarelo stato di salute dell’azienda.


21 SPORT SPECULAREGENNAIO 2011MARIOMONICELLIdi Ilaria FeoleNon voleva essere chiamato Maestro. Sembrava naturale farlo,per la sua età, per la quantità di opere partorite in 70 annidi carriera, per la ragguardevole percentuale di capolavoririntracciabile nella sua filmografia. Lui, però, non ha maivoluto essere etichettato come tale perché “i maestri sonoquelli che alle elementari insegnano come scrivere le lettere”.E a pensarci bene, ora che il suo talento magnifico e la suacreatività hanno definitivamente abbandonato il panoramacinematografico italiano, forse maestro non lo è stato pernessuno. Sarebbe compito arduo additare, nell’attuale produzionedella settima arte nostrana, i presunti eredi di Monicelli,coloro i quali avrebbero appreso dal Maestro la lezionedi una commedia all’italiana che ha segnato uno dei periodipiù felici della Storia del nostro cinema. Ci si prova, di voltain volta, si spera nel miracolo; il più accreditato ora è Virzì,che con il suo <strong>La</strong> prima cosa bella ha sfornato una commediapiù agra che dolce, da ridere tra le lacrime.Un altro livello, indubbiamente, rispetto a becere produzionida usa e getta (natali e vacanze), a stucchevoli mocciosi muccinie compagnia bella, a commediole regionali forse innocue,ma tutte accomunate da un puro e semplice fatto: l’incapacitàdi raccontare davvero l’Italia e gli italiani. Nessuno haveramente raccolto la lezione di Mario Monicelli: quella diun cinema mai consolatorio, mai intaccato da un solo grammodi buonismo, mai mirato alla costruzione della risata, masempre a quella dei personaggi e dei caratteri. Monicelliha firmato quelli che sono, probabilmente, i più esilarantimomenti del nostro cinema (una qualunque sequenza di unqualunque Amici miei basti a dimostrarlo) e ha creato alcunidei più memorabili, iconici protagonisti (contribuendo spessoalla costruzione di miti attoriali: è stato lui il primo a pensareal giovane Vittorio Gassman come un talento comico,dandogli il suo primo ruolo non drammatico in I soliti ignotie facendo di lui un proverbiale Brancaleone). Eppure in ognirisata, in ogni situazione e battuta, era infiltrata una vena didisperazione, il senso di un grottesco nonsense del vivere.Sceneggiatore come non ce n’è più, ha dato vita a personaggidi umanità travolgente, gli bastava tratteggiarli con pochebattute, pochi gesti, per restituire tutto un mondo.Quello di tutti noi, degli italiani piccoli piccoli, miseri nelleproprie ambizioni frustrate, grandi non tanto nell’arte di arrangiarsiquanto in quella di turarsi il naso e gli occhi davantiallo schifo. L’Italia dei ladri improvvisati, dei condottieristraccioni, degli eterni “zingari”, dei puttanieri e dei bigotti,dei burocrati e dei massoni, dei poveracci e dei borghesi.Come lui nessuno l’ha fotografata in tutte le sue piccole egrandi miserie, lucidissimo (lo è sempre stato, fino all’ultimo,nella vita e nel lavoro) e cattivo come solo un toscanaccio(d’adozione, però) potrebbe essere, ma al tempo stesso capacedi commuovere fino alle lacrime con le sue creaturemale in arnese. Meravigliosi titani della mediocrità, i suoipersonaggi sono umani fino al midollo, miserabili eppureadorabili, perché Monicelli sapeva fare questo: essere cinicoinstillando nella sceneggiatura l’affetto per tutti i brancaleonedel mondo, far morire dal ridere ma lasciare con unamaro in bocca straziante. Metteva in scena le irrisolvibilicontraddizioni del nostro (bel?)paese, attraverso film che,anche quando mascherati da commedia, graffiavano a fondo,toccavano il cuore, lasciavano, sempre, inquieti. Le sue operesono crudeli e ironici come la vita: il conte Mascetti semiparalizzato,il pensionato Giovanni Vivaldi in cerca di vendettaper il figlio, i pavidi eroi Jacovacci&Busacca ci hanno fattoridere per poi lasciarci attoniti di dolore, perché Monicellisapeva che ogni situazione più tragica ha un lato comico, perquanto grottesco. Non c’era nulla che risparmiasse: di tutto sipuò ridere, pure della morte. E la sua l’ha scritta con l’ennesima,grande svolta di sceneggiatura.Un volo e poi via…di Luca CremonesiIl 2010 si è portato via Mario Monicelli. <strong>La</strong> sua arte e il suocinema ci restano, pure le polemiche sulla sua morte. Vergognose.Se fossimo un paese civile e democratico, la morte diMonicelli sarebbe stata salutata in modo corretto: con il dovutorispetto. Se penso alle code per Vianello, Bongiorno, Mondainie Sordi… aveva ragione Moretti in Ecce Bombo: “Ve lo meritateAlberto Sordi”. Invece siamo un pese teocratico e nient’affattodemocratico, dove un’anonima Binetti si permette di infangareun uomo che ha deciso di vivere la sua vita fino in fondo…non di vivere per un’altra vita di cui nulla si sa. Aveva ragioneMonicelli, ce lo ha fatto vedere nei suoi film… aveva ragioneda vendere. Ma noi siamo così e super Mario finirà nello scatolonedei ricordi come Gassman, Ferreri, Volonté (il cui figlioè un cortigiano di S. B.), Mastroianni, Fellini, Leone, Tognazzi…Tutti uomini liberi, grandi fra i grandi, ma per questo paesefatto di rancorosi, di gente che non sa far altro che andare amessa perché si deve andare, di inutili tirapiedi senza talento,di invidiosi e codardi sono “gente sola, senza affetti e amore”.<strong>La</strong> Binetti è meglio si guardi in casa perché fra le file dei suoibanchi ci troverà molti separati, adulteri, pedofili, gente che hai propri vecchi affidati a badanti o in ospizi (pardon, R.S.A.),oltre a un paese nelle mani di CL, Compagnia delle Opere,Opus Dei e Caritas che della vera “Caritas” nulla sanno… Iltuo volo, Mario, ha illustri precedenti, su tutti Empedocle… Ilvulcano (l’Etna) ebbe rispetto della sua morte e ci restituitiuna sua ciabatta. A noi restano i tuoi film, per fortuna in dvd,visibili dunque (per altri, vedi Volonté, non è così…). Grazieper averci ricordato che si vive per vivere e non per cercareun’altra vita…Via Gerra - Castiglione delle Stiviere (Mn)tel. 0376 679220 - fax 0376-632608www.indecast.it - mail:segreteria@intdepcast.it<strong>SE</strong>RVIZIO IDRICO INTEGRATO - IGIENE URBANA - <strong>SE</strong>RVIZIO DI PUBBLICA UT<strong>IL</strong>ITÀ


