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I SEGNI DEI LAPICIDI NELL'ABBAZIA DI CÀLENA

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I segni di misurazione riportati sulla facciata della Cattedrale di Termoli corrispondonoalla misura metrica decimale di cm 190 per il segno inciso sul basamentoa sinistra del portale d’ingresso, mentre quello inciso sul basamento destro ha unalunghezza totale di cm 76,4, ma contiene una sezione pari a cm 7, che sottratti ai76,4 portano a cm 69,5, una dimensione simile al braccio foggiano inciso su una paretedi Santa Maria di Pulsano. In generale, per l’area meridionale più vicina allaCapitanata, si può ricordare qui l’unità di misura incisa e murata sulla facciata lateraledella Cattedrale di Ariano Irpino (Av). Segni di misurazione, con relativi campioniposti in luogo pubblico, sono presenti spesso sulle facciate delle cattedrali, apartire da quelle romaniche; un esempio esaustivo è quello posto sulla facciata dellacattedrale di Ascoli Piceno. Qui, nell’ottobre del 1568, venne murata una lapideche è un vero e proprio abaco degli elementi tipici del costruire medievale, ovveroforme e modelli dei diversi mattoni, pavimenti, blocchi e tegole in uso nel Piceno.Gli elementi sono riprodotti con i nomi ed in scala al vero, al negativo così che ipezzi potevano essere inseriti per verificarne la giustezza e la qualità, mentre le dimensionisono desunte dal brazolaro, ovvero il braccio pari a cm 64, segnato con isuoi sottomultipli pari a cm 32 e cm 8 (foto 40). Le dimensioni dei diversi elementisono le seguenti: Matoni cm 11,5 x cm 30,5; Matone cm 16 x cm 31; Mezanellacm 15 x cm 29; Quadro 23,5 x cm 23,5; Mazoconi cm 13,5 x cm 27; Copp basemaggiore cm 24 x h cm 52 x base minore cm 19.Una segnatura particolare, quella di una serie di cerchi concentrici posti sullaparte superiore dell’abside centrale della Chiesa “nuova” di Càlena, chiude la riflessionesu questa importante architettura religiosa di Peschici. Le circonferenze sonosegnate da un susseguirsi di chiodi infissi nella pietra. Potrebbe trattarsi di una chiodaturaa scopo di traccia per creare un rosone direttamente in opera. La pratica nonsarebbe nuova: la realizzazione di sculture marmoree, tra le tecniche possibili, prevedevaspesso l’uso dei modelli in gesso su cui l’artista predisponeva la chiodaturaper avere dei punti di riferimento sul blocco lapideo da lavoro.

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