PM:... numerici, calcolatori... Nervi era uno pragmatico...Paolo Portoghesi: certo.... Nervi credeva nell’intuizione statica, in continuità conl’architettura del passato... in quegli anni i calcolatori non esistevano..Paolo Marconi: ... non c’era certo il calcolatore a stabilire se il Partenone avrebbe rettoPaolo Portoghesi: se ci pensi, poi, le architetture del passato che sono crollate sonoabbastanza poche....Lucio V. Barbera: questo è certo...Intervista a Robert Einau<strong>di</strong> (febbraio 2010)Lucio V. Barbera: Robert Einau<strong>di</strong>, tu sei nato negli Stati Uniti, quin<strong>di</strong> sei americano <strong>di</strong>nascita, anche se la tua personalità è una personalità ponte o bridge tra gli Stati Uniti, l’Europae in particolare l’Italia. Hai frequentato gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> architettura negli Stati Uniti, presso laCornell University prima e l’MIT poi, a Boston. Ma nell’anno accademico ‘59-’60 tu sei aRoma – negli anni in cui io stesso frequentavo l’università – e pren<strong>di</strong> gli appunti preziosissimi<strong>di</strong> un intero corso <strong>di</strong> Pier Luigi Nervi. Come accade questo e perché?Robert Einau<strong>di</strong>: io ero in America... stu<strong>di</strong>ando e vi<strong>di</strong> i progetti <strong>di</strong> Nervi, per me incre<strong>di</strong>bili,pubblicati sulle riviste; in un certo senso me ne innamorai e quin<strong>di</strong> cominciai a leggere tuttoquello che potevo su Nervi. Quin<strong>di</strong> decisi <strong>di</strong> venire a seguire il suo corso a Roma. Giu<strong>di</strong>cavoNervi uno degli architetti, ingegneri, costruttori più importanti del mondo, non solo d’Italia,ovviamente. La mia università, la Cornell, mi permise <strong>di</strong> seguire dei corsi singoli alla <strong>Sapienza</strong>;fu una grande fortuna seguire i corsi <strong>di</strong> Nervi. Mi chiesi come mai non trovavo tutti i colleghiitaliani accalcati ad ascoltare Nervi: molti dei miei amici seguivano altri corsi e <strong>di</strong>cevano “beh,Nervi è un ingegnere, noi vogliamo essere liberi <strong>di</strong> progettare come vogliamo”. Invece per meera essenziale avere le basi per la progettazione delle strutture e Nervi insegnava a costruire; ilprogetto costruttivo era fondamentale. Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> Nervi se una architettura non eracostruibile non era architettura.LVB: io ho letto, devo <strong>di</strong>re, con una crescente emozione i tuoi appunti <strong>di</strong> allora. Lo <strong>di</strong>cosul serio, perché a parte la completezza – sono 28 lezioni <strong>di</strong> Nervi sintetizzate in maniera189
Pier Luigi Nervi e l'architettura strutturalefulminante, a volte con piccole note, anche personali – mi è sembrato <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etronegli anni, e <strong>di</strong>rei che ho appreso gli insegnamenti <strong>di</strong> Nervi forse più da questi tuoi appuntiche dalle lezioni che io frequentai, forse con lo stesso <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> cui tu parlavi riferendotia molti studenti italiani. Da questi tuoi appunti si comprende quello che pensa Nervi: “ioinsegno perché voi vi interessiate alla tecnologia, non mi interessa molto insegnarvi cosespecifiche, ma rendervi consapevoli dell’importanza della tecnologia”. Egli ad<strong>di</strong>rittura, inuna lezione, non ricordo esattamente quale, afferma che la grande <strong>di</strong>fferenza tra il mondomoderno e il mondo <strong>di</strong> cento anni prima – siamo alla fine degli anni ’50, quin<strong>di</strong> si riferivaal periodo fra il 1859 e il 1960 – non stava tanto nello sviluppo del pensiero, della filosofia,quanto nell’immissione della tecnologia nella società.RE: egli sosteneva che la tecnologia e la velocità erano gli elementi fondamentalmentenuovi; tutto era più veloce negli ultimi cento anni: aeroplani, imbarcazioni, automobili.Nervi riteneva che la forma dei mezzi <strong>di</strong> trasporto, ad esempio, fosse stata definita inmodo sempre maggiore fino ad arrivare al punto da non poter essere più cambiata,perché doveva rispondere ad esigenze tecniche che sono eterne e che sono necessarieper natura. L’architettura, invece, egli <strong>di</strong>ceva, ha un po’ più <strong>di</strong> margine ma, nel momentoin cui l’architettura aquista gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, i margini sono sempre minori, si potevanoanche personalizzare i dettagli, ma le regole imposte dalla tecnica e dalla natura erano quasiimmutabili.LVB: il concetto <strong>di</strong> natura come “maestra” è espresso molto chiaramente: egli <strong>di</strong>ce, “l’umanitàsi è data un maestro per l’architettura, sono le leggi della natura”. Questo concetto è moltointeressante. Un’altra cosa molto interessante, che si nota nello svolgimento delle lezioni,è che tutta la prima parte del corso è de<strong>di</strong>cata sostanzialmente ad una rilettura della storiadell’architettura attraverso i gran<strong>di</strong> monumenti – la cupola <strong>di</strong> S. Pietro, S. Maria del Fiore,le cattedrali gotiche – visti con l’occhio <strong>di</strong> un costruttore. C’è una lezione, mi sembra la n.9, in cui egli si pone il problema della <strong>di</strong>fferenza del costruire <strong>di</strong> oggi con quello <strong>di</strong> allora.Questo rapporto con la storia forse suonava bene alle orecchie degli studenti della Facoltà <strong>di</strong><strong>Architettura</strong> che avevano una base culturale storicistica, ma forse egli intendeva qualcosa <strong>di</strong><strong>di</strong>verso.RE: leggendo in modo superficiale i commenti <strong>di</strong> Nervi sulla storia si può pensare che ci siacontrad<strong>di</strong>zione nel suo pensiero, io stesso rileggendo le mie note dopo <strong>di</strong>versi anni, in unprimo momento ho avuto la sensazione <strong>di</strong> cogliere questa incongruenza. Ma non è affattovero. Egli esamina l’architettura del passato dal punto <strong>di</strong> vista del costruttore, spiega chele forme che sono evolute non sono state inventate per essere belle, ma per rispondere inmodo chiaro alle esigenze del materiale utilizzato e della società. Così la forma <strong>di</strong>ventava ilrisultato <strong>di</strong> un uso appropriato del materiale. Nervi ci <strong>di</strong>ceva che non dovevamo guardareall’architettura antica per ispirarci, perché l’oggi è nato ieri e non ha niente a che fare conquello che è avvenuto 100 anni fa o 200 anni fa. Egli considerava il passato non perchélo volesse copiare o perché volesse ispirarsi alle sue forme, ma per cercare <strong>di</strong> capire qualifossero le leggi immortali del costruire, le logiche dell’uso del materiale. La muratura, lapietra dei templi egizi o greci, imprimevano un limite all’architettura: le colonne nonpotevano essere tanto <strong>di</strong>stanti tra loro perché c’era un’architrave in pietra da sostenere. Nerviamava le cattedrali gotiche perché in esse vedeva il risultato <strong>di</strong> una logica costruttiva; nonrappresentavano un’architettura inventata per essere bella, per avere una forma strabiliante,ma un’architettura sviluppata per esser coerente con l’uso del materiale e del metodocostruttivo adottato.LVB: nei tuoi appunti verso la lezione n. 12 o n. 13 si concludono le lezioni sui principi190