22 lA CivettAVolti della guerra.Le idee, gli uomini, la posadi Fabrizio MiglioratiVoltiUn volto ha un carattere peninsulare:si situa fuori dal centro, in piena periferiaeppure, da quella posizione, dominatutto. Esso ha inoltre la peculiarecaratteristica di restare, di avere unapresa, anche fisica, sul reale dopo lapropria presentazione. Ogni guerra hai suoi volti, volti che trascendono i loronomi. Sono quei volti che rimarranno,che si propagheranno nelle parole enelle idee nazionali, come nelle mentidi ogni studente. Ogni volto dimostraun’insistenza che non è solo semplicepresentazione, come un presentarsiche segue delle regole precise di “etichetta”.L’insistenza di un volto, di ognivolto, è un’insistenza ostinata e spessoineffabile. Il loro “venir fuori” dall’indistinto,dal sentito e dall’eco degliavvenimenti, dichiara un’orizzontalitàdel movimento a cui segue una naturaleinclinazione verso il terreno, unacaduta. Questo volgere e questo inclinarsiproducono un lasciare qualcosasul campo e questo resto (resto corposo,importante, economico) non risultaaltro che il volto stesso. Un volto cade(ma anche si pesa, tocca terra, rovinaal suolo) proprio perché esso ha unapropria gravità, una pienezza, una ricchezzache fonda proprie leggi, logicheproprie al suo mondo ma, nonostantequesta logica iuxta propria principia,esso incide il piano delle leggidella natura. Questa incidenza, questopunto di tangenza, è la gravità, il motopassivo di caduta verso il basso. Eccoche arriviamo ad un primo binomioche fissa i caratteri del corpo ritratto:uscita/caduta. I volti hanno quindi unacerta mobilità, un’instabilità peculiareche infrange qualsiasi opinione di unaloro fissità. Eppure, nonostante questoloro primario, potremmo perfino osare“originario”, momento, i volti si volgono,si orientano.SguardiRuolo fondamentale in questo imprimerela direzione, è deputato agli occhie, in base alla loro scelta, il volto lisegue e si lascia condurre. Sugli occhie sulla loro fenomenicità non è possibiledire altro: essi sfuggono, sempre.Approntabile, ed affrontabile, risultainvece essere la direzione che assumeil volto o, come abbiamo già suggeritopoco sopra, il loro orientamento. Ilvolgere del volto segue e suggeriscequello del pensare e, in un caso emblematicocome il nostro, come questi voltipresentati in mostra, questo pensareha molto dell’agire. Ecco che possiamotentare un’analisi dei moti dell’animo:Garibaldi con uno sguardo rivolto lontano,verso il proprio futuro e quellodella nazione. Il suo trasporto indica irrequietezzaquanto determinatezza. <strong>La</strong>nostra vuole essere piuttosto un’analisidegli sguardi, del loro volgere, che nonvuole però raggiungere la loro verità,come se uno sguardo potesse spiegareuna vita e le sue incrostazioni. Si imponepiuttosto un sentire i loro sguardidove, alla fisiognomica di Della Porta e<strong>La</strong>vater, si sostituisce la patognomica diGeorg Christoph Lichtenberg: lasciandoda parte la descriptio per il soppesarela loro pregnanza, fosse ancheil loro “pesare” sulla storia. Ecco cheall’orientamento si àncora un carico.Volgere/rimanere.CorpiSguardi sospesi e corpi in continuaposa. Considerato da sempre il contraltaredegli occhi (porta dell’anima), ilcorpo necessita di un pensiero ad hoc.Abbiamo già visto che i corpi rimangono,non vanno da nessuna parte e, diconseguenza, l’insistere su di un luogofa sì che i corpi possano essere inclinialla fermezza, alla paralisi. I loro corpisi sono prestati per essere ri-prodotti,prodotti una seconda volta, ripresi inuna logica che ne farà la fama. I lorocorpi sono posati, messi in presenza diun artista che li cristallizzerà, ma anchepresi nella calma della storia. Per proporsiin avanti, in battaglia, per farsi seguire,ci vuole anche un corpo che siariconoscibile. I corpi sono posati, sonopresenti alla loro glorificazione eppurenon sono più tangibili: è già troppotardi. I corpi inquieti, fissati dagli artistisu tele o su piastre, sembrano perdereil loro corpo, oppure averne uno ma disostanza ectoplasmatica. Non riusciamoa coglierli veramente, sentiamo che listiamo perdendo e allora ci aggrappiamoai dettagli, analizziamo ogni singoloparticolare per blindarli ad un reale, alnostro reale per meglio spiegarli. Maquesti corpi inquieti se ne vanno senzasparire totalmente lasciando, cioè, unascia dietro di loro. Una scia che possiamoseguire. Posa/partenza.Oriente, ItaliaVolti, sguardi e corpi orientati in uno“spazio orientato”.L’ambiente e lo spazio si orientano simultaneamentesecondo gli assi di direzione,posizione e movimento.Vi è una direzionalità costante che coinvolgesguardi, volti, corpi e spazi: essapuò essere letta attraverso i significatisimbolici che, in ogni caso, si iscrivononelle loro storie. Eppure su questivolti è necessario fare una riflessione:essi son orientati, non indirizzati. Se c’èuna finalità non vi è comunque una finalizzazione.C’è un orizzonte comune,un est a cui arrivare, una direzionalità(che può essere puramente fisica comequella dell’avventura garibaldina di segnoascendente o come quella reale, disegno discendente) che incrocia scontrie crea altre vettorialità. Eppure tuttociò resiste alla tentazione dell’indirizzo,dell’esattezza puntuale. Ecco perché citeniamo a parlare di “movimento” e nondi “progetto”, per tenere un’indistinzionetipica di ogni volontà sincera, che incrociaaltre volontà e che manca l’esattezza.I piani, i progetti sono costantementesabotati, cambiati e ricalcolati.Movimenti colmi di pause (e, quindi,di pose), di attese, di capitali sognate eraggiunte solamente in ritardo, conquistate,“repubblicizzate” e perse nuovamente,fino alla penetrazione finale, allabreccia che apre un nuovo capitolo concattività e prese di posizione (tra fermezzae resistenza).Orientamenti/mura. Questi volti si confrontanocon delle idee, con una curvaturadell’orizzonte che diviene essastessa direzione, freccia.Verso l’Italia.


