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OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l'Altrove ANNO XIII/XIV ...

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venga. Lo porto in alto, sempre più in alto, lascio lacittà e il cielo settembrino sotto di noi.Traduzione di © Andrea Rényi- Roma -Tibor SzűcsLA POESIA RIFLESSA DAUN DUPLICE SPECCHIO:IN VERSIONI TEDESCHEED ITALIANE(A magyar vers kettős nyelvitükörben: német és olaszfordításokban)Tinta KönyvkiadóBudapest, 2007, pp. 228.La casa editrice ungherese«Tinta» cura ormai da diversi anni una collana di libri dilinguistica, intesa in un senso molto ampio. Finora hapubblicato, oltre a numerosi dizionari, antologie egrammatiche, un paio di decine di edizioni framonografie e raccolta di saggi, atti di conferenze, tesidi dottorati di ricerca, molti lavori innovativi o colmantivecchie lacune.Una recente pubblicazione, La poesia unghereseriflessa da due specchi fa parte di quel genere di studiinterdisciplinari che ad ugual diritto potrebbero esserannoverati fra quelli sul linguaggio poetico, sulla teoriadella traduzione, sulla linguistica contrastiva e cognitiva,sulla comparatistica e sulla magiaristica, ed altri ancora.L’autore, Tibor Szűcs, linguista della Facoltá di Letteredell’Università di Pécs, professore titolare del Seminariodi Ungarologia ha appunto al suo attivo alcune decinedi saggi. I suoi interessi spaziano dalla linguisticacontrastiva, alla linguisica testuale, alla didatticadell’ungherese a stranieri, al testo poetico, e a variaspetti di interculturalità. Il presente lavoro, dedicatoalla traduzione del testo poetico ungherese, intendeessere una sorta di sintesi della sua pluridecennaleattività di docente, mediatore e studioso.L’argomento è stimolante; la possibilità dellatraduzione di un testo letterario, ed in particolare quelladel testo poetico accompagna da secoli la culturaeuropea, essendo un problema universale, al limite conaccenti e modalità diversi a secondo dei tempi e deicontesti. In Italia, il rifiuto della traducibilità del testopoetico ha particolarmente avuto molte adesioni. Ilfamoso ammonimento dantesco: «E però sappiaciascuno che, che nulla cosa per legame musaicoarmonizzata si può della sua loquela in altra trasmutaresenza rompere tutta sua dolcezza e armonia» 1(Convivio, I: libro, capitolo VII.) ha trovato accoglienzafavorevole nei filosofi come Croce (cfr. Croce 1928) 2 enei linguisti come Terracini (cfr.. Terracini 1957) 3 oltreche presso numerosi poeti. Quasi tutti sono concordiche per tradurre poesia praticamente si presentano duepossibilità: comporre una nuova poesia, che sarà solouna delle infinite possibili versioni dell’originale opreparare una traduzione in prosa, accompagnata dafitti commenti di carattere linguistico-culturale.Anche molti letterati, poeti, traduttori ungheresicondividono questo scetticismo. Un poeta, scrittore,Saggistica ungheresetraduttore spesso citato dall’Autore, Dezső Kosztolányi,nei suoi numerosi scritti osserva che traducendo lapoesia «quella che rimane intatta è l’idea, ma l’ideafornisce solo la materia prima. L’anima della poesia è laforma, capricciosa e fatale, in cui si manifesta e siinnesta in modo capillare al corpo, al suono, al passatostorico-letterario delle parole, ai ricordi e alleassociazioni che evocano.» 4 Di qualcosa di simile parlain un’intervista con Imre Barna anche Edith Bruck,persona bilingue e scrittrice in lingua italiana:«Per esempio se dico ’kenyér’, penso a quello di miamadre quello che faceva a casa se invece dico ’pane’,penso a quello che compro dal fornaio e sono due panidifferenti in due case alla quali mi legano ricordi moltodiversi. — Le parole portano con sé memorie, possonosuscitare valanghe di ricordi. Io attraverso una parolaposso ricostruire un mondo mentre questo per mepurtroppo non è permesso in italiano perché non hopassato l’infanzia in Italia. Non ho studiato Leopardi acasa ma Petőfi. Quindi, ho un sentimento diverso, piùridotto, più povero nei confronti delle singole paroleitaliane.» 5A sentire molti linguisti, letterati, poeti, tradurrepoesia sembrerebbe una guerra persa in partenza. Perònel contesto ungherese, per le ragioni ben note, il ruolodella traduzione letteraria ha un significato moltogrande. Per esprimere l’importanza che questa specie dilegame con la letteratura del mondo acquista, sonostate coniate varie espressioni come «causa dellepiccole nazioni» o «il genere letterario piú nazionale».I molteplici problemi della traduzione poeticoletterariain Ungheria vengono studiati soprattuttodall’ottica della traduzione da lingue straniere in linguaungherese. Lo studio di Tibor Szűcs invece, procede insenso inverso a quello usuale, anziché partire dalleversioni in lingua ungherese di poesie scritte in qualchelingua straniera, prende in esame versioni in linguatedesca ed italiana di alcune delle più belle e famosepoesie ungheresi. Il libro si articola in cinque capitoli:Introduzione, Fondamenta linguistiche, L’unità di linguae cultura nel mondo della poesia, Analisi di traduzioni,Conclusione. Tutti i capitoli del libro sono altrettantisaggi che potrebbero esser pubblicati ancheindipendentemente.Nella parte introduttiva l’autore si prefigge gli obiettividella ricerca: individuare i fattori di carattere linguisticoculturaleche determinano la traduzione di quel generein cui ha un ruolo fondamentale la forma, edeterminare in base a quali criteri può esser valutata laqualità di una traduzione. Nella sua ricerca l’autoreintende focalizzare l’analisi su due aspetti fondamentaliper il testo poetico: la costruzione dell’immagine e illivello sonoro. In questa sezione l’autore spiega lamotivazione verso l’argomento e la scelta delle linguestraniere prese in esame. Oltre ai motivi di competenzalinguistica in queste lingue da parte dell’autore del libro,le tre lingue, che costituiscono uno speciale triangolo;<strong>OSSERVATORIO</strong> <strong>LETTERARIO</strong> <strong>Ferrara</strong> e l’Altrove <strong>ANNO</strong> <strong>XIII</strong>/<strong>XIV</strong> – NN. 71/72 NOV.-DIC./GENN.-FEBBR. 2009/2010 25

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