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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII/XIV ...

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iconducevano a spinte verso canoni morali, di stampolaico, distinguendosi da condizioni lascive e da fanaticimoralizzatori, ma le loro “donne-angelo” altro nonerano, tutt’al più, che un primo aspetto materico concui compare Beatrice. Al poverello di Assisi ed alcunecorrispondenze con la vita di Cristo, Dante sirichiamava, come pure ai modelli provenzali, quelli delsentimento predominate sulla sessualità, in unatradizione ricca di addentellati classici dove, nellafattispecie, la forma del prosimetro riconduce al Deconsolatione philosophiae di Boezio. A fianco delpensiero francescano e le “basi agostiniane eplatoniche” emerge, col Duecento, il tomismo e ilbinomio “fede e ragione”, fondato sui retaggi aristotelicidell’Aquinate. La poetica dell’ “amore cortese”, filtratoattraverso l’esperienza teologica, con Dante divieneavamposto escatologico, presupposto di conoscenza efede strutturato sul sistema della scolastica.Nella stratificazione del linguaggio dantesco ci siaddentra nelle trame dei simboli, qui ricorre soprattuttoil nove, che procede da quel numero primo che indica latrinità fino a configurarsi con Beatrice, il miracolo,“l’immagine più compiuta”, forma e sintesi del “suolinguaggio parabolico-cifrato”. Superando dapprima lapoetica del Guinizzelli e del Cavalcanti poi, Dante elevaBeatrice ad allegoria spirituale, fintanto da assimilarla atalune vicende del Cristo. Attraverso ruoli sacramentali,soprattutto quello eucaristico, e procedendo peranalogie, la figura di Beatrice riconduce al primigenioamore cristiano, l’agape-charitas, “l’essere amati el’amare”. Un Dante che, di fatto, si poneva al di sopradegli schemi lirico-cortesi “nell’atteggiamentoesistenziale”, oltrepassando l’eros. Nondimeno assurgea “poeta nazionale” nel distinguo di una propria esteticache, prendendo le distanze da Oltralpe, segnerà anchel’identità letteraria italiana.La reminescenza, aristotelica evocatrice di ricordi, sidistingue dalla memoria, dimora di Dio agostiniana,caratterizzando l’anabasi dantesca in Beatrice, traslatodi un fine ultimo ed anche origine di una medesimaverità circolare. Sono “sigle mnemoniche”, chiavi diaccesso ai “sentieri della rimembranza”, quelle cheDante fruisce in una strutturazione di rubriche eparagrafi tripartiti con prosa, versi e commenti arappresentare un ideale “edificio mnemonico”,conforme “alla pianta di una cattedrale gotica”nell’impronta della croce. Una Vita nova relazionabile aldramma sacro, che formula, per Paternostro, ilpalcoscenico di un “teatro della memoria”. La retorica,nella sua dimensione cristianizzata, pone la “memoriaartificiale” come “habitus morale” attivando un processoprudenziale nell’ineluttabile binomio “salvezza edannazione”, soprattutto attraverso impianti comequello dell’ars memorandi di Tommaso. La scelta,quindi, il “soprastare a le passioni”, giunge e simanifesta, anche per il poeta, nell’apporto dellatragedia, segna il sentimento e la cifra del bene e delmale, elemento, quest’ultimo, funzionale all’iniziazionenel background letterario medievale, nonché metaforaesistenziale. Dulcis in fundo, “il testo del ‘libello’dantesco” reso a tergo del saggio, un evergreen diamorevole impegno e propositiva coerenza.Enr. Pie.- Roma -Vito RivielloSCALA CONDOMINIALELietoColle, 2008 € 10,00Attraverso una Scalacondominiale, la poetica diVito Riviello s’inoltra tra leintercapedini di un palazzo chescandisce una comuneesistenza lasciando filtrareluce per mettere a nudo unsenso relegato, murato nelnon senso omologante. Lo fain modo surreale, con uno stravagante senso dimoderazione, nel retaggio cubista dello scomporre traimmaginazione e presenza (in Paesaggi utilizza il“catasto” per ricostituire un reale oltre “la bruma”), maanche con forme più colloquiali e dirette, come nel casodi Intervista, dove “l’evoluzione è come / un colpo disole, di più, / una colpa”, in un’ironia che rasenta lavena malinconica. Una struttura linguistica elaborataper mezzo di costruzioni fonetiche in cui spesso si faricorso all’allitterazione con rotture semantiche chefuorviano per ricondurre altrove, in un tangibile poeticoche è anche traccia escatologica dispersa nel contesto,ovvero quel microcosmo a lui più prossimo ed infarcitodi luoghi comuni dei media da dove il poeta continua apercepire la presenza del “sole” e delle “stelle”ritrovando spazi per riflessioni su un divenire semprepiù incerto, ma mai avaro di spiragli di “luce”. “Micro emacro”, due dimensioni tra uno scrivere che “supera lavelocità / della luce”, dove la difficoltà a conoscerci,accettarci, è persino più difficoltosa del viaggiare “allaricerca / dell’austero infinito”. Luce che, da Lontanastella, “arriva sempre dopo” e che solo “l’innocenza /pensa di poter vedere” in “lontani fuochi / fiochi lumi distelle”, ma luce e amore sono anche humus “per terreproduttive di puro creato” relazionabile ad uncreazionismo evolutivo. Uno stabile, quello di Riviello,che dalle Feritoie lascia intravedere anche ferite,“escoriazioni lessicali” che oppongono giochi di parole aun’inquietudine impertinente, che vorrebbe prendere ilsopravvento. Qui la “Capsula dell’io” intende “coseavverse, / non nemiche”, che “deviano i percorsi”lasciando l’inquietudine sottesa nello scandire dei giorni,simili l’un l’altro, al di là degli eventi atmosferici, perquella “stessa luce” che li caratterizza per poi,puntualmente, tornare a rinchiudersi in “una capsulacrepuscolare”. Il Destino compare nell’opposizione tracondizione e desiderio, allegoria tra corvi, monti e mariper associate perdute “Marie” ripercorse in altrettanteperdute donne “fra le reti dei miti / di carità cristiana”.Un rammarico, in tutto questo, resta per il Punto evirgola, occultato dai più nel timore di riaprire undiscorso. Il Bacio è l’istanza all’ “eterna madre”, istintoancestrale che si concretizza come diritto sindacale inuna fisicità dell’emozione identificata con la “Lasecrezione urbana”, ne “l’amore visibile”, in una“traspirazione sebacea globale”. “L’ amore invisibile”necessità invece d’introspezione e spessore. Ma l’amorevero, infine, esula entrambe queste visioni e si lasciacogliere soltanto “strada facendo”.La silloge, per la cronaca, si apre nel binomio“dettaglio” “sbadiglio” che, amplificato, conduce a<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>ANNO</strong> <strong>XIII</strong>/<strong>XIV</strong> – NN. 71/72 NOV.-DIC./GENN.-FEBBR. 2009/2010 39

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