23 SPECULAREGENNAIO 2011150 ANNI UNITIPER NON DIMENTICARCI CHI SIAMOdi Andrea EnghebenCentocinquant’anni non sono molti, ma sufficienti per fare unbilancio di un paese dalla storia molto particolare. Nel 1861alla vigilia del neonato stato unificato si diceva: “Abbiam fattol’Italia, ora dobbiam fare gli italiani” e qui il compito eraassai più arduo. Un secolo e mezzo di unione ha plasmato, oper meglio dire raffinato, alcuni elementi del popolo italianoche esistevano già da molto prima del XIX secolo. Non siamoun popolo di combattenti, Mussolini credette che appellandosiall’effimero passato dell’impero romano, potesse faredei suoi elettori un esercito di guerrieri. Evidentemente sisbagliava. Non siamo un popolo fiero, con un radicato sensodell’onore e chiunque, propagandisticamente, affermi ilcontrario mal conosce la nostra storia. Non siamo inoltre unanazione educata, ordinata o coerente. Ammettere i propridifetti non è mancanza di amor di patria, è semplicementerealismo. Inoltre non siamo privi di pregi: siamo un popolodi poeti e artisti, o più in generale un paese dove il talentobussa spesso alle porte dei giovani, il fatto che poi questisiano costretti ad andare all’estero per sfruttarlo non è unmale recente. Siamo il paese della pizza e degli spaghetti,il che non è poco, anche se quasi sempre ad essi si affiancala mafia nell’immaginario internazionale. Ed anche la criminalitàorganizzata è un problema che ha origini lontane.Siamo un popolo di politici, dove la politica ha rivestito unruolo importante ed è sempre stata uno dei più seguiti argomentidall’italiano medio, cosa dimostrata dall’alto afflussoalle urne, ma anche qui vi è una macchia che rovina questaqualità: il modus operandi della politica italiana. Ecco quindicome in questi 150 anni l’Italia abbia assunto la figura di unpaese difettoso. Il dubbio ottocentesco se l’Italia sia l’ultimadelle grandi potenze o la prima delle piccole, a prescinderedallo sviluppo economico, rimane attuale, se si osservano lesue qualità “etiche”. Una canzone di Ligabue cita: “Buonanotteall’Italia, che si fa o si muore e si passa la notte a volerselafare”. In questo aforisma vi è espresso lo spirito, l’essenzaguida, del popolo italiano. Prendiamo ad esempio la classepolitica: non vi è, in 150 anni, una fase in cui poter dire cheve ne sia stata una veramente buona al governo. Dal trasformismodi Depretis, al “ministro della malavita” Giolitti, allaviolenza di Mussolini, all’immobilismo di Moro, alle tangentidi Craxi, l’Italia ha sempre visto il proprio destino giocarsisu un piano dove compromessi, doppi giochi e clientelismofacevano da padroni, manipolati dai grandi poli del conservatorismo(capitalisti, Vaticano, neofascisti) che si scontravanocon le forze innovatrici, caratterizzate per lo più dallaloro inefficienza. <strong>La</strong> cosiddetta casta non è che un riflessodell’intera nazione, non comportiamoci da ciechi moralisti,ammettiamo a noi stessi che se l’intero Parlamento dovesseessere sostituito da cittadini pescati a caso, nell’arco di qualcheanno, la situazione non apparirebbe dissimile da quellaattuale. Il potere corrompe, lo diceva bene Orwell, e se a questoaggiungiamo il substrato italiano dal quale la politica pescai propri rappresentanti, non dobbiamo stupirci di comevanno le cose. Dunque sembrerebbe che l’Italia non abbiascampo, sia uno stato senza cittadini che abbiano una sanavisione di esso. Hanno quindi ragione quelli che denuncianol’Unità? Meglio dividere lo stivale in regioni astoriche a séstanti? Tornare alla frammentazione politica? Indubbiamentevi sono profonde differenze all’interno del paese, tra Nord eSud in primis, ma sin dai tempi di Dante ci si riconosceva tuttiitaliani. Questo cosa vuol dire? Significa che, piaccia o no, inrealtà, in contraddizione con la frase di apertura, gli italianihanno preceduto l’Italia. L’Unità è stato il riconoscimento formaledi questa consapevolezza. Ciò non toglie che i tratti checi accomunano siano più difetti che pregi. Ammesso questo,non vuol dire, però, che non possiamo cambiare. Si presentautopica come strategia, ma è pur sempre vero che è da noiche deve iniziare il cambiamento. In un film che fa rifletteretanto, V per vendetta, il protagonista afferma: “Se cercate uncolpevole non rimane che guardarsi allo specchio”. Inizia arispettare la fila alla posta, a pagare le tasse, a contare sulletue qualità e non sulle conoscenze altolocate, a rifletterecon la tua testa e non fare quello che dice la Tv, ad abbandonarel’indifferenza generalizzata a smettere di tentare di“farti” questo paese. Certo è uno scenario da fantascienza eforse non lo si raggiungerà mai, ma è bene tenerlo in mente,sia pur come limite irraggiungibile, perché almeno saremmoconsapevoli di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato enon cadremmo nella giustificazione di certi atti solo perchéli fanno tutti.Trascorrere le ricorrenze con formali festività, senza alcunariflessione, è per me inutile, ecco allora, che questo centocinquantesimoanniversario dell’Unità d’Italia possa, credo,insegnarci quali sono i nostri più grandi difetti, che in questosecolo e mezzo si sono manifestati in forme diverse, ma sonosempre gli stessi e iniziare a lavorarci sopra. Non saremo maidei combattenti, degli uomini d’onore, degli ordinati, ma potremmosforzarci di rendere veritiera l’ingiustificata e tropposfruttata immagine degli “italiani brava gente”; per far sì chequesta Unità, che molti non vogliono neanche più, e gli uominiche sono morti per attuarla non siano stati completamenteinutili.


24 lA CivettA<strong>La</strong> Riforma Universitaria in direttadi Luca SarcinaIn questi mesi si è parlato a lungo delle proteste studentesche,iniziative mosse in risposta al DdL Gelmini. Non vogliotornare sull’argomento spiegando quanto sia ingiusto e pocovoluto da chi in prima persona lavora, o studia, nell’ambitoscolastico: un’ottima argomentazione, autorevole e meditata,scritta dal Rettore, la potete trovare sul sito www.polimi.it (ilsito del Politecnico di Milano). Non mi dilungherò, inoltre, piùdel necessario nel raccontare come è andata la manifestazionea cui ho preso parte, anche se ritengo importante citarequegli avvenimentiFocalizzerò la mia attenzione sul denaro pubblico, su tuttiquei punti presenti nel disegno di legge scolastico, che rimandanoalcune faccende al “Ministro dell’Economia”. Ehsi, perché in Italia, come in tutto l’Occidente purtroppo, afarla da padrone è il denaro. Quindi chi può permettersi didecidere se investire in una attività, piuttosto che in un’altra,si trova fra le mani un potere enorme. Quanta gente, quantefamiglie dipenderanno da quella decisione? Quanti stipendia rischio?Il nostro attuale Ministro dell’Economia è Giulio Tremonti,esponente del PdL. Professore universitario, con molta esperienzanel settore, che era stato Ministro delle Finanze dalmaggio 1994 al gennaio 1995; e poi nel corso degli anni avenire Ministro dell’Economia e delle Finanze dal 11 giugno2001 al 3 luglio 2004 e dal 22 settembre 2005 al 4 maggio.Proprio grazie a questa sua grande esperienza è stato riconosciutocapace e in grado di saper ben gestire il patrimoniostatale anche da persone di partiti completamente opposti.Ma qui sorge un dubbio: sappiamo veramente cosa fa questuomo? I soldi che spendiamo in tasse come vengono utilizzati?A questa domanda possiamo tutti aver risposta.1. Mettetevi comodi