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Le relazioni familiari dei detenuti - Amministrazione in Cammino

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Durante i lavori dell'Assemblea Costituente, nel corso del dibattito relativo al terzo comma dell'art.27 della Costituzione, si del<strong>in</strong>ea una nuova filosofia della pena, non più afflittiva, ma tesa alrecupero del reo. Con l’entrata <strong>in</strong> vigore della Costituzione l’idea di rieducazione diventa pr<strong>in</strong>cipiocostituzionale: l’esecuzione della pena detentiva deve essere organizzata <strong>in</strong> modo tale da nonrappresentare, nelle sue modalità, un peggior castigo di quello che già si realizza per effetto dellaprivazione della libertà, bensì consentire tutti quei trattamenti che appaiono più idonei al recuperosociale del condannato. Tuttavia, f<strong>in</strong>o ai primi anni settanta, i dibattiti sulla pena, le sue funzioni etutto ciò che ne derivava <strong>in</strong> ambito penalistico era da sempre retaggio esclusivo di penitenziaristi diprofessione e di studiosi appartenenti alla cultura universitaria più accreditata 11 . Di conseguenzal'evoluzione del tema carcerario non era di pubblico dom<strong>in</strong>io, essendo affidata unicamente a talisoggetti 12 . Con l'avvento dell'ondata del sessantotto il ventaglio degli <strong>in</strong>terlocutori sulla pena venner<strong>in</strong>novato dall'<strong>in</strong>gresso nel dibattito di due nuovi soggetti: i <strong>detenuti</strong> e l'op<strong>in</strong>ione pubblica.Contestualmente si sviluppano <strong>in</strong> questo periodo teorie crim<strong>in</strong>ologiche che identificano la causadelle del<strong>in</strong>quenza nei difetti della società, piuttosto che nelle carenze della personalità o nellepredisposizioni <strong>in</strong>dividuali: la risocializzazione diviene così un nuovo obbligo dello Stato e unnuovo diritto del del<strong>in</strong>quente, il quale dovrà essere messo <strong>in</strong> condizione di re<strong>in</strong>tegrarsi nellacomunità sociale attraverso l’utilizzazione di strumenti risocializzativi propugnati dallacrim<strong>in</strong>ologia cl<strong>in</strong>ica, concepita come discipl<strong>in</strong>a volta allo studio del s<strong>in</strong>golo del<strong>in</strong>quente a f<strong>in</strong>idiagnostici, prognostici e terapeutici, cioè di trattamento <strong>in</strong>dividualizzato per f<strong>in</strong>alitàrisocializzative 13 . Si giunge così alla riforma penitenziaria del 1975 che apporta una vera e propriasvolta nel modo di considerare il detenuto all'<strong>in</strong>terno del mondo carcerario. Certamente – per quantoriguarda l’oggetto di queste pag<strong>in</strong>e - la grande novità è rappresentata dalla considerazione <strong>dei</strong>"contatti con il mondo esterno" come vere e proprie modalità di trattamento, quasi a confermareche, se l'ord<strong>in</strong>e e la discipl<strong>in</strong>a degli istituti penitenziari possono essere assicurati e mantenutiattraverso un'applicazione rigida delle norme sul trattamento penitenziario (anche se taletrattamento deve essere sempre "conforme ad umanità" e nel rispetto della "dignità della persona"),il recupero sociale necessita, <strong>in</strong>vece, di una partecipazione attiva <strong>dei</strong> soggetti, che deve esserefacilitata e promossa attraverso l'utilizzo di una serie di stimoli culturali, umani e affettivi (art.1comma 6º O.P.).11 Cfr. E.Fassone, La pena detentiva <strong>in</strong> Italia dall'800 alla riforma penitenziaria, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna, 1980, p. 98.12 Cfr.G.Neppi Modona, Carcere e società civile, <strong>in</strong> Storia d'Italia, Vol. V/2 Documenti, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o, 1973, pp.1903 – 1998, pp. 1986 e segg.13 Sull’argomento cfr. G.Ponti, Compendio di crim<strong>in</strong>ologia, Raffaello Cort<strong>in</strong>a, Milano, 1999.

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