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Le relazioni familiari dei detenuti - Amministrazione in Cammino

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culturali e di lavoro; e il fatto che la sperimentazione dello stesso costituisce parte <strong>in</strong>tegrante deltrattamento. Il riconoscimento della correlazione che c'è tra questi due elementi porta ad ampliarel'elencazione degli <strong>in</strong>teressi, potendosi ammettere il permesso anche per una f<strong>in</strong>alità nonstrettamente corrispondente a quelle espressamente elencate. I permessi possono essere di duratanon superiore a qu<strong>in</strong>dici giorni, e non possono superare complessivamente quarantac<strong>in</strong>que giorni <strong>in</strong>ciascun anno di espiazione (art. 30-ter comma 1º O.P.)4. <strong>Le</strong> <strong>detenuti</strong> madriPer quanto concerne l’analisi delle <strong>relazioni</strong> <strong>familiari</strong> <strong>dei</strong> <strong>detenuti</strong>, un discorso a parte merita quellodelle detenute madri. Nella loro particolare situazione il b<strong>in</strong>omio protezione maternità/protezione<strong>in</strong>fanzia appare quasi <strong>in</strong>conciliabile; da un lato tutelare il ruolo di madre significa consentire allecondannate di accudire i propri figli nei primi anni dell’<strong>in</strong>fanzia, ma anche consentire di impararead essere madri e conoscere i propri figli <strong>in</strong>staurando con loro quel legame profondo tantoimportante nei primi anni di vita. Parallelamente, proteggere l’<strong>in</strong>fanzia vuol dire far crescere ibamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong> ambienti adatti al loro sviluppo psicofisico 26 . Ci si domanda, perciò, come un carcerepossa consentire questo corretto sviluppo e cosa significhi consentire il crearsi di un legame moltostretto nei primi tre anni di vita per poi <strong>in</strong>fliggere il dolore di una separazione traumatica 27 . Prima26 Il rapporto non è <strong>in</strong>fatti solo duale, madre-figlio, ma si compone necessariamente di un terzo elemento altrettantoimportante, l’ambiente. La relazione deve così essere prospettata <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i: madre-figlio-ambiente. Elim<strong>in</strong>arequest’ultimo importante riferimento (l’ambiente) significa falsare, quantomeno <strong>in</strong> parte, la relazione tra gli altri due. IlDipartimento dell’amm<strong>in</strong>istrazione penitenziaria ha affrontato il problema <strong>dei</strong> bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong> carcere avviando lasperimentazione di un tipo di istituto a custodia attenuata per madri ( I.C.A.M). il cui modello organizzativo è analogo aquello della custodia attenuata per tossicodipendenti (D.P.R 309/90 art. 95) anche se non ne possiede l’aspettoterapeutico. Tale modello adotta uno strumento operativo di tipo comunitario da realizzare <strong>in</strong> sedi esterne agli istitutipenitenziari, dotate di sistemi di sicurezza non riconoscibili dai bamb<strong>in</strong>i. Il primo I.C.A.M è stato <strong>in</strong>augurato a Milanonel dicembre 2006 ed è frutto di un accordo tra M<strong>in</strong>istero della Giustizia, Regione Lombardia, Prov<strong>in</strong>cia e Comune diMilano. All’istituto, che dipende dalla Direzione della casa circondariale di S. Vittore, è stato dest<strong>in</strong>ato uno stabile di420 metri quadri di proprietà della Prov<strong>in</strong>cia di Milano. La struttura ripropone la pianta di un appartamento <strong>in</strong>teramentedisposto su un piano, sul quale si aprono port<strong>in</strong>eria, sala colloqui, sala polivalente/biblioteca attrezzata con tv ecomputer, lavanderia, giocoteca, sei camere da letto, guardaroba, sala, cuc<strong>in</strong>a, giard<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>fermeria. L’ambiente èaccogliente e arredato <strong>in</strong> maniera confortevole. Lo spazio dedicato alle attività ludiche con i bamb<strong>in</strong>i è stato organizzatoseguendo i suggerimenti del modello degli asili nido del Comune di Milano. Tramite gli ICAM l'amm<strong>in</strong>istrazione<strong>in</strong>tende consentire ai bamb<strong>in</strong>i figli di detenute di trascorrere i loro primissimi anni <strong>in</strong> un ambiente familiare che nonricordi il carcere, riducendo così il rischio d'<strong>in</strong>sorgenza di problemi legati allo sviluppo della sfera emotiva erelazionale. L'istituto prevede un percorso personalizzato per ogni detenuta offrendo opportunità scolastiche, dimediazione l<strong>in</strong>guistica e culturale.27 Su questo vedi G.Biondi, Lo sviluppo del bamb<strong>in</strong>o <strong>in</strong> carcere, Franco Angeli, Milano, 1995. Nel mondo occidentalel’attenzione per l’<strong>in</strong>fanzia è andata sempre più crescendo: accanto all’idea che i giovani dovessero essere controllati,discipl<strong>in</strong>ati e <strong>in</strong>dirizzati, si è venuta affermando anche l’idea che essi debbano essere socializzati e protetti e che sidebbano riconoscere e soddisfare le loro esigenze psicologiche e affettive. <strong>Le</strong> idee di Rousseau, di Freud e, <strong>in</strong> seguito,

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