davanti al vostro computer2. Accendete il modem per connettervi ad internet,3. Solo dopo aver preso tanta pazienza e gli occhiali da lettura(consiglio anche una bevanda calda o una sigaretta:il nervosismo potrebbe sopraggiungere), andate sul sito[www.senato.it/documenti/repository/dossier/bilancio/Elementi_di_documentazione/ED9.pdf]Per i più pigri ho estratto alcuni dati di pubblico interesse,dal bilancio statale 2009-2011, come la spesa per la sanitàpubblica, la ricerca, l’università ed altro.Stando così le cose, lascio al lettore le considerazioni, aparte una: tra le voci riportate il 75% dei fondi è speso ininvestimenti militari. Senza dubbio ci sono molte altre “Missioni”a carico di uno stato, visibili nel documento allegato,ma quelle sopraccitate sono in rapporti insensati: per ognieuro investito nella ricerca se ne spendono tre per pagare idipendenti politici; si spende molto meno dell’0,1% del denaroinvestito nell’ambito militare per le nuove fonti energetiche.Insomma, giochi con la calcolatrice a parte, siamo unpaese che non sa investire i propri fondi.Perché nonostante gli evasori, gli sperperi ed i furti; dei soldici sono: sta poi a noi utilizzarli nel modo più ragionevole.Se spendessimo una quantità maggiore di denaro nell’istruzionele rette universitarie sarebbero più basse, e la scuolapotrebbe adeguarsi agli standard europei.In Italia la media di una retta universitaria annuale è circa2000 €, più la spesa dei libri che si aggira intorno ai 300 €annui. Se poi consideriamo tutti gli studenti pendolari chegiungono in treno o in bus alla propria università (e si trattadella maggior parte) si aggiunge la spesa del trasporto.Per esempio, io pago 1000 € annui per l’abbonamento dellaregione Lombardia (ovviamente, per noi studenti, tariffa intera)che mi consente di arrivare a Milano. Inoltre coloro chestudiano lontano da casa devono pur mangiare: una spesadi 5 € a pasto è il minimo, per un totale (indicativo) di 700 €all’anno. Se invece lo studente non vuole fare il pendolarec’è la spesa dell’appartamento: tra affitto, luce e gas, cibo equant’altro, non meno di 500 € mensili, per un totale di 6000€. Quindi riassumendo, sono circa 4000 € per i pendolari e10.000 € per gli studenti che affittano un appartamento. Questesono stime, senza dubbio, ma purtroppo reali: i dati li horaccolti con la mia esperienza direttamente in università.Quante famiglie possono permettersi questa spesa, se hannomagari più di un figlio? Senza dubbio non tutte. L’universitàitaliana sta diventando un privilegio, e non dobbiamodimenticare che così non dovrebbe essere.“Missioni” o, più semplicemente, attività di investimento Euro stanziati per l’anno 2011Organi costituzionali, a rilevanza costituzionalee Presidenza del Consiglio dei Ministri2.995.597.000 €Difesa e sicurezza del territorio 16.381.770.000 €Soccorso civile 1.798.193.000 €Energia e diversificazione delle fonti energetiche 9.074.000 €Ricerca ed innovazione 889.215.000 €Tutela della salute 671.519.000 €Istruzione universitaria 6.935.267.000 €


25 SPECULAREGENNAIO 2011Cronaca di un Castiglionese in un corteo a Milanodi Luca SarcinaIl giorno 25 novembre, a Milano, ci sonostati due cortei.: uno la mattina, organizzatodagli studenti delle scuole superiorie uno il pomeriggio, organizzatoda studenti universitari. Ho partecipatoal secondo, che ha iniziato a riunirsi inpiazza Leonardo, davanti alla facciatastorica del Politecnico, in mezzo alla cittàstudi, il “quartiere” universitario circaa mezzogiorno. <strong>La</strong> polizia, in tenutaantisommossa, era però già pronta. Nonci sarebbe stato consentito nemmenouscire dalla piazza, nonostante fossimo“solo” circa quattrocento. Abbiamoaggirato però il muro di scudi, in mododa poter dare visibilità alla nostra protesta:la prima fase della manifestazioneè stata tutta un susseguirsi di fughe,cordoni della polizia e binari dei tram,Quando ieri a Valle Giulia avete fattoa botte coi poliziotti / io simpatizzavocoi poliziotti! […]A Valle Giulia, ieri / siè così avuto un frammento / di lotta diclasse: e voi amici / (benché dalla partedella ragione) / eravate i ricchi. / Mentrei poliziotti (che erano dalla parte /del torto) erano i poveri. / Bella vittoria,dunque, / la vostra! In questi casi / ai poliziottisi danno i fiori, amici.unico spazio sul quale i poliziotti volevanoche transitassimo. Ma poichéci sentivamo come bestie da macello,circondati (e non nascondo anche iltimore di qualche tranviere distratto),volevamo uscire dai binari, cosa cheperò non ci è stata concessa. Infinequesto lungo gioco di guardie e ladrici ha portato (passando per piazzalePiola) a piazzale Loreto. Qui è successociò di cui hanno parlato i telegiornali,o che potete trovare su Youtube con unsemplice click: la polizia ci ha circondatoda tutti i lati, e al nostro tentativodi uscire dalla loro morsa, tramite lametropolitana, siamo stati caricati. 2studenti feriti. <strong>La</strong> manifestazione, cheda parte nostra aveva sempre mantenutoun tono civile e pacifico, ha attesoPerché disturbare Pasolini?di Luca CremonesiQuanto è bello citare Pasolini a sproposito.Ed è bello farlo, sempre, in tuttequelle occasioni in cui P.P.P. sarebbeesattamente dall’altra parte, segnoche, dopo 35 anni, non è ancora statocapito. Nei giorni della manifestazionedegli studenti contro la riforma Gelminiin molti, e tanti vicini al mondo dellasinistra parlamentare (ma non solo),hanno citato il testo di Pasolini. In quellafamosa poesia il poeta di Casarsapolemizzava con gli studenti accusandolidi essere figli di ricchi e borghesiche attaccavano le forze dell’ordine,uomini e donne del popolo. A tutti i costi,pur di demonizzare qualsiasi formadi protesta non gradita a chi comanda,si vuole criminalizzare chi scendein piazza. Dal 1994 è così e i dirigentidella minoranza (non do loro la soddisfazionedi chiamarli “opposizione”)sono stati complici di questo gioco.Arrivare, però, a scomodare “ValleGiulia” è davvero una vergogna. Inquell’occasione Pasolini aveva ragioneda vendere e, guarda caso, gli alloragiovani del PCI – oggi tutti classe dirigentedel PD – lo criticarono, offeseroe imbrattarono di vernice. Eppure P.P.P.ci aveva visto bene: quegli studenti, futuraclasse dirigente (ed è stato così),protestavano per niente e, soprattutto,erano organici al sistema che stavanocriticando.Oggi non è così. Gli studenti in piazzanon sono affatto i figli delle classi abbienti.No. Quelli o sono in universitàprivate o sono “a casa a studiare”, citandola battuta del capo. Chi scendein piazza dunque? Come scrive LucaSarcina – il cui pregio è di essersi fattoi conti in tasca – chi davvero rischia dinon poter andare più all’università perchétroppo cara; chi vuole fare ricerca(e quindi studiare e lavorare); chi vorrebbetentare, grazie all’università, didiventare classe dirigente per meriti ecompetenze, non per primogenitura oparentela. È buffo che chi non ha fattol’università pontifichi sulla medesima esugli studenti che scendono in piazza,così come chi vi ha studiato in passatoe, quindi, sa bene come funziona. Nonsarà che Pasolini va citato proprio inriferimento a questi? In tal caso la suaosservazione è quanto mai corretta…Ho sentito anche ripetere il mantra: “Sechiedi a molti di loro almeno tre puntidella riforma non sanno nulla”.Mi piacerebbe fare la stessa cosa coni lavoratori che hanno firmato il “cappio”di Marchionne, o chiedere ai sindacatise sanno che il grande “Big Manager”il primo gennaio si è staccatouna prima parte di premio produzionel’arrivo dell’ambulanza dopo di ché siè ridiretta verso la città studi, per dareappoggio ai ricercatori che già stavanooccupando il tetto del dipartimento difisica, in via Celoria. Quel giorno eravamo“pochi”, ma il giorno dopo ed il14 Dicembre il nostro seguito ha avutoun senso: far sentire che la nostra vocec’è e che le riforme vengono lette dallagente, non ci limitiamo ad accettareciò che qualcuno ritiene meglio. Siamoadulti e votanti, abbiamo il diritto di unconfronto col nostro ministero che perònon esiste. Ciò nonostante prendo ledistanze dai cosiddetti “black block”che cercano solo di creare guerriglia ea Roma hanno creato parecchi disagi apersone non coinvolte in con questionipolitiche.pari a 40 milioni di euro (notizia delSole 24 Ore, non de Il Fatto). Troppocomodo, insomma, trincerarsi dietro lapresunta ignoranza dei dettagli: si sarebbesempre in buona compagnia inquesto paese. Io penso che scenderein piazza e manifestare sia legittimo ese tante persone lo fanno, e ci credono,non vanno demonizzate, sfottute eprese per i fondelli. Se non le si vuoleascoltare, perché intenti a garantire altrelibertà, si abbia almeno la decenzadi non considerarle feccia o becericriminali, sarebbe un passo avanti “inquest’epoca di pazzi” dove ci mancavanosolo gli idioti dell’orrore…Agli amici e compagni studenti chehanno cercato legalità e sicurezza inNapolitano ricordo che Cofferati, quandoera sindaco di Bologna, veniva bollatocome “fascista” quando cercava eperseguiva la legalità al fine di garantiresicurezza. A tutti ricordo, con piacere,nostalgia e sana rabbia pasolinianail testo di una vecchia canzone: “Mihan detto che questa mia generazioneormai non crede in ciò che spesso hanmascherato con la fede, nei miti eternidella patria o dell’ eroe perchè è venutoormai il momento di negare tutto ciòche è falsità, le fedi fatte di abitudine epaura, una politica che è solo far carriera,il perbenismo interessato, la dignitàfatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta semprecon la ragione e mai col torto”. Sperodavvero sia la vostra: la mia è a farle lampade, quella precedente… bhe,lasciamo perdere…


SOCIETÀ CIV<strong>IL</strong>E26 LA CIVETTAA cura di Carlo Susara info@frammento.orgDal 1989 Slow Food è l’associazione internazionale che promuovel’educazione e il diritto al piacere, proponendo unmodello di vita “Slow”, contro i ritmi imposti dalla globalizzazione.Fondata da Carlo Petrini nel 1986, in pochissimianni è diventato un movimento internazionale che oggi conta100.000 soci in 150 Paesi del mondo. <strong>La</strong> rete dei soci èorganizzata in Condotte (le sedi locali in Italia, attualmente410) o Convivium (le sedi locali nel mondo, che hanno ormaisuperato i 1000), che si occupano di organizzare corsi, degustazioni,eventi e di promuovere a livello locale le campagnelanciate dell’associazione a livello internazionale.I siti da sfogliare sono: www.slowfoodbrescia.it oppure www.slowfood.it. L’intervista è a Carla Verzeletti, fiduciaria dellacondotta di BresciaUn vostro slogan è che il cibo debba essere buono, pulitoe giusto; ha a che fare con biologico ed equo-solidale?Buono è per la qualità del gusto perché mangiare deve essereun piacere a cui tutti hanno diritto. Pulito significa consumareprodotti con lavorazioni e criteri che rispettino l’ambiente,le tradizioni locali, la stagionalità e la biodiversità.Giusto perché il compenso per chi si preoccupa di coltivare,allevare e trasformare la natura in cibo deve essere adeguatoal rispetto del lavoro, della fatica e del saper fare.Cosa sono i presìdi Slow Food?Sono razze animali, specie vegetali, formaggi, pani e salumiche rischiavano l’estinzione a causa della globalizzazione,dell’appiattimento e dell’omologazione dei sapori e orasono un modo di produrre basato sulla qualità, sul recuperodei saperi e delle tecniche produttive tradizionali, sul rispettodelle stagioni, sul benessere animale.Sul vostro sito trovo che il “bagòss” prodotto dalla cooperativa,il solo ad essere riconosciuto presìdio slow food,sia “l’unico autentico”. Quello che viene dagli altri produttoricome lo definite? È così diverso il disciplinare diproduzione da generare due prodotti distinti?Il Bagòss, viene prodotto solo nel territorio amministrativodel Comune di Bagolino, i produttori (che non arrivano a 20)aderiscono tutti alla cooperativa Valle di Bagolino, per cuil’unico Bagòss degno di tale nome è quello.Per quanto riguarda il Presìdio Slow Food, attualmente hannoaderito al progetto solo 6 produttori, il cui elenco si trova sulsito dei Presìdi, la differenza con l’altro bagòss è che per esserePresìdio deve maturare almeno 18 mesi contro i 12 concui di solito iniziano a commercializzarlo.Il Bagòss esprime le sue caratteristiche migliori con una stagionaturadi due anni e oltre, ma è difficile trovarlo oltre idue anni data la pressante richiesta del mercato che spingei produttori a vendere la maggior quantità di formaggio entroquel periodo. Nella provincia di Brescia ci sono altri duepresìdi. Uno è il Fatulì, formaggio prodotto con latte crudointero di capra Bionda dell’Adamello. Ha forma rotonda conun peso variabile da 200 a 300 grammi, la crosta segnata daicannici, la pasta più o meno occhiata, il sapore è deciso. <strong>La</strong>stagionatura da va 30 a 180 giorni. Durante la lavorazioneviene affumicato con fumo di legno (ginepro verde) per ungiorno e mezzo su cannicciati posto nei vecchi camini di untempo. Viene prodotto in primavera ed estate in Val Saviore(BS). L’altro presidio è il Miele di Rododendro, un miele estivomolto chiaro delle zone alpine, raccolto da metà giugnoa tutto luglio a seconda dell’altitudine e dell’esposizione delversante montano.Se conoscete o fate parte di associazioni o gruppi che lavoranoe lottano per i diritti civili, per la cultura, contro cementificazionee distruzioni ambientali, per l’interculturalità, antirazziste etutto quanto possa rientrare nella definizione “Società Civile”,questo è il vostro spazio, scrivete a: info@frammento.org.Sede operativa:Via del Commercio, 1546043 Castiglione delle Stiviere (MN)Tel. 0376 944018 / Fax 0376 631935Sede operativa Sardegna:Via Boccaccio 113-115Quartu S.Elena (CA)Tel. 340 7407408 / 348 6875572mail: info@l1elettrotecnica.itdi Beschi Luca• Impianti fotovoltaici• solare termico• micro-Eolico• Preventivazione personalizzata e gratuita• Progettazione e realizzazione “chiavi in mano”• Assistenza “pre e post-vendita”• Consulenza finanziaria e assicurativa di settore


GENNAIO 2011A cura della Cooperativa Fiordaliso Onlus*i testi sono scritti dai ragazzi e dalle ragazze della CooperativaChe bella festa!27In questo mese la redazione dei ragazziFiordaliso vi parla dell’inaugurazione dellacoperativa c.s.e e s.f.a della Fiordaliso.Taglio del nastroSabato 2 ottobre finalmente abbiamoinagurato il nuovo spazio del c.s.eFiordaliso, dove c’è la nuova spaziosasala mensa. Sono intervenute le autorità,il sindaco di Castiglione delle Stiv.,il sindaco di Cavriana, e il sindaco diGuidizzolo. Il parroco di Castiglionedon Giuliano, i soci, gli utenti, i genitorigli educatori abbiamo inaugurato lamensa nuova i nuovi laboratori di informatica,ricamo. Tutto il c.s.e è stato dedicatoe intitolato ad Andrea Guidetti.Sono anche stati inaugurati gli spazidello s.f.a di Ermmanna Burato e di<strong>La</strong>ra dove vengono seguiti i ragazzidello s.f.a. Prima lì c’era la nostra salamensa. Certi ragazzi sono già inseriti<strong>La</strong> nostra nuova sala mensanel mondo del lavoro e sono: Eleonora,Amedeo, Fausto, Stefania,Cinzia frequentanolo s.f.a al martedì dalle ore9:00 alle ore 17:00, al giovedì dalle ore9:00 alle ore 16:00.I ragazzi di laboratorio di teatro hannofatto vedere un pezzettino del lorospettacolo che stanno preparando peril 25 novembre.Nello spettacolo Barbara era megaemozionata. Moira è la prima volta cherecitava ed era emozionata.Quanta gente!!!!Anche Aldina era la prima volta che recitava.Cristina che ha visto un pezzettino dispettacolo sotto il portico, come spettatriceha detto che è stato molto bello:mi è piaciuto perché siamo stati tutti insieme.A tutta la gente che era presenteabbiamo fatto vedere alcuni lavori neilaboratori di ricamo, borse, grembiuliIntitolazione del C.S.E.Al nostro caro amico Andrea Guidettiinsieme a Sara e le volontrarie, Cattinae Anna con le ragazze Cristina e Tina.Nella nuova mensa abbiamo offerto ilrinfresco con tutte le autorità, e i ragazzi,i genitori, e gli educatori. Fuori dalcancello della Fiordaliso c’era una piccolabancarella dei fiori, piante dellanostra serra: alcuni ragazzi insieme aNicola hanno fatto la dimostrazione insiemeai proprietari del negozio di fioridell’Alter Ego di Castiglione, che a voltecollaborano con la Fiordaliso.Aldina Cristina: è stato tutto moltobello è piaciuto tutto.A Cristina gli è piaciuto tanto anche ilmomento con le autorità.A Barbara queste manifestazioni nonpiacciono però quella della Fiordalisol’ ha emozzionata molto c’era il presidenteLuca Cimarrosti presidente dellaFiordaliso.Moira è bello tanto c’era tanta gente.Elena mi è piaciuto il momento del tagliodel nastro.Rino gli e piaciuto quando c’ è stato ilrinfresco.Omar gli è piaciuto tutto.Barbara: il momento che è piaciuto dipiu è stato quello della dimostrazionedel laboratorio di informatica realizzatodal Rotary Club di Castiglione delleStiviere; perché per me ma anche pergli altri ragazzi perché a noi il computerè essere al passo con la teccnonogiacome tutte le atre persone cheusano il computer.Mara F.: emozione per un pezzetto dispettacolo. Avevo paura per l’emozionemamma ha detto niente brava la comediafatto niente e poca voce, ancheGiannino, ma io sono stata brava. Iousato la voce, tutti felici il musica, tantiluci, c’e’ tutti i genitori anche amici, unagrande festa, grazie a tutti.Tina: ti è piaciuto il mercatino di ricamo?Si.Speriamo che con questa inaugurazionela gente che è intervenuta e quelliche era la prima volta che visitavano laFiordaliso e anche la gente di Castiglionesia sempre più presente per la Fiordalisosperiamo che opinione pubblicadi Castiglone delle Stiv. sia ancora piùsensibile nei nostri riguardi.Noi quel giorno ci siamo emozionati eanche divertiti perché abbiamo passatoun sabato mattina un po’ originaleemozinante e ci sentivamo molto felici.Momenti dello spettacolo di teatro


28 lA CivettALIBRI PEGASOT 0376 638619A cura di Luca Morselli / beastopolis@hotmail.it«Vedo l’ateismo non come una rete di dogmi, ma come unrepertorio di strumenti, intellettuali e pratici, che riguardanoil nostro modo di indagare l’universo e di scegliere il nostrodestino». L’ateismo non come dimostrazione intellettuale eteologica di un “inesistenza di Dio”, ma come pratica di vita,studio quotidiano. Essere atei significa coltivare il dubbiocorrosivo, perenne, esercitare l’irriverenza verso ogni formadi potere costituito – sia esso politico, morale o religioso -,rivendicare un’autonomia individuale che rifiuti ogni osservanzaverso la divinità: il fine dell’ateismo è bandire il problemadell’esistenza di Dio dal novero delle cose importanti,e osteggiare, di pari passo, l’idea di un Dio come “fondamentodelle cose” e “fine ultimo delle nostre azioni”.Giulio Giorello, autore di Senza Dio, professore di Filosofiadella Scienza all’Università degli Studi di Milano, convinto eorgoglioso ateo, già noto alle cronache per il suo Di nessunaChiesa del 2005, sviluppa un robusto saggio (ri)percorrendola varie strade dell’espandersi della questione divina in tuttii campi della collettività, negli studi e nelle scienze, nellapolitica, nel dibattito etico. <strong>La</strong> proliferazione di teologi, preti,clericali ha formato fittissime schiere di osservanti, pronti aprofessare ogni forma e volontà di asservimento ad un dioche possiederebbe “la verità ultima”, e conoscerebbe o potrebbedeterminare il compiersi del nostro destino. Esercitidediti alla sottomissione, in preda a quello che il filosofoSpinoza nel Seicento chiamava «il desiderio di servitù». Sec’è stato un tempo in cui essere atei rendeva empi, bisognavanascondersi bene e difendersi dalle folle di credenti, ei “senza Dio” erano malvagi, stupidi, ignavi, traditori, oggioccorre più che mai - dice Giulio Giorello – liberarsi di Dio,di tutte le questioni etiche o morali intraprese in Suo nome,e adottare l’ateismo militante, non come credenza, bensì inquanto ateismo metodologico.Non un agnosticismo, una semplice sospensione del giudizio,ma una dottrina definita in quanto complesso di atteggiamentiche intendano riconquistare l’anarchica “libertà dipensiero”, motrice unica di tutte le invenzioni dell’intellettoe delle scoperte scientifiche, delle opere letterarie, delle costruzionie imprese umane. Se anche Dio esistesse, la cosanon dovrebbe interessare.Essere atei e ritrovarsi senza Dio significa scontrarsi con tuttele sfumature che il potere “divino” muove all’individuo, allasua ineliminabile singolarità che eccede ogni imposizione“dall’alto”. Contro la reverenza verso l’autorità, portatricedi ordini e diritti superiori e irraggiungibili; contro la rassegnazioneallo stato presente delle cose, alle ingiustizie dellapropria collettività sociale, ai soprusi, alle violenze, alle disparità,vittima dell’idea della predestinazione del volgersidel mondo, dall’esito divino e necessario, e pertanto, irreversibile.Contro la religione che vuole presupporre l’interventodivino nella ricerca scientifica, e la rallenta, l’arresta, ofa abiurare e manda al rogo i suoi migliori interpreti.L’ateismo metodologico schiaffeggia ogni credenza, ognifede “di Stato”, foss’anche l’ateismo stesso come imposizionedi pensiero. Fa suo lo sberleffo, la satira, l’irriverenza, illibertario individualismo, allontanando il problema di Diodalla conoscenza, dalla politica, dalla morale e dall’estetica.Ogni ricerca di fondamento divino, non lascia altro che unumano fondamentalismo. Buona lettura.MUSICA CIVETTAA cura di Giovanni Caiola / underdog1982@libero.itCoscienza nera 9: Public EnemyLuglio 1988. L’hip-hop è ai vertici delle classifiche di venditastatunitensi. <strong>La</strong> musica dei ragazzi neri ha cominciatoda qualche anno a far breccia nei cuori degli appassionatibianchi. D’accordo che già i Furious Five di GrandmasterFlash e i Boogie Down Productions si erano occupati di temiscottanti e impegnati, però nessuno si poteva aspettare ilciclone innescatosi all’uscita nei negozi di It Takes A NationOf Millions To Hold Us Back. Non è il primo album dei PublicEnemy, a precederlo ha difatti provveduto l’anno prima ilformidabile Yo! Bum Rush The Show, ma la durezza dei contenutie lo spirito da guerriglia che lo permeano lascianosenza fiato gli ascoltatori. Chuck D (rapper dal timbro bassoe dall’oratoria declamante alla Malcolm X), Flavor Flav(rapper isterico e clownesco, controfigura perfetta di Ghede,governatore del sesso e della morte nella liturgia vudù),Terminator X (dj dalle capacità sovrumane e dall’infallibilesenso del funk), Eric “Vietnam” Sadler, Hank e Keith Boxley(la Bomb Squad: team produttivo d’inusitate avanguardia espericolatezza) hanno preso alla giugulare la morale americanae ne hanno estratto fino all’ultima goccia di sangue.Pronti via e subito parte una citazione del Gil Scott-Herondi The Revolution Will Not Be Televised, quasi a voler metterein chiaro che non ci sarà pietà per nessuno: non perchi consuma droga (Night Of The Living Baseheads), non perle casalinghe teledipendenti (She Watch Channel Zero), nonper i razzisti che soggiogano i neri (Bring The Noise e MindTerrorist). Soprattutto non hanno alcuna pietà per l’industriamusicale che costruisce miti di cartapesta in Don’t BelieveThe Hype, e per i loro colleghi disimpegnati in Caught, CanI Get A Witness (“Voi cantanti siete dei molluschi/e cantatele vostre canzoni senza senso agli idioti./ Il vostro argomentogenerale,/l’amore, è insignificante/è sesso per soldi”). I PublicEnemy sono la CNN nera in divisa militare (idea presain prestito dai Clash) che con It Takes A Nation... ha volutodare al proprio pubblico/popolo un nuovo What’s Going On– do you remember Marvin Gaye? – e ci è riuscita; il ritrattopiù fedele, realistico e crudo dell’America di colore chesta uscendo dall’edonistica era Reagan è nei solchi di queldisco. Ma il Nemico Pubblico non ha ancora sparato tutte lesue cartucce.Fa’ la cosa giusta è un film di Spike Lee dell’89, la canzoneche ne accompagna i titoli di testa è Fight The Power deiPublic Enemy: “Elvis è stato un eroe per molti/ma per me nonha mai rappresentato un cazzo,/un razzista bell’e buono, eccocos’era quello stronzo,/chiaro e semplice./ Che vadano a farein culo lui e John Wayne!/ Perché io sono nero e fiero di esserlo,sono pronto e gasato e inoltre sono amplificato./ <strong>La</strong> maggiorparte dei miei eroi non compare su nessun francobollo”.Un vero e proprio assalto al potere in piena regola, che nonsi risparmia ideologiche quanto dubbie prese di posizione(tutto si può dire di Elvis, infatti, tranne che fosse razzista).Accuse, non del tutto infondate, di antisemitismo pioverannosul gruppo di lì a breve; dalla tempesta i Nostri avrannola forza di rinascere più saggi ma meno battaglieri.<strong>SE</strong>NZA DIOGiulio GiorelloLonganesi15,00 euro


29recensioniGENNAIO 2011CINEMA CIVETTAA cura di Dà(vide) Bardini / ibridumb@yahoo.itRomanzo criminale, la serie.Quei bravi ragazzi della MaglianaÈ andata in onda pochi giorni fa l’ultima puntata della serietelevisiva ispirata al libro del giudice De Cataldo, Romanzocriminale. Già un film diretto da Michele Placido nel 2005, nel2009 uscì la prima serie sul palinsesto di Sky, canale Fox crime,diretta da Stefano Sollima, che riscosse un’enorme successo.Per questo si è deciso di aprire ad una seconda serie,finita pochi giorni fa. <strong>La</strong> storia è quella della banda criminaledella Magliana, un piccolo manipolo di ragazzotti dellaborgata romana degli anni ’70 che per una dozzina d’anniaccarezzò l’idea, e in parte la mise in pratica, di conquistareRoma. Ragazzi poveri di quartieri difficili in un periodo difficile,duri nell’animo e spietati, eroi negativi disposti a toglieredi mezzo qualunque ostacolo per arrivare al potere; figurequasi mitologiche di un’italica tradizione bandistica che andavascomparendo per lasciare il proscenio alle sanguinosecosche del sud. <strong>La</strong> sintonia, l’empatia che si prova verso personaggicosì negativi, è spiegata da una certa elegìa che siporta appresso la figura del brigante-eroe, che delinque sìma per necessità, e dal confronto continuo, all’interno dellaserie, con la presenza di figure nere come mafia e camorra,verso le quali la nostra “antipatia” è educata. Oltre l’intreccio,in perfetto stile gangster movie, nel quale i fatti si palesanocon un ritmo serratissimo, tutto di questa serie è ben riuscito.In primis la recitazione, sporca e genuina. Attori emergenti egiovani, facce nuove per il cinema italiano che al cinema italianodanno nuovo ossigeno; facce nuove che infrangono lasolita orrenda vetrina reiterata dell’attoriato italiano. Troppevolte in molti film “di Stato” si avverte quel fastidioso obbligodi buttar dentro, tutti assieme, i vari enfants prodige delcinema nostrano (Accorsi, Santa Maria, Scamarcio, Germano,Tognazzi, Mastrandrea etc…), alcuni dei quali decenti attori,ma che insieme nel recinto danno vita spesso alla solita lottatra cani. Ottima la scelta di far parlare i personaggi in dialettoromano che dà quel folklore da basso quartiere necessarioper l’empatia con i protagonisti. <strong>La</strong> scenografia ed i costumi,curatissimi e minuziosi, annoverano un centinaio d’automobilid’epoca funzionanti, decine di armi perfettamente riprodottee un vestiario che catapulta lo spettatore negli anni delcompromesso storico e delle molotov. Ruolo importantissimo,la storia contemporanea attraverso le prime tv a colori,che da pochi anni avevano preso posto nelle case degli italiani;essa sta lì a farci da calendario, ricordandoci i fatti piùimportanti del mondo reale che talvolta toccano anche i protagonistidella banda: rapimento Moro, assassini di giudicie poliziotti, la scoperta della lista dei nomi della P2 fino allacaduta del muro di Berlino che segna simbolicamente anchel’ultimo singulto di vita della banda della Magliana. Interessanteè l’analisi compiuta da Aldo Grasso che sostiene chela serie di Romanzo criminale è meglio riuscita rispetto alfilm di Placido e il film di Placido è meglio riuscito rispetto alromanzo di De Cataldo. In questa luce ecco che è come se laserie fosse un vino barique, che invecchiato il giusto abbiaraggiunto un grado di raffinatezza ottimale per essere servito.Romanzo criminale è la storia di un nuovo impero romano,un impero che ha avuto il coraggio di far tremare l’equilibrio“integerrimo” e intoccabile tra mafia e Stato, l’ascesa gloriosae la caduta sanguinosa del loro imperatore, è l’inizio e lafine là di un sogno. Sollima ed il suo staff hanno dato vita a unprodotto perfetto, con il sapore intenso per il grande pubblicoe il retrogusto per gli amanti del buon cinema.“Quanno sei rivato in cima puoi solo scienne!”LIBRI CIVETTAA cura di Luca Cremonesi / cremonesiluca@yahoo.it“<strong>La</strong> mia poetica è e continuerà a essere l’insofferenza perla mancanza di libertà. Sono stato sempre un non allineato.Per questo non ho mai riscosso grandi simpatie, né da unaparte né dall’altra”. Per quanto mi riguarda la recensionea questo splendido volume di Boris Pahor potrebbe finirequi, con un solo consiglio: meditate a fondo queste parole.Tuttavia l’autore, tradotto ovunque, più volte candidato alNobel, vincitore di tutti i prestigiosi premi letterari di Germania,Francia e Inghilterra, è da noi pressoché sconosciuto.Eppure è di formazione italiana, nato a Trieste nel 1913,studia a Padova, insegnante di letteratura, fino al 1974, nellescuole italiane; ma se non fosse per l’autorevole firma diPaolo Rumiz (Repubblica) di lui non si saprebbe nulla. Perché?Per un fatto che ci riporta alla lunga intervista di LuigiBenevelli pubblicata nello scorso numero: Pahor smonta ilmito dell’italiano bravo colonizzatore e “solo” vittima dellefoibe. Il contesto è chiaro: si parla della vicenda di Triestee, in particolar modo, della questione delle terre slovene(oggi), jugoslave (ieri) e della Venezia Giulia. “Nel 2004”,scrive Pahor, “l’Italia ha approvato la celebrazione del giornodel Ricordo, il 10 febbraio, al fine di conservare e rinnovarela memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittimedelle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumanie dalmati nel secondo dopo-guerra e della più complessavicenda del confine orientale. Mi aspettavo che la legge sulgiorno del Ricordo si impegnasse a far conoscere obiettivamentei conflitti che hanno lacerato queste terre, invece miraalla costruzione di una memoria unica e parziale, che nonesito a definire prettamente nazionalista, perchè denuncia isoprusi subiti dagli italiani e tace quelli che loro hanno perpetrato”.Già… il “revisionismo” alla Pansa e company…e così ci si dimentica, senza tanta vergogna, del principiodi “causa - effetto”, logica che sorregge da sempre il pensierooccidentale (da Aristotele in su) e la stessa teologiacristiana. Benevelli, nel libro di cui abbiamo parlato, haricostruito la vicenda coloniale italiana mostrando come,di fatto, siamo stati tutto fuorché “brava gente e bravi colonizzatori”.Pahor, nei suoi scritti, mostra come il fascismo– con gli stessi modi e le stesse dinamiche attuate in Africa– sia stato un regime violento e schierato contro ogniforma di minoranza, in particolar modo quella slovena (daleggere il suo primo romanzo, Qui è proibito parlare, Fazi,19 euro), deportata, violentata e torturata semplicementeperché minoranza. È fuori discussione che la vicenda dellefoibe fu una violenza subita dagli italiani, ma questo èdovuto a un’azione che ha decretato tale reazione. Stessacosa a Salò dove il “sangue dei vinti” scorse in quanto reazionea un’azione accaduta in precedenza. Questo non giustificae neppure rende un massacro “migliore” dell’altro.Chi ragiona così non ha capito nulla della storia e, soprattutto,non vuole nessun insegnamento dalla medesima, nonostante,magari, compri pacchi di saggi storici e si vantidella sua approfondita conoscenza dei fatti. Ecco, dei fattisi occupa la storia e su questi si costruiscono le interpretazioni,ma spesso li si amputa perché è più facile interpretare…buona lettura.Tre volte NOBrois PahorRizzoli17,50 euro


30 lA CivettAdi Casella GabriellaPane e Prodotti BiologiciVIA REPUBBLICA,30 - LONATO (bs) - Tel. 030 9132273Ogni mese, a rotazione, tanti prodotti in offerta con sconti dal 10 al 20%L’AGRICOLTURA NATURALEDI MASANOBU FUKUOKAdi Fiorenzo AvanziTERZA PARTE (3/3)Dopo il “non arare” e il “non fertilizzare”, il metodo di coltivazionenaturale proposto da Masanobu Fukuoka si basa sualtri due princìpi fondamentali:1) Non sarchiare né con le macchine né con i diserbanti.In natura non esistono erbacce. Queste piante svolgono unruolo fondamentale nella fertilità del suolo e nell’equilibriodell’ecosistema. Qualora la presenza di alcune piante interferiscacon il corretto svolgimento di alcune operazioni piùche eliminare le erbe indesiderate si può, utilizzando le diverseproprietà delle piante, sostituirle con altri tipi di piante.In questa concezione il calendario delle semine è il migliormodo naturale di controllo delle erbe indesiderate: se il terrenoè sempre coperto da vegetazione queste piante nonhanno modo di svilupparsi.2) Non usare pesticidi. <strong>La</strong> natura, lasciata operare in libertà,crea un saldo equilibrio in cui la presenza di insetti e malattienon assume mai proporzioni preoccupanti. Questo, unitoa coltivazioni sane e robuste, consente di ridurre al minimole perdite dei raccolti a causa di malattie e insetti. Il ruolocentrale dell’associazione e della successione delle colturenello spazio e nel tempo, in una fattoria naturale, consente diconservare e migliorare la fertilità del suolo. Nella coltivazionenaturale l’unica importante operazione consistenella raccolta dei frutti. Essenziale è far crescere naturalmentel’albero fin dall’inizio, perché se la forma dell’alberoviene alterata, allora diventerà indispensabile una potaturasempre più complessa. L’allevamento animale in una fattorianaturale ha la forma del libero pascolo. A differenzadei metodi precedenti, in Fukuoka non si rileva alcunaimportanza attribuita al letame circa il mantenimento dellafertilità del suolo. L’acqua non scende dal cielo, ma saledalla terra: è questa la profonda convinzione che sprona ilgruppo dei suoi collaboratori più stretti che, dopo la sua recentemorte, prosegue nella mission di ri-fecondare le terremorte, deserti compresi, seminando a mano, o dagli aerei,le palline di argilla contenenti miscugli di semi. Una vera ricreazione,proposta da un contadino giapponese, che ci hadonato una testimonianza di ecologia tra le più complete econvincenti, riassunta, oltre che con la sua vita, anche dallesue opere letterarie partendo dal suo <strong>La</strong> rivoluzione del filodi paglia, fino all’ultimo libro, uscito postumo. <strong>La</strong> rivoluzionedi Dio, della natura e dell’uomo. Il suo testamento spirituale.Per chi volesse partecipare alle semine collettive, visitare ilsito www.agricolturanaturale.euCASTIGLIONE <strong>SE</strong>RVIZIsoc. coopMOVIMENTAZIONI MERCIE <strong>SE</strong>RVIZI LOGISTICI INTEGRATIVia PIEVE 112/B46046 MEDOLE (MN)TEL. 0376 869106 - FAX 0376 869109E-MA<strong>IL</strong>: INFO@CASTIGLIONE<strong>SE</strong>RVIZI.ITMANTOVAT 0376 671680www.studio11.info


31 TEMPO LIBEROGENNAIO 2011Tuveri Maria Rebecca - Autunno (disegno, tempera su foglio - scuole elementari Gozzolina)CASTIGLIONE DELLE STIVIERESUPERCINEMAPIAZZALE DUOMOmercoledì 12 gennaioNoi credevamoore 21.00di Mario MartonePresentato in ConcorsoFestival di Venezia 2010Dal 14 al 17 gennaio 2011<strong>La</strong> bellezza del somaroFeriali e Festivi : ore 21,00domenica 16 gennaio 2011Rapunzelore 15.00 - 17.00mercoledì 19 gennaioIllegalore 21.00di Olivier Masset-DepasseDal 21 al 24 gennaio 2011Tamara Drewe -Tradimenti all’ingleseFeriali: ore 21,00Festivi: ore 17,00 e 21,00mercoledì 26 gennaioI fiori di Kirkukore 21.00di Fariborz KamkariPresentato in concorsoal Festival di Roma 2010Dal 28 al 31 gennaio 2011<strong>La</strong> versione di BarneyFeriali: ore 21,00Festivi: ore 17,00 e 21,00mercoledì 02 febbraioPreciousore 21.00di Lee DanielsMEDOLEFino al 20 febbraio 2011Volti della guerra.Le idee, gli uomini, la posaP.zza GaribaldiMuseo “CIVICA RACCOLTAD’ARTE MODERNA”Dal 28 novembre 2010 finoal 20 febbraio 2011 gli spazzidella Torre Civica di Medoleospiteranno la mostra“Volti della guerra. Le idee,gli uomini, la posa”, un’importanteselezione di opereproveniente dall’archiviodel Museo e dalla collezioneTurcato, di cui il Comune èproprietario, a cui si aggiungerannoopere di privati collezionistie altre provenientidai comuni e dai musei limitrofia Medole (Solferino,San Martino, Cavriana, Montichiari).<strong>La</strong> mostra è patrocinatadal Comune e della ProLoco di Medole ed è stataorganizzata dall’Assessoratoalla Cultura in collaborazionecon il nuovo staff che gestiscee organizza il neonatoMuseo.Informazioni eprenotazioneprogetti educativiReferente progetto:Catia Bottogliascuola.cultura@comune.medole.mn.itTel.0376/868001 – 0376/868748www.comune.medole.mn.itPer le scuolePossibilità di visite guidatee progetti educativinell’ambito della mostra

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